IL VINO

 

STORIA - MITI - RELIGIONI

 

 

MICHELE DUCAS PUGLIA
 
PARTE PRIMA

 

SOMMARIO: IL VINO IN MESOPOTAMIA; L'ISOLA D'ALBIONE DIVENTA BRITANNIA; LE MISTURE NELL'ANTICHITA'; ENOTRIA COLONIA FONDATA DA ENOTRIO; LE LIBAGIONI SACRIFICALI; LA LEGGE DI NUMA POMPILIO; LA FESTA DI BUBASTI; L'ABDALA'.

 

IL VINO IN MESOPOTAMIA

La storia del vino è antica....antichissima...tanto da confondersi con le origini dell'umanità.
Le prime notizie sul vino non risalgono a Noè come si è sempre ritenuto fino a tempi recentissimi, fino a quando in pratica non si sono fatte nuove scoperte in Mesopotamia, abitata dal popolo dei Sumeri, gli inventori della scrittura cuneiforme che influì sul sorgere di altre scritture come l'egizia.
Tra le nuove scoperte è stato rinvenuto un inno che risale al 4000 a. C. (quindi in epoca pre-biblica) composto in occasione dell'inaugurazione del tempio di Enki ,dio della sapienza nella città di Eridu:- Enki s'avvicinò alle provviste delle bevande inebrianti, s'accostò al vino:

Vino nei vasi di bronzo versò;
Mischiò con generosità birra di spelta;
In una botte apposita,che la bevanda rende buona, mischiò;
La sua bocca con miele e datteri in parti (uguali) trattò;
Nel suo interno, miele, con generosità, sciolse in acqua fresca;
Enki, al padre, in Nippur,
A suo padre Enlil ,pane diede a mangiare (preparò un banchetto)
An sedette al posto d'onore,
A fianco di An si pose Enlil;
Nintu sedette su una poltrona,
Gli Anunanki per ordine presero posto,
Gli inservienti offrono birra, preparano vino. .ecc.;

 

L'ISOLA DI ALBIONE DIVENTA BRITANNIA


Goffredo di Monmouth nella sua fantastica Storia dei Britanni, racconta che dopo la distruzione di Troia (1240 a C.), Enea imbarcatosi con il figlio Ascanio, raggiunse l'Italia. Quì Enea sposò Lavinia figlia del re Latino. Dopo la sua morte il figlio di costoro, Ascanio fu eletto re e fondò la città di Alba sulle rive del Tevere. Ascanio generò un figlio che ebbe il nome di Silvio. Questi a sua volta generò un figlio al quale aveva imposto il nome di Bruto. Era stato vaticinato che Bruto avrebbe provocato la morte della madre e del padre. Alla sua nascita infatti, la madre morì di parto e fu affidato a una nutrice. Avendo raggiunto l'età di quindici anni, Bruto, mentre andava a caccia col padre, lo colpì con una freccia credendo di mirare ad un cervo. I parenti lo bandirono e Bruto partì per la Grecia Quì incontrò i discendenti di Eleno, figlio di Priamo, che erano ridotti in schiavitù sotto il re Pandraso.
Dopo l'uccisione di Achille da parte di Ettore, il figlio Pirro, per vendicare la morte del padre, aveva trascinato in catene Eleno e altri troiani. Bruto era riuscito a raccogliere tutti i troiani e avendo preso prigioniero Pandraso aveva ottenuto in cambio della libertà la figlia Ignonen, navi, oro, argento, vino e olio.
Imbarcatosi con i suoi dopo due giorni di navigazione approdò all'isola di Leogecia dove avevano trovato un tempio dedicato a Diana e una statua della dea che dava responsi. I compagni suggerirono a Bruto di fare offerte alla dea per sapere quale sarebbe stata la loro sede definitiva. E così Bruto, accompagnato dall'àugure Gerione e da dodici anziani, portando con se tutto l'occorrente per il sacrificio si recò al tempio.
Seguendo un rito antichissimo gli officianti si cinsero la fronte con una benda, poi collocarono un focolare davanti a ciascuno degli dei, cioè a Giove, Mercurio e Diana, e libarono davanti alle loro are. In piedi di fronte alla statua di Diana, sorreggendo con la mano destra un bacile colmo di vino sacrificale mischiato con il sangue di una cerva bianca e con il capo eretto verso il volto della statua, Bruto ruppe il silenzio con queste parole

Potente dea delle foreste, terrore dei cinghiali selvatici,
tu che hai il potere di trascorrere tra le orbite dei cieli
per le aule degli inferi, risolvi un caso di noi terrestri
e indicaci quale vuoi che andiamo ad abitare.
Indicaci una sede sicura e là sarai venerata in eterno;
là tra canti di vergini, ti saranno dedicati dei templi.

Ripeté queste parole per nove volte, e, per quattro volte girò intorno all'ara versando il vino sul focolare. Poi si prostrò sulla pelle di cerva che aveva disteso davanti all'altare e infine, invocato il sonno si addormentò.
Era questa la terza ora della notte, quella in cui i mortali soccombono al dolce riposo, quando gli sembrò di vedere la dea in piedi davanti a sè e udire le sue parole:

Bruto, oltre il tramonto del sole, oltre i regni di Gallia
nell'Oceano c'è un'isola tutta cinta dal mare;
quell'isola dell'Oceano, un tempo abitata dai giganti,
ora è deserta e adatta alla tua gente.
Dirigiti verso di essa che sarà la tua sede perenne,
la nuova Troia della tua progenie.
Là nasceranno i sovrani discesi dal tuo lignaggio,
a loro tutta la terra sarà assoggettata.

Al suo risveglio, prosegue Goffredo, Bruto riunì i compagni ai quali riferì il sogno; raggiunte quindi le navi si imbarcarono e col vento favorevole raggiunsero prima l'Africa, poi superate le colonne d'Ercole, costeggiando la parte atlantica della Spagna raggiunsero la Gallia dove tra tante peripezie Bruto fondò la città di Tours, dopo, arrivarono all'isola che a quei tempi era chiamata Albione e quivi si stabilirono dopo aver cacciato alcuni giganti. L'isola, prosegue ancora Goffredo, prese da Bruto il nome di Britannia.
Goffredo per inquadrare questi avvenimenti nel tempo, precisa che in quel tempo in Giudea regnava il sacerdote Eli (1115-1O35 a.C.); i Filistei si erano impossessati dell'Arca dell'Alleanza; dopo la cacciata dei discendenti di Antenore, su Troia regnavano i figli di Ettore e re d'Italia era Silvio figlio di Enea, terzo re dei Latini.

 

LE MISTURE NELL'ANTICHITA'


Come abbiamo detto gli stessi Sumeri che conoscevano vino e birra già avevano provato a rendere queste bevande più inebrianti miscelandole con datteri e miele. La tradizione era continuata anche nei secoli successivi. Infatti, qualche millennio più tardi, in epoca eroica, in Grecia, troviamo ancora questa usanza con il mulsum, ce lo ricorda Omero il quale riferisce che Aristeo di Tracia (figlio di Apollo e della ninfa Cirene) lo otteneva mescolando vino e miele
Ai tempi di Ulisse si produceva il maroneo, che era servito all'eroe per ubriacare il ciclope Polifemo. Questo maroneo era un vino forte, indomabilmente austero, nero e profumato che con l'invecchiamento diventava ancora più corposo. Sia questo sia tutti gli altri vini erano allungati con l'acqua nella misura di un sestario di vino e otto di acqua. I greci ritenevano infatti che solo agli dei era consentito bere il vino puro e non agli uomini che, per punizione sarebbero impazziti. Occorreva in ogni caso allungarli, perchè il vino di quei tempi era fortissimo e molto aspro e doveva essere necessariamente diluito.
Alcuni vini invece che con acqua semplice, erano allungati con acqua di mare. Lo si faceva con il clazomene (che aveva preso il nome dalla omonima città di Lidia in Asia minore), patria del filosofo Anassagora, (IV sec.a.C.) (1) e con il famoso vino di Cos, che era allungato con acqua di mare che era presa al largo. Si racconta che questa usanza sarebbe derivata dalle bevute furtive di uno schiavo il quale colmava la misura di quello rubato, aggiungendovi acqua di mare.
Il vino di Lesbo la famosa Lesbo dalle bianche case, aveva invece sapore di mare naturale, in quanto assorbiva l'aria di mare. E ancora, molto conosciuto era il vino di Efeso che era trattato con acqua di mare e defrutum (vin cotto ottenuto facendo bollire il mosto fino a ridurlo alla metà). Questo defrutum in Italia si otteneva nella zona di Atri con il pretuziano.
In Frigia con il vino di Apanea si otteneva il melato
Nell'antica Roma era diventata celebre l'annata <121> (a.C.) in quanto quell'annata aveva avuto un sole splendente. Questo vino era stato ritrovato duecento anni dopo ridotto però a una sorta di miele amaro (il gusto amaro era la caratteristica di tutti in vini invecchiati), ma fu utilizzato ugualmente in piccole dosi con vini nuovi rendendoli diversi nel gusto e - ci è stato riferito - di miglior qualità.
Il divino Augusto fra tutti i vini preferiva quello di Sezze (in prossimità delle paludi Pontine) che era considerato un forte digestivo. Questo vino seguiva per fama quelli dell'agro di Falerno (Plinio lamenta che la loro rinomanza era in regresso...da quando è in mano a gente che bada più alla quantità che alla qualità!),di cui il più noto era il faustiniano del quale esistevano tre qualità, il forte, il dolce e il leggero.
I famosi vini Albani avevano come caratteristica la leggerezza ed erano consigliati per i convalescenti

Quelli invece di Segni (sulla via Appia) erano fortemente aspri, tanto che erano usati come astringenti per l'intestino. Si cercava quindi di mitigare questi sapori forti, come abbiamo visto, usando il defrutum oppure con altre soluzioni come ad es. in Italia era usata la pece crapulana (resina trattata con acqua calda o esposta al sole facendo evaporare l'olio essenziale); in Africa si usava il gesso o la calce; in Grecia si usava l'argilla, polvere di marmo, il sale o come abbiamo visto l'acqua di mare...e Plinio lamentava che <con così numerose sofisticazioni il vino è costretto a piacere> aggiungendo <poi ci lamentiamo che faccia male>!
Vini dal sapore intermedio tra il vino normale e quello dolce erano ottenuti arrestando la fermentazione mettendo il mosto in orci messi a loro volta in acqua e lasciati lì fino al solstizio d'inverno (21 dicembre). In questa categoria famoso era il protopo che era una specie di Porto secco ottenuto dal mosto di prima pigiatura, immediatamente imbottigliato e fatto fermentare e cuocere al sole per quaranta giorni nell'estate successiva .
Il miglior passito era ottenuto con uve messe a seccare per sette giorni al sole su graticci in luogo riparato e protetto dall'umidità della notte e pigiate all'ottavo giorno.
Il vino così ottenuto era profumato e di eccellente sapore.

 

1) Anassagora faceva parte del gruppo dei filosofi della natura, cosiddetti presocratici il quale aveva sostenuto che il sole non era un dio ma una massa incandescente e che la luna non brilla di luce propria. Anassagora, si era trasferito ad Atene ma da qui dovette fuggire perché fu processato per le eresie che sosteneva (anche a quei tempi le religioni erano intolleranti!).

 

ENOTRIA COLONIA FONDATA DA ENOTRO


Dobbiamo sfatare la generale convinzione che il nome di Enotria dato all'Italia nell'antichità, derivasse dal fatto che essa fosse ritenuta terra del vino. Si tratta di un errore storico!. Per Enotria era originariamente designata la parte della Lucania bagnata dal Tirreno. I coloni greci che arrivarono nell'VIII sec. a.C. denominarono Enotria tutta la parte meridionale della penisola. Il nome di Enotria deriva invece da un personaggio, Enotro, il quale, a capo di un gruppo di greci e di arcadi si trasferì in Italia, sbarcando sulle coste della Calabria, dove fondò una colonia, i cui abitanti da lui presero il nome di enotri.
Ciò avvenne (come ci riferisce Dionisio di Alicarnasso (2) circa 150/200 anni prima della guerra di Troia.
Il termine di colonia usato per gli insediamenti greci è errato perché quello di colonia presuppone un rapporto di dipendenza con la madrepatria, che questi insediamenti non avevano, sebbene mantenessero rapporti con le città da cui erano partiti i fondatori.
Si verificava, infatti, che nelle città greche, certamente per motivi di esuberanza della popolazione, invece di far espandere la città, si formavano dei gruppi che decidevano di partire. A capo del gruppo si metteva un nobile che lo guidava e, come avevano fatto Enea ed altri, caricata una o più navi di provviste e attrezzi, essi partivano. Gli insediamenti erano posti normalmente lungo le coste e, quando vi era un fiume navigabile, questi coloni lo risalivano fermandosi nei punti più ameni e accessibili.

2) Lo storico, nell'indicare la genealogia di Enotro, risale a diciassette generazioni precedenti; gli avvenimenti della guerra di Troia risalirebbero a 1500 anni a. C., per cui questi primi insediamenti si sono verificati circa 1700 anni a C., cioè mille anni prima della fondazione di Roma...in piena età del bronzo.

continua...(seconda parte)

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