Miniatura del XV sec. Biblioteque Nationale - Parigi

 

 

VIVERE NEL MEDIOEVO

 

LA DIETA

DI UN MONSIGNORE

GHIOTTO E BEONE

 

Lettera inviata da un monsignore al suo medico, per chiedergli consiglio sul regime da tenere (*).

 

*   *   *

 

Sappiate, signore, che non godo di buona salute e non posso mangiare nulla perché  mi manca l’appetito; vi invio questa nota con il mio regime di vita affinché possiate giudicare se per me sia buono e sano.

Quando mi alzo, mangio una focaccia calda o bevo una tazza di vino cotto o greco; a colazione mangio sempre pane di fior di farina e vario le carni secondo il tempo. In estate mangio poli teneri in diverse maniere, cioè in casseruola o in pentola con salsa di agrace, capretto e vitella al latte, montone e perniciotti

In inverno, galline grasse, polli, capponi, pernicl, colombe; nell’autunno tortore belle grasse, tordi, carne da caccia e cioè cervi, caprioli, capre di montagna, lepri e conigli; in primavera, fagiani, gru e oche.

Con le carni non uso salse qualsiasi, ma soltanto quelle ben bollite  e cremose o salsa di pavoncella e latte di capra mescolato con garofano e gingebre verde.

Alla fine del pranzo, focaccia di farina e formaggio o formaggio fritto con burro fuso, coperto di zucchero, spalmato su pane tostato.

Il pesce lo mangio fritto o alla griglia.

Se mangio pasticci al cucchiaio, preferisco la pignolata oppure il tortino di zucca su di un letto di mandorle, indi un poco di frutta secca e coriandoli per rinfrescare lo stomaco ed evitare le flatulenze.

Finito il pasto uso ancora coriandoli per rinfrescare l’alito.

Quanto al mio bere, come vino bianco, bevo vino greco, d’estate; d’inverno vin cotto, moscato o malvasia, Trebbia, vernaccia o pimento per tutto I’inverno; le cialde le voglio cotte con lo zucchero, morbide e ben cotte.

Non posso bere vino rosso della zona, d’estate bevo perciò vino calabro di sant’Onorato, turpia,  vino di Maiorca, rosé e chiaretto di Avignone; durante l’inverno Madri di Castiglia o vino fine della Guascogna o del monastero di Ampurias.

A colazione prendo degli elettuarii e aloe  inzuccherato per rinfrescarmi il fegato, a volte “manus Christi” addolcita  oppure  confettura con gingebre per digerire meglio.

Per rinfrescare le vene quando le sento troppo calde  uso alcuni sciroppi con gileppe o sugo di mammole.

Dopo aver mangiato, mi rinfresco le gambe con acque medicamentose; quando esco dal bagno, prima di mangiare mi sorbisco rossi d’uovo con qualche grano di pepe.

Sino a terza (le nove del mattino ndr.), me ne sto sdraiato, sul mio letto ornato di coperte francesi, sette materassi, quattro cuscini, protetto da cortine; sul pavimento vi sono svariati tappeti.

Prima di uscire ed anche dopo cena gioco a carte.

Per dormire ascolto gli uccelli che tengo in gabbia in camera mia e faccio suonare. strumenti che mi procurino il diletto atto a prolungarmi la vita.

Vesto comunemente la camicia, sopra di essa infilo un giubbetto ed altri preziosi drappi foderati di pelle di vaio;  d’ estate mi vesto di stoffa di pelo di cammello, foderato di tela fine di seta.

Ogni mio vestito è profumato di muschio, zibetto, acqua di rose; con quest’ultima mi le mani e  il viso quando mi siedo a tavola o mi alzo dal letto

D’estate, per salvarmi dal caldo eccessivo mi faccio far vento; benché sovente ricorra ai clisteri soffro di costipazione intestinale, mentre vorrei essere snello, perché le donne non mi scherniscano per il mio gran ventre quando cammino per le vie della città.

Per mantenermi sano mi incontro sovente con donne e per non fare  ingiustizia a nessuno, me le faccio cercare molto giovani.

Per avere un aspetto piacevole e pulito faccio spesso il bagno; mi rado ogni giorno perché lo specchio mi rimandi un’immagine migliore.

Mi tengo lontano da ogni dolore e a volte ballo in camera mia con uomini di liberi costumi.

Ditemi se questo mio regime sia ottimale, se così non fosse lo muterò.  

Vi prego di farmi avere risposta con il latore della presente.

 

LA RISPOSTA DEL MEDICO:

 

Ho ricevuto la vostra folle lettera, che non meriterebbe nessuna risposta perché avete perduto il senno e non vi rendete conto del vostro stato. Il vostro regime di vita vi porterà a gran confusione e vergogna davanti a Dio

dìjiande confusione e vergogna davanti a Dio ed agli uomini tutti.

Poiché mi chiedete di farvi ritrovare l’appetito, vi rispondo di tornare a casa di vostro padre e vostra madre dove troverete fame e sete.

Riguardo ai cibi che mangiate e al vino che bevete, vi dico che sono esiziali per voi e vi consiglio di tornare a ciò di cui vi siete nutrito in tempi passati, e cioè pane d’orzo, a mangiare cipolla e aglio  e talvolta un poco di carne salata e a bere acqua od aceto ben annacquato.

Il letto in cui dormite vi fa danno, perché il ventre non può fare il suo lavoro, ma se giaceste come vostro padre non avreste bisogno del medico né di purga; giacendo in terra e mal coperto, il freddo vi temprerebbe le membra.

Ma io avrei un’altra medicina che subito vi purgherebbe e cioè un bel colpo di lancia da parte a parte, che vi svuoterebbe e non sarebbe necessaria altra arte; allora le donne vi amerebbero perché sareste veramente gagliardo.

Gli stornelli e gli uccelli che avete in camera non sono in armonia con i  porci, buoi e capre che eravate solito udire nella casa contadina in cui nasceste e foste nutrito.

Se volete vivere a lungo, tornateci, altrimenti vi ritroverete al peggio per le rimostranze dei poveri di cui vivete alle spalle, a dannazione della vostra anima prava e confusione della vostra faccia, di cui voi vi vantate... Vantatevi pure delle donne e siate uomo cattivo, sozzo e malvagio.

Questo è il mio consiglio, se volete vivere lungamente e piacere a Dio.

E aggiungo, da oggi in avanti, se agite ancora male e non volete correggervi, nascondetelo e non ve ne vantate, perché chi si vanta di viltà e sconcezze o è folle o ha perduto la ragione ed ha in se ben poco di bene e dà cattivo esempio a tutti quelli che lo ascoltano parlare.

 

 

*) Da Francesc Eiximenis: Il Terç del Cristià.