Rappresentazione dellassassinio di don Pedro

 

 

IL REGNO DI

DON PEDRO IL CRUDELE

E IL DISCORSO DI VOLTAIRE

SUL SUO ASSASSINIO

 

Michele E. Puglia

 

 

SOMMARIO: IL DISCORSO STORICO-CRITICO DI VOLTAIRE SULLASSASSINIO DI DON PEDRO IL CRUDELE; LUNIFICAZIONE DEL REGNO DI CASTIGLIA E LEON; LE CRUDELTA DI PEDRO SECONDO MATTEO VILLANI E IL GESUITA PRE DORLEANS; E CHI AVEVA POTUTO PARLAR BENE DI PEDRO? I GIUDEI NELLE DUE LAPIDI DELLA SINAGODA DEL TRANSITO DI TOLEDO; I FRATELLASTRI E LE QUALITA NEGATIVE ATTRIBUITE A PEDRO; CON LA ELIMINAZIONE DI ALCUNI SUOI NEMICI PEDRO METTE ORDINE AL REGNO; (In Nota: LE BEHETRIAS E IL BECERRO; LA CACCIA COL FALCO-LE SETTE SPECIE); LASSEDIO DI ANGUILAR E LA MORTE DI FERDINANDO CORONEL; PEDRO INNAMORATO DI MARIA PADILLA SPOSA BIANCA DI BORBONE; PEDRO ABBANDONA LA SPOSA MENTRE UNA DAMA PUNISCE LE SUE PULSIONI EROTICHE CON UN TIZZONE ARDENTE; TRAMA DI ALBUQUERQUE CHE SI UNISCE AI CONGIURATI CONTRO PEDRO; I RAPPORTI DI PEDRO CON GLI ARABI DI CORDOVA; DISORDINI NEL REGNO MORTE DI ALBUQUERQUE E RICHIESTE DEI GRANDI AL RE; GLI AMORI DI PEDRO: IL MATRIMONIO CON GIOVANNA DE CASTRO; ALDONZA-ALFONSINA CORONEL E MARIA GONZALEZ; I FIGLI DI PEDRO AVUTI DA MARIA PADILLA E SUA MORTE; LA TERZA MOGLIE GIOVANNA DE CASTRO E MORTE DI BIANCA DI BORBONE; PEDRO PRIGIONIERO NEL SUO PALAZZO RIESCE A FUGGIRE; LA REGINA MADRE TORNA IN PORTOGALLO DOVE MUORE AVVELENATA; PEDRO FA UCCIDERE FABRIQUE, LINFANTE DARAGONA, LE LORO MOGLI E SUA ZIA LA REGINA ELEONORA; PEDRO SI LIBERA DI ALTRI SUOI NEMICI FACENDO TAGLIARE LE LORO TESTE; IL RAPPORTO DI PEDRO CON GLI ARABI DI GRANADA; ENRICO ACCLAMATO RE IN ARAGONA E INCORONATO A BURGOS; PEDRO FIRMA IL TRATTATO CON EDOARDO III DINGHILTERRA; LARMATA DI ENRICO SI SCONTRA CON QUELLA INGLESE; RITORNO DI ENRICO E SOTTOMISSIONE DELLE CITTA; LASSASSINIO DI PEDRO SECONDO FRISSART; LA NUOVA DINASTIA DI ENRICO II TRASTAMARA.

 

 

IL DISCORSO

STORICO-CRITICO

DI VOLTAIRE

SULLASSASSSINIO

DI DON PEDRO IL CRUDELE

 

 

V

oltaire (1698-1778) aveva scritto la tragedia don Pedro, ripresa da una precedente tragedia Pierre le Cruel di Laurent Du Belloy (1727-1775 autore de Le Sige de Calais, Lassedio di Calais), che era stata solo rappresentata a teatro ma non era stata pubblicata.

Voltaire era membro dellAccademia Reale delle Scienze e delle Lettere e si era messo in contatto con du Belloy [anchegli membro dellAccademia] scrivendogli per sapere se avesse intenzione di pubblicare il suo testo [perch, aveva scritto Voltaire, cos si fa tra letterati], ma du Belloy gli aveva risposto che rinunciava a trattare largomento, per cui Voltaire dopo aver scritto il testo (1774) lo pubblicava lanno successivo (anno in cui moriva du Belloy, mentre Voltaire moriva tre anni dopo).

Lopera preceduta da una lettera indirizzata a DAlambert, segretario dellAccademia Reale delle Scienze e delle Lettere (v. in Art. La polemica umanista sulle Differenze tra Platone e Aristotele continua, in Nota i F.lli Boivin) e da un Discorso storico-critico che traduciamo interamente, in cui Voltaire prende le difese di don Pedro e si scaglia contro il suo assassino e usurpatore Enrico di Trastmara, uno dei numerosi bastardi di Alfonso XI di Castiglia - egli dice - che fece a suo fratello e suo re una guerra che non era che una rivolta, facendosi dichiarare dalla sua fazione, legittimo re di Castiglia.

Voltaire prosegue.

Era stato aiutato in questa impresa, da Guesclin [Bertrand de Guesclin 1320-1380] che poi divenne connestabile di Francia; questo personaggio, era allora ci che in Italia si considera condottiero, il quale aveva radunato una truppa di banditi e briganti con cui taglieggiava il papa Urbano IV che si trovava ad Avignone.

Egli fu completamente sconfitto da don Pedro e dal gran Principe Nero, sovrano della Guienna, il cui nome immortale, ed era stato lo stesso principe che aveva preso prigioniero il re Giovanni a Poitiers e preso Guesclin a Navarette, mentre Enrico di Trastmara se ne fugg in Francia e il partito dei bastardi continuava a permanere in Spagna.

Trastmara protetto dalla Francia, ebbe la possibilit di far scomunicare il re, suo fratello, dal papa che risiedeva ancora ad Avignone, che si era legato per interesse con il re Carlo V [di Francia, 1138-1380] e con il bastardo di Castiglia.

Il re don Pedro fu solennemente dichiarato bulgaro e non credente [vale a dire appartenente alla setta dei bogomili v. in Art. I mille anni dellImpero bizantino, Cap. VIII P.I], erano questi i termini della sentenza; ci che ancora pi strano che fu preso come pretesto che il re aveva delle amanti.

Questi anatemi allora erano tanto comuni come gli intrighi amorosi presso gli scomunicati e presso gli scomunicanti; questi amori si mescolavano alle guerre pi crudeli; le armi dei papi erano pi pericolose che al giorno doggi e i principi pi abili disponevano di queste armi.

Molti sovrani erano caduti, e molti sovrani erano per cadere; i signori feudali pagavano con grandi somme.

La detestabile educazione che si dava allora agli uomini di tutti i ranghi e senza ranghi, che si dava loro per lungo tempo e ne faceva dei bruti feroci che il fanatismo li scatenava contro tutti i governanti.

I principi si facevano un dovere sacro della usurpazione; un rescritto dato in una citt dItalia [Roma] in una lingua ignorata dalla moltitudine (latino], assegnava un reame in Spagna o in Norvegia; i rapitori di Stati, i predatori pi inumani immersi in tutti i crimini, erano reputati santi e spesso invocati quando, morendo, si facevano rivestire del saio dei predicatori o dei frati minori [ noto che grandi personaggi in punto di morte si facevano indossare il saio, che li mondava da tutti i peccati e avevano cos il passaporto per intraprendere la via diretta per il Paradiso! ndt].

AllAccademia [di Francia] era stato detto che i tempi dellignoranza erano stati i tempi della ferocia; amo ripetere le stesse parole di cui intendo esserne leco, per non essere considerato un plagiario.

Trastmara rientr in Spagna con una bolla in una mano e la spada nellaltra; egli rianim il suo partito; il gran Principe Nero era in fin di vita a Bordeaux e non poteva pi soccorrere don Pedro.

Guesclin fu inviato per la seconda volta da Carlo V che approfitt del triste stato in cui si trovava il Principe Nero; Guesclin prese prigioniero don Pedro nella battaglia di Montier tra Toledo e Siviglia.

Fu immediatamente dopo questa giornata che Enrico di Trastmara entrava nella tenda di Guesclin dove si trovava suo fratello disarmato, gridando Dov questo giudeo figlio di p... che si dice re di Castiglia e lo assassin a colpi di pugnale.

Lassassino che non aveva alcun diritto alla corona, che era egli stesso giudeo bastardo, titolo che os dare al legittimo re, fu riconosciuto re di Castiglia e la sua casa regna tuttora in Spagna, sia nella linea maschile sia in quella femminile.

Non deve sorprendere che successivamente gli storici prendono il partito del vincitore contro il vinto; quelli che hanno scritto la storia in Spagna e in Francia non sono dei Taciti: e Mr Horace Walpole, inviato dallInghilterra in Spagna, ha ragione di dire nei suoi dubbi su Riccardo III [Dubbi storici sulla vita e regno di Riccardo III, 1788, ndt.], come gi stato sottolineato: Quando un re fortunato accusa i suoi nemici, tutti gli storici si danno da fare per servirlo come testimoni, questa la debolezza di troppe persone di lettere; non che siano pi vili o pi bassi dei cortigiani di un principe, criminale o fortunato, ma le loro debolezze sono durature,

Se qualche vecchio ammiratore di Carlomagno si avventurasse a leggere un manoscritto di Fredegario o del monaco di san Gallo, egli potr esclamare ah il mentitore!, ma si fermerebbe a questo; nessuno rivelerebbe lignoranza o lassurdit del monaco; egli sar citato nei secoli successivi e diverr unautorit e un Don Ruinart riferir la sua testimonianza nei suoi atti sinceri.

E cos che tutte le leggende del medioevo sono riempite delle favole pi ridicole e la storia antica certamente non ne esente; quelli che mentono al genere umano sono sovente animati dalla stoltezza della rivalit nazionale.

Non vi nessuno degli storici inglesi che abbia mancato loccasione di fare commenti sui francesi, alcune volte con una rozzezza ridicola.

Veli e Villaret denigrano gli inglesi tanto, fin quanto possono; Mezeray non risparmia mai gli spagnoli: un Tito Livio non potrebbe commettere certe parzialit, egli viveva in un tempo in cui la sua nazione esisteva sola nel mondo conosciuto: romanos rerum dominos (romani padroni di tutto); tutte le altre [nazioni] erano ai suoi piedi.

Ma al giorno doggi che la nostra Europa divisa in tanti domini che si bilanciano tra di loro; oggi che tanti popoli hanno i loro grandi uomini in tutti i campi, chiunque volesse adulare troppo il suo piccolo paese, rischia di dispiacere agli altri, se per caso egli ne fosse eletto, e deve aspettarsi poco dalla riconoscenza dei suoi.

Non si mai amata la verit come nel tempo presente; non resta che scoprirla.

Nelle questioni che si sono sollevate cos sovente tra tutti i posti dEuropa, ben difficile scoprire da che parte stia il diritto, e quando lo si riconosciuto, pericoloso dirlo.

La critica che verr fatta dopo circa un secolo, per distruggere i pregiudizi dai quali la storia sfigurata, servita pi di una volta a sostituire i nuovi errori agli antichi.

Hanno fatto tanto che tutto divenuto problematico dopo la legge salica fino al sistema delle Lafs [Laws-Leggi (*)]; a forza di scavare, non sappiamo pi dove siamo arrivati! [esclamativo del traduttore].

Non solo non conosciamo pi lepoca della creazione dei sette elettori in Germania, del Parlamento in Inghilterra e della parit in Francia. Non vi una sola Casa sovrana di cui si possa fissare lorigine.

E nella storia che il caos linizio del tutto. Chi potr risalire alla fonte dei nostri usi e delle nostre opinioni popolari?

Perch stato dato il soprannome a Giovanni il Buono, a questo re che inizi il regno facendo morire in sua presenza il connestabile, senza alcuna forma di processo; che aveva assassinato quattro cavalieri a Rouen e si comport cos miserabilmente durante tutto il suo regno, che perdette la met del regno e rovin laltra?

Perch stato dato a questo don Pedro legittimo re di Castiglia, il nome di crudele che doveva essere dato al bastardo Enrico di Trastmara assassino di don Pedro e usurpatore? Perch si chiama beneamato quello sciagurato di Carlo VI che aveva diseredato suo figlio in favore di uno straniero, nemico e oppressore della sua nazione, che aveva immerso tutto lo Stato nella pi orribile sovversione di cui stata conservata la memoria?

Tutti questi sopranomi, o piuttosto nomignoli che gli storici ripetono ancora senza darne il senso, non vengono dalla stessa causa che fa che un fabbriciere che non sa leggere, ripeta il nome di Gregorio il Taumaturgo, Alberto Magno, di Giuliano lApostata, senza sapere cosa significano questi nomi?

Una certa citt fu chiamata la santa o la superba, in cui non vi era niente di santit n di grandezza. Un certo vascello fu chiamato il fulminante, linvincibile, che gli fu dato mentre usciva dal porto.

La storia, troppo sovente, non stata che il racconto di favole e di pregiudizi; quando si intraprende una tragedia ricavata dalla storia, che cosa si fa? lautore sceglie la favola o il pregiudizio che pi gli piace; egli nella composizione, potr riguardare Scevola [Muzio] come il rispettabile vincitore della libert pubblica, come un eroe che punisce la sua mano per essersi sbagliata a uccidere un altro, che il fatale nemico di Roma. Quello potr rappresentare Scevola come un vile spione, un assassino fanatico, un Poltrot (Jean de Poltrot aveva ucciso il cattolico duca Francesco di Guisa ndt.), un Balthasar Gerard [assassino di Guglielmo I dOrange].

Questo spagnolo [Gerard aveva dichiarato di essere suddito del re di Spagna in quanto Filippo II di Spagna aveva promesso di pagare venticinquemila scudi per chi avesse ucciso Guglielmo I dOrange detto il Taciturno ndt.], era stato presso Francesco I un capitano coraggiosissimo e molto imprudente, vinto per sua colpa, avendo mancato alla sua parola (**).

Un professore del Collegio reale lo metter in cielo per aver protetto le lettere. Un luterano della Germania lo immerger nellinferno per aver fatto bruciare dei luterani a Parigi, mentre li bruciavano nellimpero. E se gli ex gesuiti fanno ancora brani di teatro, essi non mancheranno di dire con Daniele che essi avranno fatto bruciare il delfino se questo delfino non avesse creduto alle indulgenze, tanto questo grande re aveva piet.

Abbiamo una tragi-commedia spagnola in cui Pietro, che chiamiamo il crudele non chiamato altrimenti che il giustiziere, titolo che gli fu dato spesso da Filippo II.

Ho conosciuto un giovane che aveva scritto una tragedia di Adonia e Salomone; egli rappresentava Salomone come il pi barbaro e il pi vile di tutti i parricidi o fratricidi. Sapete bene, egli diceva, che il Signore in un sogno gli don la saggezza? Potr anche essere, egli disse, ma egli, al suo risveglio, non gli don lumanit.

Vi sono delle declamazioni nelle scuole, sotto il nome di storie o drammi, o sotto altri nomi, nelle quali la nazione che si celebra sempre la prima del mondo; i suoi soldati mal pagati, i primi eroi del mondo, sebbene si diano alla fuga. La citt capitale che non ha che case di legno, la prima citt del mondo; il seggiolone con i chiodi dorati su cui un re goto o alano si sedeva, il primo trono del mondo: e chi lo ha costruito, il primo nel suo campo, sar allora, probabilmente luomo pi matto del mondo, se egli non si trova tra persone ancora pi matte, che fanno per venti con critica ragionata dei brani nuovi; critica che se ne va lindomani con il brano, nellabisso delleterno oblio.

Si levano alcune volte al cielo antichi cavalieri difensori o oppressori di donne e delle chiese, superstiziosi e dissoluti, ora ladri, ora prodighi che combattono a oltranza gli uni contro gli altri per lonore di qualche principessa che ha molto poco onore.

Tutto ci che si pu fare di meglio (a me sembra) quando si divertono a metterle in scena, di dire con Orazio

 

Seditione dolis, scelere, atque libidine et ira.

Iliacos intra muros peccatur et extra.

(Con discordia, ribellione, inganni, brama e ira,

si pecca dentro e fuori le mura di Troia)

 

 

*) Voltaire in questo suo scritto aveva voluto usare un termine inglese; egli negli anni pi giovanili era stato in Inghilterra e tra le sue doti era annoverata la conoscenza della lingua inglese che, da quanto si diceva, aveva imparato durante il suo soggiorno, ma molti ne dubitavano e Voltaire quando si toccava largomento era sempre elusivo; nella visita che gli aveva fatto il simpaticissimo e spiritoso James Boswell (Visita a Rousseau e Voltaire Adelphi: i due personaggi erano pressoch intrattabili! ndr.), aveva toccato largomento chiedendogli se parlasse ancora linglese e Voltaire gli aveva risposto con la sua solita ironia, che per parlare linglese occorre mettere la lingua tra i denti che io non ho pi!

**) Non chiaro perch Voltaire abbia scritto manquant sa parole (mancando alla sua parola), forse perch Gerard quando era stato preso, si era lasciato sfuggire di essere suddito del re di Spagna, facendo capire chi fosse il mandante dellassassinio.

Gerard si era impegnato a uccidere Guglielmo dOrange senza aver ricevuto nessun acconto sul compenso, in quanto Filippo II aveva promesso che avrebbe versato la somma indicata solo dopo lassassinio; Gerard era stato preso subito dopo aver sparato a Guglielmo e gli era stata fatta fare una morte orrenda (Guglielmo era protestante e i cattolici ... poco cristianamente, avevano inneggiato allassassinio!).

Filippo II aveva gratificato i familiari con propriet immobiliari e titolo nobiliare, senza versare per la somma promessa a Gerard, probabilmente perch egli, come il padre, pur essendo straricco per i galeoni di oro e argento che arrivavano dalle Indie, erano sempre in bolletta e pieni di debiti!

 

 

 

LUNIFICAZIONE

DEL REGNO

DI CASTIGLIA E LEON

 

D

opo che i Mori si erano impadroniti della Spagna (711-718) il primo a combatterli era stato don Pelagio, figlio di Favila duca di Cantabria e di Luce, di discendenza gotica, il quale, dopo aver conquistato le Asturie, la Galizia e Leon con il capoluogo Astorga, moriva (737), come re di Oviedo o di Gijon, cos come buona parte dei suoi successori.

A Pelagio come primo re (716), la prima volta, era stato attribuito il titolo di don, riservato fino a quel momento ai santi; lorigine di questo don era ebraica e il termine era corrispondente al latino Dominus.

In seguito alle prime conquiste, con quelle nel corso dei successivi secoli, saranno accorpati i territori delle Asturie, Galizia, Navarra e Biscaya, si former poi il regno di Leon che si unir a quello di Castiglia (che tra Vecchia e Nuova, attraversava tutta la Spagna da nord a sud fino a Siviglia).

Questa unione dei due maggiori regni si era verificata in ritardo in quanto, ogni qualvolta essi erano riuniti, a ogni successiva morte del monarca erano diversamente assegnati ai vari figli; con la conseguenza che alla prima unificazione avvenuta con il matrimonio (1035) di Ferdinando I di Castiglia, detto il Grande (1016-1065) con Sancia I, unica figlia di Alfonso V, re di Leon, alla loro morte erano succeduti (con divisione dei regni), Sancio II (Castiglia 1065-1072), Alfonso VI (Leon 1065-1072) e Urraca I (Castiglia e Leon 1109-1126); Alfonso VI era stato seguito dal nipote Alfonso VII (detto limperatore), che riuniva i regni di Leon e Castiglia, alla quale era stata nel frattempo unita la Galizia.

La loro unione definitiva avvenne (1230) con Ferdinando III ( 1252) il quale aveva ereditato dal padre Alfonso IX il regno di Castiglia e dalla madre Berenguera, che aveva abdicato (1217) in suo favore, il regno di Leon; Alfonso X il Saggio (1252-1284), nel Codice da lui emanato (v. cit. Corpus juris civilis ecc.) si dichiara Re, per Grazia di Dio, di Castiglia, Toledo, Leon, Galicia, Sevilla, Cordoba, Murcia, Badajos, Baerza y del Agarbe.

LAragona (*) invece, seguiva il proprio destino, separata dalla Castiglia; era stato Carlomagno a toglierla ai mori, facendone un feudo carolingio, con la creazione della contea di Barcellona, assegnata, prima, allambizioso goto Bera, che si era ribellato, e dopo che questo era stato sconfitto, la contea era stata assegnata a Bernardo di Settimania, (v. in Specchio dellEpoca: Dhuoda ecc.) e per questo lAragona avr una sorte separata, come abbiamo detto, fino a Carlo I (1519)(**).

 

 

*) La Catalogna rappresenta una semplice provincia dellAragona, nei tempi attuali rivendica una assurda indipendenza dalla Spagna; quando regnava Carlomagno era una contea, unificata al regno di Aragona nel 1137, seguita a sua volta dalla unificazione dellAragona alla Spagna con Carlo I (1519) - nel 2019 - sono stati cinque secoli ... che non risultano commemorati!

Avanzare rivendicazioni a distanza di nove secoli costituisce una vera assurdit completamente fuori del tempo, giustificata da puro e semplice fanatismo e ribellione verso lautorit centrale, che tra laltro comporta un danno di perdite economiche inestimabili, come, peraltro si gi verificato!

Purtroppo per questa sorta di rivendicazioni pseudo-nazionaliste la Catalogna non la sola, vi sono tante altre piccolissime entit (oltre ai veri e propri nazionalismi che stanno venendo fuori un p dappertutto) che invocano una indipendenza fuori del tempo, in unepoca in cui laggregazione quella che si dovrebbe perseguire e non la disgregazione verso la quale ci sta portando il Presidente Donald Trump con labbattimento della globalizzazione, con il ritorno ai dazi e ci se fa bene agli USA, che sta avendo un periodo di economia felice, alla quale per il fortunato Presidente (che uscito brillantemente dallimpeachment in cui era stato cacciato) estraneo, fa male agli altri paesi e in particolare allEuropa, stretta in una crisi istituzionale dalla quale difficilmente potr uscire!

**) In Spagna non si ha alcuna notizia del ricordo dellavvenimento dei cinquecento anni della unificazione del regno; inutile scrivere, per avere notizie, allambasciata di Roma che manda la richiesta allIstituto di Storia e Archeologia ... che non d alcuna risposta!!!

Anche in Spagna avranno gli stessi problemi di burocrazia che abbiamo in Italia ... non c da meravigliarsi dal momento che le origini sono comuni, in quanto, istituita nellimpero da Carlo V, dalla Spagna era stata estesa al vice-regno di Napoli e ducato di Milano ed ora la ritroviamo dominante e soffocante in Italia ... e da quanto si detto, anche in Spagna!

 

LE CRUDELTA DI PEDRO

SECONDO MATTEO VILLANI

E IL GESUITA PRE DORLEANS

 

 

T

ra gli storici che si erano particolarmente distinti nel descrivere le crudelt di Pedro, troviamo il nostro Matteo Villani (1283-1363), vivente proprio quando regnava Pedro, il quale, nella sua Cronaca, gli dedicava due capitoli nei quali si scagliava in maniera virulenta contro di lui (e dellamante bagascia - Maria Padilla), dopo aver fatto, una modesta premessa di stile nella quale giustificandosi su ci di cui stava per scrivere, che avrebbe meritato leleganza retorica di Tullio (M.T. Cicerone), egli rifuggendo i vocaboli che dal pubblico per il quale scriveva sarebbero stati poco compresi (ritenendosi orgoglioso del suo scrivere rozzo, ma vero), metteva in pratica la sua usata lingua volgare.

Non sappiamo quali fossero state le sue fonti dinformazione, allepoca le notizie, magari anche se in qualche modo distorte o gonfiate, viaggiavano rapidamente, sta di fatto comunque, che della uccisione dello zio del re di Aragona e dei venticinque baroni uccisi di proprio pugno e della uccisione dei dodici ambasciatori e dei quaranta cittadini - che egli riporta - non abbiamo trovato riscontro.

E, riassumendo, Villani cos si esprime. Il crudelissimo e bestiale re di Spagna avendo, contro il volere e consiglio dei suoi baroni palesemente accolto la sua concubina o pi volgarmente dicendo, bagascia, e quella sopra modo disonestamente magnificando nel suo reame trascorse la sua tanto disordinata e sconcia vita che tutto lanimo reale cambi in crudele tirannia. Il forsennato re anticipando coloro che avrebbero potuto imitare i suoi modi sozzi e sfrenati [...] come fiera crucciato, di sua mano uccise due dei suoi fratelli bastardi e lo zio del re dAragona e ancor di sua mano uccise venticinque dei baroni giustificandosi con le loro simulate infamie. Mirabile e abominevole cosa che un re cristiano [...] senza giudizio [...] facesse morire e che di sua sentenza egli fosse il manigoldo e vile esecutore.

Il movimento del perverso tirano non degno di essere nominato re, ma bestia selvaggia, venne in questi giorni di tanta e furiosa pazzia che costringeva i baroni che gli erano rimasti e scampati alla sua crudelt e i comuni a giurare fedelt e omaggio alla bagascia sua [...]. I cittadini di Siviglia eleggevano dodici saggi (era la richiesta dei nobili di riprendere la regina Bianca, sotto riportata), che per il loro dolce e savio parlare credevano di aver ritratto il re dalla folle e sconcia domanda, il re non fece loro risposta ma si tocc la barba e disse Per questa barba che male cos avete parlato e con tale breve e sospettosa risposta gli ambasciadori, impauriti, tornarono a Siviglia.

Il re infellonito poco appresso, nand in Siviglia e in una notte andando alle case di tutti i detti ambasciatori, senza misericordia fece tagliare; n contento di tanto male in pochi giorni circa quaranta cittadini fece uccidere nelle loro case.

Io - conclude Villani - non mi posso tenere che non mi morda con dente di perpetua infamia, la memoria di iniquo tiranno [...]. Io ho letto e riletto nelle antiche scritture, quel che si scrive degli antichi pagani, massimamente dei barbari e di simili cose ho trovate, ma che tanta ingiustizia, tanta empiet e crudelt fosse in un re cristiano, non mi ricordo di aver mai letto giammai.

 

 

 

L

o storico Pre DOrleans, al secolo Pierre-Josef Dorleans (1641-1698), gesuita predicatore, tra le sue opere aveva scritto un panphlet su Pierre le Cruel ou le Chatimant de Dieu, Pietro il Crudele ovvero il Castigo di Dio (Limoges, 1853).

Appoggiandosi allo storico Mariana (anchegli gesuita e non tenero con don Pedro), accentua laccanimento sulla sua crudelt, e, fin dalle prime pagine, esordisce indicando i due re che quasi contemporaneamente, avevano occupato i troni di Castiglia e di Aragona, ambedue con lo stesso nome.

Il primo, Pedro IV dAragona (1319-1380) (*) e il secondo, don Pedro di Castiglia, scrive DOrleans, ambedue ingiusti e crudeli, con la differenza che Pedro dAragona, esercitava le ingiustizie e la crudelt solo quando lo ritenesse necessario per il successo dei suoi disegni che gli ispirava lambizione, mentre Pedro di Castiglia lo era per la ferocia del suo temperamento, naturalmente sanguinario, da cui aveva derivato il soprannome di Crudele.

Essi, prosegue DOrleans, avevano a quellepoca, ambedue delle buone qualit che contribuiscono a fare i grandi re, di spirito, di valore, dellattivit svolta; per di pi il castigliano era un belluomo, aveva carnagione bianca, i tratti regolari, i capelli biondi, alto di statura con unaria di grandezza che lo rendeva rispettabile. Laragonese era molto brutto, con uno sguardo feroce, di piccola statura ma aveva la precauzione di nascondere queste mancanze, non facendosi vedere in pubblico se non con quella pompa che dona la maest e non dispensando nessuno dallosservare letichetta stabilita per mantenere il rispetto dovuto al re quando gli si parlava o lo si avvicinava: da ci il soprannome che gli era stato dato, di Cerimonioso.

Il castigliano continua pre DOrleans sembr avere un grande talento per la guerra; laragonese conosceva meglio di lui larte di renderla utile e non vi ricorreva se non per trarne un vantaggio; avevano ambedue lo spirito duro, imperioso, arrogante; la loro ambizione e i loro capricci sostituivano la legge; ma mentre la condotta dellaragonese era misurata, politica e molto moderata per impiegare il crimine quando venivano meno gli altri mezzi, al contrario, il castigliano seguendo il torrente delle passioni senza altro scopo che seguirle, insudici la sua vita con crimini che ispiravano una lubricit sfrenata e la pi barbara delle crudelt: per definire in una parola questi due principi, uno era Nerone, laltro era Tiberio.

Pietro d'Aragona [salito sul trono all'et di quattordici anni ndt.] era gi un cattivo esempio per il suo nuovo vicino di Castiglia e gi famoso per essersi disfatto di un fratello e di un cognato, scomodi per la sua ambizione: il primo era il fratello maggiore, Alfonso, morto fanciullo [morte che pre DOrleans attribuisce ingiustamente al fratello! ndt.]; il secondo era il cognato Giacomo di Maiorca [appartenente a un ramo cadetto dAragona], che aveva sposato la sorella, che Pietro, aveva accusato di tradimento, facendolo processare e togliendogli lisola, e altri due beni di famiglia di Giacomo, il Rossiglione e la Cerdagna, che unifica al regno di Aragona, mentre Giacomo, fuggitivo, riparava in Francia.

DOrleans, che scrive con estrema eleganza, trova sempre il modo di inveire contro Pedro, definendolo una tigre e, molto sottilmente, da buon gesuita [era nota la loro finezza intellettuale] per fortuna di Pedro, coinvolge il governatore della Castiglia Albuquerque, al quale attribuisce la compiacenza criminale per i vizi di Pedro ispirati dalla sua ambizione e interesse durante la sua giovinezza, in modo da non poterli pi correggere in tempo!

E lo storico prosegue: Pedro detto il Crudele, Castigo di Dio cominci il suo regno con dei crimini che ispirarono subito il rammarico, ma che presto lo resero odioso al popolo. Vi da credere che i vizi di questo principe non erano da considerare incorregibili se fossero stati repressi in tempo e se le potenti fazioni che abusarono della sua giovinezza per appropriarsi della sua autorit o per difendersi da quelli che essi sottomettevano non avessero fomentato le sue mollezze o irritato la sua naturale ferocia che in seguito lo port ai pi grandi eccessi.

A proposito della pessima opinione che DOrleans si era fatto di Pedro, egli nel commentare quanto Mariana, calcando la mano, aveva scritto su Pedro [attingendo anche lui dalla Cronaca di Pedro Lopez dAyala (**)], dice che Mariana aveva scritto con fiele, che lo rende sospetto, mentre bastava attenersi alla verit; non era necessario cambiare il quadro; era sufficiente rappresentare il principe come era, per renderlo odioso alla posterit.

Su Albuquerque, il padre gesuita, scrive:- Aveva condotto i suoi affari e quelli del suo re con destrezza e la fortuna lo aveva favorito fino a raggiungere il punto di prosperit che fa ritenere chi arriva, al di sopra di ogni burrasca; egli riconobbe che la politica che impiega il crimine con la virt, rende spesso la virt inutile e non raccoglie che il frutto del crimine.

Conoscendo la inclinazione del re portato ai pi colpevoli piaceri, alla crudelt e al sangue, egli aveva lasciato le briglie quando la sua ambizione e i suoi interessi avevano avuto bisogno di questa condiscendenza per portarlo dovegli aspirava: egli non omise nulla per correggere i vizi di un temperamento che egli stesso aveva contribuito a corrompere: ma era troppo tardi, non era pi tempo di raddrizzare la piega di un uomo che faceva tutto piegare su di lui.

DOrleans nella descrizione di Enrico, assassino del fratello, usa toni diversi:- Enrico era un principe pieno di fuoco, intraprendente, attivo, ambizioso moderato, quantomeno per dissimulare, per piegare, per temporeggiare a proposito, flessibile per adeguarsi a ogni situazione, in attesa dell'occasione, senza essere impaziente e senza perdere il momento favorevole per approfittarne.

Liberale, popolare, affabile, buon amico nei confronti degli amici sinceri, pronto a ricambiare nei confronti di chi voleva ingannarlo, non vi era al suo tempo guerriero pi bravo e pochi erano i capitani che lo superavano; spesso non fu molto fortunato ma nelle disgrazie, ben lungi dal lamentarsi dallincostanza della fortuna, egli seppe pi d'ogni altro amministrare le sue risorse, egli seppe prevedere il cambiamento che la fortuna avrebbe portato a lui e alla sua famiglia quando suo padre mor.

DOrleans conclude la sua filippica su Pedro, scrivendo: Pedro il Crudele era morto cos odioso al popolo che non fu difficile al vincitore [Enrico II], gi riconosciuto re di Castiglia e gi padrone di gran parte del reame, di entrare in possesso del rimanente.

Per concludere sullargomento, padre DOrleans, non mostra nessuna piet cristiana verso don Pedro e non gli fa grazia neanche sulla sua richiesta di sepoltura; Pedro infatti, nel suo testamento chiedeva di essere sepolto nella cappella che aveva fatto costruire, unitamente a Maria e al figlio Alfonso e che gli fosse messo il saio di san Francesco; su questa richiesta, mentre lo storico Mariana [suo confratello], aveva dedotto che, nonostante i suoi disordini, Pedro era stato religioso, egli pi duramente ritiene che Pedro ai suoi disordini, avesse aggiunto il sacrilegio e lipocrisia!

 

*) Pedro IV dAragona, era primogenito nato dal primo matrimonio del re Alfonso IV il Benigno con la contessa Teresa di Urgell, mentre in seconde nozze aveva sposato Eleonora, sorella di Alfonso XI di Castiglia, dalla quale erano nati o due infanti Fernando e Juan, che con la madre, dopo la morte del padre e la successione di Pietro il Cerimonioso, erano andati a vivere in Spagna dove erano in continuo stato di cospirazione, e certamente per questo motivo Pedro la fece assassinare (1369).

**) Pedro Lopez dAyala (1322-1407), umanista spagnolo, Cancelliere maggiore di Castiglia, figlio di Lope Ferrand Perez Lopez dAyala, aveva il comando della truppa nellesercito di Pedro, era lautore, tra altre opere, della celebre Cronica di Castiglia, in cui erano riportati gli avvenimenti che riguardavano i re di Castiglia che si erano succeduti da Pedro I di Castiglia, Enrico II, Giovanni I ed Enrico III, che si erano susseguiti nellepoca in cui egli stesso era vissuto, dalla quale avevano attinto tutti gli storici che avevano trattato quel periodo.

 

E CHI AVEVA POTUTO PARLAR

BENE DI PEDRO?

I GIUDEI

NELLE DUE LAPIDI DELLA

SINAGOGA DEL TRANSITO

DI TOLEDO

 

 

Q

uando Pedro aveva nominato suo gran tesoriere (ministro delle finanze) Samuel Levi, tutti gli ebrei del regno avevano tirato un sospiro di sollievo, perch intravedevano un periodo scevro dalle persecuzioni che di continuo si abbattevano sulle loro teste.

Samuel, era stato scritto, astuto come tutti quelli della sua razza, aveva compreso limportanza della sua posizione e aveva rivolto tutti i suoi sforzi alla protezione dei giudei, mettendo a profitto il carattere aperto e franco del monarca. I fratelli e i grandi, i primi ambiziosi, i secondi amici delle novit e delle rivolte, avevano convertito il regno di Castiglia in un teatro di guerra sanguinosa e fratricida che terminava con lassassinio del re.

E quando Enrico si impossessava del trono, Samuel sar accusato di essersi appropriato delle entrate reali e morir sotto le torture che gli erano state inflitte, nelle atarazanas di Siviglia, alle quali il suo fisico non aveva resistito.

E, durante il suo primo anno di regno (1369), gli ebrei di Toledo furono trattati con egual durezza; ad essi, infatti, era stato imposto il pagamento di ventimila dobloni doro con lordine, se la somma non fosse stata pagata, della vendita dei loro beni e delle loro persone come schiavi.

Don Pedro aveva permesso la costruzione dellopera d'arte, voluta da Simon Levi, costituita dalla sontuosa sinagoga in stile mudejar (musulmano) nel quartiere ebraico di Toledo; costruita intorno al 1357 (anno settimo del regno di Pedro), dal rabbino Meir Aldebi e denominata Sinagoga del Transito, era successivamente passata in possesso dellOrdine di san Giovanni e poi divenuta chiesa cattolica di Nostra Signora del Transito (attualmente Museo Sefardita).

Gli ebrei dal loro canto avevano voluto dar prova della loro riconoscenza e sul muro orientale delledificio due grandi lapidi, poi rimosse e andate disperse, vi erano delle iscrizioni in lingua ebraica che, trasdotte da un ebreo, nellepoca in cui Rades de Andrada aveva scritto la Cronaca dei tre ordini militari, erano state inserite in questopera.

Le iscrizioni prima di essere rimosse erano state fortemente danneggiate se nel 1592 l'erudito Perez Bayer ne aveva tratto delle copie che erano andate anch'esse perdute. Queste copie erano state oggetto di un "bruciante dibattito" tra la Commissione dell'Accademia reale di storia e don Juan Jos Heydeck, ebreo convertito, e nel 1595 era stato pubblicato un opuscolo intitolato "Ilustracion de la inscricion hebrea que se halta en Nuestra Seora del Transito de la ciudad de Toledo" in cui erano state riportate le due iscrizioni, una delle quali era poetica e laltra (scrive l'anonimo autore del libro che riporta questi particolari) era una falsa copia che non trascriviamo per non prolungare il testo di queste note (in ogni caso questo testo disponibile in Google libri, con nostra immensa gratitudine; v. in Recensioni, La grande biblioteca virtuale di Google).

Questa copia, aggiunge lanonimo storico, talmente piena di inverosimiglianze filologiche e di tali errori e anacronismi, che avevano convinto l'Accademia a fare un nuovo esame delle lapidi. Ed era risultato con evidenza che il convertito Heydeck non aveva mai visto le lapidi di Toledo o che, se le avesse viste, egli non fosse stato in grado di decifrarle. Era apparso chiaro che egli aveva ripreso l'interpretazione di Andrada e lavesse tradotta in ebraico e come egli avesse potuto aggiungere di propria mano ci che avesse ritenuto conveniente per rendere verosimile questa soperchieria letteraria (seguono gli errori in ebraico sui quali non possiamo addentrarci!).

Scrive lo storico Amador de los Rios: E vero motivo di rimpianto vedere come il popolo ebreo gioiva nel vedere un edificio la cui costruzione era dovuta agli architetti mudejares di Toledo, facendo sorgere il loro spirito dindipendenza.

Le due iscrizioni facevano conoscere le grandi speranze di benessere che avevano conosciuto quando erano state accolte dal figlio di Alfonso XI. Me essi vennero ben presto a dissipare queste sorridenti illusioni; questi bei giorni, questi begli anni mutarono in giorni di sangue e di dolore durante gli insopportabili anni di cattivit.

I fratelli di Pedro e i Grandi, i primi ambiziosi, i secondi amici delle novit e delle rivolte, avevano convertito il regno di Castiglia in un teatro di guerra sanguinosa e fratricida che ebbe termine con la uccisione del re sotto le mura di Montiel. Questa lotta in cui si facevano valere interessi contrastanti e irritanti, in cui si combattevano diritti di un trono indebolito dalle rivolte, in cui la Castiglia era la vittima e i privilegi sempre pi crescenti di una nobilt altamente anarchica, non poteva non travolgere e coinvolgere gli ebrei nei partiti che si formavano.

Quando la sinagoga fu trasformata in chiesa, fu fatta la iscrizione che, omettendo la intestazione, cos si esprimeva (la traduzione letterale ndt.):

Le misericordie che il buon Dio ci ha voluto fare, sollecitando per nostro mezzo i giudici e i principi per liberarci dai nostri nemici e dei nostri oppressori. Come non vi erano dei re in Israele che potevano deliberare dellultima cattivit di Dio in Israele, che per la terza volta fu sollevata da Dio in Israele, noi sparsi gli uni su questa terra, gli altri nelle diverse parti dove essi si trovano ancora desiderando la loro terra e noi la nostra. E noi, quelli di questa terra, noi alziamo questo edificio con braccio forte e possente. Il giorno in cui stato costruito, stato un giorno grande e gradito dagli ebrei che attratti dalla sua reputazione, sono venuti dalle estremit della terra per vedere se vi fosse al di sopra di noi qualche signore che fosse per noi come una fortezza, con una perfezione dintelligenza per governare la nostra repubblica.

Un tal signore non si trovato tra quelli che erano qui, ma Samuel si elevato al di sopra di noi per aiutarci e Dio con lui e con noi. Egli ha trovato grazia e misericordia per noi. Egli luomo di guerra e di pace, potente in tutte le citt e grande architetto. Ci avvenuto al tempo del re don Pedro. Che Dio gli sia di aiuto! Che ingrandisca il suo Stato, che lo renda prospero, che lo levi e che metta il suo trono al di sopra di tutti i principi. Che Dio sia con lui e con tutta la sua famiglia. E che tutti gli uomini si inchinino davanti a lui e che i grandi e tutti coloro che vivono sulla terra lo riconoscano. Che tutti coloro che sentono il suo nome gioiscano nel sentirlo in tutti i suoi reami e a chi sia manifesto che egli sia stato fatto per essere di Israele lo sostenga e lo difenda.

Amador de los Rios, scrive in proposito:

Le ultime parole di questa incisione, manifestano chiaramente la protezione che il re don Pedro aveva accordato ai giudei che gli auguravano prosperit e benessere. Frattanto, tutti i giudei erano giunti dai confini della terra alla notizia della costruzione del nuovo tempio, per vedere se vi fosse qualche mezzo per elevare al di sopra di essi un signore che fosse come una fortezza, con una perfezione di intelligenza per governare la loro repubblica. Queste parole mettono in evidenza linquietudine del loro carattere e lodio nei confronti dei propri dominatori nel momento stesso in cui essi erano ostensibilmente protetti.

Nella iscrizione laterale, prosegue Amador, si trovano confermate, in termini pi formali, se possibile, la protezione che loro aveva accordato il re don Pedro. Ecco:

Con il suo soccorso e la sua protezione [di don Pedro] noi contribuimmo a costruire questo tempio. Pace sia con lui e tutta la sua generazione e sollievo in tutto il suo lavoro. Oggi Dio ha deliberato sul potere dei nostri nemici e, dopo i giorni della nostra cattivit, noi non avevamo mai trovato un altro simile rifugio. Abbiamo costruito questo edificio per consiglio dei nostri saggi, Perch la misericordia di Dio verso di noi stata grande. Don Rabbi Myr ci ha dichiarato che la sua memoria [di Pedro!] sia una benedizione. Egli nato per essere il tesoro del nostro popolo: perch prima di lui, i nostri avevano ogni giorno la guerra alle loro porte. Questo santo uomo [pensa, lettore, come Pedro il Crudele era stato considerato dagli ebrei! ndr.] ha dato un tal sollievo e un tal soccorso ai poveri che non ne avevano mai avuto dai primi giorni, n nei tempi pi antichi. Egli non stato profeta se non della mano di Dio: Uomo giusto che cammina nella perfezione. E uno di quelli che ha timore di Dio e che venera il suo santo nome al si sopra di tutto; per di pi, aggiunse [Rabbi Myr] che aveva voluto costruire questa casa e la sua dimora e laveva terminata in una buona annata per Israele [nel senso che era stata costruita in poco tempo].

Dio aveva aumentato di ottocento [persone] dei suoi, dopo che era stata costruita questa casa per lui; e questi sono stati uomini e potenti, perch questa casa sistenuta da una mano forte e da un alto potere. Non si trovata una nazione nei paesi del mondo che fosse, prima di questa, pi grande.

Ma, salve Signor nostro Dio: il tuo nome forte e potente, tu hai voluto che noi portassimo a termine felicemente questa dimora e in un buon giorno e bellanno perch il tuo nome prevalesse in essa e che il nome dei suoi costruttori fosse conosciuto in tutto il mondo e che si dicesse: Ecco la casa delle preghiere costruita per te per invocarvi il nome di Dio, loro redentore.

 

 

I FRATELLASTRI

E LE QUALITA NEGATIVE

ATTRIBUITE A PEDRO

 

 

D

on Pedro I (1334-1369), era figlio di Alfonso XI (1311-1350), o XII: la diversa numerazione data dalla circostanza che alcuni inseriscono nella cronologia Alfonso I di Aragona e VII di Castiglia, marito della regina Urraca (1109); XImo o XIImo, in ogni caso, fu lultimo degli Alfonso di Castiglia e Leon.

Alfonso aveva sposato (1328) la principessa Maria, figlia del re Alfonso del Portogallo, dalla quale aveva avuto Pedro (I) (1334-1369), primogenito, unico e legittimo, che sar sopranominato il Crudele; il padre, dopo aver avuto questo figlio, abbandonava madre e bambino e si dedicava esclusivamente alla sua amante Eleonora Guzman che viveva a corte e lo aveva asservito ai suoi voleri, infliggendo cos alla regina umiliazioni e dispiaceri che peseranno sulla sua esistenza e su quella del piccolo Pedro.

Eleonora era figlia di Pedro Martinez de Guzman e di Beatrice Ponce de Leon, vedova di Juan de Velasco e considerata la pi bella donna del reame e, era stato detto, che da quando la vide (il re che aveva diciassette anni e lei non aveva ancora compiuto i diciannove), aveva cessato di essere re per essere divenuto suo schiavo; da lei Alfonso aveva avuto numerosi figli (otto di cui sette maschi e una femmina, oltre a due maschi morti giovanetti), il primo dei quali (nato il 1330) aveva avuto il nome di Pedro ed era morto allet di otto anni (1338) a causa delle ferite che gli aveva provocato un falcone.

I primi due figli che nacquero dopo, erano gemelli, Enrico conte di Trastmara e Fadrique (Federico), Gran Maestro dellOrdine di Santiago; seguiva Fernando signore di Ledesma, Juan-Alfonso, Tello [in spagnolo Teglio, signore di Aguillar e poi di Lara e Biscaglia] Pedro e Sancho il muto (morti quando il re Alfonso era in vita), Juan e Juana che spos Ferrante de Castro; di questo Juan di quattordici anni e di Pedro di diciotto, tenuti prigionieri a Carmona, Mariana aveva scritto che Pedro per vendicarsi della morte di Hinestrosa (Araviana) che lo aveva sempre sostenuto nel suo rapporto con Maria, li aveva fatti sgozzare (1359) senza riguardo alla loro et e innocenza.

Dei figli naturali (*), Enrico era considerato primogenito (con diritto a tale trattamento) e il re Alfonso non avendo denaro, gli aveva assegnato vari territori, ci che sar causa delle sue rivendicazioni sul regno di Pedro.

Con la uccisione di Pedro I, Enrico II diventer capostipite della dinastia del regno di Castiglia e Leon, che sar considerata legittima e, come si visto, Voltaire aveva colto loccasione di una pi generale critica neri confronti degli uomini di lettere e storici, i quali, parteggiando per il vincitore, finiscono col sostenere la legittimit del monarca assassino.

I regni riuniti di Castiglia e Leon, in seguito, saranno ereditati da Isabella (1451-1504), la quale, gelosa della loro titolarit, anche con lunione in matrimonio con Ferdinando dAragona (1470-1516), aveva voluto mantenere i due regni separati (v. in Art. LEuropa verso la fine del medioevo cap. II) e durante la loro vita essi saranno considerati solo nominalmente uniti, fino a quando non saranno ereditati dal nipote Carlo di Borgogna (1500-1558) che sar Carlo I (1519), come re di Spagna, e Carlo V come imperatore del SRIG (v. in Art. Carlo V tra Rinascimento, Riforma e Controriforma).

Alfonso XI era morto di peste durante lassedio di Gibilterra a trentotto anni, nel vigore delle sue forze, mentre il regno era agitato da mille fazioni, esposto a guerre, tradimenti, rivolte, assassini; si vedevano i grandi signori del regno morire di morte violenta, non si aveva riguardo n del diritto, n della ragione, n dellequit; le cose pi sacre erano disprezzate e profanate; erano queste le condizioni in cui si trovava il regno [ lo storico contrario a Pedro a fare questa descrizione ... quando Pedro aveva appena tredici anni! ndr.]; e lo storico aggiunge [malignamente!]: non si pu sapere se il nuovo re ne fosse lautore o la causa di questi disordini si devono attribuire alla gelosia e allambizione dei Grandi.

Lo storico il gi nominato Mariana, il quale sar seguito da tutti gli altri storici che avevano ritenuto colpevolizzare Pedro, che da un vescovo poco cristiano, fu considerato il Crudele; ma, per sua fortuna, era stato precisato che: Secondo gli storici pi disinteressati la principale fonte di tutti questi mali era la nobilt che non rispettava le leggi per la mancanza di una autorit superiore.

Quando Pedro fu riconosciuto successore del padre a sedici anni, era ancora un ragazzo inesperto e gi dal momento in cui aveva assunto le redini del regno, gli erano attribuite delle malvagit che invece erano quelle compiute dal potente ministro Albuquerque (anchegli giovane di circa venticinque anni!), alle cui cure Alfonso aveva affidato Pedro.

Il preconcetto nei confronti di Pedro era tale da averlo, anche fisicamente, descritto in modo da mettere in evidenza i segni somatici che lo disponevano alla crudelt ... non aveva niente di affabile e non era facile avvicinarlo; unaria rude, sprezzante, qualcosa di selvaggio respingeva tutti quelli che lo avvicinavano; aveva piacere a schernire in maniera sferzante; nei suoi accessi di collera si lasciava andare a parole pungenti e pi ingiuriose [...] una passione furiosa per le donne lo portava a un libertinaggio mostruoso (vedremo nel par. del matrimonio con Giovanna de Castro quali fossero state tutte queste sue furiose passioni!).

Sul carattere di Pedro da dire che dopo labbandono da parte del padre, non aveva avuto dei sani precettori in grado di avviarlo al compito che lo aspettava, ma. come abbiamo detto, era stato affidato ad Alfonso dAlbuquerque (**) che ricopriva la carica di Governatore della quale era geloso e si guardava bene dall ispirare al giovane re sentimenti degni della sua nascita e del rango al quale era destinato e invece di correggere quelle inclinazioni del giovane principe che fossero apparse distorte, le favoriva, lasciando che Pedro venisse su come un ragazzo rude e selvaggio!

 

 

*) Lo storico Charles Romey a proposito di tutti questi figli, legittimi e illegittimi fa la seguente riflessione, che condividiamo: Tutti questi figli illegittimi di Alfonso e di una adultera, maestri e signori di cui gli storici monarchici parlano con profondo rispetto prendendoli per uomini considerevoli che agivano nella pienezza della loro maturit e consapevolezza delle loro azioni, con il re (Pedro) che diventa padre, e questo conte (Enrico) che si rivolta e si sottomette, tutto in funzione della sua ambizione che lo porta a desiderare di essere re, costoro erano tutti pressappoco dei ragazzi; il pi vecchio dei figli di Eleonora (i fratellastri) aveva ventanni, il figlio di Maria del Portogallo (Pedro) ne aveva diciotto.

**) Juan Alfonso de Albuquerque (1327-1354) era governatore della Castiglia fin dal tempo del re Alfonso XI; era figlio di Alfonso Sanchez e nipote di Donis (Dionigi) re del Portogallo; sua madre era figlia di Alfonso Tellez signore di Albuquerque; sua moglie Isabella de Meneses era figlia di Tello de Meneses e questo figlio di Alfonso, fratello della regina Maria moglie del re Sancho del Portogallo: era stato mandato in Castiglia presso il re Alfonso per essere educato e sotto questo re era divenuto suo favorito e aveva fatto tutta la sua fortuna, aiutato dai suoi personali talenti nella attivit di governo e di guerra.

 

 

CON LA ELIMINAZIONE

DI ALCUNI SUOI NEMICI

PEDRO

METTE ORDINE AL REGNO

 

 

Q

uando Pedro I saliva al trono, aveva, come abbiamo detto, poco meno di sedici anni; biondo di capelli, aveva un fisico aitante e atletico, dedito alla caccia degli uccelli come il padre, la sua conclamata passione per le donne, era come si vedr, effimera e passeggera; amava parlare, pi che ascoltare, e di lui era stato scritto, che aveva spiccato il senso della giustizia, tanto profondo, che aveva finito per diventare crudele. In ogni caso durante il suo regno non si videro n ladri, n briganti: i cattivi soggetti erano ridotti al punto di andar via dal regno!

Come abbiamo visto, Pedro aveva ereditato un regno turbato da sedizioni e ribellioni sia da parte dei nobili, superbi e arroganti, sia della popolazione; per di pi, anche durante il regno del padre che aveva privilegiato lamante a scapito della regina, si erano formate due correnti, una sosteneva la legittima regina, Maria del Portogallo e laltra la sua amante, Eleonora Guzman con i figli bastardi, cos come con Pedro vi saranno quelli che parteggeranno per la regina Bianca di Borbone e quelli che sosterranno lamante Maria Padilla.

Una improvvisa malattia che aveva gravemente colpito Pedro appena salito al trono, (agosto del 1350), tanto da farlo considerare in fin di vita, aveva risvegliato tutte le ambizioni e le rivendicazioni dei diversi pretendenti.

Tra costoro vi era la regina dotaria Eleonora, zia di Pedro, che considerandosi primogenita (nata prima del fratello, re Alfonso), sosteneva che secondo il costume di Spagna e gli esempi precedenti delle regine Urraca e Berenguela, la eredit del regno spettasse a lei; la sua pretesa era avvalorata dalla circostanza che nel testamento, il fratello Alfonso aveva disposto che se Pedro non avesse avuto figli (che al momento aveva appena sedici anni!) il regno dovesse passare a suo nipote, figlio di Eleonora, linfante Ferdinando dAragona, il quale era sostenuto dallAlbuquerque e altri signori.

Alcuni dei signori come Alfonso Fernando Coronel, Garci Lasso (o Garcilaso) de la Vega, governatore della Galizia e altri, sostenevano invece Juan Nuez de Lara, principe di Biscaglia, appartenente al lignaggio dei de la Cerda [discendenti da Alfonso il Saggio, il cui figlio Ferdinando de la Cerda era cos chiamato per la cerda, vale a dire la setola, un lungo pelo che Ferdinando aveva sul petto quando era nato, prendendo questo cognome - ma non vi era stata alcuna successione in quanto il figlio era premorto al padre).

Occorre tener presente che questa nobilt superba e orgogliosa, era ribelle per vocazione e le rivendicazioni di questi signori nei confronti di Pedro non erano una novit essendosi gi verificate in precedenza durante il regno di Alfonso XI (nel 1336), che li aveva perdonati, ed ora essi, approfittando della circostanza che il giovane re si era ammalato, erano tornati a cospirare.

Non c quindi da meravigliarsi se qualcuno di essi fosse trattato con una certa crudelt, come vedremo avverr per Garcilasso de la Vega e Alfonso Fernando Coronel che, era stato riferito a Pedro, pensando stesse per morire, volevano dare la corona a Juan Nuez de Lara.

Nello stesso tempo i vari congiurati avevano progettato di far sposare ciascun pretendente con la regina madre, Maria del Portogallo, per poter avere laiuto del padre, il re Alfonso del Portogallo; ma la sua inaspettata sua guarigione mandava in fumo tutte le loro aspettative!

Appena guarito, nellautunno dello stesso anno (1350), per prima cosa Pedro riuniva le Cortes a Valladolid; questa assemblea, a causa dei diversi atti di governo e originali atti amministrativi e legislativi che furono presi, si prolung fino al marzo dell'anno successivo [era la prima volta che lassemblea durava cos a lungo], per i numerosi provvedimenti che furono presi, (tra i quali lOrdinamiento de los Menestrales che riguardava gli esercenti commerciali e il Quaderno de Peticiones, contenente le rivendicazioni delle citt allinizio del regno, e furono date nuove sanzioni al Fuero Viejo de Castilla (v. in Corpus juris ecc.) e si discusse anche la importante questione delle behetrias (*), che Albuquerque voleva fosse abolita e fu istituito il becerro (*) il registro della nobilt; furono inoltre presi provvedimenti relativamente all'Ordine di san Giacomo, di cui era Gran Maestro il fratellastro di Pedro, Fadrique, disponendosi la assegnazione della met dei servizi e sussidi ai quali erano tenuti i cavalieri dell'Ordine, in favore del re.

Nel novembre di questo anno (1350) il re Pedro IV d'Aragona il Cerimonioso, aboliva il calendario romano di Cesare, seguito fino allora con kalende, idi e none, e datato dall'incarnazione di Cristo (25 marzo), invece che dalla Nativitate Domini, cos sostituite dai giorni del mese in lingua romana e latina, successivamente adottato anche dalla Spagna, ma il capo d'anno aveva inizio a Natale e il 27 dicembre era considerato terzo giorno del nuovo anno.

Nel frattempo Pedro, faceva trasferire Eleonora Guzman a Talavera (appannaggio della regina madre, da cui prese il nome di Talavera della Regina) e quivi tenuta come prigioniera (Eleonora aveva per amante attuale Ferdinando de Castro).

La regina che voleva vendicarsi di tutte le umiliazioni subite da quando Eleonora aveva preso il cuore del re (non escluso un tentativo di far morire con maleficio la madre quando era incinta di uno dei figli, per mezzo di uno stregone nero), ne approfittava inviando Alfonso Olvedo con lincarico di avvelenarla.

Anche questo assassinio fu attribuito a Pedro, facendo a questo modo aumentare il numero delle crudelt, vere o presunte, che gli erano attribuite, in ogni caso inferiori a quelle di altri monarchi contemporanei o dei secoli successivi.

Pedro era a Siviglia, dove si trovava anche Nuez de Lara, il quale, non avendogli Pedro fatto buon viso, si era congedato, recandosi a Burgos, dove si sentiva pi sicuro e dove si trovava il partito pi ferocemente contrario ad Albuquerque (i castigliani chiedevano gli fosse revocata la carica di governatore).

Pedro si era recato a Burgos, con tutta la sua Corte e giunto in citt, Garcilasso and ad accoglierlo, ma con tutto il seguito dei suoi sostenitori; il re si ritenne offeso per questo modo di riceverlo e decise la sua sorte!

Pedro si trovava a palazzo e fece convocare Garcilasso, il quale si rec accompagnato da tre amici di Burgos; Albuquerque aveva dato ordine a tre arcieri di arrestarlo; dopo larresto, due di essi si recarono da Albuquerque per chiedere cosa dovessero fare e Albuquerque, che era con il re, si rivolse a lui dicendogli di ordinare ci che desiderasse; il re rispose: Fate! I due arcieri riferirono lordine allaltro, ma questo non osava prendere alcuna iniziativa; uno degli altri due allora torn a chiedere al re: Signore cosa dobbiamo fare di Garcilasso? E il re: Albuquerque dice di ucciderlo e fu cos che larciere gli assest un colpo di mazza sulla testa, e poi ancora altri colpi fin quando egli non cadde morto.

Il cadavere sanguinante fu buttato dalla finestra in strada; era il giorno in cui i tori erano stati liberati e correvano per le strade e al loro passaggio calpestarono il cadavere; dopo il passaggio dei tori, il corpo fu preso e portato sotto le mura della citt dove fu scavata una buca e seppellito.

I tre amici che lo avevano accompagnato, Pero Fernandez de Medina, Alfonso Fernandez e Alfonso Garcia de Camargo, che in precedenza avevano partecipato a una sommossa, erano stati messi agli arresti, ma qualche giorno dopo il re, che era a pranzo con Albuquerque, li fece portare in una sala vicina e li fece ammazzare.

A Burgos Pedro ricevette la visita (1351) di don Carlos (1332-1387), nuovo giovane re di Navarra, detto il Malvagio e discendente di Filippo il Bello (pubblicheremo anche su Don Carlos di Navarra il Malvagio un articolo), il quale volle instaurare con Pedro rapporti di amicizia e buon vicinato.

I due re, uno Crudele e laltro Malvagio, si promisero reciprocamente di vivere in perfetta unione; la visita si era svolta nella magnificenza di feste, spettacoli, tornei e partite di caccia col falco (**) e quando part a Don Carlos furono donati cavalli, muli e gioielli.

Anche riguardo a Juan Nuez de Lara, dopo il suo arrivo a Burgos, si spargeva la notizia della sua morte, seguita dalla morte di Ferdinando Manuel che si trovava a Villena (anchegli contrario allAlbuquerque); queste due morti, avvolte dal mistero, erano facilmente attribuibili ad Albuquerque che anchegli in fatto di crudelt non aveva pari.

Nel frattempo cessava di vivere anche il figlio del defunto Juan Nuez de Lara, di nome Nuo, erede della signoria di Biscaglia, di tre anni, affidato alle cure di una dama di nome Nincia; Pedro, avutane notizia, andava a occupare la regione con le armi e si impadroniva di diverse citt e castelli della Biscaglia, che univa al regno di Castiglia (1351).

Il fratellastro di Pedro, Enrico di Trastmara, che si trovava a Oviedo, avendo saputo della morte della madre e delluccisione di Garcilasso de la Vega e degli altri signori, non sentendosi sicuro, and a rifugiarsi presso il re del Portogallo, mentre Tello che si trovava a Palencia, accoglieva Pedro rendendogli omaggio e riconoscendolo come proprio signore.

 

*) LE BEHETRIAS E IL BECERRO

 

BEHETRIAS. Quando si liberava un territorio dai mori, per il ripopolamento delle vaste aree liberate, si dava la possibilit a coltivatori e artigiani di formare una poblaciones vale a dire una popolazione (societ) per costituire una nuova citt o villaggio e per difenderne il possesso dai loro nemici e la comunit usufruiva di certi privilegi sociali.

Questa attrattiva non poteva mancare di attrarre persone; i privilegi erano assegnati dal re per mezzo di fueros (v. in Articoli: Il Corpus juris civilis ecc.); lorigine del nome behetrias o berhetrias discussa, probabilmente derivante dal basco beretria, secondo altri deriverebbe dal greco heteria (dove lh aspirata ha sostituito la b) intesa come societ di uomini liberi che non vogliono avere un capo o che credono di non averne; in questo senso usato nelle Istituzioni di Gaio, indicato in spagnolo con termini benefatia o belfatia, benefactoria , da cui behetria.

Il padre di Pedro, Alfonso XI aveva disposto (1340) linventario delle behetrias, con lindicazione di tutti i luoghi che ne facevano parte e ne venne fuori un libro (1354) chiamato Las Behetrias.

Gli interessi della comunit esigevano che non fossero possibili cessioni di beni a stranieri a meno che lo straniero non si impegnasse a stabilirsi nel luogo; coloro che si assentavano per un anno perdevano il possesso dei beni; era vietato ai nobili di stabilirsi in queste comunit a meno che non rinunciassero al loro stato; la comunit per la difesa comune aveva caballeros (cavalieri) e pecheros (tributari a piedi) e tutti obbedivano alla autorit costituita rappresentata dallalcade (sindaco) e dal consiglio degli abitanti detto ayuntamiento; se la piazza era governata da un proprio eletto o da un nobile in nome del re, questo non era sottomesso al tribunale locale; la comunit infatti aveva propri magistrati e tribunali.

Sui proventi versati dalla behetria, il fijosdalgo (o hijosdalgo, scudiero-hidalgo), prendeva la met destinata al re.

Tutto questo comportava che le citt sottoposte alla behetrias era considerata citt libera e confederata con le altre con gli stessi diritti, ci che aveva determinato non solo confusione e disordini ma i banditi vi trovavano rifugio per limpunit riservata ai loro delitti. Tutto ci aveva spinto Alfonso Albuquerque, che aveva lamministrazione dello Stato, a voler abolire questi privilegi che costituivano una ingiuria allautorit sovrana e un pregiudizio per il bene pubblico, ma aveva trovato lopposizione di Juan Rodriguez de Sandoval, uno dei primi cavalieri del regno (nato egli stesso in una behetrias) e della nobilt; anche la moglie di Albuquerque, Isabella, possedeva molte terre behetriali; la proposta presentata da Albuquerque alle Cortes di Valladolid (1351) era respinta.

Diverse citt e terre della Vecchia Castiglia, erano sottoposte alla behetrias e per consuetudine nominavano i loro signori scegliendoli da una determinata famiglia; Albuquerque approfittando del fatto che molti signori erano deceduti e occorreva nominarne altri, intendeva abolire questa consuetudine ritenendo che spettasse al re creare i principi che avrebbero governato le citt, mentre Juan de Sandoval con altri grandi appoggiavano la consuetudine e per questo vi furono dei disordini, senza che fosse raggiunto un qualche risultato.

 

IL BECERRO.

Era il Registro in cui era indicata tutta la nobilt che godeva delle behetrias con tutte le indicazioni genealogiche che riguardavano i possessori, con i diritti spettanti al re e ai signori che possedevano quelle propriet, per cui il libro era consultato e utilizzato dai genealogisti.

Il re Pedro aveva disposto la sua pubblicazione e la regina Isabella volle che il suo originale fosse depositato presso la Real Cancelleria di Valladolid; successivamente Filippo II aveva ordinato che una copia fosse conservata nellarchivio di Simancas; il libro era stato stampato con cura dalla Libreria Hernandez nel 1865.

 

**) LA CACCIA COL FALCO LE OTTO SPECIE.

 

Era la passione dellepoca, introdotta dallimperatore Federico Barbarossa che laveva appresa dagli arabi, ma era praticata anche dai persiani, con origini che si fanno risalire alla Mesopotamia; celebre il libro De arte venandi cum avibus del nipote Federico II con una parte dedicata alla falconeria.

Il re Alfonso XI, padre di Pedro, aveva un prezioso manoscritto miniato sullarte della caccia che ricalcava il libro di Federico II, in centottantacinque pagine, abbellito da ritratti delle persone della corte che vi erano addette ed erano riportate tutte le armi usate per la caccia e tra i differenti tipi di caccia vi era quella con il falco, la pi stimata dai re di Castiglia e del Portogallo.

Diego Fernando de Ferreira nel suo trattato sulla caccia riferiva che Ferdinando del Portogallo allevava trecento falchi di differenti specie.

Nellepoca di Pedro si contavano otto specie di falchi (secondo il Talbot-Dillon, i cui nomi non corrispondono alle pi moderne classificazioni): il Sacro, il pi grande e stimato dei falchi, cos chiamato non solo dagli spagnoli, ma dagli inglesi e latini; si ritiene che il nome gli sia stato dato da Virgilio che lo aveva chiamato sacer ales, ali sacre, ma i romani lavevano appreso dai greci per i quali era sacer aviis, uccello sacro; labate Eugne Fourrier )1835-1917) lo aveva chiamato britannico. Il Girfalco per gli italiani, Ger-falcon o Gerfaut per i francesi: da gerens falces, a causa della forma delle zampe e degli artigli (secondo lo storico Juan Lopez Velasco), ma girare, allude al modo di girare nellaria, planando, prima di lanciarsi sulla preda; vi poca differenza tra il Sacro e il Girfalco. Il Nible-Nebula-Nuvola cos chiamato per laltezza delle nuvole che raggiunge volando. Il Bahari, il nome di origine araba e deriva da ultra marino, in quanto proveniva da territorio doltremare. LAlfanico, termine ebraico che vuol dire docile, con la facilit con cui questa specie di falco si alza in volo, utilizzato per le lepri e le pernici. Il Taragoto prendeva il nome dal fiume Tayaros (?) in Africa, dove si trovavano una gran quantit di falchi che si distinguevano particolarmente per la loro aggressivit con cui si lanciavano sulla preda. LAzor, il cui nome pu derivare dalla scoperta delle isole Azzorre, i portoghesi le scoprirono durante il regno di Alfonso V, derivante da Azores, dal numero degli sparvieri che furono visti in gran gran quantit. Il Borni, aveva preso il nome di una localit (?) sulla costa della Guinea africana.

La filastrocca spagnola su questi nomi era: Ali del Nibla, Cuore del Bahari, Testa del Borni, Zampe del Sacro, Corpo del Girfalco, Occhio dellAlfanico, Becco del Taragot (il cui significato corrisponde a: volo del Nibla, coraggio del Bahari, testa del Borni, zampe del Sacro, corpo del Girfalco, occhi dellAlfanico, becco del Taragoto).

 

 

LASSEDIO DI AGUILAR

E LA MORTE DI

FERDINANDO CORONEL

 

 

Q

uando Alfonso Ferdinando Coronel, aveva saputo delle morti di Burgos e di Eleonora Guzman, pensando che avrebbe seguito la loro stessa sorte, si era ritirato nella sua citt di Aguilar in Andalusia e si era messo a fortificarla, unitamente alle altre sue piazze e castelli.

Questa citt gli era stata assegnata dal defunto re Alfonso XI e sebbene, con lintercessione di Albuquerque, Pedro lo avesse gratificato del titolo di rico-hombre, (titolo di primo rango presso il re e dava diritto al don spettante solo ai membri della casa reale), durante la sua malattia, Coronel aveva parteggiato per Nuez de Lara.

Era uno del maggiori signori della regione, per nascita, ricchezze e autorit, ed era ostile al nuovo re, come tanti altri maggiorenti; si trovava ad Aguilar con il genero Juan de la Cerda, padre della moglie Maria; Coronel si considerava padrone della citt, ritenendo di averla avuta dal defunto re Alfonso in sovranit quasi assoluta, fino al punto che con questo privilegio egli riteneva di non essere tenuto a ricevere il re; ma qualcuno dei suoi amici gli fece notare la temerariet di un simile atteggiamento e gli suggeriva di cedere al re tutte le sue piazze e i castelli e di chiedergli di poter andare con il genero in esilio e il suo orgoglio non gli permise di accettare questo suggerimento.

Quando Pedro decise di sistemare la faccenda e durante lestate (1352) aveva mandato Gutierrez Fernandez de Toledo e Sancho de Roxas per chiedere la consegna della citt, Coronel non diede alcuna risposta; per di pi il pennone reale portato dal corpo di guardia che aveva accompagnato i messaggeri, dalle mura della citt era stato fatto segno a lancio di pietre, per cui la truppa torn dal re senza una risposta e per giunta con il pennone reale danneggiato dalle sassate.

Pedro aveva quindi posto la citt sotto assedio e questo durava oramai da quattro mesi e si era allinizio del nuovo anno (1353), quando il re dispose lassalto finale; fu scavato profondamente sotto un punto delle mura e riempita la buca con fascine vi fu dato fuoco e il muro croll; le truppe potettero entrare in citt e molti degli abitanti uscirono per consegnarsi al re.

Gutierrrez Ferrandez dopo essere entrato in citt, incontrava Coronel che a cavallo cercava di rianimare i suoi, facendo mettere delle barriere per impedire laccesso al re; a lui si rivolse Gutierrez, chiedendogli: - Compare, amico mio, come pensi di risolvere questa faccenda che hai sollevato? Coronel rispose: - Credi che vi sia qualche rimedio? - In verit, rispose Gutierrez non credo, al punto in cui siamo; e Coronel:- Per me un rimedio lo vedo; Quale? disse Gutierrez; Quello di morire coraggiosamente da cavaliere, e armato di corazza si rec in chiesa dove lo raggiunse uno dei suoi scudieri che gli diceva: - Che fate don Alfonso Fernadez? Stanno entrando dalla breccia del muro che caduto e gi don Pedro Estebanez Carpentero entrato con tanti soldati, e Coronel di rimando: - Che vuoi che sia, io comincer ad andare a incontrare Domenedio.

Rimasto fino allelevazione, Coronel usc dalla chiesa dove fu preso da Dia Gomez de Toledo, capo degli scudieri del re, al quale Coronel chiese se potesse accompagnarlo dal re; Dia Gomez disse di poterlo fare, mentre Coronel, rivolgendosi ai suoi uomini, raccomandava che preservassero i suoi figli e impedissero che fosse fatto loro del male.

Egli intanto fu disarmato e lo stavano conducendo dal re quando incontrano Albuquerque che rivolgendosi a lui gli dice che senza alcun motivo, aveva sollevato grossi problemi nel reame e Coronel di rimando:- Siamo in Castiglia e sapete il detto: Castiglia fa gli uomini e Castiglia li perde, e il mio destino quello di non potermi sottrarre a questa sventura; una grazia chiedo, di farmi dare oggi stesso la morte che avevo fatto dare lo stesso giorno, alla stessa ora, a Gonalo Martinez dOviedo, Maestro di Alcantara.

Coronel in effetti, era stato incaricato dal re Alfonso XI, unitamente alla sua amante Eleonora Guzman, di eliminare questo signore e Coronel, che aveva eseguito lassassinio, aveva confessato di essere stato in questa occasione complice del re e della sua amante.

Durante questo colloquio tra Coronel e Albuquerque, arrivava il re seguito dalla truppa, che non gli rivolgeva parola e Coronel, dal suo canto, si asteneva dal salutarlo; intanto Coronel preso dai soldati consegnato al boia che gli taglia la testa; a tredici anni di distanza, colui che aveva assassinato Gonalo Martinez, moriva in circostanze pressoch analoghe.

Con Coronel furono decapitati alla presenza del re altri cavalieri come Juan Alfonso Carrillo, fratello di Pedro Carrillo comandante di Gijon, per conto del fratellastro Enrico; il giovane alcayde di Burgillos, Juan Fernandez de Caedo al quale il re, dieci anni prima, aveva fatto tagliare le mani, il quale aveva voluto morire con il suo signore; con costoro, morirono Pedro Coronel, nipote di Alfonso Ferrandez, Juan Gonzalez de Deza, Ponce Diaz de Quesada e Rodrigo Iiguez de Biedna; dopo queste esecuzioni le mura della citt furono abbattute e il re, dopo aver perdonato gli abitanti, fece dichiarare la citt in propriet della figlia Beatrice nata alcuni giorni prima.

Pedro si stava dirigendo verso la Castiglia, quando apprendeva che il fratellastro Enrico faceva approvigionare le sue fortezze nelle Asturie e in particolare continuava a fortificare Gijon. Egli passando dalle terre appartenenti a Coronel, di Montalvan, Burguillos, Capilla e Torija se ne impossessava, dirigendosi poi a Gijon che poneva sotto assedio (primavera del 1352), mentre Enrico, venuto a conoscenza dellarrivo di Pedro, andava a rifugiarsi con la moglie Juana Manuel che era con lui, tra le montagne scosccse di Monteyo.

Juana Manuel era dama di compagnia della madre di Enrico, Eleonora Guzman, ed era figlia di Juan Manuel e sorella di Ferdinando Manuel, marchese di Villena, uno dei pi ricchi signori della corte nelle cui vene scorreva il sangue reale di Castiglia, per essere discendente, in via diretta e maschile, da Ferdinando III e fratello di Alfonso Il Saggio; poich Enrico, aveva libero accesso per visitare la madre a Siviglia, costei fece pressione sul figlio perch la sposasse e il matrimonio fu fatto segretamente (1350) in modo che il re e lAlbuquerque, non ne venissero a conoscenza in quanto avevano vietato a Enrico di andare a trovare la madre, che, come abbiamo visto, era stata avvelenata.

Dopo qualche giorno di assedio di Gijon, Pedro Carrillo che comandava la citt si arrese ottenendo il perdono di Pedro a condizione che Gijon con le altre fortezze non dessero ulteriori motivi di guerra; Pedro ripartiva per le Asturie, mentre Enrico, avvertito, tornava in citt per firmare il trattato di pace col fratello.

 

 

PEDRO INNAMORATO

DI MARIA PADILLA

SPOSA

BIANCA DI BORBONE

 

 

Q

uando Pedro aveva messo sotto assedio la fortezza di Gijon (1352), trovandosi a Sagunto (Sant-Fagund) presso la casa di Isabella Menenses, moglie di Alfonso dAlbuquerque, aveva incontrato tra aprile e maggio, la giovanissima Maria Padilla, figlia di Giovanni Garzia de Padilla, signore di Villagera e di Maria Gonzalez; colpito dalla sua bellezza (ma era piccola di statura pequea de cuerpo e muy formosa vale a dire grassoccia, secondo i nostri canoni!) se ne invagh, preso da ardente passione.

Albuquerque, informato di questa passione, per assicurarsi i favori e le buone grazie di Pedro si era rivolto a Juan Fernando dHinestrosa, fratello della madre di Maria, chiedendogli di condurla a Sagunto in modo che Pedro potesse frequentarla; Hinestrosa, anchegli per meritarsi la protezione del re, prest la sua collaborazione e cos i due potettero incontrarsi e frequentarsi.

I Padilla costituivano una potente trib di cui facevano parte grandi come Pero Ponce e Ferdinando Perez Ponce de Leon, Juan Alfonso e Alvaro Perez de Guzman proprietari pressappoco dei tre quarti dellAndalusia, con i loro alleati tra i quali Henrique Henriquez, con il figlio Ferdinando Henriquez, appartenenti alla casa reale; Henrique Henriquez era figlio di Enrico di Castiglia, senatore di Roma e suo figlio Ferdinando era sposato con una sorella di Eleonora Guzman.

Albuquerque aveva condotto lintrigo, nonostante le trattative in corso con la Francia, per avere in seguito la riconoscenza di Maria Padilla; in proposito abbiamo una riflessione dello storico Hermilly, secondo il quale Albuquerque che voleva assicurarsi le buone grazie e la stima del re, con la sua infame compiacenza lo assecondava nella sua passione per Maria Padilla; Romey pi esplicito quando dice che Albuquerque e Hinestrosa avevano messo, per cos dire, Maria Padilla nel letto di Pedro.

Pedro era gi stato fidanzato dal padre a Jeanne, figlia del re dInghilterra Edoardo III, che era stata mandata in Spagna ma in una tappa a Bordeaux era morta di peste e poich Edoardo non aveva altre figlie, le Cortes avevano deciso che occorreva trovare unaltra sposa per il re, per cui Albuquerque [che evidentemente si barcamenava in un pericoloso doppio gioco!], daccordo con la regina madre mandarono una ambasceria in Francia, presso il duca Pietro I di Borbone, per chiedere la mano di una delle sue figlie (ne aveva sei!) per il re di Castiglia. Dellambasceria facevano parte il cardinale Gilles Alvarez dAlbornoz, arcivescovo di Toledo e Juan Royas, vescovo di Burgos ai quali il duca di buon grado, affid una delle figlie, Bianca, una ragazza di sedici anni, compita, di grande bellezza, alla quale aggiungeva una affascinante dolcezza.

Larrivo di Bianca a Valladolid (1353), che doveva esser causa di gioia, suscit invece la ripugnanza di Pedro il quale dovette subire le pressioni della regina madre e le ragioni del falso Albuquerque, che si appellava alle cause dellonore, della politica e della coscienza per convincerlo al matrimonio.

Nel frattempo Maria Padilla partoriva una bambina alla quale era dato il nome di Beatrice (1353) e Pedro felice per questa nascita, laveva festeggiata con un magnifico carosello nella cittadina di Torrijos, nelle vicinanze di Toledo, durante il quale aveva riportato una pericolosa ferita con una forte perdita di sangue che il chirurgo era riuscito a stento a fermare.

La maternit di Maria aveva reso pi violenta la passione di Pedro e la circostanza indesiderata dellarrivo di Bianca aveva fatto decadere i rapporti tra il re e lAlbuquerque, trattato con maggior distacco: non fu che linizio della sua disgrazia.

Il matrimonio ebbe luogo nella chiesa di santa Maria Novella di Valladolid, dove convennero tutti i signori e i cavalieri del regno nei loro ricchi costumi, accompagnati dai loro vassalli per onorare la nuova regina, circondata dal suo seguito che laveva accompagnata dalla Francia; la regina riccamente vestita montava un cavallo bianco condotto dai due fratelli Enrico e Tello, seguita dal visconte Aymerico VIII giunto da Narbona; Pedro sfoggiava un abito di stoffa doro bordata di ermellino e montava un cavallo bianco condotto da Albuquerque; seguivano le due regine, la regina madre Maria del Portogallo e la regina Eleonora dAragona e i due infanti di Aragona, Fernando e Juan, il Gran Maestro dellOrdine di Calatrava, Juan Nuez de Prado e tutti gli altri Grandi.

 

 

PEDRO ABBANDONA LA SPOSA

MENTRE UNA DAMA

PUNISCE LE SUE PULSIONI

EROTICHE

CON UN TIZZONE ARDENTE

 

 

N

on si sa se durante il matrimonio Pedro lo abbia consumato, sta di fatto che il giorno successivo alle nozze part lasciando Bianca sola e disperata; il commento di Mariana, che, come si detto, parteggia per Bianca e condanna il comportamento di Pedro, che Maria non aveva qualit migliori della giovane regina, n in bellezza, n nella persona, n tantomeno per la nascita, in quanto la sua famiglia, sebbene cospicua era infinitamente al disotto del sangue reale di Francia da cui proveniva Bianca.

Avendo capito le sue intenzioni, la regina dAragona e la regina madre lo pregarono con le lacrime, gettandosi ai suoi piedi e scongiurandolo di non lasciare in quel modo scandaloso gli ospiti giunti da tutte le parti del regno senza salutarli e la principessa, cos amabile e virtuosa, facendogli notare che un simile comportamento avrebbe portato a una guerra crudele con i francesi che non avrebbero accettato un affronto del genere e avrebbe dato anche ai suoi avversari un motivo di rivolta.

Pedro le rassicur che non sarebbe partito, ma, dopo aver fatto preparare i cavalli, partiva insalutato ospite, per il castello di Montalvan (nei pressi di Toledo) dove si trovava Maria; i due fratellastri Enrico e Tello e gli infanti di Aragona lo seguirono da presso: le Corti dei principi - commenta Mariana - sono piene di questi cortigiani che pensano di accomodarsi ai tempi e per una criminale compiacenza, sostengono i sovrani nelle loro dissolutezze.

Per la sua brusca partenza, Albuquerque e il Gran Maestro Nuez de Prado, condannando il comportamento di Pedro, si recarono dalle tre regine che trovarono afflitte e tutti i signori e cavalieri furono presi dal presentimento che la slealt del re avrebbe scatenato la sventura sulla Castiglia; essi tennero consiglio e dichiararono senza esitazione che il re aveva male agito, lasciando a quel modo la giovane regina; decisero quindi di andare a chiedere al re di tornare e Albuquerque part seguito da milleciqnquecento dei migliori cavalieri di Castiglia, Leon e Galizia, dirigendosi a Toledo dove si trovava il re.

Albuquerque aveva fatto tappa presso il borgo di Almorox dove fu raggiunto da Samuel Levi tesoriere e consigliere del re che lo invitava a recarsi da lui; ma qualcuno gli aveva suggerito che Samuel Levi non gli aveva riferito dei disegni del re che aveva dato ordine di chiudere tutte le porte di Toledo, meno una, sicch Albuquerque temendo per la sua vita, decise di mandare il suo primo maggiordomo Ruy Diaz Cabeza de Vaca il quale, recatosi dal re, gli disse che il mio signore vi bacia la mano e vi fa sapere che si stava recando da voi quando aveva saputo che qualcuno dei vostri intimi lo aveva diffamato presso di voi ed egli temendo di essere ucciso ha evitato di venire personalmente. Egli ritiene di essere stato sempre fedele dai tempi di re Alfonso vostro padre e voi non avete motivo di essere scontento del mio signore e se qualche cavaliere avesse da dire qualcosa contro don Juan Alfonso, sono io come suo vassallo e suo maggiordomo a esporre il mio corpo al servizio del mio signore.

Con poche parole il re disse al messaggero di riferire a Juan Alfonso di recarsi pure da lui, rassicurandolo con lettere che scrisse di propria mano; il maggiordomo rifer del colloquio avuto col re, consegnandogli le lettere ricevute, ma Albuquerque valutata la situazione ritenne opportuno non fidarsi e non recarsi dal re.

In questo periodo di tempo (1352), in contrasto con il turbinio di questi avvenimenti, si verificava lo strano episodio della moglie di un personaggio della nobilt, che per conservare la propria moralit compiva un gesto insolito e piccante e nello stesso tempo particolarmente atroce, di cui ci stata debitamente conservata memoria.

La figlia di Ferrando Coronel, di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, Maria Coronel, moglie di Juan de la Cerda, il quale aveva dovuto lasciarla per seguire il suocero, donna passionale e particolarmente sensibile alle pulsioni del sesso, era una donna onorata e fedele; essendo rimasta sola e in astinenza per lassenza del marito, un giorno che aveva sentito pi furiosi i desideri carnali, non potendo sostenerne la violenza, prese un tizzone ardente e lo applic dove il fuoco della passione si faceva sentire pi forte, volendo con questo fuoco esteriore, spegnere la fiamma interiore che la divorava, preferendo esporsi a una morte crudele piuttosto che al pericolo di perdere la sua coscienza e il suo onore. Coraggio eroico (prosegue lo storico) in una donna che meritava di vivere in un secolo pi fortunato e degno dei pi grandi elogi, meno per lazione alla quale era ricorsa, che non pu essere approvata in s stessa che per lamore e il desiderio ardente che lei aveva di conservare la castit [allepoca, evidentemente, non si faceva ricorso allautoerotismo!].

 

TRAMA DI ALBUQUERQUE

CHE SI UNISCE AI CONGIURATI

CONTRO PEDRO

 

 

F

adrique, Gran Maestro dellOrdine di san Giacomo (*), dopo lassassinio della madre Eleonora Guzman, con gli altri signori scontenti, si era preparato a vendicarla ma poi aveva cambiato idea e si era recato a baciare la mano del re che si trovava a Cuellar, mentre il fratello Tello, con linteressamento dei parenti di Maria Padilla, aveva sposato Giovanna de Lara che gli aveva portato in dote il principato di Biscaglia; questi parenti avevano convinto il re di consentire al matrimonio per attrarre dalla loro parte ambedue i suoi fratellastri e metterli contro Albuquerque che consideravano il loro mortale nemico.

Il re, gi indispettito dal comportamento di Albuquerque, su pressione di costoro, apport cambiamenti nelle cariche di Corte, alle quali, in precedenza provvedeva Albuquerque, nominando Gran Ciambellano, Diego Garcia de Padilla, fratello di Maria, Alvaro dAlbornoz suo Coppiere, Pedro Gonzales de Mendoa, Maestro di Palazzo e il figlio Diego de Mendoa, nominato Ammiraglio di Castiglia.

In quellanno (1353) le piogge furono cos abbondanti che le campagne erano state tutte sommerse, particolarmente a Siviglia, dove dovettero chiudere le porte della citt e rincalzarle, per evitare che la citt fosse sommersa.

Juan Nuez de Prado, Gran Maestro di Calatrava, era in stretti rapporti con Albuquerque e come abbiamo visto, aveva partecipato alla richiesta fatta a Pedro di prendere con s la regina Bianca; temendo una sua vendetta, era andato a rifugiarsi nellAragona e vi era rimassto fino allinizio dellanno successivo (1354), quando a seguito delle lettere conciliative scrittegli da Pedro, si recava ad Almagro, la principale citt dellOrdine; ma, appena giunto, fu arrestato per ordine del re da Juan de la Cerda (ricompensato con unalta carica a Corte).

Arrestato Nuez, il re fece nominare Gran Maestro di Calatrava Diego de Padilla, senza dare ai Cavalieri il tempo di deliberarne la nomina, mentre Nuez dopo essere stato portato nella fortezza di Maqueda, improvvisamente moriva; Pedro per questa morte se ne mostr addolorato, ma tutto il regno era convinto che lordine o quantomeno il consenso, fosse stato dato da lui.

Dopo questa morte il re decise di ridurre alla ragione con le armi Albuquerque che, stizzito nei suoi confronti, se nera andato in Portogallo; Pedro, aveva deciso di spogliare Albuquerque di tutti i suoi beni e fece mettere sotto assedio dalle sue truppe la citt di Medellin (nella provincia di Badajoz), nella vecchia Lusitania, invitando il governatore della citt a consegnargliela; il governatore chiese del tempo per poterla riferire allAlbuquerque, al quale disse di non volersi mettere contro il re e che si sarebbe arreso; avuto il consenso, il Governatore rifer al re che Albuquerque gli consegnava spontaneamente tutte le sue citt e castelli.

Pedro per si rec ugualmente ad assediare la citt di Albuquerque (in territorio portoghese), dove vi era una guarnigione comandata da Martin Alfonso Borello; poich limpresa non appariva facile,il re si rec a mettere sotto assedio il castello di Codessra che si trovava sul confine portoghese; ma qui trov una tal resistenza che rinunci allimpresa lasciando il comando del controllo della frontiera a Enrico e Fadrique che si trovavano a Badajoz (1354), con lordine di saccheggiare il territorio; questo insensato ordine fu la causa della sommossa di tutta la Spagna.

Pedro, volendo avere nelle sue mani Albuquerque, invi unambasciata al re Alfonso del Portogallo, che si trovava a Evora per festeggiare il matrimonio della figlia Maria con lInfante Ferdinando dAragona, marchese di Tortosa, al quale gli ambasciatori chiesero che fosse loro consegnato Juan Alfonso dAlbuquerque, che doveva rendere conto al loro re delle finanze del regno in quanto si riteneva fossero state commesse delle malversazioni.

Albuquerque che si trovava presso la Corte, rispose di aver amministrato i beni della corona con il massimo zelo e aver servito il sovrano con la massima fedelt e avrebbe difeso la sua persona in campo, contro chiunque avesse osato accusarlo di malversazione; aggiungendo di essere disposto a render conto del suo operato, nella Corte portoghese e alla presenza del re Alfonso; il re, dal suo canto, rinviava gli ambasciatori, senza accogliere le loro richiesta di consegnare il ministro.

I due fratelli Enrico e Fadrique, che si trovavano a Badajoz a guardia delle frontiere, covavano il malcontento e guardavano con rammarico il regno in preda allamante del re e allambizione dei suoi parenti e favoriti, presero la decisione di collegarsi con Albuquerque, per avere un incontro segreto, con la partecipazione di alcuni Grandi.

Essi, pur avendo sostenuto Pedro contro Albuquerque, con animo cospiratore, andarono a incontrarlo segretamente a Elvas (nelle vicinanze di Badajos) e, riconciliati, concordarono di raccogliere i partigiani e coinvolgere il principe Pedro del Portogallo promettendogli la corona del regno (1354), avendo egli il sangue di Castiglia; ma il padre non si mostr daccordo ed essi si rivolsero a Fernando de Castro, contrario a Pedro, come stato detto, per aver abusato della sorella.

 

 

*) Questa carica di Gran Maestro dellOrdine di san Giacomo Pedro la assegner al fratello di Maria Juan de Padilla, signore di Villagera, che era sposato; come noto presso gli Ordini religiosi militari di norma vigeva la regola del celibato che, almeno i Gran Maestri rispettavano; da questo momento, scrive Mariana, contro le antiche costituzioni, la norma non fu pi seguita.

 

 

DISORDINI NEL REGNO

MORTE DI ALBUQUERQUE

E RICHIESTE

DEI GRANDI AL RE

 

 

P

edro riprendeva tutte le citt e castelli che Albuquerque aveva fatto fortificare da quando aveva lasciato la Corte, e rivolgeva le armi contro il suo fratellastro Fadrique, decidendo di porre lassedio a Segura, dove questo si era rintanato; e intanto mandava Juan Fernandez Hinestrosa ad Arvalo, nella vecchia Castiglia a prelevare la regina Bianca, per portarla allAlcazar di Toledo, sotto pretesto che fosse la causa dei disordini del regno e che i signori, per causa sua, si erano uniti contro di lui.

Gli scontenti si moltiplicavano e Juan de la Cerda che si era distinto per valore e per i servizi resi al re, and a unirsi ad essi, ma il pi animato di tutti era Fernando de Castro che non aveva dimenticato loffesa mortale fatta dal re alla propria famiglia, mentre la violenza del re non faceva che acuire, tanto, che la citt di Toledo era entrata nel partito degli scontenti, parteggiando in favore della regina Bianca che temeva di essere assassinata, se non da Pedro, dai familiari di Maria Padilla.

Bianca, durante il suo trasferimento, mentre passava dalla chiesa di Santa Maria di Toledo, chiedeva di fermarsi per andare a pregare, e una vola entrata non voleva pi uscire; ma alla fine i suoi amici la convinsero che era meglio evitare una truce reazione di Pedro, e fu accompagnata allAlcazar.

La situazione si presentava difficile per Pedro per il numero dei ribelli divenuto rilevante, per cui egli decise di recarsi a Tordesillas, nella vecchia Castiglia, dove si trovava sua madre.

Partito il re da Toledo, gli abitanti avevano chiamato Fadrique per affidargli il governatorato e la difesa della citt ed egli giunse accompagnato da settecento cavalieri; altri signori andarono a postarsi nei pressi di Tordesillas, tenendo cos bloccato il re al fine di fargli accettare le loro richieste, prima fra tutte quella di disfarsi di Maria Padilla e di tutti i suoi parenti e amici presso la Corte.

Pedro per non aveva accettato nessuna delle loro richieste ed essi presero la via di Valladolid (1354) per impossessarsene; ma la citt non volle aprir loro le porte, per cui ripiegarono su Medina del Campo che occuparono senza neanche un colpo di spada e qui li raggiungeva Fadrique, nellintento di prestar loro aiuto.

Albuquerque, ritirandosi dalla Corte, era entrato a far parte del partito dei signori scontenti, dai quali si era lasciato convincere che Pedro da quando lo aveva trovato contrario ai propri voleri nei suoi rapporti con Maria Padilla, lo detestava; Albuquerque per non si era reso conto che passando dalla parte di quelli che erano i suoi vecchi nemici, firmava la sua condanna ... e costoro ebbero la possibilit di assassinarlo.

Non se ne conoscono le modalit: ma Albuquerque si trovava a Medina del Campo quando i moriva dopo aver bevuto uno sciroppo che il suo medico romano, di nome Paolo, con cui era in intimit, gli aveva dato da bere; come scrive Mariana, egli ebbe maggior gloria dopo la caduta e, gli furono tributati tutti gli onori che egli stesso aveva indicato nel suo testamento.

Questi signori, ritenendo che il re con la morte di Albuquerque fosse divenuto pi trattabile, chiesero di incontrarlo e lincontro avvenne in un villaggio nelle vicinanze di Tordesillas; per evitare sorprese, ognuno giunse con una scorta di cinquanta cavalieri.

Furono accolti dal re in amicizia e ammessi a baciargli la mano, secondo luso castigliano e dopo i convenevoli presentarono le loro richieste.

Per conto del re, sulle richieste avanzate. prese la parola Gutierrez de Toledo dicendo loro che rappresentavano i pi grandi signori del regno, illustri per la loro nascita, ma avevano abbandonato il loro re dimenticando la fedelt che gli avevano giurato; che il re era disposto a perdonarli se avessero licenziato le loro truppe, ritirandosi nei loro castelli oppure recandosi a Corte.

Circa la richiesta che avevano fatto riguardo alla regina Bianca [che chiedevano dovesse andare a Corte], gli fu detto che era presto per fare ci che chiedevano e comunque il re era persuaso che questo potesse essere solo un pretesto per intorbidare il regno.

I signori, avevano dato lincarico della risposta a Ferrand dAyala che (in sintesi), disse al re: Chiediamo umilmente a vostra altezza perdono per ci che abbiamo fatto, essendovi stati obbligati per la nostra salvezza in quanto i nostri nemici hanno congiurato di perderci e abbiamo le prove di questa loro cattiva volont; siamo nelle vostre mani, signore, e non avete mai avuto persone pi fedeli, disposte a fare tutto ci che necessario nellinteresse della Corona.

Quanto alle azioni dei monarchi, essi sono elevati al disopra di tutti gli uomini e tutto ci che fanno portato a conoscenza di tutti e niente sfugge al popolo delle loro azioni; con estremo dolore che la virtuosa regina Bianca, legittima sposa che abbiamo riconosciuto come regina per le sue alte qualit, riteniamo che Maria Padilla cerca di perderla; con rammarico che la vediamo circondata da adulatori che non cercano che ingannare il buon cuore di vostra altezza; abbiamo troppo zelo nei vostri confronti per non esserne toccati; niente basterebbe per addolcire la nostra pena se non veniamo assicurati che venga apprestato un rimedio pronto ed efficace per eliminare tanto male; il tempo vi convincer che la giustezza delle nostre richieste, la saggezza delle nostre rimostranze, quando con let sarete liberato dalle passioni dalle quali siete stato troppo facilmente preso. [...] Troppo spesso si sono visti dei principi famosi per le loro alte qualit che hanno appannato il loro nome a causa di disordini familiari; non si mai vista una principessa di nascita cos illustre [...] affabile, amabile di spirito e di carattere che ha guadagnato i nostri cuori [...] delizia di questo regno per la sua bellezza unita a rare virt, per la sua modestia, tutto parla in suo favore; voi, signore, vi siete dato a una passione sregolata, capace di farvi cadere in un precipizio che vi disonora e vi fa oggetto del nostro dolore.

Il re fece sapere che limportanza della richiesta comportava del tempo per una decisione e i signori si ritirarono; Pedro per aveva ritenuto offensive le richieste dei signori e ogni giorno che passava trascurava di prendere una decisione e non fu difficile capire che i signori non avrebbero ottenuto ci che chiedevano e che il re temporeggiava ... per lasciare le cose come stavano; ... ma nel frattempo ... egli correva dovera Maria!

 

GLI AMORI DI PEDRO:

IL MATRIMONIO

CON GIOVANNA DE CASTRO

 

D

iego Lopez de Haro, signore di Biscaglia, pronipote di Sancho IV di Castiglia, moriva (1354) lasciando la moglie Giovanna de Castro, figlia di Pedro Fernando de Castro e di Isabella Ponce de Leon, considerata una delle pi belle dame di Spagna e soprannominata la Formosa (voluttuosa); la notizia fu riferita a Pedro il quale incuriosito, volle conoscerla ... e appena vista fu preso da ardente voglia di possederla.

Disperando di poterla sedurre, per lalta posizione occupata dalla vedova e perch Giovanna sapeva, come tutti in Castiglia, della sua amante Maria Padilla e del matrimonio con Beatrice, Pedro le raccont di essere libero di disporre della corona e del proprio letto in quanto il suo matrimonio con Bianca era nullo e non lo aveva neanche consumato.

Due vescovi codardi, uno di Avila e laltro di Salamanca, lo appoggiarono in questa sua tresca, dichiarando che il matrimonio del re con Bianca era nullo; cos Pedro a Salamanca spos Giovanna, ma nel pomeriggio dello stesso giorno, allora del vespro, arrivava un cavaliere, Diego Gutierrez de Zaballos, suo vassallo, per annunciargli che i suoi fratelli e Albuquerque avevano fatto prigioniero Juan Garcia Padilla de Villagena, fratello di Maria Padilla e che avevano riunito le loro forze a Badajoz e si preparavano a entrare in Castiglia.

La mattina seguente Pedro part per Castro-Xeriz lasciando Giovanna, senza rivederla mai pi; giunto in questa citt Pedro mand a prendere Maria con la quale si rappacifc per lavventura appena avuta, e lei, in piena gravidanza, gli partoriva una seconda figlia alla quale era dato il nome di Costanza.

Giovanna, cos abbandonata, si ritir a Dueas per affogare il dispiacere, consolandosi del vano titolo di regina che le fu riconosciuto e del figlio che le nacque al quale fu dato il nome di Juan, che in seguito, sposando Elvira di Eril, figlia del capitano catalano Bertrando di Eril, dava origine alla casata dei Castillas.

I signori scontenti e confederati contro Pedro, aumentarono di numero in quanto ad essi si aggiunse il fratello di Giovanna, Fernando de Castro con tutto il suo seguito, desideroso di vendicare loltraggio subito dalla sorella.

Gli abitanti di Toledo erano cos indignati per la condotta insensata di Pedro e per come trattava la regina Bianca, amata dal popolo, che con altre citt come Cordova, Jaen, Cuena e Talavera e altre ancora, si confederarono contro di lui.

A questa confederazione si aggiunsero i due Infanti aragonesi, sempre pronti alla cospirazione, come lo era la loro madre Eleonora, appoggiati dalla stessa regina madre; si vide cos scoppiare una sanguinosa guerra civile che si protrasse per lungo tempo, che avrebbe preparato la strada al trono ad Enrico di Trastmara.

 

ALDONZA-ALFONSINA

CORONEL

E MARIA GONZALEZ

 

S

i recava in visita (1358) da Pedro, Aldonza (Alfonsina) Coronel, moglie di Alvaro Perez de Guzman (la sorella Maria era moglie di Juan de la Cerda figlio di Luis de Espagna, re delle Isole Fortunate), per chiedergli perdono per il marito esule in Aragona.

Pedro per, al solo vederla, aveva desiderato concupirla! Lei allinizio non aveva accettato le avances del re, ma poi di sua volont usciva dal convento di santa Clara (dove si trovava con la sorella Maria), ospitata da Pedro nella Torre dell'Oro, dove Pedro la faceva sorvegliare da alcuni cavalieri, in quanto Aldonza temeva le ire di Maria Padilla, che in quel periodo si trovava all'Alcazar, e dei suoi parenti.

La tresca non durava molto in quanto Pedro pur trattenendosi con Aldonza, mandava lettere a Maria e alla fine, come sua abitudine, la lasci per recarsi da Maria, mentre Aldonza se ne tornava in convento.

Pedro a questo modo non faceva altro che provocare i primi tra i Grandi di Spagna, quelli della categoria pi alta, ci che aveva suscitato il risentimento dello storico Mariana, che in proposito aveva scritto che un uomo schiavo delle sue passioni una specie di mostro crudele e intrattabile; don Pedro era talmente preso dalle sue passioni e dal vizio, che nulla poteva distrarlo e gli ostacoli lo rendevano ancora pi accanito.

Anche con Maria Gonzalez de Hinestrosa, cugina di Maria Padilla e moglie di Garcilasso Carrillo, Pedro si concesse le stesse libert e la prese (la tom) per una breve relazione (1359) dalla quale sarebbe nato un figlio di nome Juan, ma lo storico Romey fa notare che nel ricco archivio dei duchi di Medina-Sidonia vi era un documento (del 1361!) da cui risultava che suo marito, Garcilasso Carrillo, aveva gi un figlio di qualche anno di nome Juan; questo in seguito fu cameriere del re e alcade di Toledo; e con questaltra avventura i nemici del re erano aumentati in quanto anche Garcilasso, offeso per il comportamento di Pedro, presso il quale prestava servizio, se ne and in Aragona ad ingrossare la fila degli scontenti al servizio di Enrico.

 

 

I FIGLI DI PEDRO

AVUTI

DA MARIA PADIGLIA

E SUA MORTE

 

 

D

a Maria Padilla, Pedro aveva avuto una prima figlia di nome Beatrice (nata nel 1353) messa a disposizione del primogenito di Pedro del Portogallo, ma non essendo il matrimonio andato a buon fine, Beatrice si trovava a Bayonne quando doveva essere consegnata con le altre due sorelle, in ostaggio, come vedremo, agli inglesi, dove moriva di peste.

La seconda, Costanza (nata nel 1354), sposava John di Gand, duca di Lancaster, figlio di re Edoardo III dInghilterra da cui ebbe la figlia Catalina, divenuta regina di Spagna (strane combinazioni!), sposando Enrico II, fratellastro e assassino di Pedro; la terza, Isabella (nata nel 1355), sposava il fratello del duca di Lancaster, Eduard Aymone duca di York, conte di Cambridge; infine, Alfonso (nato nel 1359) che Pedro considerava il suo successore ed erede legittimo, moriva al terzo anno dalla nascita (1363).

Maria Padilla era morta due anni prima (1361) e di questa morte non se ne conosce la causa, ma si pu ritenere che essendo morta nel periodo della nascita del figlio maschio, potrebbe essere morta per setticemia, causa delle stragi di partorienti sia dellepoca, sia dei secoli successivi, dovuta allassenza di igiene durante il parto.

Il funerale che le fu riservato per pompa e magnificenza era degno di una regina legittima; il corpo fu sepolto nel monastero di Nostra Signora dEstrudillo, che lei aveva fatto costruire e fondare con ricchezza di mezzi.

Pedro, nella successiva assemblea degli Stati generali di Calatayud (1362), dichiarava pubblicamente che Maria Padilla, morta da poco, era la sua vera moglie legittima, sposata segretamente molto tempo prima della venuta in Spagna della regina Bianca e che il matrimonio con questa principessa era da considerare nullo e invalido e che egli aveva mantenuto il segreto fino a quel momento, per non dar modo ai Grandi, che cercavano ogni pretesto per rivoltarsi con le armi contro di lui, e inoltre le doveva essere riconosciuto il titolo di regina ed essere sepolta con i reali di Castiglia.

 

 

LA TERZA MOGLIE

GIOVANNA DE CASTRO

E MORTE DI BIANCA

DI BORBONE

 

 

D

alla terza moglie, Giovanna de Castro, vedova di Diego Lopez de Haro, si riteneva nato Juan (in ogni caso nominato da Pedro nel suo testamento), lunico sopravvissuto (come abbiamo gi detto), tenuto prigioniero in un castello per quasi cinquantanni, dai re Enrico II e Giovanni I e liberato da Giovanni II, il quale, secondo alcuni storici, avrebbe sposato Elvira di Eril figlia del cavaliere catalano Beltrando di Eril, e sarebbe stato il capostipite della famiglia dei Castiglias (queste manipolazioni storiche servivano alle grandi famiglie per vantare le ascendenze reali!).

Secondo altri Juan si era ritirato in convento e fu priore del monastero di san Domenico di Toledo.

Da Maria de Hinestrosa (cugina di Maria Padilla) Pedro aveva avuto un figlio Ferrando (1369), morto fanciullo.

Nel monastero reale dei religiosi di san Domenico a Toledo vi la tomba di una dama della regina madre, di nome Teresa, dalla quale, dietro promessa di matrimonio Pedro aveva avuto una figlia di nome Maria, per lungo tempo priora del monastero e unaltra tomba di due giovani principi, Diego e Sancho, anchessi figli naturali di Pedro avuti da una Isabella di cui non si conosce la famiglia (chiss se non fosse Isabella de Lara!).

Tornando alla sfortunata Bianca, sebbene vivesse relegata come prigioniera, Mariana riferisce dell intrigo amoroso [che contrasterebbe con la vita relegata di cui si parla ... ma nei casi di rapporti amorosi, per gli amanti tutto possibile!] da lei avuto con Fadrique, il quale se ne sarebbe invaghito appena laveva vista ... e sarebbe nato un bambino chiamato Enrico, affidato a una nutrice ebrea di nome Paloma o Colomba, di Siviglia, che sar considerato il capostipite della casata degli Enriquez (Romey la ritiene una leggenda di romanzieri; comunque valga la considerazione sui capostipiti delle grandi famiglie, fatta innanzi!).

Bianca, dallAlcazar di Toledo era stata trasferita a Xerez e poi a Medina Sidonia (1361) dove era morta allet di ventiquattro anni senza che se ne conoscesse la causa,

(salva la considerazione che lordine di assassinarla fosse stato dato da Pedro, per motivi politici, in quanto la sua presenza provocava ribellioni) e sarebbe stata avvelenata dallo stesso medico, Paolo, che aveva avvelenato Albuquerque.

Pedro lo aveva ricompensato con grandi benefici, tra i quali un terreno del valore di cento maravdis nei pressi di Siviglia e nominato suo contabile maggiore, ricompensa che si potrebbe mettere in relazione con la morte di Bianca, pi che di Albuquerque!

Per questa morte, Mariana, coglie loccasione per scagliarsi contro Pedro con una invettiva, in cui lo chiama: sposo barbaro o piuttosto bestia feroce, mostro inumano, il sangue innocente che vieni a versare grida vendetta, tu perirai; lindignazione del cielo grider contro di te. [...] Trasportato dal furore, ebbro di piacere in mezzo ai pi orribili disordini, sordo alla voce del Cielo, tu precipiterai nellabisso che i tuoi crimini ti avranno scavato, tu alla fine, con il prezzo del tuo sangue colpevole, pagherai quello che hai versato di tanti innocenti.

 

 

PEDRO PRIGIONIERO

NEL SUO PALAZZO

RIESCE A FUGGIRE

 

L

a regina madre rimasta turbata per i comportamenti del figlio, aveva finito per parteggiare per i signori scontenti invitati a recarsi da lei a Toro, dove si trovava, mettendo la citt nelle loro mani; il re, gi contrariato per il recente discorso che gli avevano fatto quei signori a Tordesillas, venutone a conoscenza e sentendosi in difficolt, decise di recarsi dalla madre per chiederle il suo aiuto, con il suo seguito di Hinestrosa, Samuel Levi, e la sua Corte.

La regina lo ricevette con tenerezza e dimostrazioni di affetto; egli lassicur che si metteva nelle sue mani e che avrebbe fatto tutto ci che lei avesse voluto; la regina ne approfitt per far mandare via dalla Corte alcuni dei suoi accompagnatori sospetti, altri li fece imprigionare, furono sostituiti tutti gli ufficiali di palazzo che parteggiavano per il re, estromettendo tutti i Padilla e per giunta facendo mettere agli arresti Hinestrosa e Samuel Levi.

Il principe Fadrique fu nominato Gran Ciambellano, linfante Ferdinando dAragona (cugino germano di Pedro) Gran Cancelliere del regno, a Juan de la Cerda furono assegnate la carica e le insegne della corona; a Fernando de Castro fu data la carica di Maggiordomo maggiore (costui coglieva loccasione per sposare Juana, figlia di Eleonora Guzman).

Il re era ora prigioniero nel suo stesso palazzo, guardato a vista, ma trov il modo di fuggire recandosi a Segovia in compagnia di Samuel Levi che aveva ottenuto la libert su cauzione, come laveva avuta Hinestrosa, a condizione che rabbonisse il re; ma Hinestrosa avuta la libert, non tenne fede alla sua promessa ... ma vi era ben poco da rabbonire!

La fuga di Pedro era stata favorita dal fratellastro Tello, che quel giorno prestava servizio di sorveglianza, il quale lo segu nella fuga, ma questa amicizia non doveva durare a lungo; Juan de la Cerda aveva raggiunto Pedro a Segovia per far pace con lui, ma dopo averlo salutato se ne part per la Francia dove fu fatto assassinare dal re Carlo di Navarra (anchegli sopranominato il Malvagio!), in circostanze misteriose.

Con Pedro in libert, Fadrique si recava a Talavera dove aveva lasciato le truppe e i suoi amici; Ferdinando de Castro se ne andava in Galizia con la novella sposa( il matrimonio sar successivamente annullato in quanto i due erano parenti prossimi). Tello, abbandonando Pedro, and a rifugiarsi in Biscaglia, Enrico invece rimase a Toro con la regina, con lintenzione di difendere la citt in caso di bisogno.

Allinizio dellanno successivo (1355) il re convoc a Burgos gli Stati generali durante i quali si lamentava dellindolenza dei Grandi e della violenza che gli era stata usata a Toro, chiedendo loro di concedergli una somma per riunire unarmata per poter punire i rivoltosi; gli Stati acconsentirono a concedergli la quota di danaro per poter apprestare delle truppe, chiedendogli di prendere con s la regina Bianca; il re promise ma non mantenne a promessa!

Chiusa la sessione, Pedro part per Medina del Campo dove diede disposizioni per la eliminazione di Pedro Ruiz de Villegas, Governatore della Castiglia e di Sancho Ruiz de Rojas di illustri origini, facendo arrestare altri, sospettati di essergli contrari.

I gemelli Enrico e Fadrique che avevano raccolto le loro truppe a Talavera, decisero di recarsi a Toledo per mettersi al riparo dalla collera di Pedro; entrati in citt fecero un massacro degli ebrei che erano un migliaio, saccheggiando le loro case e negozi; Pedro, avvertito, si diresse verso la citt e i due fratelli ritennero opportuno abbandonarla.

Giunto in citt Pedro fece uccidere qualcuno dei signori che riteneva facessero parte degli scontenti suoi avversari e tra la popolazione fece uccidere ventidue borghesi e fece imprigionare anche il vescovo Pedro Gomez de Barroso che parteggiava per Bianca, nel castello di Seguenza.

Avendo ristabilito la pace a Toledo, Pedro pass ad altre citt cominciando da Cuenza dove si trovava il fratellastro Sancho il quale and a rifugiarsi in Aragona con laiuto di Garcia dAlbornoz; avendo trovato la citt tranquilla, Pedro decise di andare a sfogare la sua collera a Toro mettendola sotto assedio.

Nella citt si trovavano la regina madre ed erano tornati i due gemelli Enrico e Fadrique oltre a Pedro Estevanez Carpintero, Gran Maestro di Calatrava e gran parte dei signori malcontenti

Nel frattempo Maria Padilla a Tordesillas gli dava una terza figlia di nome Isabella, nuovo motivo di gioia per Pedro che raddoppiava per lei la sua passione, divenuta tanto famosa che le canzoni del tempo raccontavano che Pedro era stato ammaliato da un ebreo che gli aveva dato la fascia (che egli portava attorno alla sua vita), su cui vi era la figura di un drago!

Nello stesso periodo, Juan Padilla, fratello di Maria e Gran Maestro era ucciso in uno scontro con la truppa avversaria comandata da Gonzalez Mexia, Gran Commendatore di Castiglia e da Gomez Carrillo.

 

LA REGINA MADRE

TORNA

IN PORTOGALLO

DOVE E AVVELENATA

 

 

P

edro intendeva impadronirsi della citt di Toro e laveva messa sotto assedio; quivi come abbiamo detto si trovavano Fadrique ed Enrico il quale aveva trovato il modo di uscire dalla citt e recarsi in Galizia; Fadrique si era recato a trovare il re nel suo accampamento (1356) per parlamentare, ma senza venire a capo di nulla; Pedro riusc a prendere la citt senza spargimento di sangue, in quanto un guardiano della quale faceva la guardia, gli aveva aperto la porta, facendo entrare il re con le truppe.

La prima cosa che fece Pedro, fu quella di far uccidere Pedro Estevanez Carpintero e Ruy Gonzalez Castaeda che avevano parteggiato con i malcontenti, sgozzati alla presenza della regina madre, che ne fu tanto inorridita da cadere svenuta.

La regina, dopo aver maledetto il figlio con mille imprecazioni, se ne part per il Portogallo recandosi dal fratello, re Pedro, ma non ebbe una sorte migliore!

Quivi, era stato scritto, non si comportava con ritegno e pudore, come quando era in Castiglia, dove si era data agli amori con un portoghese di nome Martin Tello; ma mentre questo comportamento era stato accettato in Castiglia, in Portogallo il re suo fratello lo aveva trovato disdicevole e per questo motivo la fece avvelenare.

Anche Pedro del Portogallo era detto il Crudele e questa crudelt essendo generalizzata valeva per tutti; per non parlare della crudelt della Inquisizione (v. in Articoli) in piena attivit e diretta da Domenico Guzman (il famoso san Domenico!) con il quale il papa Onorio si congratulava (1217), unitamente ai suoi seguaci, incoraggiandoli a proseguire con lo stesso ardore, limpresa della persecuzione degli eretici, per la gloria della religione.

Il Portogallo in fatto di crudelt, non era da meno della Castiglia; infatti, anche quando viveva il padre Alfonso IV, il figlio Infante (attualmente regnante) era stato preso da passione per Agnese de Castro, che non era del suo rango, dalla quale aveva avuto quattro figli; Pedro, sapendo che il padre non gli avrebbe dato il consenso di sposarla, si era sposato segretamente, ma quando il padre ne era venuto a conoscenza, ne fu tanto indignato da farla assassinare; Alfonso IV poco dopo moriva (1357) e Pedro prendeva come nuova amante Teresa di Galizia dalla quale ebbe un figlio, Juan, che gli succeder sul trono.

Lanno seguente (1358) un forte terremoto fece gravi danni in tutta la Spagna e molte citt costiere furono inondate dal mare; a Siviglia caddero le sfere di ferro che si trovavano sullalto della torre; il terremoto era stato particolarmente forte anche a Lisbona, dove la Cappella reale, interamente ricostruita e resa dal precedente re Alfonso IV tra i pi superbi edifici del paese, and completamente distrutta; questo avvenimento fu vanamente considerato triste presagio per il reame di Castiglia, ma il regno di Pedro il Crudele durer ancora molto, mentre il popolo, per rassicurarsi, faceva ricorso a preghiere e processioni, ritenendo cos di calmare la collera divina!

 

 

PEDRO FA UCCIDERE

FADRIQUE

LINFANTE DARAGONA

LE LORO MOGLI E SUA ZIA

LA REGINA ELEONORA



F

adrique, Gran Maestro dellOrdine di san Giacomo, aveva posto lassedio al castello di Jumilla che gli si era arreso (1358) e si era recato da Pedro a Siviglia per portargli la notizia.

Pedro nutriva per lui un odio mortale e mentre attendeva il suo arrivo, aveva convocato al mattino presto nella sua camera i due Infanti dAragona, unitamente a Diego Perez Sermiento, governatore militare di Castiglia (con lincarico segreto di sorvegliare i due Infanti), e prendendo una croce e i vangeli, li fece giurare che avrebbero mantenuto il segreto su ci che stava loro per riferire.

Cugini,disse, io so e voi sapete che il Maestro di San Giacomo vi vuole un gran male ed io ho intenzione di ucciderlo oggi stesso e vi prego di aiutarmi, e una volta morto penso di partire per la Biscaglia e andare a uccidere Tello e a voi dar le terre di Biscaglia e di Lara che vi appartengono essendo tu Juan, sposato a Isabella figlia di Juan Nuez de Lara.

E lInfante rispose: Signore, vi rendo grazie per averci confidato i vostri segreti; vero che detesto il Maestro di San Giacomo e il conte Enrico suo fratello e sono contento di ci che avete detto in quanto anchessi mi vogliono del male per essere al vostro servizio, per cui sono daccordo sulla sua uccisione e, per vostra grazia, posso ucciderlo io stesso. Questa risposta fece contento Pedro che gli disse: Cugino Infante, vi sono grato di ci che mi dite e si far cos . Ma Diego Perez Sarmiento disgustato da questa risposta, disse allInfante: Signore, accontentatevi di ci che ordiner il re, gli arcieri non mancheranno di uccidere il Maestro; il re per, rimase contrariato da questa risposta e da quel momento non guard pi di buon occhio il fedele Perez Sarmiento.

Ecco che allAlcazar alle nove arriva Fadrique e Pedro lo riceve in buona grazia, chiedendogli se avesse un buon alloggio e di andare a prenderne possesso e, poich arrivavano altri visitatori, si sarebbero visti pi tardi.

Fadrique andando via, era passato dallappartamento di Maria Padilla che era con le dame e le bambine, per salutarla; Maria non ignorava la sorte a lui riservata e quando lo vide lo accolse con un viso cos triste che chiunque avrebbe intuito cosa sentisse nel suo animo.

Dopo averla salutata, si rec nel cortile dellAlcazar dove aveva lasciato i suoi muli con i bagagli, ma non li trov; un cavaliere di nome Suer Gutierrez de Navals, sembrava volesse avvertirlo: Signore, la posterla (porticina dei castelli) del cortile aperta, uscite di l, non pensate ai muli; e glielo ripet diverse volte, ma Fadrique non si mosse, nel frattempo giunsero due cavalieri che gli dissero che il re lo aspettava ed egli solo ora incominci ad avere dei dubbi e man mano che attraversava gli appartamenti del palazzo, dalle guardie poste alle porte, i dubbi continuavano ad assalirlo; quando giunse allappartamento detto di ferro, dove si trovava il re, Pedro aveva dato ordine che potevano entrare solo il Gran Maestro di Calatrava, Diego Padilla che non sapeva nulla di ci che doveva succedere, che lo accompagnava con altri due cavalieri.

Appena entrati la porta fu chiusa e i due cavalieri si fermarono sulla porta; nella sala vi era il re e il balestriere maggiore Pero Lopez Padilla, al quale il re ordin di arrestare il Maestro: Quale dei due, chiese il balestriere. Quello di San Giacomo, replic il re.

Quando il balestriere gli si avvicin, Fadrique oppose resistenza e il re rivolto agli altri arcieri ordin di uccidere il Maestro di San Giacomo, ma gli arcieri non osarono farlo; un ufficiale di camera del re, Rui Gonzalez de Atienza, a conoscenza del progetto, rivolto agli arcieri li redargu a voce alta: Traditori che fate? Non avete sentito che il re vi ha ordinato di uccidere il Maestro?

Essi allora presero le mazze e con le mazze levate si dirigevano verso il Maestro che si era svincolato da Pedro Padilla, che lo teneva, ma egli si svincolava e saltava dalla finestra nel cortile, mettendo mano alla spada, ma non riusc a tirarla in quanto lelsa era impedita dal mantello; essendo agile, sfuggiva agli arcieri e andava da una parte allaltra del cortile e riusc a entrare in una sala detta degli azulejos (per i mosaici e le maioliche del pavimento), ma Nuo Ferrandez de Roa, che con altri lo raggiunse, gli diede un colpo di mazza sulla testa e lo abbatt; giunsero gli altri e a loro volta lo colpirono ripetutamente; sopraggiunto il re, credendolo morto rientr nel palazzo pensando di incontrare qualcuno degli uomini di Fadrique da uccidere, ma non incontr nessuno; egli pensava di incontrare Pero Ruiz de Saldoval Rostros-de-puerco, vecchio comandante di Montiel e attualmente di Mrida, del quale voleva vendicarsi, ma non lo trov.

Invece, un cavaliere del seguito di Fadrique, meno fortunato, Sancho Ruiz de Villegas, che si trovava nellAlcazar, avendo sentito tutto quel trambusto, era andato a rifugiarsi nellappartamento di Maria (detto del caracol-della lumaca) e, pensando di salvarsi, aveva preso in braccio Beatrice, la bambina di Pedro, ma Pedro, toltagli la figlia dalle braccia, lo colp con una daga che aveva alla cintura, facendosi aiutare da un cavaliere, Juan Ferrandez de Tovar, suo nemico; ci fece senza preoccuparsi per la presenza delle donne e delle bambine!

Pedro quindi, ritorn nella sala dovera Fadrique che trov ancora vivo e sanguinante e tirando la daga che aveva alla cintura, la diede a un domestico per finirlo (tutto ci, commenta lo storico, raccontato da Ayala senza meravigliarsi!).

Nella sala (detta delle azulejos-, delle piastrelle lucide) vi era una tavola apparecchiata per il pranzo di mezzogiorno, Pedro si sedette e pranz alla vista del cadavere del fratello immerso nel suo sangue.

Finito il pranzo, Pedro fece chiamare lInfante mettendosi in viaggio per recarsi da Tello che si trovava ad Aguilar del Campo, in Biscaglia, percorrendo pi di centodieci miglia in sette giorni. Quando giunse, Pedro fu riconosciuto da uno scudiero di Tello che era a caccia e questo corse da Tello per avvertirlo e Tello se ne fugg recandosi a Bermeo, dove con una barca di pescatori si diresse a Bayonne.

Non avendo trovato il fratellastro, Pedro fece arrestare la moglie, Juana Nuez de Lara, titolare della signoria di Biscaglia, mentre lui cerc di inseguire Tello, ma quando giunse a Bermeo, Tello era gi partito giungendo a Saint-Jean-de-Luz, da dove raggiunse Bayonne via terra, lasciando Pedro infuriato.

LInfante Juan non ebbe laccortezza di chiedere a Pedro la ricompensa promessa e pens bene di recarsi direttamente a prendere possesso della Biscaglia (alla quale aveva anche diritto per aver sposato la sorella di Juana Nuez, Isabella).

Pedro si vendic della scorrettezza compiuta da Juan, facendo riunire le Cortes di Biscaglia, invitandole, ufficialmente, a scegliere l'Infante come loro signore, ma in segreto aveva suggerito ai principali rappresentanti che si erano riuniti a Bermeo, di rifiutarlo come loro signore e di dichiarare - come fecero! - che essi non ricevevano ordini se non dal re in persona e suoi successori dopo di lui.

Pedro poi, si giustificava con lInfante dicendogli che si sarebbe recato a Bilbao per vedere se lo avessero accettato loro come signore; Juan acconsent, ma incominci ad avere dei dubbi sulle intenzioni di Pedro nei suoi confronti!

Essi quindi si recarono a Bilbao alloggiando ciascuno in un proprio palazzo; e questa parve al re una buona occasione per realizzare il suo macabro progetto.

La mattina seguente Pedro mand a chiamare Juan che giunse accompagnato da due o tre del seguito, che giunti allappartamento del re, si fermarono sulla porta ed entr il solo Juan che non era armato e aveva solo un pugnale, che gli fu tolto, come per gioco.

Allimprovviso, mentre Martin Lopez de Cordova, cameriere del re, lo afferrava tra le sue braccia tenendolo stretto, un balestriere, Juan Diente lo colpiva con una mazza sulla testa, colpito anche dagli altri balestrieri.

LInfante, sebbene colpito rimase in piedi e si precipit verso Juan de Hinestrosa, cameriere maggiore del re, che gli diede una stoccata e un altro balestriere, Gonzalo Recio, lo colp con la mazza alla testa e lInfante, con questultimo colpo, cadde morto.

Pedro fece gettare il corpo dalla finestra e affacciatosi grid: Guardate biscagliani chi voleva essere vostro signore; poi diede ordine di buttare il corpo nel rio Arlanzon perch non ricevesse sepoltura.

Nello stesso tempo mand Hinestrosa a prelevare la madre dellInfante, la regina Eleonora sua zia e la stessa moglie dellInfante Juan, Isabella de Lara che si trovavano a Roa; ambedue ignoravano la morte rispettivamente del figlio e del marito, e le fece condurre prigioniere al castello di Castro Xeriz, destinate a morire avvelenate, come mor avvelenata la sorella di Isabella, Juana, moglie di Tello (1359), ad evitare rivendicazioni sulla Biscaglia.

 

 

PEDRO SI LIBERA

DI ALTRI SUOI NEMICI

FACENDO TAGLIARE

LE LORO TESTE

 

 

P

edro si era fermato a Burgos e, nel pieno esercizio del suo potere (aveva ventiquattro anni) faceva eseguire delle esecuzioni capitali in diverse parti del regno: era seguita la decapitazione di Lope Sanchez de Bendaa, commendatore dellOrdine di San Giacomo per essere stato governatore di Segura nel periodo in cui Fadrique era Gran Maestro; a Toledo fu tagliata la testa al cavaliere Gonzalo Melendez, a Pedro Cabrera e Ferran Alfonse de Gabete a Cordova; a Salamanca perdettero la testa Alfonso Juffr Tenorio e a Toro, Alfonso Perez Formosino; in totale sei esecuzioni!

I rapporti tra Pedro I di Castiglia e Pedro IV dAragona erano pieni di reciproche ripicche; i due re (descritti nelle loro personalit da pre dOleans, come abbiamo visto) erano pressoch uguali, di carattere e di ingegno, ambedue fieri, inflessibili, vendicativi; il re di Castiglia era pi giovane e pi bollente, impetuoso nella collera, pi severo e pi crudele nella vendetta.

Il re di Aragona si lamentava del fatto che in Castiglia era stato dato asilo ai due fratelli Infanti aragonesi, che mettevano in subbuglio il suo regno e quel chera peggio, allInfante Ferdinando era stato dato il comando di una guarnigione castigliana nelle citt di Alicante e Orihuela, come appannaggio e sotto pretesto di dare al re di Castiglia prova della sua fedelt; ma il re dAragona era convinto che ci fosse stato fatto per offenderlo e per avere una occasione di rivolta quando fosse giunto il momento; inoltre le galere castigliane saccheggiavano le coste aragonesi.

Tra i due non poteva che scoppiare una guerra, che si protrasse per circa sei anni: in uno scontro presso il fiume Araviana morivano molti dei signori fedeli a Pedro (1359) tra i quali Juan de Hinestrosa.

Per merito del cardinale legato Guy de Boulogne, fu conclusa la pace (1361, ma non sarebbe durata molto a causa della malafede dei due contraenti); essa stabiliva che i due re avrebbero restituito le piazze conquistate e ognuno avrebbe restituito i signori scontenti che si erano rifugiati nelluno e nellaltro regno, a condizione che il re di Castiglia avesse concesso una amnistia generale; Enrico di Trastmara che si trovava tra i rifugiati in Aragona, prefer andarsene in Francia; fatta la pace con il nemico esterno, Pedro dovette regolare i suoi rapporti con gli arabi. di Granada che avevano invaso la Castiglia

 

 

IL RAPPORTO

DI PEDRO

CON GLI ARABI

DI GRANADA



G

li arabi non erano meno cospiratori degli spagnoli e gli assassini dei sultani erano allordine del giorno, non escludendo il parricidio, come era avvenuto al tempo di Alfonso XI, quando regnava Ismail (1329), ucciso dal figlio Muhamad IV.

Il sultano Abul-Hasan, della dinastia dei Merinis, il cui capostipite Iagmour Esen ben Zian, che faceva risalire le sue origini ad Al marito di Fatima, figlia di Maometto, dopo aver conquistato Tremesen (successivamente unificato al regno di Tunisi), costituendo il regno di Tremesen (1249), aveva deciso di conquistare la Spagna ed era andato a stabilirsi a Granada che gli arabi consideravano terra paradisiaca, tanto da ritenere che il Paradiso corrispondesse alla parte di cielo che sovrastava quel regno (*).

Regnava Abul-Hegiag-Jousef-ben Nasr (Jousef I) di ventun anni, ucciso da un forsennato mentre pregava nella moschea (1354) e gli succede il figlio Muhamad V, principe dolce, umano, compassionevole, il quale aveva un fratello, Ismail sorretto dalla ambizione della madre che il giorno della morte di Jousef si era appropriata di una parte del suo tesoro per aprire la strada del trono al figlio.

Sua figlia era moglie del potente sceicco Abu-Sad-Alala (per altri Abil-Gualid) che soggiaceva alla volont della moglie, il quale aveva costituito un partito di congiurati che per alcuni anni erano stati tranquilli, e quando si sentirono sicuri (1359), entrati nel palazzo attraverso il tetto con le torce in una mano e la spada nellaltra incominciarono a massacrare tutti quelli che incontravano; poi, pensando piuttosto alla propria fortuna, si appropriarono dei tesori che apparivano sotto i loro occhi e il re riusciva a fuggire e vestito con gli abiti di una schiava, si recava a Guadix (Cadice) dove la popolazione gli era rimasta fedele (per questo sar successivamente sopranominato Mahomet Guadix).

Abu-Sad insediava come sovrano il fratello Ismail II, mentre Muhamad si recava presso il re di Fez per chiedergli aiuto.

Ismail era di bellaspetto e aveva tratti femminili che lasciavano trasparire la sua debolezza di carattere e la sua predisposizione ai piaceri e preferiva starsene rinchiuso nel suo harem piuttosto che dedicarsi al governo del regno, s che Abu-Sad non aveva dovuto impegnarsi molto per reggerne le sorti ed esercitare il potere.

Ma non si accontentava solo di questo; egli mirava ad avere la corona sulla propria testa, per cui mand un corpo di guardia a circondare il palazzo, mentre Ismail andava a rifugiarsi nella fortezza dellAlhambra, ma fu ugualmente raggiunto dalla guardia per arrestarlo e nello stesso tempo era stato dato lordine di assassinarlo durante il tragitto; fu cos tagliata la testa a lui e al suo giovane fratello Cas e ambedue le teste furono portate per la citt nello stupore generale.

Intanto giungeva Muhamad con lesercito del re di Fez che sconfisse quello di Abu-Sad il quale per a causa di ulteriori vicissitudini (il re di Fez era stato ucciso e gli era subentrato il fratello), si era alleato con il re di Aragona con il quale Pedro era in guerra e, trovandosi in difficolt, aveva dovuto sottoscrivere la pace cedendo al re dAragona il castello di Ariza a condizione di non arrecare disturbo al re di Granada.

Pedro per non tenne fede a questultima condizione e aveva mandato un corpo di cavalieri (1362) a recare disturbo alle frontiere del regno di Cordova e si era impadronito di diverse piazze e fortezze giungendo nei pressi di Granada; il corpo di cavalleria comandato dal Gran Maestro di Calatrava (fratello di Maria Padilla) che si trovava nei pressi di Gualdaquivir in parte era stato massacrato, mentre il Gran Maestro con alcuni suoi cavalieri era stato fatto prigioniero.

A Malaga vi era stata una rivolta e gli abitanti si erano dichiarati per il vecchio re per cui Abu-Sad trovandosi in una posizione difficile, per uscirne, tra i vari mali scelse quello di rivolgersi a Pedro; dichiarandosi suo vassallo e offrendogli il proprio tributo, gli chiedeva il salvacondotto, mandandogli, in cambio, alcuni prigionieri tra i quali il Gran Maestro di Calatrava; ottenuto il salvacondotto si presentava a Siviglia con ricchezza di apparato e magnificenza di abiti e bardature di cavalli, tra uno sfavillio di oro e pietre preziose da suscitare la umana cupidigia!

Abu-Sad fu ricevuto con tutti gli onori, ma Pedro, mentre aveva dato ordine di preparare per lospite una grande cena (per darsi una giustificazione sulla violazione dei doveri di ospitalit!), riuniva il consiglio che doveva decidere la sua sorte, al quale faceva presente che Abu-Sad si era comportato da usurpatore; il consiglio decise la sua morte; il motivo segreto del cambiamento della iniziale buona accoglienza, era stata la tentazione di appropriarsi di tutto quelloro improvvidamente ostentato da Abu-Sad.

La notte tutti i cavalieri del suo seguito vennero massacrati e la mattina seguente i loro cadaveri furono portati in un campo denominato Tablada dove fu condotto anche Abu-Sad al quale, mentre Pedro gli si avvicinava con un pugnale per colpirlo, gli diceva: Questa la fine che meriti per avermi fatto firmare il trattato di pace con il re dAragona, mentre Abu-Sad gli rispondeva Oh Pedro, che vergognosa vittoria stai riportando su di me, questa azione degna di te che fai perire un re che sulla tua parola venuto a mettersi nelle tue mani.

Muhamad venuto a conoscenza della fine di Abu-Sad entrava in Granada ben accolto dagli abitanti della citt; nel frattempo gli giungeva la testa di Mehemet che Pedro aveva pugnalato e fatto decapitare e il messaggero mentre gliela faceva rotolare ai suoi piedi gli diceva: Re di Granada, possa tu vedere a questo modo le teste dei tuoi nemici; Muhamad preso da orrore e paura, invi a Pedro venticinque bellissimi cavalli con magnifiche gualdrappe e bardature e scimitarre ornate doro e pietre preziose e liber altri prigionieri cristiani che si trovavano nelle sue prigioni, assicurando Pedro della sua riconoscenza ed esprimendogli il desiderio di vivere con lui in pace.

Durante i sei anni di guerra sanguinosa tra castigliani e aragonesi, Muhamad aveva prestato aiuto a Pedro con settemila cavalieri e ottantamila fanti, ma questi aiuti non impedirono la sua caduta della quale ne approfittava Enrico nella conquista di una parte del regno, come vedremo.

Muhamad V regner ancora per molti anni e dopo la sua morte (1379) gli succeder suo figlio Jousef II Abou-Abdala, ritenuto uno dei migliori sovrani di Granada per aver costruito a Granada e Cadice edifici stupendi.

 

 

*) Dobbiamo avvertire i lettori che la fonte dei dati storici riportati costituita da l Histoire de la Domination des arabes et des maures en Espagne et Portugal depuis linvasion de ces peuples jusqua leur expulsion definitive traduit de larabe en espagnol de Jouseph Conde (traduit en francais par M. de Marls), III Vol. Paris, 1825 Ed. Alexis Elmery), ma, consultando altri testi, sia derivati da testi arabi, sia di storici spagnoli, non abbiamo trovato corrispondenza di nomi e di date, da far venire spontanea la considerazione che nella storia degli arabi di Spagna regni una certa anarchia e non sappiamo se ci provenga dai traduttori; lo stesso Conde, annota, proprio a proposito delle successioni dei sultani e in particolare degli avvenimenti riguardanti Muhamad e Abu-Sad qui comincia a regnare una totale confusione tra il racconto degli arabi e quello degli storici spagnoli.

 

 

 

Cattedrale di Burgos

La maestosa scalinata del pulpito

originaria

 

ENRICO ACCCLAMATO

RE IN ARAGONA E

INCORONATO A BURGOS

 

 

M

orta Bianca, Pedro, per difendersi dalla possibile vendetta della Francia, aveva cercato l'alleanza (1363) con Edoardo III dInghilterra e con il Principe-Nero (*); dallaltro canto, per bilanciare questa alleanza e detronizzare Pedro, Enrico si allea con Bertrand du Guescelin, con il conte Jean de Bourbone, conte de la Marche (cugino della regina Bianca) e altri capi francesi ai quali si unisce don Carlos, re di Navarra.

Per di pi il re di Francia, Carlo V (1338-1380), voleva vendicare l'oltraggio di Bianca di Borbone fatto da Pedro alla casa reale francese e, abbracciando la causa di Enrico, dava incarico a du Guescelin di raccogliere i soldati che, da poco licenziati, gli stavano saccheggiando il territorio, per invadere la Castiglia.

Per arrestare questo esercito Pedro raccoglieva le sue truppe a Burgos (1366) mentre in Catalogna giungevano le truppe francesi, ricevute del re d'Aragona, dove giunse anche Enrico che dalle truppe fu acclamato re di Castiglia.

Linazione di Pedro al momento dellinvasione del suo regno, lascia supporre una sua debolezza nel non voler affrontare il nemico, oppure che egli si fosse reso conto della disaffezione del suo popolo nei suoi confronti e mentre gli abitanti di Burgos lo spingevano ad affrontare il nemico, egli lasci precipitosamente la citt dirigendosi a Siviglia, mentre Enrico si recava a Burgos dove, festosamente accolto dagli abitanti, si faceva incoronare nel monastero di Huelgas.

Enrico non perdette tempo a inseguire Pedro, ma si rec a Toledo che costituiva una piazza importante, dove fu deliberata la loro sottomissione a lui; quivi giunsero anche deputati di Avila, Segovia, Madrid, Cuena, Ciudad-Real che portarono la loro sottomissione, per cui Enrico si trov padrone di tutta la Nuova Castiglia; non solo, ma allAlcazar aveva trovato argento e con i doni che gli fecero gli abitanti giudei, si trov in grado di soddisfare i suoi compagni; mentre a du Guesclin concedeva la signoria di Molina e Trastmara e a Hugh de Caverlay che, con il comandante bretone aveva il comando degli ausiliari, concesse la signoria di Carrion; al fratello Tello, la sovranit della Biscaglia.

Pedro non aveva forze sufficienti per affrontare il fratello per cui invi la figlia Beatrice, sua erede (essendo morto il figlioletto Alfonso), con un gran tesoro che costituiva parte della sua dote, portata allinfante Ferdinando del Portogallo, al quale Beatrice era stata promessa e avere un aiuto militare.

Ma dal Portogallo Pedro doveva ricevere lumiliazione del rifiuto al matrimonio e allaiuto; sotto pretesto che gli abitanti della Castiglia avevano riconosciuto come nuovo re Enrico, il re del Portogallo fece sapere che non poteva essere riconosciuta la unione dei due regni, per cui gli accordi relativi al matrimonio dellInfante Ferdinando con la figlia Beatrice erano annullati; tutto quello che fu riconosciuto a Pedro, fu lattraversamento del Portogallo per raggiungere la Galizia.

Giunto a Monteras, larcivescovo di Santiago, Ferdinando de Castro e altri signori della Galizia si unirono a lui e gli consigliarono di tentare la sorte con le armi, anche perch le citt di Zamora, Soria, Logrono e altre, erano ancora dalla sua parte; quando per gli offrirono di aiutarlo con milleduecento fantaccini e cinquecento cavalieri, Pedro, per paura o per debolezza, rifiut e si mise in viaggio per Santiago, volendo raggiungere la Corua e imbarcarsi per Bayonne dove si sarebbe congiunto con il principe di Galles.

Era giunto a Santiago con lanimo predisposto a punire larcivescovo don Suero probabilmente perch gli aveva rinfacciato i suoi crimini passati, perch larcivescovo era nativo di Toledo che egli odiava, perch aveva prestato aiuto alla regina Bianca, ma il pi pressante di tutti era quello di volersi impadronire delle citt e fortezze di don Suero.

Poich don Suero si era ritirato in una casa di campagna nei pressi della citt, Pedro gli fece sapere che aveva da parlagli e il vescovo si rec allappuntamento; giunto alla porta della citt trov venti cavalieri che lo scortarono fino alla chiesa, davanti alla quale lo attendeva Pedro ; appena giunto il vescovo fu preso a colpi di lancia al cuore; la stessa fine fece il suo assistente che lo accompagnava; dopo di che la chiesa fu spogliata di tutti gli oggetti preziosi e, nello stesso tempo, le fortezze del prelato furono immediatamente occupate.

Pedro, lasciando la difesa dei suoi interessi a Ferdinando de Castro, part per la Corua dove lo attendevano ventidue velieri, per recarsi a Bayonne e incontrare il re Edoardo e gli inglesi che gli avrebbero fatto riprendere il trono.

 

 

*) Il Principe Nero era Edoardo di Woodstook (1330-1376) figlio di Edoardo III dInghilterra, non fu re in quanto premor al padre; ebbe due figli Edoardo e Riccardo (Cuor di Leone) che divenne re dInghilterra.

 

 

PEDRO FIRMA

IL TRATTATO

CON EDOARDO III

DINGHILTERRA

 

D

urante la sua permanenza a Santiago, Pedro aveva maturato lidea di fare uccidere il vescovo don Suero; gli storici che gli erano contrari ritengono che avesse maturato questa decisione perch il vescovo in passato gli aveva rimproverato i suoi crimini, oppure che gli fosse sospetto perch nativo di Toledo, citt che aveva preso le difese di Bianca ed era passato dalla parte di Enrico; oppure ancora, perch sospettava che il vescovo intendesse appropriarsi delle sue citt e fortezze; certo che don Suero fu preso da venti cavalieri e condotto allingresso della chiesa dove si trovava Pedro e l fu trafitto a colpi di lancia, unitamente al decano che lo accompagnava.

Pedro quindi si rec con le figlie a La Corua dove lo attendeva una flotta di venti navi e qui si imbarc per Bayonne dove incontr il re Edoardo III dInghilterra e il Principe Nero con i quali firm il trattato con cui, in cambio del loro aiuto, cedeva la signoria di Biscaglia e la somma cinquantacinquemila fiorini doro, oltre a cinquecentocinquantamila fiorini per la paga dellesercito; a garanzia le sue tre figlie erano consegnate al Principe-Nero (delle quali Beatrice moriva e, come abbiamo visto, le altre due, Costanza ed Elisabetta sposavano i due fratelli inglesi).

Nello stesso tempo Enrico si era recato a Siviglia, accolto festosamente dagli abitanti, i quali gli regalarono il tesoro sottratto a Pedro, e la citt, con tutta lAndalusia lo riconosceva come re; cos Enrico si trovava, padrone di tutto il regno, ad eccezione della Galizia, verso la quale si diresse per sottometterla.

Questa era difesa da Fernando de Castro che si trovava nella citt di Lugo, il quale, avendo saputo del trattato fatto con il principe inglese, convenne di cedere la piazza, se non gli fossero giunti soccorsi prima di Natale, con promessa, da parte di Enrico che in caso di sottomissione, gli avrebbe concesso la signoria di Castro-Xeriz.

Da Lugo, Enrico, si rec a Burgos dove riun le Cortes e ottenne sussidi per la difesa del regno; dopo aver rinnovato il trattato con il re di Aragona, si incontr con quello di Navarra al quale offr una somma di sessantamila pisole e due fortezze per impedire il passaggio al principe inglese, il quale agli inizi della primavera (1367) attravers con il suo esercito, formato da inglesi, normanni e guasconi i Pirenei; da Roncisvalle scendeva nella piana di Navarra; quivi, con accordi segreti, don Carlos di Navarra (tradendo gli accordi presi con Enrico) aveva concordato che avrebbe fatto prigioniero un generale di Edoardo, Olivier di Manny, per giustificare il suo mancato intervento per bloccare gli inglesi.

 

LARMATA DI ENRICO

SI SCONTRA

CON QUELLA INGLESE

 

 

L

e due armate si incontrarono (3 aprile 1367) nei pressi di Logrono, qualche miglio a sud dellEbro; i castigliani occupavano il territorio di Najera, Enrico e gli alleati erano accampati a Navarrette; Edoardo III aveva inviato una lettera, indirizzata al nobile e possente conte Enrico di Trastmara (non al re di Castiglia), per giustificare il suo aiuto a un alleato e parente, offrendo una mediazione tra le due parti, al fine di evitare uno spargimento di sangue;.

Nella sua risposta Enrico sottolineava la crudelt e loppressione del governo di Pedro, la cui espulsione costituiva latto di una nazione indignata ed esprimeva la risoluzione di mantenere i diritti della nazione e suoi, con le armi.

Ebbe quindi inizio la furiosa battaglia (3 aprile 1367), con il grido di guerra Castiglia e Santiago da una parte e Guyenna e San Giorgio dallaltra; essa non poteva non arridere al vincitore delle celebri di Grezy (1346) e Poitiers (1356) (v. LEuropa verso la fine del medioevo P. I, Par. Guerre per cento anni).

Enrico comandava personalmente lala sinistra, Tello comandava un corpo di cavalleria ma fugg dal campo di battaglia; con la fuga di Tello la fanteria incominci a indietreggiare; nonostante Enrico avesse combattuto nobilmente, dovette rinunciare a resistere e dovette abbandonare il campo con un gruppo di cavalieri e recarsi in Aragona, da dove poi si rec la Francia.

Era una vittoria che dava la possibilit a Pedro di riprendere il regno se si fosse comportato correttamente con gli inglesi; egli infatti per laiuto offerto, aveva concesso a Edoardo la signoria della Biscaglia, ma nello stesso tempo aveva dato disposizioni segrete a quegli abitanti di non accettarlo come loro signore; erano anche sorte difficolt per il pagamento del denaro dovuto alle truppe, che Pedro non era in grado di pagare, per cui si era dovuto impegnare con giuramento a versare due rate una entro quattro mesi, la seconda entro dodici mesi.

Ma ci che aveva disgustato maggiormente gli inglesi, era stata la strage che Pedro stava facendo dei prigionieri di guerra; al risentito rimprovero del Principe Nero, Pedro aveva risposto:- A che mi serve la vostra assistenza se non posso punire questi ribelli che andrebbero a raggiungere Enrico per permettergli una vittoria?

Tuttavia egli si astenne dallulteriore massacro, almeno fino a quando il re Edoardo era rimasto in Castiglia, vale a dire, fino alla firma del trattato di pace tra la Castiglia e lAragona; dopo di che Edoardo se ne part per la Guienne.

Pedro nel frattempo si recava a Toledo dove mise a morte i sostenitori sospetti di Enrico, specie se avevano beni da poter confiscare e fece lo stesso recandosi a Cordova, mentre a Siviglia aveva mandato suoi emissari.

 

 

RITORNO DI ENRICO

E SOTTOMISSIONE

DELLE CITTA

 

V

erso la fine dellanno (1367), Enrico entr in Spagna dal Rossiglione con settecento cavalieri; il re di Aragona cerc di contrastare laccesso ma con poca efficacia dei suoi soldati, che favorirono il passaggio in Navarra da dove Enrico raggiungeva lEbro ad Azagra, e qui tracciando una croce sulla sabbia, giurava di non rinunciare allimpresa fin quando avesse avuto un soffio di vita.

La vicina citt di Calahorra lo accolse tra le sue mura dove giunsero baroni castigliani che gli offrivano aiuto e vi giunse anche il vescovo di Toledo; quindi fu accolto a Burgos; Enrico invece di dirigersi a mezzogiorno, volle assicurarsi le fortezze della Vecchia Castiglia: Leon fu assediata e presa, le Asturie si sottomisero, Illescas, Buytrago e Madrid gli aprirono le porte e fu presa anche Toledo che prometteva una resistenza pi ostinata.

Si deve rilevare che dove vi fu resistenza, questa era opposta non dagli abitanti che erano dalla parte di Pedro, ma da parte dei baroni e signori che erano invece dalla parte di Enrico: ci che fa ritenere che Pedro nel suo modo di governare usasse il pugno di ferro nei confronti degli ordini privilegiati, mentre favoriva il popolo.

La posizione di Pedro vacillava per la mancanza di forze sufficienti e fu soccorso dal re di Granada; Maometto V, gli mise a disposizione mille cavalieri e settemila fanti mentre Pedro aveva disponibile una truppa di settemila soldati.

Nel nord le citt di Vittoria, Salvatierra e Logrono e altre piazze che erano per Pedro, cambiarono orientamento e si sottomisero al re di Navarra o a Enrico, mentre Toledo resisteva a questultimo; Pedro lasci Siviglia per accorrere in suo aiuto (marzo 1369) e passando per Calatrava si diresse a Montiel per attendere rinforzi provenienti da Murcia; Enrico convoc il consiglio di guerra perch con il grosso delle sue truppe intendeva provocare Pedro alla battaglia, prima che arrivassero le truppe che egli attendeva.

Bertrand du Guesclin stava arrivando dalla Francia con seicento lance; Enrico fu raggiunto dal Gran Maestro di Santiago e insieme davanti a Montiel provocarono a battaglia Pedro il quale stava soccombendo e per salvarsi dovette ritirarsi precipitosamente nella fortezza che fu messa sotto assedio; questa fortezza aveva viveri per quattro giorni e quando queste scorte iniziarono a esaurirsi, i suoi soldati incominciarono a disertare uno alla volta, recandosi da Enrico.

Nel frattempo, uno dei cavalieri di Pedro, Mendo Rodriguez, legato a du Guesclin gli fece sapere che voleva incontrarlo in segreto; du Guesclin accett lincontro per la notte nella sua tenda e Rodriguez per conto di Pedro gli offriva la signoria di Soria, Almazan, Monteagudo, Atienza Deza e Moron con duecentomila dubloni doro, se avesse aiutato Pedro a scappare; il cavaliere rispose di non poter accettare in quanto egli serviva il suo signore naturale, il re di Francia; Rodriguez gli sugger di pensarci su e si separarono.

Du Guesclin rifer la proposta ai suoi amici, aggiungendo che non si doveva far nulla contro Enrico; essi gli suggerirono di riferirgli tutto ed Enrico gli mostr tutta la sua riconoscenza promettendo che gli avrebbe dato pi di ci che gli era stato promesso, se avesse attirato Pedro nella sua tenda e informarlo del suo arrivo.

Du Guescelin reag di fronte a questa poco onorevole perfidia, ma gli amici (spregiudicatamente) lo spinsero ad accettare dicendogli che a questo modo la guerra sarebbe subito finita e con un colpo solo egli sarebbe divenuto anche ricco.

Il bretone, mettendo da parte la sua iniziale ripugnanza, assicur Mendo Rodriguez che avrebbe preso delle misure per la sicurezza del re e fu convenuto che Pedro avrebbe lasciato la fortezza la sera del 23 marzo e si sarebbe recato presso la sua tenda per essere scortato in un luogo sicuro.

Nellora indicata Pedro, accompagnato da tre fidati cavalieri si rec presso la tenda del capitano francese e mentre scendeva da cavallo diceva a du Guesclin partiamo subito,; non ricevendo risposta, si rese conto del tranello e stava per rimontare a cavallo, ma fu trattenuto da due bretoni che erano l.

A questo punto da dire che sulle modalit dellappuntamento e della stessa uccisione di Pedro vi sono due versioni diverse; una, rielaborata dagli storici spagnoli e scenica, data dalla Cronica di Ayala, dai quali hanno attinto tutti, laltra del cronista Froissard, quindi di fonte francese, un po meno precisa ma pi realista: quella che riportiamo.

 

 

 

 

LASSASSINIO DI PEDRO

SECONDO FROISSART

 

 

I

l castello di Montiel era una fortezza che avrebbe potuto resistere per molto tempo ad attacchi esterni se fosse stata dotata di viveri, ma quando vi si era recato don Pedro (Froissart sempre vivace nelle sue descrizioni lo chiama dan Pitre!), con i suoi e si erano rinchiusi, vi erano viveri per soli quattro giorni e non potevano uscire in quanto erano spiati notte e giorno e anche un uccello non poteva partire dal castello senza essere visto e inseguito; Pedro era in grande angoscia, per il pericolo in cui si trovava e per la mancanza di viveri e i suoi lo stavano abbandonando.

Gli fu riferito lappuntamento di mezzanotte per incontrare lavversario e a mezzanotte egli usc in gran segreto con Ferrante de Castro e dodici cavalieri; era una notte spessa e buia e seguendo la strada che scendeva verso il basso, in fondo ad essa vi era Bgue di Vilaines con pi di trecento uomini cos stretti lun con laltro che sembrava non vi fosse nessuno; Bgue de Vilaines si fece notare e rivolgendosi a chi gli era di fronte, disse: Signori tenetevi stretti e non fate alcun movimento, ho gente (che mi protegge), e con la daga in pugno si avvicin alluomo che era vicino a don Pedro e chiese: Chi sei tu, parla o sei morto! Quelluomo era inglese e si rifiut di parlare e schivandolo avanz oltre; e Begue lo lasci passare e si avvicin a don Pedro che gli sembr Enrico, il fratello bastardo, tanto era buio, perch si somigliavano molto. E mettendogli la daga sul petto: Voi chi siete, rispondete o siete morto e mentre parlava prese il cavallo per il freno, non volendo che scappasse, come aveva fatto il precedente, che era stato preso dai suoi.

Il re don Pedre che vide una grossa massa di gente darme davanti a lui e si rese conto di non poter scappare, disse a Bgue de Vilaines che riconobbe: Begue, Begue, io sono il re don Pedro di Castiglia che ha fatto molti torti per cattivi consigli; mi rendo tuo prigioniero e con i miei uomini che sono dodici, mi metto sotto la tua custodia e volont. E ti prego, in nome della tua gentilezza, di metterci in salvo e pagher il riscatto con tua grande soddisfazione, come vedrai, ringraziando Dio; ho ancora dei beni, ma tu scansami dalle mani del bastardo Enrico, mio fratello.

Dopo di che don Pedro fu condotto nellalloggio di Begue de Vilains e quindi nella camera (tenda) di Yons de Lakonnet; dopo circa unora giunse Enrico con il visconte Roquebertin, con il seguito non numeroso; Enrico entrando (poich non aveva riconosciuto il fratello), chiede: Dov quel figlio di p. giudeo che si dice re di Castiglia?.

Don Pedro, che fu molto ardito e crudele, si avanz, dicendo: Sei tu figlio di p., perch sono figlio del buon re Alfonso e gli prese il braccio e tirandolo per il braccio, lo butt per terra su un pezzo di materasso di seta, buttandosi sopra, mettendo mano al suo pugnale e lo avrebbe ucciso se il visconte di Roquebertin non avesse preso il suo piede e non lo avesse fatto andare sotto Enrico e questo gli era sopra e prendendo il lungo pugnale di Castiglia affilato, che portava nella sciarpa lo fece entrare nel suo corpo e con lui fu ucciso un cavaliere inglese che si chiamava Raoul Elme, detto il Verde-scudiero e uno scudiero che si chiamava Jaques Rollans che avevano assunto la posizione di difesa; a don Ferrante de Castro e agli altri non fu fatto niente di male; i prigionieri furono lasciati a Begue Vilains e Yons de Lakonnet.

Cos fin il re don Pedro di Castiglia che aveva regnato in s grande prosperit.

Questo il racconto di Froissart, mentre, secondo laltra versione di Ayala, Pedro si era recato da Bertrand de Guesclin, con il cavallo, armato di spada; mentre scendeva da cavallo diceva a Du Guesclin Monta a cavallo tempo di andare senza ricevere risposta; in quel momento si rese conto che gli era stato teso un tranello.

Mentre stava rimontando a cavallo, fu fermato da uno dei bretoni che si trovava sul posto il quale gli disse di attendere e non lo lasciava partire, tenendo il morso del cavallo. Con lui erano Ferrante de Castro, Diego Gonzalez dOviedo figlio del Maestro di Alcantara, Rodriguez de Senabria e altri.

A questo punto Ayala ci fa trovare Pedro nella tenda, senza specificare come vi era finito. Quando Pedro era nella tenda di Bertrand, Enrico era gi l (nellaccampamento) e avvertito, vi entr armato, mettendosi di traverso, non riconobbe il fratello perch era da tanto che non lo vedeva e un cavaliere che era con Bertrand gli disse: Guardate, ecco il vostro nemico e Enrico dubitava ancora che fosse lui; al che Pedro gli disse due volte: Sono io, sono io; ed Enrico lo riconobbe e lo colp con una daga al viso; e si dice che ambedue caddero per terra e che Enrico lo colp, essendo a terra, con altre ferite; e l mor don Pedro il 23 marzo (1369).

In pratica in questa versione degli storici spagnoli, Pedro, attraverso Mendo Rodriguez aveva cercato di corrompere Bertrand de Guesclin ma costoro avevano concordato di tradire Pedro avvertendo Enrico; Mariana riferisce del tradimento, dellincontro dei due fratellastri nella tenda e la lotta, ma con lintervento di Guesclin che aveva dato a Enrico, che era per terra, laiuto per uccidere il fratello.

 

 

LA NUOVA DINASTIA

DI ENRICO II

DI TRASTAMARA

 

 

E

nrico II dopo aver ucciso Pedro, introduce una nuova dinastia, che sebbene illegittima regner, come abbiamo gi detto, fino alla regina Isabella di Castiglia.

Sebbene fosse stato accettato come re, il suo regno era stato amareggiato da varie rivendicazioni da parte di diversi pretendenti tra i quali Ferdinando IV del Portogallo il quale sosteneva, a ragione, che suo padre era nipote di Beatrice di Castiglia figlia di Sancho IV il Bravo (1258-1295), re di Castiglia, il quale si era impossessato di Zamora, Tuy, Galizia, Alcantara e alcune altre citt.

Ferdinando del Portogallo, era seguito da don Carlos di Navarra in favore del quale si erano dichiarate le citt di Logrono, Vittoria, Salvatierra e Campezo; mentre le citt di Molina e Requena si erano messe sotto la protezione di Ferdinando dAragona; la citt di Carmona si rifiut di riceverlo quando Enrico vi si era recato e non gli erasno state aperte le porte.

Vi erano poi le rivendicazioni del duca John di Lancaster che gi aveva preso il titolo di re di Castiglia e anche di suo fratello Eduard di York, che, come abbiamo visto, avevano sposato rispettivamente le due figlie di Pedro, Costanza e Isabella (Elisabeth); e infine vi era il re di Granada, Maometto IV che, amico di Pedro, gli aveva rifiutato lalleanza e si era alleato con Ferdinando dAragona e non avendo potuto prendere la citt di Algesiras, laveva completamente distrutta.

Enrico, per avere la sottomissione delle citt ribelli, raccolse le sue truppe a Toledo riducendo allobbedienza Requena e poi Zamora; avendo saputo che Ferdinando del Portogallo si stava recando a Corua egli si diresse verso lEstremadura dove comp diversi saccheggi; mentre Ferdinando del Portogallo si era ritirato, Enrico si rec ad assediare Carmona.

In questo periodo (1370) moriva di malattia suo fratello Tello che era riuscito a salvarsi da Pedro; come abbiamo visto, egli aveva la signoria di Biscaglia e di Lara; non lasciava eredi e Enrico la assegnava a suo figlio Juan, come eredit della madre, la regina Juana de Lara (sorella della moglie di Tello); in seguito la Biscaglia sar incorporata al regno di Castiglia; Enrico gli era affettuosamente legato e gli fu fatto un gran funerale degno di un principe e fu sepolto nel monastero di san Francesco nella citt di Palencia.

A Carmona si trovava Martin Lopez legato a Pedro dal quale era stato nominato tutore dei suoi figli, che aveva presso di s e custodiva il tesoro di Pedro; egli difendeva la citt dallassedio posto da Enrico il quale, per risolvere la situazione, di notte, aveva mandato quaranta uomini ad assaltare le mura, ma costoro, salvo qualcuno morto cadendo dalle scale che avevano ceduto sotto il peso, furono fatti tutti prigionieri e Martin Lopez li aveva fatti uccidere tutti a colpi di lancia.

Enrico irritato da questo atto, fece assediare la citt in modo da far mancare i viveri e Martin Lopez fece sapere che avrebbe accettato la capitolazione, a condizione della vita salva e garantita la sua libert, accordate da Enrico con giuramento; ma avuto il possesso della piazza Martin Lopez e Mateos Ferrandez de Caceres (che era stato cancelliere di Pedro) ed era con lui, furono decapitati; Enrico inoltre si impadron del tesoro e mand i figli di Pedro come prigionieri a Toledo (1371).

La situazione di Zamora era anche particolare in quanto era governata da Ferrando Alfonso de Zamora che la difendeva per conto dei figli di Pedro ai quali il padre laveva assegnata; la questione fu risolta con larresto del governatore da parte di Pedro Fernandez de Velasco, cameriere del re, che prese possesso della citt.

Con strana combinazione di alleanze, il duca di Lancaster, che aveva gi assunto il titolo di re di Castiglia e si apprestava con il suo esercito a occupare la Castiglia, si era alleato con Ferdinando del Portogallo (pretendente della Castiglia), i quali si rivolsero al papa, per ottenere una pacificazione ... ma il papato (con sede ad Avignone) era in pieno scisma con le pretese avanzate nei confronti del papa Urbano IV (1261-1264) da parte dellantipapa Clemente IV (1265-1268), relativamente ai quali Enrico non si dichiarava n per luno, n per laltro.

Giunsero i legati del papa (1371) per la pacificazione tra il Portogallo e la Castiglia, gi precedentemente tentata (1369), essa non aveva avuto luogo (ognuno dei due monarchi doveva restituire le citt occupate), in quanto a sua garanzia era stato stabilito che Ferdinando del Portogallo dovesse sposare la figlia di Enrico, Leonora.

Ma Ferdinando non manteneva fede a questo impegno in quanto aveva deciso di sposare Leonor Tellez, togliendola con violenza al marito Juan Lorenzo de Acua e il giorno delle sue nozze aveva mandato un messaggero da Erico, per annunciargli il suo avvenuto matrimonio!

Enrico era rimasto scontento e a dargli una mano lo soccorreva la decisione del fratello di Ferdinando, lInfante del Portogallo Dionis, che lasciava suo fratello e passava dalla parte di Enrico in Castiglia.

Enrico si rec con la sua armata in Portogallo e si accamp nei pressi della periferia di Lisbona (1373) ben difesa per mare e per terra; prima di ritirarsi i suoi diedero fuoco ad alcuni edifici e si svilupp un grande incendio che si estese alle navi che erano nellarsenale.

Nel frattempo giunse il legato del papa, cardinale Guy di Boulogne che ottenne i seguenti accordi: Il re del Portogallo avrebbe prestato aiuto a Enrico con cinque navi quando Enrico avesse prestato soccorso al re di Francia; il re Ferdinando, a tempo debito, avrebbe fatto uscire dal suo regno Ferrando de Castro e gli altri castigliani del suo partito con cinquecento cavalieri; a conferma di questi accordi erano prestate le seguenti garanzie matrimoniali: - Sancho, conte di Albuquerque, ultimo dei fratelli di Enrico, avrebbe sposato Beatrice, figlia di Pedro del Portogallo e di Ines de Castro (v. sopra); Fadrico, figlio naturale di Enrico e di Beatrice Ponce de Leon, avrebbe sposato Beatrice, figlia di Ferdinando del Portogallo e della regina Leonora; un altro figlio naturale di Enrico avuto da Elvira Niuz, avrebbe sposato Isabella, figlia naturale del re portoghese e avrebbe avuto le signorie delle citt di Visco, Celorico e Linares.

Il primo matrimonio di Sancho con Beatrice fu subito celebrato, ma dur poco perch Sancho fu ucciso a Burgos mentre sedava una lite; era uscito infatti perch era sorta una lite tra i suoi soldati e quelli di Pedro Gonzalez de Mendoza; un soldato non lo aveva riconosciuto e lo aveva ucciso con un colpo di lancia al viso; la moglie Beatrice era stata messa incinta ed ebbe una bambina, Leonora, presa in moglie dallInfante Ferdinando dAragona.

Leonora, figlia legittima (*) di Enrico e della regina, che doveva sposare Ferdinando del Portogallo, fu data in sposa allinfante Carlo di Navarra (poi Carlo III) e il re suo padre restitu le citt di cui si era impadronito; lInfante fu mandato a Burgos e tenuto presso la corte spagnola fino al raggiungimento della maggiore et, quando si celebr il matrimonio (1375), che la madre non potette veder compiuto, per la sua morte prematura (1373).

Enrico, per assicurarsi il regno, sin da quando si era stato fatto incoronare a Burgos (1366), aveva creato nuovi marchesi e negli anni successivi (1371-1379) aveva nominato dei duchi, assegnando titoli che in Spagna non erano stati ancora usati; infatti, il titolo ducale era stato collegato a quello di grande di Spagna (distinti a loro volta in categorie); inoltre Enrico aveva assicurato pi potere allOrdine dei domenicani, al quale la madre Leonora aveva fatto assegnare la gestione dellInquisizione.

Enrico II muore di gotta dopo dieci anni di regno allet di 46 anni (1379) e secondo gli usi, aveva chiesto di mettergli labito dei domenicani; era stato benevolmente esaltato come principe pieno di fuoco, intraprendente, attivo, moderatamente ambizioso, flessibile per adeguarsi a ogni situazione, in attesa dell'occasione, senza essere impaziente e senza perdere il momento favorevole per approfittarne; liberale, popolare, affabile, buon amico nei confronti degli amici sinceri, pronto a ricambiare nei confronti di chi voleva ingannarlo, non vi era al suo tempo guerriero pi bravo e pochi erano i capitani che lo superavano; spesso non fu molto fortunato ma nelle disgrazie, ben lungi dal lamentarsi dell'incostanza della fortuna egli seppe pi d'ogni altro amministrare le sue risorse.

 

 

*) Enrico aveva avuto tre figli legittimi, un maschio, Juan suo successore (Juan I) e due femmine, Juana e Leonora e una caterva di figli naturali, tra i quali: Enrico conte di Cabra, duca di Medina Sidonia; Alfonso, conte di Gijon il quale sposava Isabella figlia naturale del re del Portogallo, Juana, Costanza, Beatrice detta anche Juana, Fadrico, duca di Benavente, morto in Portogallo, Maria di Castiglia, moglie di Diego Hurtado Mendoza, Costanza di Castiglia detta la Ricca, sposava Juan figlio di Pedro del Portogallo e Agnese de Castro e cugino di suo padre Enrico; il re Juan I lo fece duca di Vanenzia di Campos, titolo incorporato ai duchi di Naxera. Leonora di Castiglia spos Alfonso dAragona figlio dei marchese di Villena Connestabile di Castiglia;, unaltra Juana di Castiglia spos Pedro dAragona, figlio del marchese di Villena da cui nacque Enrico dAragona e Villena matematico e astrologo, marito di Maria dAlbornoz; questa Juana spos in seconde nozze Dionis figlio di Pedro del Portogallo e Agnese de Castro. Fernando e Pedro morto fanciullo cadendo dalle braccia della balia; due sorelle, Agnese e Isabella, si fecero suore nello stesso convento di Santa Chiara di Toledo; gli storici assicurano ancora qualche altro figlio!

Per Beatrice figlia del re del Portogallo, che doveva sposare Fadrico, i due re genitori, decisero che avrebbe sposato lInfante Enrico figlio di Juan I, appena nato (1379), ma poi la spos lo stesso re Juan I in seconde nozze.

 

 

 

 

FINE