RIVISTA STORICA VIRTUALE
L’HISTORIA DI DUCAS
di
Michele E. Puglia
F |
inalmente vede la luce il testo di Ducas, libro
ben noto per essere ampiamente citato in tutte le fonti di storia bizantina ma
mai tradotto in Italia.
Si tratta di uno dei testi fondamentali
della storiografica turco-bizantina in quanto abbraccia un periodo di circa
centoventi anni dal 1341 al 1462, che costituisce quello più intenso della storia delle
conquiste turche fino alla presa di Costantinopoli e degli ultimi brandelli di
ciò che rimaneva del grande impero bizantino (v. in Articoli: I mille
anni dell’impero bizantino).
E queste conquiste ci sono fatte rivivere da
Ducas in tutti i momenti più intimi e quasi quotidiani dei protagonisti
di ambedue le parti, con le varie vicissitudini che li avevano visti coinvolti.
Una parte del periodo trattato è
stato personalmente vissuto da Ducas il quale per la parte precedente - egli
muore quando l’isola di Mitilene dove si trovava, è occupata dai
turchi e probabilmente ucciso mente era intento a scrivere il libro - consulta
fonti dirette e spesso interroga i
diretti testimoni anche di parte musulmana con cui aveva contatti per aver
svolto funzioni di segretario presso i Gattilusio, signori di Lesbo e Mitilene.
Ma la storia non è limitata solo a
quegli anni perché Ducas risale anche a periodi anteriori, per la parte
bizantina risalendo ad Adamo (come si usava per tutti i testi storici
dell’epoca) e riportando la cronologia degli imperatori bizantini e per
la parte turca risalendo alle loro prime conquiste. E, scrivendo delle sventure
che avevano colpito l’impero bizantino egli le fa risalire alla profezia
secondo la quale esse erano derivate dalla usurpazione dell’impero da
parte dei Paleologhi nei confronti del legittimo imperatore Giovanni IV
Lascaris che, al momento della morte del padre Teodoro aveva affidato il figlio
ancora bambino a Michele Paleologo, suo generale, e questo si era appropriato
del trono. Secondo la profezia, la tirannia degli Ottomanidi avrebbe avuto fine
quando fosse cessato il dominio dei Paleologhi, profezia che non si era
avverata, in quanto con gli ultimi Paleologhi l’impero era stato
definitivamente conquistato dai turchi che lo terranno fino al disfacimento
dell’impero ottomano con la prima guerra mondiale e costituzione della
Repubblica del 1923 (v. Cronologia dei Sultani Ottomani ).
E sempre a proposito delle sventure che stavano
colpendo l’impero, Ducas da
osservante e buon cristiano si sentiva di dover “detestare” i turchi (ma quando racconta gli avvenimenti,
questi suoi sentimenti non li lascia trasparire!) giustificandosi col dire che
“queste cose non avrei dovuto
scriverle perché non mi pare conveniente narrare le vittorie, le
capacità, le valentìe dell’empio tiranno (Mehemeth II),
distruttore della gente e acerrimo nemico
del nome di Cristo. Ciò che mi ha indotto a scrivere i fatti di questa
gente barbara, senza legge e senza fede (da ricordare che dall’altra
parte i musulmani ritenevano i cristiani senza fede), è che questa
stirpe nefanda non avrebbe potere sull’impero se dal supremo Dio non gli
fosse stato concesso per punizione dei nostri peccati”.
Ducas da credente, come d’altronde era
nella mentalità fatalista del suo tempo, riteneva che tutte le sventure
che si erano abbattute sui miseri greci, derivavano dall’ira di Dio
“per i nostri peccati”,
dei quali erano “la giusta
punizione”
Ducas ha una vena narrativa coinvolgente che
fa rivivere i momenti spesso truculenti delle sue descrizioni come ad es. della
torre fatta costruire da Tamerlano alternando le pietre alle teste dei
cristiani uccisi, o dei turchi impiccati dai cristiani nell’isola di
Tenedo: “forche come vigne e quelli
pendenti dai legni come uva dai rami” o i turchi infilati nei pali da
Vlad II-Dakul, “che pendevano come
frutti”, e che avevano spaventato lo stesso Mehemeth che in fatto di
crudeltà non gli era stato da meno!
Insomma Ducas ci porta nel periodo cruciale
della storia turco-bizantina e ce la fa rivivere come un romanzo.
Poiché diversi argomenti trattati nel
libro sono stati approfonditi sia negli articoli dei “Mille anni
dell’impero bizantino”, sia negli articoli dell’
“Europa verso la fine del medio evo”, oppure in
“Vampiri” (per Vlad II-Drakul), nelle note del libro (con una
simbiosi che - sembra ben riuscita - realizzata per la prima volta tra carta stampata e Internet) sono stati
richiamati gli articoli in modo che i lettori potranno approfondire gli
argomenti consultando la Rivista, in cui sono consultabili anche le cronologie,
degli imperatori bizantini, e quella anche con cenni biografici di tutti i
sultani turchi.
FINE