Silvia Ronchey ha dedicato questo libro (pubblicato da Einaudi
nel 2002) al suo maestro Alexander Kazhdan, col quale la studiosa
e scrittrice, a Dumbarton Oaks, aveva iniziato i suoi seminari
(1986), che costituirono il banco di prova della collaborazione
con lo scrittore russo, ed avevano dato come primo frutto il volume
su "L'Aristocrazia bizantina" (per i tipi di Sellerio
con due edizioni 97-99) (1).
Dividendosi i compiti, per quelli che sarebbero stati i successivi
lavori sullo stato bizantino, Kazhdan si era riservato di trattare
la struttura giuridico-amministrativa dello Stato, mentre la Ronchey
avrebbe curato tutto il resto, cioè quei risvolti politici,
economici e sociali, che costituiscono la materia del libro.
Khazdan era deceduto (1997) nel pieno dei suoi studi. Da un articolo
della Ronchey di quell'anno, sappiamo che Kazhdan stava preparando
una pubblicazione sulla letteratura bizantina, di cui erano stati
completati due volumi. Non sappiamo se avesse già preparato
il materiale per il libro o i libri che ne sarebbero derivati,
scritti in inglese (dei quali però, in Italia, non risultano
traduzioni).
Kazhdan era un fuoriuscito dell'URSS, dov'era stato schedato come
<cosmopolita>, vale a dire <ebreo> e come tale perseguitato
prima da Stalin e poi da Breznev.
In questo periodo ('79), si era trasferito a Washington (Durbanton
Oaks), <al centro dell'immensa tela, formata dalla più
grande biblioteca bizantina del mondo>.
La totale immersione negli studi non farà comunque dimenticare
a Kazhdan la sua patria, perché egli, pur in quell'oasi,
come fuoriuscito, si sentiva <come un cadavere al quale continuano
a crescere unghie e capelli>.
Come scrive Peter Shreiner nella presentazione del libro, la natura
unitaria dell'Europa non è comprensibile senza riferirsi
alle radici. Queste radici affondano nell'Impero bizantino, del
quale facevano parte i territori di quei paesi, che ora stanno
formando la Nuova Europa. Per la comprensione delle attuali problematiche,
chiarisce Shreiner, è indispensabile la conoscenza della
storia della mentalità del Millennio bizantino.
La produzione scientifica, prosegue Shreiner, da quando la bizantinistica
si è affermata (da oltre cento anni) come materia autonoma,
ha prodotto una sconfinata produzione bibliografica nella varie
lingue germaniche, romanze e slave, che non hanno consentito l'accesso
e lo studio, se non a pochi studiosi. Lo stesso greco (antico),
in cui sono redatti la maggior parte dei testi, che forniscono
informazioni su Bisanzio, costituisce una vera e propria barriera
linguistica.
Molti, ci dice Shreiner, sono i libri divulgativi usciti in questi
ultimi anni e, rispetto a questi, egli sottolinea, la strada intrapresa
da S. R. <è quella di essersi indirizzata al ruolo della
vicenda e del pensiero politico di Bisanzio, nella storia dell'idea
di Stato, elaborato dalla cultura occidentale>.
L'Autrice (che insegna attualmente all'università di Siena)
spiega che il libro è nato innanzitutto come manuale per
l'insegnamento didattico. In funzione della molteplicità
d'uso del testo (studenti con percorsi di studi differenziati
che vanno dalla filologia classica alla letteratura moderna, storia
dell'arte, archeologia, beni culturali, archivistica, storia antica,
medievale, moderna e contemporanea) la materia è stata
sviluppata in maniera modulare, per fornire una soluzione pluridisciplinare
e trasversale a studenti e docenti.
In questo libro S. R. ha concentrato anni di studio e d'insegnamento.
La materia trattata, come sanno tutti coloro che le si sono avvicinati,
è ostica ma nello stesso tempo stimolante e intrigante,
e suscita sempre vivo interesse e curiosità (come stiamo
rilevando dagli articoli sui Mille anni dell'impero bizantino
in questa Rivista). Per quanto si possa scriverne, da qualunque
parte la si prenda, essa offre sempre nuovi spunti e prospettive,
e questo libro dimostra che la materia, anche se di libri ne sono
stati scritti a centinaia, non è per nulla esaurita, sempre
suscettibile di nuove chiavi di lettura, con un positivo riscontro
da parte dei numerosissimi ed affascinati lettori.
S. R. percorre la storia del pensiero e dell'organizzazione dello
Stato bizantino, alla base degli sviluppi dell'Europa, che attualmente sta inglobando
nell'Unione Europea proprio quei Paesi dell'Est, che, in buona
parte, facevano parte dell'impero romano prima e bizantino dopo.
L'autrice considera il libro come una breve introduzione al fenomeno
statale bizantino e alla sua peculiare posizione nella storia
della politica delle idee, e ci porta, passo dopo passo, attraverso
un sottile studio esegetico alla maturazione dell'idea autocentrica,
che dagli imperatori bizantini sfocerà nell'assolutismo
del re Sole.
Il testo scritto, riscritto, vagliato, meditato è il risultato
di un decennio di lavoro, collaborazione e stretto rapporto tra
maestro e allieva, <non sempre facile> ci dice la Ronchey,
<per il carattere del Maestro> (ed anche, aggiungiamo noi,
per la personalità dell'allieva*), <frutto di lunghe
ed animate discussioni con Kazhdan, che annotava continuamente
nel manoscritto: "interesting, although I disagree-interessante
sebbene non sia d'accordo">.
Alla fine è venuto fuori un testo ricco ed appagante, che
costituisce un punto di riferimento nel campo degli studi bizantini,
che in Italia ha avuto pochi, se non pochissimi, grandi nomi e
dove purtroppo gli studi non sono stati condotti in maniera sistematica
come in Francia, Germania, Inghilterra e nell'area slava.
Il saggio, concentrato in sole 178 pagine, anche se è indirizzato
a docenti e discenti, costituisce una fonte di sapere e di piacere
per l'intelletto, anche per le persone colte o, se si vuole, che
si compiacciono di sentirsi colte.
Il libro è diviso in tre parti. Nella prima troviamo un
breve profilo del millennio bizantino dal periodo buio al periodo
d'oro (seconda metà del sec. IX, seconda metà del
sec. XI), seguito dalla storia dell'impero dominata dal conflitto,
che divise i governanti, tra la necessità di una gravitazione
orientale e la tentazione illuminata, ma perdente, di occidentalizzarsi.
Ogni qualvolta era prevalsa quest'ultima tentazione, scrive S.R.,
l'impero pagò la sua scelta con una crisi d'identità
geopolitica. In ciò si può scorgere una somiglianza
con la successiva storia della signoria russa della Terza Roma,
erede naturale ed in parte geografica dell'impero bizantino.
Nella seconda: L'evoluzione. Incontriamo, nel primo capitolo,
una cronistoria politico-ideologica dello Stato bizantino da Costantino
agli iconoclasti, che prosegue (nel secondo capitolo) da Fozio
ai Paleologhi.
Questo capitolo termina col richiamo all'eredità religiosa
e ideologica bizantina, che si trasmise alla Rus' (Russia) e al
futuro impero degli zar, il quale si sentirà erede della
Terza Roma attraverso il matrimonio di Zoe Paleologo con Ivan
III (che tratteremo nella P. III degli articoli dedicati all'Europa
verso la fine del medioevo) e che si perpetuò poi nell'impero
multietnico sovietico di Stalin.
In proposito ricordiamo che l'idea dello statalismo <socialista>
bizantino aveva avuto i suoi entusiastici seguaci, negli scrittori
marxisti (che indicheremo nel citato articolo).
Nella parte terza: L'oltrevita. Un profilo di storia della storiografia
su Bisanzio da Tillemont alle Annales.
L'argomento del primo capitolo è quello dell'idea dello
Stato dall'assolutismo francese alla monarchia prussiana, in cui
è rimarcato che nel mondo medievale, alla base dell'egemonia
di Bisanzio sui regni barbarici, non fu tanto la supremazia militare
o quella economica a prevalere quanto la supremazia ideologica,
rappresentata innanzitutto dal diritto.
Nel secondo, infine, dal positivismo alla scuola economico-sociale,
si passa all'esame del secondo grande impulso che gli studi bizantini
avevano avuto nella Germania della <nuova era> prussiana,
dopo quelli che si erano avuti nello stato assoluto di Luigi XIV.
Il libro non termina qui.
Seguono ben cinquanta pagine di <bibliografia ragionata>
che sono una vera e propria orgia bibliografica, degne della Bibliografia
della voce "Bizantina" (Civiltà) della gloriosissima
Treccani.
Nella bibliografia, si è tenuta distinta una prima parte
che riguarda i manuali, opere introduttive e strumenti, in cui
sono indicate le opere generali e fondamentali di storia bizantina,
ed una seconda "ragionata", che, anche se l'A. ritiene
di non considerare di carattere enciclopedico ed esaustivo, ne
ha ambedue i crismi.
Con inizio dal periodo proto-bizantino, si va da quello medio
del VII e IX sec. in poi.
Peccato che, in quel <mare magnum> di bibliografia, i pochi
testi italiani denotino lo scarso interesse degli studi condotti
nella bizantinistica in Italia, che avrebbe dovuto averne in grado
maggiore rispetto ad altri paesi, sia perché per una buona
metà era stata anch'essa bizantina, sia perché dall'Umanesimo
in poi hanno avuto grande impulso gli studi del greco.
E non vi soccorrono neanche le traduzioni, verso le quali gli
Editori sono stati sempre molto parchi mostrando scarso interesse
per questa materia, pur essendovi richiesta da parte dei lettori, come dimostra
l'esaurimento dei pochissimi libri in commercio (ci riferiamo sia a quelli della
Ronchey, che a quelli pubblicati dalla Fondazione Valla e al "De
cerimoniis" di Costantino Porfirogenito, pubblicato nella
piccola e preziosa Collana di Sellerio).
Per concludere sullo <Stato bizantino>, se ci è consentito
fare un paragone con gli articoli che stiamo pubblicando nella
Rivista, noi ne stiamo descrivendo il corpo, Silvia Ronchey con
il suo saggio ci ha dato la descrizione dell'anima.
L'unico appunto che possiamo muovere è all'Editore, che,
vista la materia trattata, avrebbe dovuto conferire al libro una
miglior veste editoriale.