ESTRATTO DA :
ZIBALDINO DI FINE SECOLO - Voce U.E.
La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato l'Europa
semi-distrutta e ricoperta di macerie.
Per riparare all'immane disastro e per la ricostruzione s'incominciarono
a costituire diverse organizzazioni quali l'OECE diventata OCSE,
Consiglio d'Europa, NATO, UEO, CECA, e poi CEE, CECA E CEEA O
EURATOM (v. Sigle in nota), queste tre saranno successivamente
unificate per dar luogo all'Unione Europea.
Dopo un cammino di circa mezzo secolo, non privo di periodi critici,
si sta per giungere alla meta. L'ultimo passo, dopo l'unione monetaria,
(1° genn. 2002), sarà costituito dall'unione politica.
I mezzi di comunicazione, che consentono trasferimenti di persone
e merci da un continente all'altro nel giro di poche ore e l'idea
della globalizzazione della economia, che comporta la liberalizzazione
dei mercati e la fine dei protezionismi, hanno fatto sì
che i tempi dei confini doganali e delle autarchie egoistiche
siano solo un ricordo del passato.
Purtroppo, a fronte di queste aperture di estensione planetaria
e di esplosione di idee sovranazionali, corrisponde in diverse
parti del mondo un'implosione, con rigurgiti non solo di egoistico
nazionalismo ma addirittura di <etnìe>, che danno
luogo a guerre fratricide, massacri, eccidi, attentati terroristici
(un ricordo la Rivista lo rivolge a quanti sono morti l'11 settembre
2001 nell'attentato alle Twin Towers di New York) che si potrebbero
evitare con un minimo di reciproca tolleranza.
Rifugiarsi nell'idea di <etnìa>! (le idee di razza
e di <etnìe> sono state completamente annullate dalla
genetica che ha dimostrato che i cosiddetti <gruppi etnici>
non hanno caratteristiche genetiche particolari rispetto ad altri...ma
sono uguali a tutti gli altri esseri viventi! (1) ), significa
andare contro la storia e il progresso.
Non è con la chiusura in se stessi e l'isolamento che si
risolvono i problemi, in un'epoca in cui tutti hanno bisogno di
tutti, e invece, bisogna assistere a esempi di restaurazione del
medioevo, proprio in quei Paesi, come l'Afghanistan, che avrebbero
bisogno di progresso e civiltà.
Unione Europea significa unione di quindici Paesi (ma ve ne sono
ancora altri come Turchia, Malta, Cipro, Repubblica Ceca, Slovenia
e Slovacchia, Ungheria e Polonia, e anche l'autonoma Svizzera,
in attesa, ma per la situazione critica che l'U.E sta attraversando,
per ora sarà difficile un allargamento), con un potenziale
di 360milioni e oltre di consumatori che si possono muovere liberamente,
con libertà di trasferimento di merci, persone e capitali.
L'Unione si fonda sui seguenti quattro principi di libertà:
1) circolazione delle merci, che con l'eliminazione dei
balzelli doganali, per le aziende comporta una riduzione di costi
con la conseguenza, per i consumatori, della riduzione dei prezzi
sui quali agirà la concorrenza che verrà a instaurarsi
tra gli stessi prodotti. I produttori in un mercato così
vasto potranno far valere la loro capacità e intraprendenza.
2) libera circolazione di persone e lavoratori (siano essi autonomi
o dipendenti), i quali potranno trasferirsi e stabilirsi usufruendo
di tutti i diritti di cui usufruiscono nel Paese di origine, senza
timore di perderne i vantaggi acquisiti, p.es. per contributi
versati per sanità e pensione.
3) trasferimento di capitali, significa che ogni cittadino potrà
trasferire i propri capitali, nell'ambito dell'Unione, e investirli
dove più gli aggrada.
4) trasferimento di servizi e diritto di stabilimento, significa
che ogni cittadino potrà trasferirsi per svolgere la propria
attività con prestazione di servizi e possibilità
di trasferire e stabilire la propria azienda, in uno dei Paesi
dell'Unione.
ATTO UNICO E SCHENGEN
Nel cammino verso l'unificazione vi sono state diverse tappe,
costituite da accordi e trattati, tra i più importanti
sono da annoverare l'Atto Unico, gli accordi di Schengen il Trattato
di Maastricht, quello di Amsterdam e infine quello di Nizza del
marzo 2000.
Nel 1985 la Commissione (v. Sigle) pubblicava il <Libro Bianco>
che costituisce la fonte dell'Atto Unico firmato nel 1986 dai
dieci Paesi che allora formavano la Comunità Europea.
Questo <Atto Unico> esprimeva la volontà di proseguire
l'opera intrapresa a partire dai trattati istitutivi della Comunità
e di pervenire all'Unione Europea, fissata per il 1993. Questa
data è stata rispettata e ha segnato il passaggio da un
mercato <comune> a un mercato <unico> costituito da
uno spazio senza frontiere interne, nel cui ambito si svolge una
libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali.
Dire Schengen significa dire eliminazione dei controlli alle frontiere
con la creazione di uno spazio comune quindi, eliminazione progressiva
dei controlli alle frontiere sia delle persone sia delle merci.
Il primo accordo risale al 14 giugno 1985 e fu firmato da Francia,
Germania e i tre paesi del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo).
Successivamente aderirono Italia, Spagna, Portogallo, Grecia,
Austria e, nel dicembre 1996 si aggiunsero Danimarca, Finlandia
e Svezia.
In quello stesso dicembre 1996, Norvegia e Islanda firmavano un
accordo di cooperazione come membri associati.
Il trattato prevedeva misure a carattere amministrativo-organizzativo
e altre, dirette a creare un'area omogenea delimitata verso l'esterno
anzitutto da condizioni di sicurezza come presupposto per l'abolizione
interna dei controlli. Proprio per realizzare questi obbiettivi
i Paesi firmatari hanno successivamente approvato una Convenzione
di applicazione, firmata il 19 giugno 1990, che riguarda la soppressione
dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione
delle persone, la cooperazione tra polizie e autorità giudiziarie
in materia penale e di estradizione, la creazione di un sistema
di scambio d'informazioni denominato SIS (Sistema informativo
Schengen), il trasporto e la circolazione delle merci.
La Convenzione d'applicazione è entrata in vigore il 1°
settembre 1993 ed è stata messa in applicazione il 26 marzo
1995.
MAASTRICHT
Per completare l'unificazione le due tappe più importanti
e finali, che sono: quella dell'unione monetaria oramai raggiunta
con il 1° gennaio 2002 e, quella finale e più difficile
da raggiungere perché frenata da motivi egoistici, costituita
dall'unione politica.
Per preparare quella monetaria, i Capi di Stato dei dodici Paesi
che facevano parte della Comunità, riuniti a Maastricht
(7.2.92), firmavano il Trattato che va sotto il nome di <Trattato
di Maastricht>, ritenuto a quell'epoca una specie di demone
da esorcizzare. Intorno ad esso si era creata una specie di psicosi
collettiva, determinata più che altro da mancanza di una
chiara e completa informazione.
Maastricht, come abbiamo detto, ha segnato una nuova tappa nel
processo di unione sempre più stretta tra i popoli d'Europa,
che si avvia verso la meta finale dell'Unione, nel rispetto dell'identità
nazionale degli Stati che la compongono, e nel rispetto dei diritti
fondamentali per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo, garantiti
dalla Costituzione Europea (v).
Compito fondamentale previsto dal <trattato>, è stato
quello di promuovere lo sviluppo armonioso ed equilibrato delle
attività economiche, una crescita non inflazionistica nel
rispetto dell'ambiente, un elevato livello d'occupazione e di
protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità
della vita.
Il <trattato> prevedeva inoltre, una politica comune nel
settore dell'agricoltura e della pesca, nei trasporti, un regime
inteso a garantire la concorrenza, un ravvicinamento delle legislazioni
nazionali, una politica nel settore sociale, un rafforzamento
della coesione economica e sociale, una politica nel settore dell'ambiente,
il rafforzamento della competitività industriale, la promozione
della ricerca e sviluppo tecnologico, l'incentivazione delle reti
trans-europee, un contributo al conseguimento di un elevato livello
di protezione della salute, un contributo per l'istruzione e la
formazione di qualità e sviluppo culturale (apprendimento
e diffusione delle lingue, mobilità di studenti e insegnanti,
scambi di giovani e animatori di attività socio-educative),
una politica nel settore della cooperazione dello sviluppo, protezione
dei consumatori, misure in materia di energia, protezione civile
e turismo.
AMSTERDAM
Il trattato di Amsterdam (ottobre 1997) segna una nuova
tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più
stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese
nel modo più trasparente possibile e il più vicino
possibile ai cittadini.
Il trattato aveva definito gli obiettivi dell'Unione, volti ad
affermare la sua identità sulla scena internazionale, in
particolare mediante l'attuazione di una politica estera e di
sicurezza comune, ivi compresa la definizione progressiva di una
politica di difesa comune, che potrebbe condurre ad una difesa
comune, al rafforzamento della tutela dei diritti e degli interessi
dei cittadini dei suoi Stati membri, mediante l'istituzione di
una cittadinanza dell'Unione. A conservare e sviluppare l'Unione
quale spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia
assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure
appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne,
l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità
e la lotta contro quest'ultima.
La politica estera e di sicurezza comune si deve intendere sia
estesa a tutti i settori della politica estera e di sicurezza
i cui obiettivi sono quelli della difesa dei valori comuni, degli
interessi fondamentali, dell'indipendenza e dell'integrità
dell'Unione conformemente ai principi della Carta delle Nazioni
Unite (v. Statuto N.U. in Diritti umani e civili); del rafforzamento
della sicurezza dell'Unione in tutte le sue forme; del mantenimento
della pace e rafforzamento della sicurezza internazionale, compresa
quella relativa alle frontiere esterne; della promozione della
cooperazione internazionale; dello sviluppo e consolidamento della
democrazia e dello stato di diritto, nonché del rispetto
dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Per quanto riguarda la difesa comune che mira ad avere un esercito
comune, il trattato di Amsterdam ha previsto di rivalutare l'Unione
dell'Europa Occidentale (UEO v. Sigle) e quindi che questa sia
parte integrante dello sviluppo dell'Unione alla quale conferisce
l'accesso ad una capacità operativa di difesa. Inoltre
è stato stabilito che essa aiuta l'Unione nella definizione
degli aspetti della politica estera e di sicurezza comune. L'Unione
promuove di conseguenza più stretti rapporti istituzionali
con l'UEO, in vista di un'eventuale integrazione di quest'ultima
nell'Unione.
E' stato anche previsto, e precisato, che la politica dell'Unione,
non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza
e di difesa di alcuni Stati membri e rispetta gli obblighi di
questi, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi
tramite l'Organizzazione del trattato del Nordatlantico (NATO
v. Sigle), nell'ambito del trattato dell'Atlantico del Nord.
In questo contesto sono incluse le missioni umanitarie e di soccorso,
le attività di mantenimento della pace e le missioni di
unità di combattimento nella gestione di crisi, ivi comprese
le missioni tese al ristabilimento della pace.
Inoltre, l'Unione si avvarrà dell'UEO (v. Sigle) per elaborare
ed attuare decisioni ed azioni dell'Unione che hanno implicazioni
nel settore della difesa.
Il trattato di Amsterdam aveva inoltre previsto lo svecchiamento
dei primi trattati istitutivi della CECA, EURATOM e quello istitutivo
della Comunità Europea.
Lo scopo dell'Unione è quello dell'unificazione delle legislazioni
dei vari paesi. Suo obiettivo principale è quello di fornire
ai cittadini un livello elevato di sicurezza in uno spazio di
libertà, sicurezza e giustizia.
Il Trattato ha previsto di sviluppare tra gli Stati membri, un'azione
in comune nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria
in materia penale, prevenendo e reprimendo il razzismo e la xenofobia.
Tale obiettivo è perseguito prevenendo e reprimendo la
criminalità, organizzata o d'altro tipo, in particolare
il terrorismo, la tratta degli esseri umani ed i reati contro
i minori, il traffico illecito di droga e di armi, la corruzione
e la frode, mediante:
- una più stretta cooperazione fra le forze di polizia,
le autorità doganali e le altre autorità competenti
degli Stati membri, sia direttamente sia tramite l'Ufficio europeo
di polizia (Europol), una più stretta cooperazione tra
le autorità giudiziarie e altre autorità competenti
degli Stati membri;
- il ravvicinamento, delle normative degli Stati membri in materia
penale.
NIZZA
Il trattato di Nizza firmato il 26 febbraio 2000, ha previsto
un programma di definizione progressiva per la <politica estera>
e per quella di <sicurezza> in cui è compresa la
<difesa> comune a tutti i Paesi dell'Unione. Sono incluse
le questioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento
della pace, le missioni di unità di combattimento nella
gestione delle crisi, comprese le missioni tese al ristabilimento
della pace.
E' stato chiarito che queste disposizioni non ostano allo sviluppo
di cooperazione rafforzata tra due o più Stati nell'ambito
dell'Unione Europea Occidentale (UEO, v.) e della NATO (v.), purché
la cooperazione non contravvenga quella prevista dal Trattato
e non la ostacoli.
Il Trattato è tornato sul tema della più stretta
collaborazione tra le Autorità giudiziarie anche tramite
l'Unità europea di cooperazione giudiziaria (Eurojust),
in materia penale e commerciale, per quanto concerne modificazioni
tariffarie, accordi tariffari e commerciali, informazioni delle
misure di liberalizzazione nonché di politica delle esportazioni
e misure di difesa commerciale. E' prevista anche l'adozione:-
a) di disposizioni aventi natura fiscale; b) misure aventi incidenza
sull'assetto territoriale, la gestione di risorse idriche, la
destinazione dei suoli.
Sono state previste modifiche riguardanti l'organizzazione della
Corte di Giustizia, in cui sono state delineate le competenze
del Tribunale in primo grado e l'istituzione delle Camere giurisdizionali
di primo grado per speciali materie, e della Corte dei Conti che
assiste il Parlamento e il Consiglio dei Ministri, nelle loro
funzioni di controllo.
Sono stati infine approfonditi i temi della Cooperazione economica,
finanziaria e tecnica con i Paesi terzi, e per i Paesi dell'Unione,
una serie di norme, tra l'altro, intese al miglioramento dell'ambiente
di lavoro per proteggere la sicurezza e salute dei lavoratori,
le condizioni di lavoro, la protezione dei lavoratori in caso
di risoluzione del contratto di lavoro, la rappresentanza e difesa
collettiva degli interessi dei lavoratori.
Il Trattato ha anche previsto l'istituzione di un Comitato economico
e sociale a scopo consultivo e un Comitato per le regioni.
LA CITTADINANZA EUROPEA
Oramai è un dato di fatto (prevista dal trattato
di Amsterdam), la cittadinanza europea per tutti i cittadini dell'Unione,
che godono di uguali diritti e doveri. Al cittadino europeo è,
infatti, riconosciuto il diritto di voto e d'eleggibilità
alle elezioni comunali e per il Parlamento europeo, quando non
risiede nel proprio paese di origine, ma in uno qualsiasi dell'Unione.
Al cittadino europeo è inoltre riconosciuto il diritto
di tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari
di qualsiasi paese comunitario, quando si trovasse nel territorio
di un Paese terzo.
Essendo stata istituita la figura del <Mediatore> (tipo
<ombusdman> o <difensore civico>), il cittadino europeo
potrà rivolgere a questo reclami, denunce, lamentele, anche
di carattere burocratico.
Il cittadino europeo può fare ricorso alla Corte di Giustizia
(v. Sigle). Egli avrà la possibilità di presentare,
quando si sentirà leso nei suoi diritti, e nel caso non
abbia la possibilità economica di affrontare direttamente
un ricorso presso la Corte, di rivolgersi alla Commissione la
quale, istruita la pratica, adisce essa stessa la Corte. Altra
possibilità consentita al cittadino europeo è quella
di rivolgere petizioni direttamente al Parlamento Europeo.
MONETA UNICA E CRITERI DI STABILITA'
Come detto, la penultima tappa per la realizzazione della Unione
Europea quella monetaria è stata ormai raggiunta con la
data fissata al 1° gennaio 2002, con un periodo di tolleranza,
di valida circolazione delle vecchie monete nazionali fino al
28 febbraio 2002.
Vi era stata in precedenza una tappa intermedia fissata al 1°
gennaio 1999 (oramai storica), entro il quale:
- erano stati fissati i tassi di cambio tra le varie monete europee
e tra ognuna di esse e l'Euro;
- l'Euro costituiva moneta bancaria e unità di conto;
- il SEBC, Sistema Bancario della Banche Centrali, assumeva la
gestione della politica monetaria europea;
- entrava in vigore il patto di crescita e di stabilità.
Prima dell'entrata in circolazione dell'Euro, i Paesi facenti
parte dell'Unione hanno dovuto dimostrare di essere in una condizione
paritaria di bilancio interno, in modo che nessuno dei Paesi membri
potesse portare con sé squilibri che potessero ripercuotersi
sugli altri.
E' questo il motivo per il quale, i Paesi con una economia in
crisi (come l'Italia, che non è stata l'unica!) hanno imposto
ai propri cittadini dei sacrifici per potersi presentare all'appuntamento
della moneta unica, con una fase preparatoria che abbiamo avuto
negli anni 1997-1998, anni nei quali la differenza tra il PIL
(v. Sigle) e il deficit pubblico, cioè del disavanzo annuo,
è stato portato al 3%.
In effetti i criteri fissati dal trattato di Maastricht per entrare
in Europa, erano quattro: inflazione che non doveva superare il
2%; il disavanzo pubblico inteso come disavanzo annuo in rapporto
al PIL, che non doveva superare il 3%; debito pubblico, in rapporto
al PIL, che non doveva superare il 60%; e infine, stabilità
del tasso di cambio e del tasso di interesse.
E' da precisare che questo 3% di rapporto tra PIL e disavanzo
era stato fissato <solo per entrare in Europa>! Per gli
anni successivi, invece, la media si prevede rapportata al più
bravo della classe! Vale a dire che essa non sarà più
del 3%, ma tutti i Paesi <dovranno adeguarsi alla media di
quelli più virtuosi>. Se p. es. tra tutti i Paesi facenti
parte dell'Unione, da uno di essi è stato raggiunto il
valore più basso, e quindi è stato il paese più
virtuoso, diciamo raggiungendo il 2%, tutti gli altri Paesi dovranno
adeguarsi a questa percentuale!.
Il che significa che, se sono stati fatti enormi sacrifici per
entrare in Europa, bisognerà farne ancora per rimanervi!.
VANTAGGI E SVANTAGGI
Dopo aver detto dei sacrifici fatti per entrare, e di quelli
da fare per rimanere in Europa, vi è ancora oggi chi ritiene
che entrare a far parte della moneta unica sia stata una iattura.
Si tratta dei soliti pessimisti che nelle novità vedono
sempre e solo sventure!
Volendo soppesare gli svantaggi che sarebbero derivati dal <non
entrare> e i vantaggi che sono derivati dall'<entrare>,
questi ultimi hanno senz'altro la prevalenza sui primi.
E infatti:
ENTRARE nell'Europa monetaria ha comportato l'impostazione
di programmi nel rigore finanziario, economico e politico, che
l'Italia in precedenza non aveva certamente avuto!
Il problema prospettato dai pessimisti, che volevano che l'ingresso
dell'Italia avvenisse in date posteriori a quelle prefissate,
non poteva essere neanche oggetto di discussione perché
avere una moneta unica era interesse di tutti i cittadini di tutti
i Paesi dell'Unione, non solo quindi dell'Italia.
La <moneta unica> spinge ad essere più competitivi
con i più diretti concorrenti, che per l'Europa sono gli
Stati Uniti e tutti i Paesi emergenti dell'Est asiatico (Corea,
Taiwan, Giappone per fare qualche esempio).
NON ENTRARE. Avrebbe significato voler lasciare l'Italia
nell' arretratezza e rinunciare alla sua modernizzazione, e avrebbe
comportato i seguenti inconvenienti:
1. la lira sarebbe stata una moneta in concorrenza con l'<euro>
con la conseguenza che sarebbe stata sottoposta allo svantaggio
del cambio. Andare a Berlino o a Parigi per un italiano avrebbe
significato dover pagare in euro e quindi dover cambiare le lire
con l'euro.
Le stesse conseguenze sarebbero ricadute su chi avesse comprato
materie prime dovendo fare i conti tra una lira debole e l'euro,
il dollaro o lo yen, che sono monete forti.
2. le cedole di Bot e Cct sarebbero state pagate in lire anziché
in euro con la conseguenza dell'aumento del debito pubblico che
avrebbe potuto superare i 2,5 milioni di mld, pari al 126% del
Pil (è attualmente l'incognita della nostra economia, e
non sappiamo come il nuovo governo Berlusconi risolverà
il problema).
Inoltre, i contributi della UE sarebbero stati pagati in lire
anziché in euro, mentre quelli versati alla UE. si sarebbero
dovuti versare in euro (cioè con lire che vengono cambiate
in euro al momento dei pagamenti).
Ad evitare speculazioni derivanti dalla lira debole (si pensi
all'<exploi> italiano delle esportazioni tra il 1995 e 1996
dovuto alla lira debole) si sarebbero dovuti introdurre dei correttivi,
con dazi compensativi sulle merci italiane.
Con la conseguenza che gli investitori stranieri avrebbero girato
al largo, preferendo altri Paesi dove la mano d'opera costa meno
(non che l'Italia sia per altro appetibile per gli investimenti
stranieri, che sono a quota zero! anche in conseguenza dell' obbligo
di pagare una tassa del 15% sul rendimento dei capitali).
3. mentre negli altri Paesi dell'Europa la diminuzione del costo
del denaro e la flessibilità del lavoro avrebbero stimolato
gli investimenti con la consequenziale ripresa della economia,
in Italia, con l'aumento del costo del denaro, vi sarebbe stata
stagnazione negli investimenti e nei consumi, a causa dei prezzi
più alti, con conseguente stagnazione del PIL, ma anche
con la consequenziale rincorsa prezzi-salari, che avrebbero portato
a un aumento del tasso di sconto del denaro, con una inflazione
che nei Paesi Euro si sarebbe stabilizzata all'1,5%, mentre in
Italia sarebbe salita al 5% .
I FINANZIAMENTI
Non sono pochi quelli che ritengono, sia in funzione dei sacrifici
richiesti dal Governo (parliamo del Governo Prodi), sia anche
in funzione degli avvenimenti relativi alle quote latte, che entrare
in Europa comportava dei costi piuttosto elevati. E' vero, ma,
come abbiamo visto, tra gli svantaggi e i vantaggi prevalgono
questi ultimi.
Non bisogna dimenticare che negli anni passati l'Italia ha usufruito
di ingenti finanziamenti comunitari (v. Sigle, Fondi Strutturali),
per i più svariati settori, principalmente per l'agricoltura
che, se è riuscita e riesce a sopravvivere, lo è
per le sovvenzioni elargite dalla Comunità Europea.
Bisogna infatti rendersi conto che i prodotti agricoli italiani
non sono più competitivi per gli alti costi di produzione,
ma la Comunità, per dare ossigeno all'agricoltura la finanzia,
calmierando i prezzi. Vi sono anche quelli che guadagnano a spese
della Comunità e di tutti i suoi cittadini. Parliamo del
triste capitolo delle truffe ai danni della Comunità, relativamente
alle quali l'Italia è al primo posto! Al solito, si riesce
a pescare i pesci piccoli e a perseguire magari quelli che hanno
commesso dei banali errori, ma i grossi truffatori, quelli che
truffano incassando miliardi, come spesso accade, la fanno franca!
L'Italia, fino al 1999, aveva potuto usufruire di ben 44mila miliardi
di fondi, di cui 32 mila per il meridione, oltre a quelli non
utilizzati del periodo 1988-93 (16mila miliardi). Relativamente
a questi ultimi, il nostro Commissario dell'epoca, Emma Bonino,
era riuscita a ottenere una proroga per la loro utilizzazione,
in quanto erano scaduti i termini che ne comportavano la perdita.
Di questa pioggia di miliardi n'era stato utilizzato solo il 17,50%,
una vera vergogna!
Questo dell'inutilizzazione dei fondi è stato un <handicap>
di marca tutta italiana, dovuto all'inefficienza dello Stato e
della burocrazia. Di questa pioggia di incentivi l'Italia non
è stata assolutamente in grado di usufruirne, per pura
e semplice impreparazione. Infatti sia lo Stato che le Regioni,
pur avendo un esercito di funzionari, si sono trovate impreparate
per l'incompetenza di costoro, assolutamente digiuni in diritto
amministrativo comunitario, con la conseguenza di non essere in
grado di predisporre gli strumenti necessari per ottenere i finanziamenti.
Era anche risultato che alcune Regioni mandavano i loro funzionari
a Bruxelles, ma erano andati quelli che avevano diritto alla vacanza
premio! Quando poi si trovano funzionari competenti, come non
mettiamo in dubbio che ve ne siano, sono tanto pochi da non poter
affrontare tutto il lavoro. Col risultato che le Regioni non sono
state in grado di predisporre programmi di sviluppo per l'utilizzazione
dei fondi stessi. Con la conseguenza che tanti porti e aereoporti
che avrebbero potuto essere potenziati o costruiti ex novo, o
infrastrutture che avrebbero potuto essere realizzate, sono state
lasciate languire per mancanza di progetti idonei.
E così l'Italia fa la parte dell'ultima in classifica anche
nella utilizzazione dei fondi, che invece hanno trovato tra i
fruitori più diligenti la Spagna, l'Irlanda e la Grecia,
che non solo hanno utilizzato i fondi loro assegnati, ma hanno
finito per prendere quelli non utilizzati dall'Italia. E la responsabilità
della mancata utilizzazione dei fondi è dovuta al fatto
che lo Stato italiano è uno Stato centralista, che non
si rende promotore nei confronti delle Regioni di suggerimenti
e indicazioni, affinché queste possano esser messe in condizioni
di usufruire dei finanziamenti.
Altro motivo della mancata utilizzazione dei fondi è costituita
dalla frammentazione delle competenze tra i vari ministeri.
E' inutile dire che è stato istituito un ufficio cosiddetto
<di collegamento> tra le varie istituzioni e ministeri tra
cui sono distribuite le competenze, il quale è servito
solo per il beneficio dei funzionari che vi sono stati addetti!
C'è solo da sperare che, sulla base del decentramento e
dello snellimento burocratico, le Regioni possano avere rapporti
diretti con Bruxelles. Intanto l'Italia per ora è costretta
a segnare il passo!
L'UNIONE POLITICA
Come abbiamo detto è l'atto finale più difficile
da raggiungere, in quanto occorre cedere una parte del potere
che ciascun paese ora gestisce in proprio (come per es. gli Affari
Esteri), e i paesi con più spiccato senso nazionalistico
sono più restii a farlo rispetto agli altri!
Essa comporterà innanzitutto il passaggio del <potere
legislativo> al Parlamento Europeo (v. Sigle) e il passaggio
del <potere esecutivo> dal Consiglio dei Capi di Stato,
dei Capi di Governo e dei Ministri (v. Sigle) al Governo e ai
ministri che faranno parte del Governo dell'Unione. Questo Governo
europeo si occuperà dei grandi temi della politica estera,
giustizia, sicurezza, difesa, con un Presidente del Governo o
Primo Ministro. L'Unione avrà un carattere, che se pur
non ancora definito, sarà certamente <federale> come
quello degli USA, con un Presidente dell'Unione, che sarà
eletto a suffragio diretto.
Prima bisognerà raggiungere alcuni obiettivi:
- promuovere un progresso sociale ed economico equilibrato e sostenibile;
- affermare l'identità dell'Unione sulla scena internazionale;
- rafforzare la tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini
e dei suoi Stati membri, mediante l'istituzione di una cittadinanza
dell'Unione;
- sviluppare una stretta cooperazione nel settore della giustizia
e degli affari interni;
- mantenere integralmente l' "acquis" comunitario e
svilupparlo.
Come si vede i programmi da realizzare, sono ancora tanti
e la strada da percorrere è lunga e potrà essere
anche difficile, ma oramai si è agli ultimi sforzi e occorrerà
la buona volontà dei paesi partecipanti, perché
è assolutamente impensabile tornare indietro.
Sono già maturati quarant'anni di cammino e ci auguriamo
che l'alba del terzo millennio possa finalmente veder compiuta
quest'opera di unificazione, sulla comune via della civiltà
e del progresso.
Purtroppo i mezzi di informazione si disinteressano dell'Europa
e ne parlano soltanto in occasione di particolari avvenimenti.
Manca ancora una cultura europea da parte di tutti i mezzi della
carta stampata e audiovisivi, che si limitano al quotidiano nazionale,
disinteressandosi, in un'epoca in cui non si fa che parlare di
globalizzazione, di notizie non solo degli altri paesi europei,
ma del resto del mondo (v. Giornali).
Lo vediamo più semplicemente in TV nella più semplice
delle rubriche, quella delle previsioni meteorologiche, in cui
ci si limita solo all'Italia quando invece potrebbero esser date,
nello stesso lasso di tempo, quelle di tutta l'Europa. Basterebbe
eliminare tutte quelle inutili descrizioni sulle alte e basse
pressioni e sulle linee isobariche che interessano meno che sapere
che tempo fa a Londra, Parigi, Berlino, Stoccolma o Madrid!
Per rendersene conto basta dare un'occhiata alle previsioni meteorologiche
della CNN che in pochi attimi, nello stesso tempo che le nostre
TV impiegano per quelle della sola penisola, le trasmette per
tutto il mondo! Il rapporto è lo stesso che corre tra gli
ascensori degli USA, che fanno cento piani nello stesso tempo
in cui quelli italiani ne fanno dieci!
LE ISTITUZIONI COMUNITARIE: sono costituite dal:
CONSIGLIO EUROPEO (dei Capi di Stato o dei Capi di Governo, da non confondere con il Consiglio d'Europa, v. sotto). E' formato unicamente dai Capi di Stato o di Governo, assistiti dai Ministri degli Esteri e dal Presidente della Commissione e ha la funzione di stabilire i grandi temi di orientamento della politica comunitaria. E' l'organo che promuove i grandi impulsi delle realizzazioni comunitarie, come la creazione del sistema monetario, ecc. I vari trattati (Schengen, Maastricht, Amsterdam ecc) sono stati firmati appunto dai Capi di Stato dei Paesi facenti parte della Comunità.
CONSIGLIO DEI MINISTRI: E' formato dai rappresentanti dei Governi di ciascun Paese dell'Unione che si riuniscono per coordinare le politiche generali degli Stati membri. Normalmente vengono delegati i Ministri degli Esteri, se si devono discutere argomenti di carattere politico, oppure i titolari dei vari dicasteri (finanze, trasporti, agricoltura ecc.),quando le sedute riguardano argomenti settoriali. La Presidenza è assegnata al Capo del Governo in carica e assicurata a rotazione di sei mesi per ciascuno dei componenti.
COMMISSIONE: E' il "motore" della politica comunitaria.
Composto dai rappresentati di ciascun Paese membro, assicura il
rispetto dei trattati e delle norme comunitarie. Si occupa del
bilancio della Unione e ne amministra i fondi e i programmi, che
permettono p.es. l'ammodernamento dell'agricoltura (FEOGA, Fondo
Europeo di Orientamento e Garanzia) o favoriscono le riconversioni
regionali ( Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) o rafforzano
la solidarietà dell'Europa nei confronti del Terzo Mondo
(FES, Fondo Europeo per lo Sviluppo), ecc..
Consiglio e Commissione hanno potere legislativo, possono cioè
emettere direttamente leggi comunitarie.
PARLAMENTO EUROPEO: Originariamente era costituito come
Assemblea Parlamentare, con membri che venivano nominati dai Parlamenti
nazionali.
Nel 1979 si è data la nuova denominazione con l'elezione
diretta dei suoi membri.
Si tratta però di un Parlamento <anomalo> nel senso
che esso è privo di quel potere legislativo e di nomina
di Governo, che hanno i Parlamenti di tutti i Paesi democratici,
funzione che è svolta dal Consiglio e dalla Commissione.
Il trattato di Amsterdam ha riconosciuto al Parlamento nuovi compiti
che gli hanno dato un po' più di potere, ma non siamo ancora
al massimo riconoscimento del potere legislativo. Gli è
stato riconosciuto infatti, oltre all' esercizio del controllo
sul bilancio, il potere di:
a) elaborare norme comunitarie; b) adottare mozioni di sfiducia
nei confronti della Commissione; c) decidere, non autonomamente
ma in co-decisione (con il Consiglio e la Commissione), relativamente
alla adesione di nuovi Stati e alla ratifica di accordi internazionali;
d) approvare il bilancio; e) emettere di propria iniziativa delle
risoluzioni.
CORTE DI GIUSTIZIA: E' l'organo giurisdizionale della Unione,
con sede a Lussemburgo. E' giudice della legalità degli
atti del Consiglio e della Commissione. Controlla l'applicazione
e l'interpretazione del diritto comunitario. Alla Corte può
ricorrere qualsiasi Stato membro, il Consiglio, la Commissione,
il Parlamento e qualsiasi persona fisica o giuridica, che però
siano direttamente investiti da decisioni che li riguardano personalmente.
Come organo di giustizia, vi è anche un Tribunale di primo
grado, che giudica in unico grado di determinate materie come
la concorrenza.
CORTE DEI CONTI: Esercita il controllo su tutte le entrate e le spese comunitarie. Tra i suoi compiti principali vi è quello della relazione annuale alla fine di ogni esercizio finanziario, nel quale vengono mosse critiche sulle modalità di gestione del Consiglio, della Commissione e degli Stati membri. Ha la possibilità di <suggerire> al Parlamento (che ha la funzione di approvarlo), con <raccomandazione> di non approvarlo. I membri della Corte oltre che svolgere un esame sui documenti, possono recarsi personalmente sul posto per effettuare controlli.
COMITATO ECONOMICO E SOCIALE: E' organo consultivo del Consiglio e della Commissione. E' composto da rappresentanti delle varie categorie economico-sociali, cioè datori di lavoro, lavoratori, attività diverse, consumatori ecc.
COMITATO DELLE REGIONI: Istituito con il Trattato di Maastricht su richiesta di Germania, Italia e Spagna che vorrebbero instaurare un rapporto diretto tra la Comunità e le regioni. E' composto dai rappresentanti delle collettività regionali e locali. Ha carattere consultivo. L'Italia disporrà di 24 rappresentanti su un totale di 189. Esso agirà in cooperazione del Comitato economico e sociale (v.), quando le questioni sono di comune interesse.
CIG-Conferenza Inter-Governativa: discute della futura struttura dell'Europa. Il processo di integrazione europeo è stato paragonato a un missile con diversi stadi, uno dei quali, l'Atto Unico, ha costituito una fase avanzata del Trattato di Roma, istitutivo del Mercato unico, il quale ha fissato l'obiettivo dell'Unione Europea. Un altro stadio è stato il trattato di Maastricht, che ha l'ambizione di realizzare l'unione monetaria per il 1999 e la predisposizione di una politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la cooperazione in materia di giustizia e affari interni.
LE LEGGI COMUNITARIE: sono costituite da:
REGOLAMENTI: regolano un'intera materia e sono strumenti di unificazione delle legislazioni nell'ambito comunitario. Hanno portata generale e sono direttamente applicabili in tutti i Paesi della Unione. Non necessitano di essere recepite dalla legislazione dei singoli Stati, come avviene con le <direttive>.
DIRETTIVE: sono rivolte agli Stati membri, che devono poi provvedere a recepirle nelle proprie legislazioni per la realizzazione degli obiettivi che in esse vengono fissati. Se si verifica che un Paese non recepisca una direttiva, è responsabile dei danni subiti da chiunque per il mancato recepimento. Pertanto ogni cittadino si può richiamare alle direttive per la tutela dei propri diritti.
DECISIONI: vengono prese dagli Organi Comunitari e sono obbligatorie per tutti i Paesi membri.
RACCOMANDAZIONI E PARERI: hanno valore interpretativo. Essi non sono obbligatori e quindi non sono vincolanti per i destinatari. La differenza tra raccomandazione e parere consiste nel fatto che la prima viene direttamente presa dalla istituzione comunitaria, la seconda viene formulata sulla base di richiesta di terzi.
SIGLE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE:
C. d'E. - Consiglio d'Europa. Costituito nel 1948 da 21
Paesi dell'Europa. Organo di Collaborazione internazionale del
quale fanno parte tutti i Paesi della Comunità, ora Unione
Europea, oltre a Turchia, Cipro, Svizzera, Malta, Islanda, Lichtenstein.
E' stato concepito in modo da avere l'adesione di Stati con lunga
tradizione di neutralità, che non intendevano aderire a
organizzazioni più impegnative dal punto di vista della
rinuncia alla propria sovranità (erano in pratica la Svezia,
Norvegia e Svizzera, le prime due sono oramai entrate nella U.E.).
Al C. d' E. fa capo la:
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, con sede a Strasburgo (v.
Statuto in Rubrica U.E. e Consiglio d'Europa);
CECA: Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio. Costituita
nel 1951, è stata la prima delle tre Comunità. Frutto
della riconciliazione franco-tedesca, costituita dagli originari
sei Paesi (Francia, Italia, Germania, Belgio Olanda e Lussemburgo)
preordinata agli interventi per il maggior consumo dell'acciaio
e per progetti infrastrutturali di interesse europeo, come l'estensione
della rete ferroviaria dei TGV e dei finanziamenti alla siderurgia.
Tende a conseguire una più stretta unione tra i Paesi partecipanti
per facilitare il loro progresso economico e sociale e inculcare
sentimenti di appartenenza a una comune identità europea.
Era inizialmente sorto come Comitato permanente dello studio e
lo sviluppo europeo. Ora è stata inglobata nell'Unione.
CEE: Comunità Economica Europea, detta originariamente MEC, Mercato Comune. Costituita nel 1957, si proponeva la realizzazione dei quattro principi di libertà, (che sono indicati nel testo), di circolazione delle persone, merci, capitali e servizi, nonchè il diritto di cittadinanza, che sono stati nel frattempo realizzati.
ECU: European Currency Unit, unità di conto europea. E' stata utilizzata fino all'entrata in vigore dell'Euro come moneta virtuale per i bilanci, previsioni di spesa ecc. degli organi comunitari, e dalle Banche centrali. Non è stata una vera e propria moneta metallica o cartacea, ma una divisa rapportata al valore del PIB (in italiano PIL v. ) dei quindici e delle loro esportazioni. E' servita come moneta internazionale e per il saldo dei conti tra le banche. Nel 1999 è stata sostituita dall' EURO, che ufficialmente dal 1° marzo 2002 ha sostituito le monete nazionali dei Paesi che fanno e faranno parte dell' Unione (monetaria).
EFTA: Zona di Libero Scambio tra Paesi non facenti parte (al momento della sua costituzione,1959) della Comunità Europea (i Paesi erano Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda Gran Bretagna, Austria, Portogallo, Svizzera, ora tutti facenti parte della U.E., ad esclusione di Svizzera e Islanda), tra i quali erano soppressi i dazi doganali.
EURATOM-CEEA: Comunità Europea dell'energia atomica. Costituita nel 1957, velatamente perché la Francia voleva tenere sotto controllo la Germania che era più avanti degli altri nella ricerca della fissione nucleare, allo scopo di unire le risorse dei singoli Paesi, finalizzato allo sviluppo dell'energia atomica. Inglobata nell'Unione Europea.
FONDI STRUTTURALI: sono strumenti volti a superare, attraverso trasferimenti di risorse, gli squilibri socio-economici e territoriali della Unione, che si raggruppano nel:
FEAOG: Fondo Agricolo di Orientamento e di Garanzia, finanzia
le spese di sostegno dei mercati agricoli e partecipa alla modernizzazione
del mondo rurale attraverso aiuti destinati al:
1) miglioramento delle strutture agricole;
2) costruzione e estensione delle industrie agro-alimentari.
FSE: Fondo Sociale Europeo, concede aiuti per favorire l'inserimento professionale dei giovani e la lotta contro la disoccupazione di lunga durata.
FESR: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, è il principale strumento della politica regionale della Comunità. Creato nel 1975 ha concesso, da questa data, più di 24mila mld.di Ecu, nel quadro di 40mila progetti d'investimento che hanno permesso la creazione o il mantenimento di più di un milione di posti di lavoro. L'80% degli aiuti concessi sono destinati alle regioni più sfavorite.
NATO: North Atlantic Treaty Organisation, istituita nel
1949, con un patto militare di difesa comune, contro le aggressioni
(che potevano venire dal "blocco orientale").
Inizialmente formata da dodici Paesi (Belgio,Canada, Danimarca,
Francia, Islanda, Italia, Inghilterra, Lussemburgo, Norvegia,Olanda,
Portogallo, Stati Uniti) vi entrarono subito dopo (1951) Grecia
e Turchia. A questi Paesi si sono aggregati oltre alla Spagna
i Paesi dell'ex impero sovietico come la Polonia, l'Ungheria,
la Repubblica Ceca, che avevano avuto l'assenso di Clinton (luglio
'97), e la conferma del Congresso degli USA, e la conferma dei
rispettivi Parlamenti (1999).
A questi Paesi si era aggiunta la Russia, inizialmente come membro
esterno, per cui il Patto Atlantico era considerato formato da
19 Membri più uno, in attesa che la Russia potesse entrare
definitivamente. Questa posizione tecnicamente comportava che
i diciannove prendevano le decisioni, che poi erano "comunicate"
alla Russia.
Il problema era stato determinato dal fatto che avevano chiesto
di entrare Paesi come l'Estonia, Lettonia e Lituania, sul cui
ingresso Boris Eltsin non si era mostrato d'accordo in quanto
la Russia si sarebbe sentita militarmente indebolita, perchè
sarebbe stata circondata, a Occidente, dai Paesi membri della
NATO.
Boris Eltsin si era rivolto al Presidente Berlusconi (1994), al
quale aveva chiesto di mediare su questo problema della Russia.
Col ritorno di Berlusconi al Governo e con il Presidente che ha
agito direttamente come Ministro degli Esteri "ad interim",
vi è stato il colpo di scena finale dell'ingresso nel Patto
della Russia di Vladimmir Putin (2002), per cui la Russia non
sarà considerato membro aggiunto ai diciannove Paesi, ma
facente parte dei venti, a pieno titolo. Nel Patto dovrebbero
entrare anche altri Paesi come l'Ucraina, la Macedonia e l'Albania.
Ora però che lo scenario politico è completamente
cambiato con l'ingresso dei Paesi dell'Est, viene a cambiare anche
la stessa funzione della Organizzazione, nel senso che mentre
prima essa aveva di mira la opposizione al blocco sovietico (che
aveva creato una analoga organizzazione con il Patto di Varsavia
- COMECON), la nuova funzione delle forze militari Nato sarà
quella della difesa comune, non più contro nemici esterni,
ma con particolare riguardo alle crisi e guerre locali, che possono
essere violente come si è verificato in Bosnia e Serbia,
oltre alla funzione di polizia internazionale. Per cui la Nato
dovrà modificare il proprio Statuto.
OECE: Organizzazione Europea di Cooperazione Economica. Sorta nel 1948 su ispirazione del Ministro americano Marshall, che esortò gli Stati europei a unire i loro sforzi per la ricostruzione economica, promettendo l'aiuto degli Stati Uniti che si tradusse nel famoso "piano Marshall". L'OECE nel 1949 si trasformò in
OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, alla quale, oltre agli Stati europei partecipanti, si aggiunsero Stati Uniti e Canada, allargando le competenze agli aiuti per lo sviluppo del Terzo mondo.
PIL (Prodotto Interno Lordo), in francese PIB (Produit Interieur Brut): corrisponde al prodotto interno di un Paese, sul quale vengono calcolate le percentuali che vengono poi versate da ciascuno, per il bilancio della Unione Europea, nella misura dell'1,2%. Per poter entrare nell'Europa monetaria si è stabilito che la differenza tra il pil e il disavanzo annuo deve essere pari al 3%. Vi è poi l'altro crtiterio del rapporto tra debito pubblico e PIL che non dovrebbe superare il 60%, pari a 60milamld. Non sappiamo come potrà essere risolto il problema italiano di questo deficit che è arrivato a quota 2milioni e 500miladi miliardi!
SME: Sistema Monetario Europeo, sorto nel 1979 per una politica comune di stabilità dei cambi e dei prezzi, avendo come fine la unificazione monetaria. Jean Monnet aveva infatti sostenuto che "l'Europa non si fa senza moneta". Le turbolenze monetarie di questi ultimi tempi che hanno colpito particolarmente l'Italia, hanno dimostrato la necessità di arrivare alla moneta unica, realizzata definitivamente dal 1° marzo 2002.
UEO: Unione Europea Occidentale (1954),costituita per rafforzare la collaborazione degli Stati Europei nel campo della sicurezza, della difesa comune e della politica estera. L'UEO è una alleanza politico-militare, i cui membri sono legati da una clausola di impegno militare automatico, in caso di aggressione contro uno dei sei firmatari. Questa organizzazione è stata pressochè inattiva fino al 1984. Nel 1987 è stata adottata una piattaforma comune che ne definisce gli obiettivi e nel 1988 è stata condotta una prima esperienza sul piano operativo: il coordinamento delle forze navali dei paesi membri. l'UEO costituisce un mezzo di rafforzamento dell'Alleanza Atlantica.
UNIONE DOGANALE, da non confondere con la <zona di libero
scambio>. E' costituita dallo spazio nel quale gli Stati membri
si obbligano:
a) a non sottoporsi reciprocamente a dazi doganali o a misure
restrittive di alcun genere nella circolazione delle merci;
b) ad applicare una tariffa doganale unica nei confronti dei Paesi
terzi. Da tenere distinta dalla
FEDERAZIONE: che invece è un'unione politica di più
Stati (con un Presidente della federazione, un Governo, Ministri
ecc.), ha un unico esercito e la politica estera è con
unica rappresentanza diplomatica, vale a dire che la difesa e
la politica estera vengono esercitati dal Governo Centrale.
Nella federazione ciascuno Stato rinuncia alla propria sovranità,
che viene esercitata dal potere centrale della federazione, pur
mantenendo un proprio Governo, Parlamento ecc., con poteri evidentemente
più limitati. Esempi di Stati federali sono Stati Uniti
e Germania. E' diversa dall'<Unione di Stati> che, come
detto, è più limitata e non si estende all'elemento
politico, com'è attualmente l'Unione Europea.