ESTRATTO DA :
ZIBALDINO DI FINE SECOLO - Voce U.E.

UNIONE EUROPEA

 

STORIA E ISTITUZIONI

 

La fine della seconda guerra mondiale aveva lasciato l'Europa semi-distrutta e ricoperta di macerie.
Per riparare all'immane disastro e per la ricostruzione s'incominciarono a costituire diverse organizzazioni quali l'OECE diventata OCSE, Consiglio d'Europa, NATO, UEO, CECA, e poi CEE, CECA E CEEA O EURATOM (v. Sigle in nota), queste tre saranno successivamente unificate per dar luogo all'Unione Europea.
Dopo un cammino di circa mezzo secolo, non privo di periodi critici, si sta per giungere alla meta. L'ultimo passo, dopo l'unione monetaria, (1° genn. 2002), sarà costituito dall'unione politica.
I mezzi di comunicazione, che consentono trasferimenti di persone e merci da un continente all'altro nel giro di poche ore e l'idea della globalizzazione della economia, che comporta la liberalizzazione dei mercati e la fine dei protezionismi, hanno fatto sì che i tempi dei confini doganali e delle autarchie egoistiche siano solo un ricordo del passato.
Purtroppo, a fronte di queste aperture di estensione planetaria e di esplosione di idee sovranazionali, corrisponde in diverse parti del mondo un'implosione, con rigurgiti non solo di egoistico nazionalismo ma addirittura di <etnìe>, che danno luogo a guerre fratricide, massacri, eccidi, attentati terroristici (un ricordo la Rivista lo rivolge a quanti sono morti l'11 settembre 2001 nell'attentato alle Twin Towers di New York) che si potrebbero evitare con un minimo di reciproca tolleranza.
Rifugiarsi nell'idea di <etnìa>! (le idee di razza e di <etnìe> sono state completamente annullate dalla genetica che ha dimostrato che i cosiddetti <gruppi etnici> non hanno caratteristiche genetiche particolari rispetto ad altri...ma sono uguali a tutti gli altri esseri viventi! (1) ), significa andare contro la storia e il progresso.
Non è con la chiusura in se stessi e l'isolamento che si risolvono i problemi, in un'epoca in cui tutti hanno bisogno di tutti, e invece, bisogna assistere a esempi di restaurazione del medioevo, proprio in quei Paesi, come l'Afghanistan, che avrebbero bisogno di progresso e civiltà.
Unione Europea significa unione di quindici Paesi (ma ve ne sono ancora altri come Turchia, Malta, Cipro, Repubblica Ceca, Slovenia e Slovacchia, Ungheria e Polonia, e anche l'autonoma Svizzera, in attesa, ma per la situazione critica che l'U.E sta attraversando, per ora sarà difficile un allargamento), con un potenziale di 360milioni e oltre di consumatori che si possono muovere liberamente, con libertà di trasferimento di merci, persone e capitali.
L'Unione si fonda sui seguenti quattro principi di libertà:

1) circolazione delle merci, che con l'eliminazione dei balzelli doganali, per le aziende comporta una riduzione di costi con la conseguenza, per i consumatori, della riduzione dei prezzi sui quali agirà la concorrenza che verrà a instaurarsi tra gli stessi prodotti. I produttori in un mercato così vasto potranno far valere la loro capacità e intraprendenza.
2) libera circolazione di persone e lavoratori (siano essi autonomi o dipendenti), i quali potranno trasferirsi e stabilirsi usufruendo di tutti i diritti di cui usufruiscono nel Paese di origine, senza timore di perderne i vantaggi acquisiti, p.es. per contributi versati per sanità e pensione.
3) trasferimento di capitali, significa che ogni cittadino potrà trasferire i propri capitali, nell'ambito dell'Unione, e investirli dove più gli aggrada.
4) trasferimento di servizi e diritto di stabilimento, significa che ogni cittadino potrà trasferirsi per svolgere la propria attività con prestazione di servizi e possibilità di trasferire e stabilire la propria azienda, in uno dei Paesi dell'Unione.

1) Luigi Luca Cavalli Sforza: Geni, Popoli e Lingue.

 

IL CAMMINO VERSO L'UNIFICAZIONE

ACCORDI E TRATTATI

 

ATTO UNICO E SCHENGEN

Nel cammino verso l'unificazione vi sono state diverse tappe, costituite da accordi e trattati, tra i più importanti sono da annoverare l'Atto Unico, gli accordi di Schengen il Trattato di Maastricht, quello di Amsterdam e infine quello di Nizza del marzo 2000.
Nel 1985 la Commissione (v. Sigle) pubblicava il <Libro Bianco> che costituisce la fonte dell'Atto Unico firmato nel 1986 dai dieci Paesi che allora formavano la Comunità Europea.
Questo <Atto Unico> esprimeva la volontà di proseguire l'opera intrapresa a partire dai trattati istitutivi della Comunità e di pervenire all'Unione Europea, fissata per il 1993. Questa data è stata rispettata e ha segnato il passaggio da un mercato <comune> a un mercato <unico> costituito da uno spazio senza frontiere interne, nel cui ambito si svolge una libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali.
Dire Schengen significa dire eliminazione dei controlli alle frontiere con la creazione di uno spazio comune quindi, eliminazione progressiva dei controlli alle frontiere sia delle persone sia delle merci.
Il primo accordo risale al 14 giugno 1985 e fu firmato da Francia, Germania e i tre paesi del Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo). Successivamente aderirono Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Austria e, nel dicembre 1996 si aggiunsero Danimarca, Finlandia e Svezia.
In quello stesso dicembre 1996, Norvegia e Islanda firmavano un accordo di cooperazione come membri associati.
Il trattato prevedeva misure a carattere amministrativo-organizzativo e altre, dirette a creare un'area omogenea delimitata verso l'esterno anzitutto da condizioni di sicurezza come presupposto per l'abolizione interna dei controlli. Proprio per realizzare questi obbiettivi i Paesi firmatari hanno successivamente approvato una Convenzione di applicazione, firmata il 19 giugno 1990, che riguarda la soppressione dei controlli alle frontiere interne e la libera circolazione delle persone, la cooperazione tra polizie e autorità giudiziarie in materia penale e di estradizione, la creazione di un sistema di scambio d'informazioni denominato SIS (Sistema informativo Schengen), il trasporto e la circolazione delle merci.
La Convenzione d'applicazione è entrata in vigore il 1° settembre 1993 ed è stata messa in applicazione il 26 marzo 1995.

MAASTRICHT

Per completare l'unificazione le due tappe più importanti e finali, che sono: quella dell'unione monetaria oramai raggiunta con il 1° gennaio 2002 e, quella finale e più difficile da raggiungere perché frenata da motivi egoistici, costituita dall'unione politica.
Per preparare quella monetaria, i Capi di Stato dei dodici Paesi che facevano parte della Comunità, riuniti a Maastricht (7.2.92), firmavano il Trattato che va sotto il nome di <Trattato di Maastricht>, ritenuto a quell'epoca una specie di demone da esorcizzare. Intorno ad esso si era creata una specie di psicosi collettiva, determinata più che altro da mancanza di una chiara e completa informazione.
Maastricht, come abbiamo detto, ha segnato una nuova tappa nel processo di unione sempre più stretta tra i popoli d'Europa, che si avvia verso la meta finale dell'Unione, nel rispetto dell'identità nazionale degli Stati che la compongono, e nel rispetto dei diritti fondamentali per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo, garantiti dalla Costituzione Europea (v).
Compito fondamentale previsto dal <trattato>, è stato quello di promuovere lo sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche, una crescita non inflazionistica nel rispetto dell'ambiente, un elevato livello d'occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita.
Il <trattato> prevedeva inoltre, una politica comune nel settore dell'agricoltura e della pesca, nei trasporti, un regime inteso a garantire la concorrenza, un ravvicinamento delle legislazioni nazionali, una politica nel settore sociale, un rafforzamento della coesione economica e sociale, una politica nel settore dell'ambiente, il rafforzamento della competitività industriale, la promozione della ricerca e sviluppo tecnologico, l'incentivazione delle reti trans-europee, un contributo al conseguimento di un elevato livello di protezione della salute, un contributo per l'istruzione e la formazione di qualità e sviluppo culturale (apprendimento e diffusione delle lingue, mobilità di studenti e insegnanti, scambi di giovani e animatori di attività socio-educative), una politica nel settore della cooperazione dello sviluppo, protezione dei consumatori, misure in materia di energia, protezione civile e turismo.

AMSTERDAM

Il trattato di Amsterdam (ottobre 1997) segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini.
Il trattato aveva definito gli obiettivi dell'Unione, volti ad affermare la sua identità sulla scena internazionale, in particolare mediante l'attuazione di una politica estera e di sicurezza comune, ivi compresa la definizione progressiva di una politica di difesa comune, che potrebbe condurre ad una difesa comune, al rafforzamento della tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini dei suoi Stati membri, mediante l'istituzione di una cittadinanza dell'Unione. A conservare e sviluppare l'Unione quale spazio di libertà, sicurezza e giustizia in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima.
La politica estera e di sicurezza comune si deve intendere sia estesa a tutti i settori della politica estera e di sicurezza i cui obiettivi sono quelli della difesa dei valori comuni, degli interessi fondamentali, dell'indipendenza e dell'integrità dell'Unione conformemente ai principi della Carta delle Nazioni Unite (v. Statuto N.U. in Diritti umani e civili); del rafforzamento della sicurezza dell'Unione in tutte le sue forme; del mantenimento della pace e rafforzamento della sicurezza internazionale, compresa quella relativa alle frontiere esterne; della promozione della cooperazione internazionale; dello sviluppo e consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, nonché del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Per quanto riguarda la difesa comune che mira ad avere un esercito comune, il trattato di Amsterdam ha previsto di rivalutare l'Unione dell'Europa Occidentale (UEO v. Sigle) e quindi che questa sia parte integrante dello sviluppo dell'Unione alla quale conferisce l'accesso ad una capacità operativa di difesa. Inoltre è stato stabilito che essa aiuta l'Unione nella definizione degli aspetti della politica estera e di sicurezza comune. L'Unione promuove di conseguenza più stretti rapporti istituzionali con l'UEO, in vista di un'eventuale integrazione di quest'ultima nell'Unione.
E' stato anche previsto, e precisato, che la politica dell'Unione, non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di alcuni Stati membri e rispetta gli obblighi di questi, i quali ritengono che la loro difesa comune si realizzi tramite l'Organizzazione del trattato del Nordatlantico (NATO v. Sigle), nell'ambito del trattato dell'Atlantico del Nord.
In questo contesto sono incluse le missioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento della pace e le missioni di unità di combattimento nella gestione di crisi, ivi comprese le missioni tese al ristabilimento della pace.
Inoltre, l'Unione si avvarrà dell'UEO (v. Sigle) per elaborare ed attuare decisioni ed azioni dell'Unione che hanno implicazioni nel settore della difesa.
Il trattato di Amsterdam aveva inoltre previsto lo svecchiamento dei primi trattati istitutivi della CECA, EURATOM e quello istitutivo della Comunità Europea.
Lo scopo dell'Unione è quello dell'unificazione delle legislazioni dei vari paesi. Suo obiettivo principale è quello di fornire ai cittadini un livello elevato di sicurezza in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
Il Trattato ha previsto di sviluppare tra gli Stati membri, un'azione in comune nel settore della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale, prevenendo e reprimendo il razzismo e la xenofobia.
Tale obiettivo è perseguito prevenendo e reprimendo la criminalità, organizzata o d'altro tipo, in particolare il terrorismo, la tratta degli esseri umani ed i reati contro i minori, il traffico illecito di droga e di armi, la corruzione e la frode, mediante:
- una più stretta cooperazione fra le forze di polizia, le autorità doganali e le altre autorità competenti degli Stati membri, sia direttamente sia tramite l'Ufficio europeo di polizia (Europol), una più stretta cooperazione tra le autorità giudiziarie e altre autorità competenti degli Stati membri;
- il ravvicinamento, delle normative degli Stati membri in materia penale.

NIZZA

Il trattato di Nizza firmato il 26 febbraio 2000, ha previsto un programma di definizione progressiva per la <politica estera> e per quella di <sicurezza> in cui è compresa la <difesa> comune a tutti i Paesi dell'Unione. Sono incluse le questioni umanitarie e di soccorso, le attività di mantenimento della pace, le missioni di unità di combattimento nella gestione delle crisi, comprese le missioni tese al ristabilimento della pace.
E' stato chiarito che queste disposizioni non ostano allo sviluppo di cooperazione rafforzata tra due o più Stati nell'ambito dell'Unione Europea Occidentale (UEO, v.) e della NATO (v.), purché la cooperazione non contravvenga quella prevista dal Trattato e non la ostacoli.
Il Trattato è tornato sul tema della più stretta collaborazione tra le Autorità giudiziarie anche tramite l'Unità europea di cooperazione giudiziaria (Eurojust), in materia penale e commerciale, per quanto concerne modificazioni tariffarie, accordi tariffari e commerciali, informazioni delle misure di liberalizzazione nonché di politica delle esportazioni e misure di difesa commerciale. E' prevista anche l'adozione:-
a) di disposizioni aventi natura fiscale; b) misure aventi incidenza sull'assetto territoriale, la gestione di risorse idriche, la destinazione dei suoli.
Sono state previste modifiche riguardanti l'organizzazione della Corte di Giustizia, in cui sono state delineate le competenze del Tribunale in primo grado e l'istituzione delle Camere giurisdizionali di primo grado per speciali materie, e della Corte dei Conti che assiste il Parlamento e il Consiglio dei Ministri, nelle loro funzioni di controllo.
Sono stati infine approfonditi i temi della Cooperazione economica, finanziaria e tecnica con i Paesi terzi, e per i Paesi dell'Unione, una serie di norme, tra l'altro, intese al miglioramento dell'ambiente di lavoro per proteggere la sicurezza e salute dei lavoratori, le condizioni di lavoro, la protezione dei lavoratori in caso di risoluzione del contratto di lavoro, la rappresentanza e difesa collettiva degli interessi dei lavoratori.
Il Trattato ha anche previsto l'istituzione di un Comitato economico e sociale a scopo consultivo e un Comitato per le regioni.

LA CITTADINANZA EUROPEA

Oramai è un dato di fatto (prevista dal trattato di Amsterdam), la cittadinanza europea per tutti i cittadini dell'Unione, che godono di uguali diritti e doveri. Al cittadino europeo è, infatti, riconosciuto il diritto di voto e d'eleggibilità alle elezioni comunali e per il Parlamento europeo, quando non risiede nel proprio paese di origine, ma in uno qualsiasi dell'Unione.
Al cittadino europeo è inoltre riconosciuto il diritto di tutela da parte delle autorità diplomatiche e consolari di qualsiasi paese comunitario, quando si trovasse nel territorio di un Paese terzo.
Essendo stata istituita la figura del <Mediatore> (tipo <ombusdman> o <difensore civico>), il cittadino europeo potrà rivolgere a questo reclami, denunce, lamentele, anche di carattere burocratico.
Il cittadino europeo può fare ricorso alla Corte di Giustizia (v. Sigle). Egli avrà la possibilità di presentare, quando si sentirà leso nei suoi diritti, e nel caso non abbia la possibilità economica di affrontare direttamente un ricorso presso la Corte, di rivolgersi alla Commissione la quale, istruita la pratica, adisce essa stessa la Corte. Altra possibilità consentita al cittadino europeo è quella di rivolgere petizioni direttamente al Parlamento Europeo.

MONETA UNICA E CRITERI DI STABILITA'

Come detto, la penultima tappa per la realizzazione della Unione Europea quella monetaria è stata ormai raggiunta con la data fissata al 1° gennaio 2002, con un periodo di tolleranza, di valida circolazione delle vecchie monete nazionali fino al 28 febbraio 2002.
Vi era stata in precedenza una tappa intermedia fissata al 1° gennaio 1999 (oramai storica), entro il quale:
- erano stati fissati i tassi di cambio tra le varie monete europee e tra ognuna di esse e l'Euro;
- l'Euro costituiva moneta bancaria e unità di conto;
- il SEBC, Sistema Bancario della Banche Centrali, assumeva la gestione della politica monetaria europea;
- entrava in vigore il patto di crescita e di stabilità.
Prima dell'entrata in circolazione dell'Euro, i Paesi facenti parte dell'Unione hanno dovuto dimostrare di essere in una condizione paritaria di bilancio interno, in modo che nessuno dei Paesi membri potesse portare con sé squilibri che potessero ripercuotersi sugli altri.
E' questo il motivo per il quale, i Paesi con una economia in crisi (come l'Italia, che non è stata l'unica!) hanno imposto ai propri cittadini dei sacrifici per potersi presentare all'appuntamento della moneta unica, con una fase preparatoria che abbiamo avuto negli anni 1997-1998, anni nei quali la differenza tra il PIL (v. Sigle) e il deficit pubblico, cioè del disavanzo annuo, è stato portato al 3%.
In effetti i criteri fissati dal trattato di Maastricht per entrare in Europa, erano quattro: inflazione che non doveva superare il 2%; il disavanzo pubblico inteso come disavanzo annuo in rapporto al PIL, che non doveva superare il 3%; debito pubblico, in rapporto al PIL, che non doveva superare il 60%; e infine, stabilità del tasso di cambio e del tasso di interesse.
E' da precisare che questo 3% di rapporto tra PIL e disavanzo era stato fissato <solo per entrare in Europa>! Per gli anni successivi, invece, la media si prevede rapportata al più bravo della classe! Vale a dire che essa non sarà più del 3%, ma tutti i Paesi <dovranno adeguarsi alla media di quelli più virtuosi>. Se p. es. tra tutti i Paesi facenti parte dell'Unione, da uno di essi è stato raggiunto il valore più basso, e quindi è stato il paese più virtuoso, diciamo raggiungendo il 2%, tutti gli altri Paesi dovranno adeguarsi a questa percentuale!.
Il che significa che, se sono stati fatti enormi sacrifici per entrare in Europa, bisognerà farne ancora per rimanervi!.

VANTAGGI E SVANTAGGI

Dopo aver detto dei sacrifici fatti per entrare, e di quelli da fare per rimanere in Europa, vi è ancora oggi chi ritiene che entrare a far parte della moneta unica sia stata una iattura. Si tratta dei soliti pessimisti che nelle novità vedono sempre e solo sventure!
Volendo soppesare gli svantaggi che sarebbero derivati dal <non entrare> e i vantaggi che sono derivati dall'<entrare>, questi ultimi hanno senz'altro la prevalenza sui primi.
E infatti:

ENTRARE nell'Europa monetaria ha comportato l'impostazione di programmi nel rigore finanziario, economico e politico, che l'Italia in precedenza non aveva certamente avuto!
Il problema prospettato dai pessimisti, che volevano che l'ingresso dell'Italia avvenisse in date posteriori a quelle prefissate, non poteva essere neanche oggetto di discussione perché avere una moneta unica era interesse di tutti i cittadini di tutti i Paesi dell'Unione, non solo quindi dell'Italia.
La <moneta unica> spinge ad essere più competitivi con i più diretti concorrenti, che per l'Europa sono gli Stati Uniti e tutti i Paesi emergenti dell'Est asiatico (Corea, Taiwan, Giappone per fare qualche esempio).

NON ENTRARE. Avrebbe significato voler lasciare l'Italia nell' arretratezza e rinunciare alla sua modernizzazione, e avrebbe comportato i seguenti inconvenienti:
1. la lira sarebbe stata una moneta in concorrenza con l'<euro> con la conseguenza che sarebbe stata sottoposta allo svantaggio del cambio. Andare a Berlino o a Parigi per un italiano avrebbe significato dover pagare in euro e quindi dover cambiare le lire con l'euro.
Le stesse conseguenze sarebbero ricadute su chi avesse comprato materie prime dovendo fare i conti tra una lira debole e l'euro, il dollaro o lo yen, che sono monete forti.
2. le cedole di Bot e Cct sarebbero state pagate in lire anziché in euro con la conseguenza dell'aumento del debito pubblico che avrebbe potuto superare i 2,5 milioni di mld, pari al 126% del Pil (è attualmente l'incognita della nostra economia, e non sappiamo come il nuovo governo Berlusconi risolverà il problema).
Inoltre, i contributi della UE sarebbero stati pagati in lire anziché in euro, mentre quelli versati alla UE. si sarebbero dovuti versare in euro (cioè con lire che vengono cambiate in euro al momento dei pagamenti).
Ad evitare speculazioni derivanti dalla lira debole (si pensi all'<exploi> italiano delle esportazioni tra il 1995 e 1996 dovuto alla lira debole) si sarebbero dovuti introdurre dei correttivi, con dazi compensativi sulle merci italiane.
Con la conseguenza che gli investitori stranieri avrebbero girato al largo, preferendo altri Paesi dove la mano d'opera costa meno (non che l'Italia sia per altro appetibile per gli investimenti stranieri, che sono a quota zero! anche in conseguenza dell' obbligo di pagare una tassa del 15% sul rendimento dei capitali).
3. mentre negli altri Paesi dell'Europa la diminuzione del costo del denaro e la flessibilità del lavoro avrebbero stimolato gli investimenti con la consequenziale ripresa della economia, in Italia, con l'aumento del costo del denaro, vi sarebbe stata stagnazione negli investimenti e nei consumi, a causa dei prezzi più alti, con conseguente stagnazione del PIL, ma anche con la consequenziale rincorsa prezzi-salari, che avrebbero portato a un aumento del tasso di sconto del denaro, con una inflazione che nei Paesi Euro si sarebbe stabilizzata all'1,5%, mentre in Italia sarebbe salita al 5% .

I FINANZIAMENTI

Non sono pochi quelli che ritengono, sia in funzione dei sacrifici richiesti dal Governo (parliamo del Governo Prodi), sia anche in funzione degli avvenimenti relativi alle quote latte, che entrare in Europa comportava dei costi piuttosto elevati. E' vero, ma, come abbiamo visto, tra gli svantaggi e i vantaggi prevalgono questi ultimi.
Non bisogna dimenticare che negli anni passati l'Italia ha usufruito di ingenti finanziamenti comunitari (v. Sigle, Fondi Strutturali), per i più svariati settori, principalmente per l'agricoltura che, se è riuscita e riesce a sopravvivere, lo è per le sovvenzioni elargite dalla Comunità Europea.
Bisogna infatti rendersi conto che i prodotti agricoli italiani non sono più competitivi per gli alti costi di produzione, ma la Comunità, per dare ossigeno all'agricoltura la finanzia, calmierando i prezzi. Vi sono anche quelli che guadagnano a spese della Comunità e di tutti i suoi cittadini. Parliamo del triste capitolo delle truffe ai danni della Comunità, relativamente alle quali l'Italia è al primo posto! Al solito, si riesce a pescare i pesci piccoli e a perseguire magari quelli che hanno commesso dei banali errori, ma i grossi truffatori, quelli che truffano incassando miliardi, come spesso accade, la fanno franca!
L'Italia, fino al 1999, aveva potuto usufruire di ben 44mila miliardi di fondi, di cui 32 mila per il meridione, oltre a quelli non utilizzati del periodo 1988-93 (16mila miliardi). Relativamente a questi ultimi, il nostro Commissario dell'epoca, Emma Bonino, era riuscita a ottenere una proroga per la loro utilizzazione, in quanto erano scaduti i termini che ne comportavano la perdita. Di questa pioggia di miliardi n'era stato utilizzato solo il 17,50%, una vera vergogna!
Questo dell'inutilizzazione dei fondi è stato un <handicap> di marca tutta italiana, dovuto all'inefficienza dello Stato e della burocrazia. Di questa pioggia di incentivi l'Italia non è stata assolutamente in grado di usufruirne, per pura e semplice impreparazione. Infatti sia lo Stato che le Regioni, pur avendo un esercito di funzionari, si sono trovate impreparate per l'incompetenza di costoro, assolutamente digiuni in diritto amministrativo comunitario, con la conseguenza di non essere in grado di predisporre gli strumenti necessari per ottenere i finanziamenti. Era anche risultato che alcune Regioni mandavano i loro funzionari a Bruxelles, ma erano andati quelli che avevano diritto alla vacanza premio! Quando poi si trovano funzionari competenti, come non mettiamo in dubbio che ve ne siano, sono tanto pochi da non poter affrontare tutto il lavoro. Col risultato che le Regioni non sono state in grado di predisporre programmi di sviluppo per l'utilizzazione dei fondi stessi. Con la conseguenza che tanti porti e aereoporti che avrebbero potuto essere potenziati o costruiti ex novo, o infrastrutture che avrebbero potuto essere realizzate, sono state lasciate languire per mancanza di progetti idonei.
E così l'Italia fa la parte dell'ultima in classifica anche nella utilizzazione dei fondi, che invece hanno trovato tra i fruitori più diligenti la Spagna, l'Irlanda e la Grecia, che non solo hanno utilizzato i fondi loro assegnati, ma hanno finito per prendere quelli non utilizzati dall'Italia. E la responsabilità della mancata utilizzazione dei fondi è dovuta al fatto che lo Stato italiano è uno Stato centralista, che non si rende promotore nei confronti delle Regioni di suggerimenti e indicazioni, affinché queste possano esser messe in condizioni di usufruire dei finanziamenti.
Altro motivo della mancata utilizzazione dei fondi è costituita dalla frammentazione delle competenze tra i vari ministeri.
E' inutile dire che è stato istituito un ufficio cosiddetto <di collegamento> tra le varie istituzioni e ministeri tra cui sono distribuite le competenze, il quale è servito solo per il beneficio dei funzionari che vi sono stati addetti!
C'è solo da sperare che, sulla base del decentramento e dello snellimento burocratico, le Regioni possano avere rapporti diretti con Bruxelles. Intanto l'Italia per ora è costretta a segnare il passo!

L'UNIONE POLITICA

Come abbiamo detto è l'atto finale più difficile da raggiungere, in quanto occorre cedere una parte del potere che ciascun paese ora gestisce in proprio (come per es. gli Affari Esteri), e i paesi con più spiccato senso nazionalistico sono più restii a farlo rispetto agli altri!
Essa comporterà innanzitutto il passaggio del <potere legislativo> al Parlamento Europeo (v. Sigle) e il passaggio del <potere esecutivo> dal Consiglio dei Capi di Stato, dei Capi di Governo e dei Ministri (v. Sigle) al Governo e ai ministri che faranno parte del Governo dell'Unione. Questo Governo europeo si occuperà dei grandi temi della politica estera, giustizia, sicurezza, difesa, con un Presidente del Governo o Primo Ministro. L'Unione avrà un carattere, che se pur non ancora definito, sarà certamente <federale> come quello degli USA, con un Presidente dell'Unione, che sarà eletto a suffragio diretto.
Prima bisognerà raggiungere alcuni obiettivi:
- promuovere un progresso sociale ed economico equilibrato e sostenibile;
- affermare l'identità dell'Unione sulla scena internazionale;
- rafforzare la tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini e dei suoi Stati membri, mediante l'istituzione di una cittadinanza dell'Unione;
- sviluppare una stretta cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni;
- mantenere integralmente l' "acquis" comunitario e svilupparlo.

Come si vede i programmi da realizzare, sono ancora tanti e la strada da percorrere è lunga e potrà essere anche difficile, ma oramai si è agli ultimi sforzi e occorrerà la buona volontà dei paesi partecipanti, perché è assolutamente impensabile tornare indietro.
Sono già maturati quarant'anni di cammino e ci auguriamo che l'alba del terzo millennio possa finalmente veder compiuta quest'opera di unificazione, sulla comune via della civiltà e del progresso.
Purtroppo i mezzi di informazione si disinteressano dell'Europa e ne parlano soltanto in occasione di particolari avvenimenti. Manca ancora una cultura europea da parte di tutti i mezzi della carta stampata e audiovisivi, che si limitano al quotidiano nazionale, disinteressandosi, in un'epoca in cui non si fa che parlare di globalizzazione, di notizie non solo degli altri paesi europei, ma del resto del mondo (v. Giornali).
Lo vediamo più semplicemente in TV nella più semplice delle rubriche, quella delle previsioni meteorologiche, in cui ci si limita solo all'Italia quando invece potrebbero esser date, nello stesso lasso di tempo, quelle di tutta l'Europa. Basterebbe eliminare tutte quelle inutili descrizioni sulle alte e basse pressioni e sulle linee isobariche che interessano meno che sapere che tempo fa a Londra, Parigi, Berlino, Stoccolma o Madrid!
Per rendersene conto basta dare un'occhiata alle previsioni meteorologiche della CNN che in pochi attimi, nello stesso tempo che le nostre TV impiegano per quelle della sola penisola, le trasmette per tutto il mondo! Il rapporto è lo stesso che corre tra gli ascensori degli USA, che fanno cento piani nello stesso tempo in cui quelli italiani ne fanno dieci!

LE ISTITUZIONI COMUNITARIE: sono costituite dal:

CONSIGLIO EUROPEO (dei Capi di Stato o dei Capi di Governo, da non confondere con il Consiglio d'Europa, v. sotto). E' formato unicamente dai Capi di Stato o di Governo, assistiti dai Ministri degli Esteri e dal Presidente della Commissione e ha la funzione di stabilire i grandi temi di orientamento della politica comunitaria. E' l'organo che promuove i grandi impulsi delle realizzazioni comunitarie, come la creazione del sistema monetario, ecc. I vari trattati (Schengen, Maastricht, Amsterdam ecc) sono stati firmati appunto dai Capi di Stato dei Paesi facenti parte della Comunità.

CONSIGLIO DEI MINISTRI: E' formato dai rappresentanti dei Governi di ciascun Paese dell'Unione che si riuniscono per coordinare le politiche generali degli Stati membri. Normalmente vengono delegati i Ministri degli Esteri, se si devono discutere argomenti di carattere politico, oppure i titolari dei vari dicasteri (finanze, trasporti, agricoltura ecc.),quando le sedute riguardano argomenti settoriali. La Presidenza è assegnata al Capo del Governo in carica e assicurata a rotazione di sei mesi per ciascuno dei componenti.

COMMISSIONE: E' il "motore" della politica comunitaria. Composto dai rappresentati di ciascun Paese membro, assicura il rispetto dei trattati e delle norme comunitarie. Si occupa del bilancio della Unione e ne amministra i fondi e i programmi, che permettono p.es. l'ammodernamento dell'agricoltura (FEOGA, Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia) o favoriscono le riconversioni regionali ( Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) o rafforzano la solidarietà dell'Europa nei confronti del Terzo Mondo (FES, Fondo Europeo per lo Sviluppo), ecc..
Consiglio e Commissione hanno potere legislativo, possono cioè emettere direttamente leggi comunitarie.

PARLAMENTO EUROPEO: Originariamente era costituito come Assemblea Parlamentare, con membri che venivano nominati dai Parlamenti nazionali.
Nel 1979 si è data la nuova denominazione con l'elezione diretta dei suoi membri.
Si tratta però di un Parlamento <anomalo> nel senso che esso è privo di quel potere legislativo e di nomina di Governo, che hanno i Parlamenti di tutti i Paesi democratici, funzione che è svolta dal Consiglio e dalla Commissione.
Il trattato di Amsterdam ha riconosciuto al Parlamento nuovi compiti che gli hanno dato un po' più di potere, ma non siamo ancora al massimo riconoscimento del potere legislativo. Gli è stato riconosciuto infatti, oltre all' esercizio del controllo sul bilancio, il potere di:
a) elaborare norme comunitarie; b) adottare mozioni di sfiducia nei confronti della Commissione; c) decidere, non autonomamente ma in co-decisione (con il Consiglio e la Commissione), relativamente alla adesione di nuovi Stati e alla ratifica di accordi internazionali; d) approvare il bilancio; e) emettere di propria iniziativa delle risoluzioni.

CORTE DI GIUSTIZIA: E' l'organo giurisdizionale della Unione, con sede a Lussemburgo. E' giudice della legalità degli atti del Consiglio e della Commissione. Controlla l'applicazione e l'interpretazione del diritto comunitario. Alla Corte può ricorrere qualsiasi Stato membro, il Consiglio, la Commissione, il Parlamento e qualsiasi persona fisica o giuridica, che però siano direttamente investiti da decisioni che li riguardano personalmente.
Come organo di giustizia, vi è anche un Tribunale di primo grado, che giudica in unico grado di determinate materie come la concorrenza.

CORTE DEI CONTI: Esercita il controllo su tutte le entrate e le spese comunitarie. Tra i suoi compiti principali vi è quello della relazione annuale alla fine di ogni esercizio finanziario, nel quale vengono mosse critiche sulle modalità di gestione del Consiglio, della Commissione e degli Stati membri. Ha la possibilità di <suggerire> al Parlamento (che ha la funzione di approvarlo), con <raccomandazione> di non approvarlo. I membri della Corte oltre che svolgere un esame sui documenti, possono recarsi personalmente sul posto per effettuare controlli.

COMITATO ECONOMICO E SOCIALE: E' organo consultivo del Consiglio e della Commissione. E' composto da rappresentanti delle varie categorie economico-sociali, cioè datori di lavoro, lavoratori, attività diverse, consumatori ecc.

COMITATO DELLE REGIONI: Istituito con il Trattato di Maastricht su richiesta di Germania, Italia e Spagna che vorrebbero instaurare un rapporto diretto tra la Comunità e le regioni. E' composto dai rappresentanti delle collettività regionali e locali. Ha carattere consultivo. L'Italia disporrà di 24 rappresentanti su un totale di 189. Esso agirà in cooperazione del Comitato economico e sociale (v.), quando le questioni sono di comune interesse.

CIG-Conferenza Inter-Governativa: discute della futura struttura dell'Europa. Il processo di integrazione europeo è stato paragonato a un missile con diversi stadi, uno dei quali, l'Atto Unico, ha costituito una fase avanzata del Trattato di Roma, istitutivo del Mercato unico, il quale ha fissato l'obiettivo dell'Unione Europea. Un altro stadio è stato il trattato di Maastricht, che ha l'ambizione di realizzare l'unione monetaria per il 1999 e la predisposizione di una politica estera e di sicurezza comune (PESC) e la cooperazione in materia di giustizia e affari interni.

LE LEGGI COMUNITARIE: sono costituite da:

REGOLAMENTI: regolano un'intera materia e sono strumenti di unificazione delle legislazioni nell'ambito comunitario. Hanno portata generale e sono direttamente applicabili in tutti i Paesi della Unione. Non necessitano di essere recepite dalla legislazione dei singoli Stati, come avviene con le <direttive>.

DIRETTIVE: sono rivolte agli Stati membri, che devono poi provvedere a recepirle nelle proprie legislazioni per la realizzazione degli obiettivi che in esse vengono fissati. Se si verifica che un Paese non recepisca una direttiva, è responsabile dei danni subiti da chiunque per il mancato recepimento. Pertanto ogni cittadino si può richiamare alle direttive per la tutela dei propri diritti.

DECISIONI: vengono prese dagli Organi Comunitari e sono obbligatorie per tutti i Paesi membri.

RACCOMANDAZIONI E PARERI: hanno valore interpretativo. Essi non sono obbligatori e quindi non sono vincolanti per i destinatari. La differenza tra raccomandazione e parere consiste nel fatto che la prima viene direttamente presa dalla istituzione comunitaria, la seconda viene formulata sulla base di richiesta di terzi.

SIGLE DELLE ISTITUZIONI EUROPEE:

C. d'E. - Consiglio d'Europa. Costituito nel 1948 da 21 Paesi dell'Europa. Organo di Collaborazione internazionale del quale fanno parte tutti i Paesi della Comunità, ora Unione Europea, oltre a Turchia, Cipro, Svizzera, Malta, Islanda, Lichtenstein. E' stato concepito in modo da avere l'adesione di Stati con lunga tradizione di neutralità, che non intendevano aderire a organizzazioni più impegnative dal punto di vista della rinuncia alla propria sovranità (erano in pratica la Svezia, Norvegia e Svizzera, le prime due sono oramai entrate nella U.E.).
Al C. d' E. fa capo la:
CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL'UOMO, con sede a Strasburgo (v. Statuto in Rubrica U.E. e Consiglio d'Europa);

CECA: Comunità Economica del Carbone e dell'Acciaio. Costituita nel 1951, è stata la prima delle tre Comunità. Frutto della riconciliazione franco-tedesca, costituita dagli originari sei Paesi (Francia, Italia, Germania, Belgio Olanda e Lussemburgo) preordinata agli interventi per il maggior consumo dell'acciaio e per progetti infrastrutturali di interesse europeo, come l'estensione della rete ferroviaria dei TGV e dei finanziamenti alla siderurgia. Tende a conseguire una più stretta unione tra i Paesi partecipanti per facilitare il loro progresso economico e sociale e inculcare sentimenti di appartenenza a una comune identità europea. Era inizialmente sorto come Comitato permanente dello studio e lo sviluppo europeo. Ora è stata inglobata nell'Unione.

CEE: Comunità Economica Europea, detta originariamente MEC, Mercato Comune. Costituita nel 1957, si proponeva la realizzazione dei quattro principi di libertà, (che sono indicati nel testo), di circolazione delle persone, merci, capitali e servizi, nonchè il diritto di cittadinanza, che sono stati nel frattempo realizzati.

ECU: European Currency Unit, unità di conto europea. E' stata utilizzata fino all'entrata in vigore dell'Euro come moneta virtuale per i bilanci, previsioni di spesa ecc. degli organi comunitari, e dalle Banche centrali. Non è stata una vera e propria moneta metallica o cartacea, ma una divisa rapportata al valore del PIB (in italiano PIL v. ) dei quindici e delle loro esportazioni. E' servita come moneta internazionale e per il saldo dei conti tra le banche. Nel 1999 è stata sostituita dall' EURO, che ufficialmente dal 1° marzo 2002 ha sostituito le monete nazionali dei Paesi che fanno e faranno parte dell' Unione (monetaria).

EFTA: Zona di Libero Scambio tra Paesi non facenti parte (al momento della sua costituzione,1959) della Comunità Europea (i Paesi erano Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Islanda Gran Bretagna, Austria, Portogallo, Svizzera, ora tutti facenti parte della U.E., ad esclusione di Svizzera e Islanda), tra i quali erano soppressi i dazi doganali.

EURATOM-CEEA: Comunità Europea dell'energia atomica. Costituita nel 1957, velatamente perché la Francia voleva tenere sotto controllo la Germania che era più avanti degli altri nella ricerca della fissione nucleare, allo scopo di unire le risorse dei singoli Paesi, finalizzato allo sviluppo dell'energia atomica. Inglobata nell'Unione Europea.

FONDI STRUTTURALI: sono strumenti volti a superare, attraverso trasferimenti di risorse, gli squilibri socio-economici e territoriali della Unione, che si raggruppano nel:

FEAOG: Fondo Agricolo di Orientamento e di Garanzia, finanzia le spese di sostegno dei mercati agricoli e partecipa alla modernizzazione del mondo rurale attraverso aiuti destinati al:
1) miglioramento delle strutture agricole;
2) costruzione e estensione delle industrie agro-alimentari.

FSE: Fondo Sociale Europeo, concede aiuti per favorire l'inserimento professionale dei giovani e la lotta contro la disoccupazione di lunga durata.

FESR: Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, è il principale strumento della politica regionale della Comunità. Creato nel 1975 ha concesso, da questa data, più di 24mila mld.di Ecu, nel quadro di 40mila progetti d'investimento che hanno permesso la creazione o il mantenimento di più di un milione di posti di lavoro. L'80% degli aiuti concessi sono destinati alle regioni più sfavorite.

NATO: North Atlantic Treaty Organisation, istituita nel 1949, con un patto militare di difesa comune, contro le aggressioni (che potevano venire dal "blocco orientale").
Inizialmente formata da dodici Paesi (Belgio,Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Inghilterra, Lussemburgo, Norvegia,Olanda, Portogallo, Stati Uniti) vi entrarono subito dopo (1951) Grecia e Turchia. A questi Paesi si sono aggregati oltre alla Spagna i Paesi dell'ex impero sovietico come la Polonia, l'Ungheria, la Repubblica Ceca, che avevano avuto l'assenso di Clinton (luglio '97), e la conferma del Congresso degli USA, e la conferma dei rispettivi Parlamenti (1999).
A questi Paesi si era aggiunta la Russia, inizialmente come membro esterno, per cui il Patto Atlantico era considerato formato da 19 Membri più uno, in attesa che la Russia potesse entrare definitivamente. Questa posizione tecnicamente comportava che i diciannove prendevano le decisioni, che poi erano "comunicate" alla Russia.
Il problema era stato determinato dal fatto che avevano chiesto di entrare Paesi come l'Estonia, Lettonia e Lituania, sul cui ingresso Boris Eltsin non si era mostrato d'accordo in quanto la Russia si sarebbe sentita militarmente indebolita, perchè sarebbe stata circondata, a Occidente, dai Paesi membri della NATO.
Boris Eltsin si era rivolto al Presidente Berlusconi (1994), al quale aveva chiesto di mediare su questo problema della Russia. Col ritorno di Berlusconi al Governo e con il Presidente che ha agito direttamente come Ministro degli Esteri "ad interim", vi è stato il colpo di scena finale dell'ingresso nel Patto della Russia di Vladimmir Putin (2002), per cui la Russia non sarà considerato membro aggiunto ai diciannove Paesi, ma facente parte dei venti, a pieno titolo. Nel Patto dovrebbero entrare anche altri Paesi come l'Ucraina, la Macedonia e l'Albania.
Ora però che lo scenario politico è completamente cambiato con l'ingresso dei Paesi dell'Est, viene a cambiare anche la stessa funzione della Organizzazione, nel senso che mentre prima essa aveva di mira la opposizione al blocco sovietico (che aveva creato una analoga organizzazione con il Patto di Varsavia - COMECON), la nuova funzione delle forze militari Nato sarà quella della difesa comune, non più contro nemici esterni, ma con particolare riguardo alle crisi e guerre locali, che possono essere violente come si è verificato in Bosnia e Serbia, oltre alla funzione di polizia internazionale. Per cui la Nato dovrà modificare il proprio Statuto.

OECE: Organizzazione Europea di Cooperazione Economica. Sorta nel 1948 su ispirazione del Ministro americano Marshall, che esortò gli Stati europei a unire i loro sforzi per la ricostruzione economica, promettendo l'aiuto degli Stati Uniti che si tradusse nel famoso "piano Marshall". L'OECE nel 1949 si trasformò in

OCSE: Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo, alla quale, oltre agli Stati europei partecipanti, si aggiunsero Stati Uniti e Canada, allargando le competenze agli aiuti per lo sviluppo del Terzo mondo.

PIL (Prodotto Interno Lordo), in francese PIB (Produit Interieur Brut): corrisponde al prodotto interno di un Paese, sul quale vengono calcolate le percentuali che vengono poi versate da ciascuno, per il bilancio della Unione Europea, nella misura dell'1,2%. Per poter entrare nell'Europa monetaria si è stabilito che la differenza tra il pil e il disavanzo annuo deve essere pari al 3%. Vi è poi l'altro crtiterio del rapporto tra debito pubblico e PIL che non dovrebbe superare il 60%, pari a 60milamld. Non sappiamo come potrà essere risolto il problema italiano di questo deficit che è arrivato a quota 2milioni e 500miladi miliardi!

SME: Sistema Monetario Europeo, sorto nel 1979 per una politica comune di stabilità dei cambi e dei prezzi, avendo come fine la unificazione monetaria. Jean Monnet aveva infatti sostenuto che "l'Europa non si fa senza moneta". Le turbolenze monetarie di questi ultimi tempi che hanno colpito particolarmente l'Italia, hanno dimostrato la necessità di arrivare alla moneta unica, realizzata definitivamente dal 1° marzo 2002.

UEO: Unione Europea Occidentale (1954),costituita per rafforzare la collaborazione degli Stati Europei nel campo della sicurezza, della difesa comune e della politica estera. L'UEO è una alleanza politico-militare, i cui membri sono legati da una clausola di impegno militare automatico, in caso di aggressione contro uno dei sei firmatari. Questa organizzazione è stata pressochè inattiva fino al 1984. Nel 1987 è stata adottata una piattaforma comune che ne definisce gli obiettivi e nel 1988 è stata condotta una prima esperienza sul piano operativo: il coordinamento delle forze navali dei paesi membri. l'UEO costituisce un mezzo di rafforzamento dell'Alleanza Atlantica.

UNIONE DOGANALE, da non confondere con la <zona di libero scambio>. E' costituita dallo spazio nel quale gli Stati membri si obbligano:
a) a non sottoporsi reciprocamente a dazi doganali o a misure restrittive di alcun genere nella circolazione delle merci;
b) ad applicare una tariffa doganale unica nei confronti dei Paesi terzi. Da tenere distinta dalla

FEDERAZIONE: che invece è un'unione politica di più Stati (con un Presidente della federazione, un Governo, Ministri ecc.), ha un unico esercito e la politica estera è con unica rappresentanza diplomatica, vale a dire che la difesa e la politica estera vengono esercitati dal Governo Centrale.
Nella federazione ciascuno Stato rinuncia alla propria sovranità, che viene esercitata dal potere centrale della federazione, pur mantenendo un proprio Governo, Parlamento ecc., con poteri evidentemente più limitati. Esempi di Stati federali sono Stati Uniti e Germania. E' diversa dall'<Unione di Stati> che, come detto, è più limitata e non si estende all'elemento politico, com'è attualmente l'Unione Europea.

 

FINE

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