PARTE SECONDA
KASPAR SCHMIDT-MAX STIRNER:
<Il mondo appartiene all'egoista, perché non fa parte
di nessun potere della terra
La violenza dello Stato si chiama
giustizia, quella del singolo, crimine.>
Dopo l'analisi di due padri dell'Anarchia, uno inglese e
uno francese, per completare il quadro, passiamo ad esaminare
un terzo grande pensatore anarchico: un tedesco. Il suo nome era
Kaspar Schmidt, rimasto famoso col nome di Max Stirner, lo pseudonimo
a cui aveva dovuto ricorrere a causa della pubblicazione dei suoi
libri, per non mettere in pericolo il suo modesto stipendio di
insegnante in una scuola femminile di Berlino.
Stirner aveva innalzato l'individualismo alla sua massima potenza,
arrivando alla conclusione che l'individualismo vero e puro è
necessariamente egoismo. Egli professava un egoismo senza limiti
e lo difendeva appassionatamente:<Via ogni cosa che non è
assolutamente mia!> esclamava all'inizio della sua opera principale
dal titolo <L'unico> pubblicata nel 1844 e nella quale di
proposito scrive parole come <Io> e <Mio> con l'iniziale
maiuscola: <Chi dice che la Mia cosa sia necessariamente buona?
Cosa è buono e cosa è cattivo? Io stesso sono Mio
e posso essere sia buono che cattivo. Le due cose per Me non hanno
alcun senso. Il divino è cosa di Dio, l'umano è
cosa degli uomini. La mia cosa è sia divina che umana;
non è né vera, buona giusta, libera ecc., ma è
solo la Mia. Non è comune, ma è unica, perché
Io sono unico. Nulla mi è superiore
>. Rivolgendosi
ai contemporanei: <Migliaia di anni di cultura hanno nascosto
alla civiltà e a voi quello che effettivamente eravate.
Vi hanno fatto credere di non essere degli egoisti, ma vi hanno
chiamato idealisti (uomini buoni). Basta! Non cercate la libertà
che vi darete da soli con l'abnegazione, ma cercate voi stessi,
diventate egoisti
Il mondo appartiene all'egoista, perché
non fa parte di nessun potere della terra!>.
A questo punto ci si può chiedere cosa ha a che fare l'anarchia
sociale di Prudhon con l'estremistico egoismo-individualismo di
Stirner. Da un esame attento, risulta evidente che le due teorie
non sono molto distanti fra loro, come invece possono apparire
al primo impatto. Le coincidenze e le similitudini sono molto
più numerose delle contraddizioni e dei contrasti.
Cerchiamo di capire come questo egoismo sia applicato allo Stato,
secondo quanto dice lo stesso Stirner: <Ogni Stato è
dispotico, sia il despota uno solo oppure siano molti
Non
è possibile pensare ad uno Stato senza autorità
e schiavitù (principio della sudditanza), perché
lo stato vuole avere tutto quello che lo circonda. Ciò
viene chiamato volontà dello Stato
Il comportamento
dello Stato è violento, ma la sua violenza la chiama giustizia,
mentre quella del singolo la chiama crimine. E solo con il crimine
si elimina la violenza dello Stato>.
Stirner ammette che lo Stato è una forma di organizzazione
perfetta che permette l'evoluzione dell'umanità. Egli completa
poi la sua visione anarchica individualistica, sostenendo che
lo Stato diventa un ostacolo allo sviluppo del nostro Io, e afferma
in modo assoluto che non c'è niente di più importante
se non proprio lo sviluppo dell'Io. Alla fine si chiede: <si
può fare una riforma dello Stato?> risposta:<per
quel che riguarda la nobiltà, il clero, la Chiesa ecc.,
possiamo eliminarli, annientarli, sopprimerli, ma non riformarli.
Posso trasformare una cosa che non ha senso in una che ne ha attraverso
una riforma?>.
L'atteggiamento di Stirner sulla giustizia non è meno provocatorio:
<Il diritto non è altro che la volontà della
società. Ma, poiché la società statale, così
come l'abbiamo vista fino ad ora, esiste solo fintanto che esercita
la propria autorità sul singolo, ogni diritto attuale è
a noi estraneo, perché volontà di un sovrano estraneo.
Tuttavia, abbiamo sempre mirato a questo tipo di giustizia. Cerchiamo
giustizia e ci rivolgiamo a un tribunale. Ma a quale? A un tribunale
regio, popolare ecc. Un tribunale di un sultano può applicare
un diritto diverso da quello ordinato dal sultano stesso? Mi si
può dare giustizia se la Mia istanza non coincide con la
concezione del diritto che il sultano ha ordinato di applicare?>.
Stirner conferma: <Nessun giudice può dire se ho ragione
o no. Solo Io posso farlo
E' mio diritto, quindi è
giusto. Probabilmente non è giusto per gli altri. Ma questo
è un problema loro, non Mio: si difenderanno
La tigre
che Mi aggredisce ha diritto di farlo, ma anche Io che l'abbatto
sono nel giusto. Io difendo il Mio diritto nei suoi confronti.
Io difendo me stesso!
Sono autorizzato a fare tutto quello
che riesco. Sono autorizzato a rovesciare Giove, Geova, Dio ecc.
se ci riesco. Se non lo faccio, tutte queste divinità manterranno
il loro potere e i loro diritti nei Miei confronti. Io
obbedirò
ai loro ordini e tutto ciò che farò seguendo le
loro regole lo considererò giusto, esattamente come le
guardie di confine russe sono autorizzate a uccidere le persone
sospette che fuggono. Ammazzano in base a una violenza superiore,
cioè uccidono legalmente>
Stirner arriva all'anarchia distruggendo di punto in bianco gli
attuali sistemi statali e giuridici. Come teorico si permette
questa via di cambiamento in contrasto con la pratica trasformazione
auspicata da Prodhon. Egli quindi, come anarchico individualista
mette al primo posto la distruzione dello Stato.
Circa il problema del lavoro e del denaro, Stirner ritiene che
<Il lavoratore non riesce ad isolare il suo lavoro dalla massa
delle merci
Il più grosso guadagno è del capitalista>.
Egli definisce il lavoro <una preda bellica dell'agiato, ovvero
del nemico>. Il ragionamento che egli fa è che <lo
Stato si basa sulla schiavitù del lavoro. Se il lavoro
sarà libero, lo Stato sarà perduto>.
Per quanto riguarda la proprietà, la ricetta di Stirner
è <Allunga la mano e prendi ciò che ti serve>!
Egli sostiene che il problema della proprietà non sia così
facile da risolvere come credono invece i socialisti e i comunisti.
I poveri saranno liberi e possederanno qualcosa solo se si indignano,
si ribellano e si sollevano. Non regalategli troppo, altrimenti
vorranno avere sempre di più e non vorranno niente di meno
di ciò che già gli avete regalato.
Ci si potrebbe domandare, si chiede Stirner, cosa potrebbe succedere
quando i nullatenenti si faranno coraggio. In che modo si potrà
distribuire equamente la ricchezza. La risposta è che <
quando uno schiavo riuscirà a spezzare le catene e sarà
libero di agire, bisognerà aspettarsi di tutto>.
Ovviamente, non si può pensare che tutto il suo pensiero
si esaurisca in negazioni, rivolte e distruzioni. Stirner pensa
anche a come rendere duratura la società basata sull'individualismo
radicale. Alla domanda, come può l'uomo diventare libero
e in quale misura, e allo stesso tempo vivere insieme ai suoi
simili, e cosa deve e vuole fare in maniera ragionevole, risponde
che solo l'egoismo può assicurare una desiderabile forma
di associazione umana, come se uno non dovesse sottomettersi a
un altro, solo perché ha bisogno di lui!
Quindi: cooperazione nei rapporti interpersonali, ma unione basata
sull'egoismo per gli egoisti, che egli spiega in questo modo:
<Io (l'egoista) non dovrei partecipare alla gioia di un'altra
persona? La sua felicità e il suo bene non mi dovrebbero
essere cari? Il piacere che posso procurargli non dovrebbe essere
per me la cosa più importante al mondo? Al contrario: sarei
contento di renderlo felice. Ma posso anche farne a meno. Bisogna
fissare la Mia gioia e la Mia felicità, prima di creare
la sua. Ma Io, lo stesso, non dipendo da lui.
Come Godwin e Prodhon, anche Stirner vuole creare un Stato che
si basi su accordi spontanei da realizzare attraverso una libera
decisione individuale. Al posto dello Stato ci dovrebbe essere
<l'unione di egoisti>.
Egli sostiene: <Lo Stato, è inviolabile ed è
contro di Me, singolo uomo. L'unione è invece una Mia creazione,
una Mia creatura, non è sacra e non ha alcun potere sul
Mio spirito. Tu sei debitore alla società che hai, sei
a lei assoggettato, hai dei <doveri sociali> nei suoi confronti.
Tu usi l'associazione tra individui e la distruggi nel momento
in cui decidi che non riesci più a farne buon uso. Non
hai più alcun dovere nei suoi confronti e non commetti
alcun tradimento
L'associazione è solo il tuo strumento
è
per te, e per te rovescia la società; è anche senza
di te
La società ti sfrutta e tu la sfrutti. Qualcuno
dirà> ammette Stirner <che alla fine arriveremo alla
conclusione che ognuno di noi dovrà sacrificare una parte
della propria libertà per il quieto vivere di tutti...
(però) il sacrificio non serve assolutamente alla felicità
di tutti nel momento in cui stipulo un patto
anche se è
basato sulle idee altrui. Ignoro il patto stesso di proposito,
per tutelare il Mio egoismo
Preferirei dipendere dall'egoismo
degli uomini che dal loro favore, dalla loro carità e pietà
ecc. L'egoista sfida la reciprocità, perché non
fa niente gratuitamente e si lascia anche vincere e comprare.
Come posso conquistarmi il favore di una persona? Sarebbe un caso
se riuscissi ad avere a che fare con un benefattore.>.
KROPOTKIN, BAKUNIN, NETSCHAJEW:
<Lo scopo della nostra unione è la felicità del
popolo. Siamo convinti che ciò si possa raggiungere solo
attraverso una rivoluzione distruttrice
infinita, completa,
totale, impietosa e generale>
L'anarchia, così come è stata analizzata fino ad
ora, non contiene nulla che debba comportare inevitabilmente delle
azioni sovversive. Si parla infatti di società senza obblighi
e di vita comune basata su accordi spontanei, ma neanche una parola
a proposito di <rivoluzione>. Questa è affidata agli
attivisti del movimento anarchico, agli uomini della propaganda
dell'azione che sono Kropotkin, Bakunin, Netschajew. La loro origine
non avrebbe potuto essere più diversa - e rappresentavano
rispettivamente le tre classi sociali, aristocrazia, ricca borghesia,
e popolo-servitù della gleba (ndr) -.
Peter Alexejevic Kropotkin, principe componente dell'alta aristocrazia
e di una delle famiglie più stimate del paese, era stato
addestrato nel corpo dei paggi dello zar.
Michail Alexandrovich Bakunin, figlio di un proprietario terriero,
smise all'età di venti anni la carriera militare che gli
era stata imposta dai genitori.
Serghei Netschajew proveniva dal più basso strato della
popolazione. Suo padre, un povero prete di campagna era servo
della gleba.
Comune a tutti e tre era la fanatica convinzione di poter rendere
felice l'umanità attraverso l'anarchia. E, comune a tutti
e tre era anche il loro destino caratterizzato dall'esilio, dalla
fuga, dai documenti falsi, dalla fame, dalla notorietà
ottenuta dai pettegolezzi, le carceri di mezzo mondo e l'inossidabile
disponibilità a sacrificare qualunque cosa per la causa
a cui avevano prestato giuramento.
Mikail Bakunin arrivò alla conclusione che nessuna persona,
ad eccezione di Dio stesso, poteva da sola essere la causa dell'infelicità
degli uomini sulla terra. Egli sosteneva infatti che, finché
abbiamo un Signore in cielo, rimarremo schiavi sulla terra. Fin
quando crederemo di dovergli essere assolutamente ubbidienti (perché
davanti a un Dio non si può non essere tali), dovremmo
necessariamente assoggettarci all'autorità dei suoi intercessori
ed eletti, senza alcuna opposizione e senza la benché minima
critica.
Così è. Messia, profeti, legislatori per volere
di Dio, imperatori, re e tutti i funzionari e i ministri, sono
i rappresentanti consacrati e servitori delle due grandi istituzioni
che ci vengono presentate come divine e che vengono usate per
guidare l'umanità: la Chiesa e lo Stato. Di conseguenza,
deve essere distrutto tutto quello che non cambia: tutti gli Stati
e la Chiesa, le religioni, la giustizia, le leggi, la cultura,
la struttura sociale ed economica
La voglia di distruggere
è comunque una forza creativa
Distruggete ciò
che esiste: se vi riuscirete, sarete anche in grado di realizzare
l'organizzazione sociale che volete. Tutto andrà bene se
noi ci buttiamo nella rivoluzione in permanenza
Qualcosa
ne verrà fuori.
Bakunin e Netschajew hanno indicato tutti i compiti di un anarchico
in un catechismo per il rivoluzionario le cui regole avrebbero
avuto valore per tutti i seguaci. Eccone alcuni passi:
<Il rivoluzionario sa, nel profondo del proprio cuore, che
distruggerà con le parole e i fatti, tutte le catene che
lo legano alla società. E' un nemico accanito della società
e se tiene dei contatti con il mondo, è solo per poter
attuare il suo scopo di distruzione>
<Il rivoluzionario disprezza ogni dogma e ogni conoscenza
Ne
conosce solo una: quella della distruzione. Per sé e solo
per se stesso, studia la fisica, la meccanica, la chimica e forse
anche la medicina
Lo scopo è sempre lo stesso: trovare
la via più breve e più sicura per distruggere il
mondo disonesto>
.
<Il rivoluzionario
non può avere alcuna forma di
clemenza nei confronti dello Stato o delle classi sociali. Non
ha pietà neanche per se stesso. Tra lui e la società
c'è una guerra aperta, mortale, dichiarata o non dichiarata,
una lotta intransigente e implacabile fino alla morte>
<Tutte le emozioni che muovono gli uomini e i sentimenti di
parentela, amore, amicizia, riconoscenza e onore, devono far posto
al freddo entusiasmo per la rivoluzione>
<Lo scopo della nostra unione è la felicità del
popolo
Siamo convinti che ciò si possa raggiungere
solo attraverso una rivoluzione distruttrice>
<Il nostro compito è pertanto la distruzione infinita,
completa, totale, impietosa e generale>
Quando Bakunin incontrò Sergei Netschajew, più giovane
di lui di trent'anni, per la prima volta nel marzo 1869 a Ginevra,
provò immediatamente una simpatia al limite del patologico
nei confronti del ragazzo. Vedeva in lui il garante della rivoluzione
permanente pronto a mandare in rovina la vecchia società,
per realizzare una nuova realtà. Era disposto all'uso indiscriminato
di pistole, coltelli, dinamite e senza alcun riguardo per la sua
stessa vita o per quella degli altri. Da quel momento in poi,
gli scritti di Bakunin si mischiano con le idee del fanatico Netschajew;
molto spesso diventa davvero difficile capire chi dei due abbia
elaborato una determinata teoria.
L'<anarchia totale> come è stata professata da Netschajew,
non potrebbe essere chiarita meglio, se non da una lettera di
Bakunin, il cui entusiasmo per Netschajew si spense con la stessa
velocità con cui si era acceso. E' del luglio 1870 ed è
indirizzata a un amico di Londra. A quel tempo Netschajew era
in fuga verso quella città e vi poteva arrivare in qualsiasi
momento.
< E' vero che N(etschajev) è uno degli uomini più
attivi ed energici che io abbia mai conosciuto. Quando decide
di impegnarsi in quella che lui chiama la <COSA>(1), non
indugia mai, non si ferma di fronte a niente ed è completamente
insensibile di fronte a se stesso e agli altri
Permettimi
di metterti in guardia!
Se lo lasci nella tua stanza da
solo aprirà ogni cassetto, leggerà tutte le tue
lettere, e nel caso in cui ne trovasse una che in un qualche modo
compromette te o qualcuno dei tuoi amici, la ruberà e la
userà per intimidire la persona in questione
Se il
tuo amico ha una moglie o una figlia, cercherà di sedurre
una delle due e la metterà incinta per comprometterla di
fronte alle regole della morale tradizionale.
In questo modo la donna sarebbe costretta ad intraprendere una
protesta rivoluzionaria contro la società stabilita. Non
dire che esagero. Tutto quello che ho raccontato è successo
veramente e può succedere ancora>.
PAUL BROUSSE:
<La strada della rivoluzione passa attraverso il petto dei
re>.
Anche se Bakunin e Netschajew non contendono a nessuno la palma
di scopritore della <propaganda dell'azione>, tale concetto
è stato affermato per la prima volta dal francese Paul
Brousse. A quel tempo Bakunin era già morto e Netschaiew
era scomparso da sei anni nelle carceri russe, da cui non uscirà
più.
Brousse, ex soldato della Comune di Parigi, sosteneva: <L'azione
sarà sulla bocca di tutti dopo che le masse della popolazione
ne capiranno la causa, la discuteranno e diventeranno consce della
lezione impartita. Già una volta gli uomini erano pronti
e non sarà difficile, oggi, convincere gli altri.
Brousse sostiene:<Dobbiamo iniziare con la propaganda dell'azione.
La strada della rivoluzione passa attraverso il petto dei re>.
Questo fu l'inizio di quel concetto fatale. Nello stesso anno
- 1878 - vi furono due attentati contro l'imperatore di Germania
e re di Prussia (Guglielmo I subì due attentati, uno lieve,
il secondo più grave, ndr) e il re italiano (Umberto I
subì in quell'anno un attentato a Napoli, da parte dell'anarchico
G. Passanante, ma fu ucciso due anni dopo a Brescia il 29.7.1900
dall'anarchico Gaetano Cresci, ndr) e uno contro quello spagnolo
(Alfonso XII, che morirà nel 1885 di morte naturale).
Un anno dopo il principe dell'anarchia, Peter Kropotkin, riprese
la parola d'ordine <propaganda dell'azione> al congresso
internazionale anarchico, e più tardi affermò:
<Forse, all'inizio la massa rimane indifferente e crede che
chi aderisce all'azione sia un pazzo; ma ben presto lo acclama
e lo emula. Mentre i primi di loro riempiono i penitenziari, già
altri compagni sono al lavoro. Le dichiarazioni di guerra contro
la società attuale, le azioni ribelli e gli atti di vendetta
aumentano. L'attenzione generale è attiva, i nuovi pensieri
lavorano nelle teste e vincono i cuori. Una sola azione fa più
propaganda di migliaia di volantini. I governi si difendono, infieriscono
senza pietà, ma non fanno altro che provocare la reazione
di una o più persone, spingendo i rivoltosi verso l'eroismo.
Un'azione ne crea un'altra. Gli avversari si uniscono alla rivolta,
i governi si trovano discordi al loro interno, la forza acuisce
la lotta, le concessioni arrivano troppo tardi. La rivoluzione
è esplosa>.