L'anarchia è come il cristianesimo.
Più si perseguita, più anarchici ci saranno*

 

ANARCHIA*

a cura di Michele Puglia

PARTE SECONDA

 

KASPAR SCHMIDT-MAX STIRNER:
<Il mondo appartiene all'egoista, perché non fa parte di nessun potere della terra…La violenza dello Stato si chiama giustizia, quella del singolo, crimine.>

Dopo l'analisi di due padri dell'Anarchia, uno inglese e uno francese, per completare il quadro, passiamo ad esaminare un terzo grande pensatore anarchico: un tedesco. Il suo nome era Kaspar Schmidt, rimasto famoso col nome di Max Stirner, lo pseudonimo a cui aveva dovuto ricorrere a causa della pubblicazione dei suoi libri, per non mettere in pericolo il suo modesto stipendio di insegnante in una scuola femminile di Berlino.
Stirner aveva innalzato l'individualismo alla sua massima potenza, arrivando alla conclusione che l'individualismo vero e puro è necessariamente egoismo. Egli professava un egoismo senza limiti e lo difendeva appassionatamente:<Via ogni cosa che non è assolutamente mia!> esclamava all'inizio della sua opera principale dal titolo <L'unico> pubblicata nel 1844 e nella quale di proposito scrive parole come <Io> e <Mio> con l'iniziale maiuscola: <Chi dice che la Mia cosa sia necessariamente buona? Cosa è buono e cosa è cattivo? Io stesso sono Mio e posso essere sia buono che cattivo. Le due cose per Me non hanno alcun senso. Il divino è cosa di Dio, l'umano è cosa degli uomini. La mia cosa è sia divina che umana; non è né vera, buona giusta, libera ecc., ma è solo la Mia. Non è comune, ma è unica, perché Io sono unico. Nulla mi è superiore…>. Rivolgendosi ai contemporanei: <Migliaia di anni di cultura hanno nascosto alla civiltà e a voi quello che effettivamente eravate. Vi hanno fatto credere di non essere degli egoisti, ma vi hanno chiamato idealisti (uomini buoni). Basta! Non cercate la libertà che vi darete da soli con l'abnegazione, ma cercate voi stessi, diventate egoisti…Il mondo appartiene all'egoista, perché non fa parte di nessun potere della terra!>.
A questo punto ci si può chiedere cosa ha a che fare l'anarchia sociale di Prudhon con l'estremistico egoismo-individualismo di Stirner. Da un esame attento, risulta evidente che le due teorie non sono molto distanti fra loro, come invece possono apparire al primo impatto. Le coincidenze e le similitudini sono molto più numerose delle contraddizioni e dei contrasti.
Cerchiamo di capire come questo egoismo sia applicato allo Stato, secondo quanto dice lo stesso Stirner: <Ogni Stato è dispotico, sia il despota uno solo oppure siano molti…Non è possibile pensare ad uno Stato senza autorità e schiavitù (principio della sudditanza), perché lo stato vuole avere tutto quello che lo circonda. Ciò viene chiamato volontà dello Stato…Il comportamento dello Stato è violento, ma la sua violenza la chiama giustizia, mentre quella del singolo la chiama crimine. E solo con il crimine si elimina la violenza dello Stato>.
Stirner ammette che lo Stato è una forma di organizzazione perfetta che permette l'evoluzione dell'umanità. Egli completa poi la sua visione anarchica individualistica, sostenendo che lo Stato diventa un ostacolo allo sviluppo del nostro Io, e afferma in modo assoluto che non c'è niente di più importante se non proprio lo sviluppo dell'Io. Alla fine si chiede: <si può fare una riforma dello Stato?> risposta:<per quel che riguarda la nobiltà, il clero, la Chiesa ecc., possiamo eliminarli, annientarli, sopprimerli, ma non riformarli. Posso trasformare una cosa che non ha senso in una che ne ha attraverso una riforma?>.
L'atteggiamento di Stirner sulla giustizia non è meno provocatorio: <Il diritto non è altro che la volontà della società. Ma, poiché la società statale, così come l'abbiamo vista fino ad ora, esiste solo fintanto che esercita la propria autorità sul singolo, ogni diritto attuale è a noi estraneo, perché volontà di un sovrano estraneo. Tuttavia, abbiamo sempre mirato a questo tipo di giustizia. Cerchiamo giustizia e ci rivolgiamo a un tribunale. Ma a quale? A un tribunale regio, popolare ecc. Un tribunale di un sultano può applicare un diritto diverso da quello ordinato dal sultano stesso? Mi si può dare giustizia se la Mia istanza non coincide con la concezione del diritto che il sultano ha ordinato di applicare?>.
Stirner conferma: <Nessun giudice può dire se ho ragione o no. Solo Io posso farlo…E' mio diritto, quindi è giusto. Probabilmente non è giusto per gli altri. Ma questo è un problema loro, non Mio: si difenderanno…La tigre che Mi aggredisce ha diritto di farlo, ma anche Io che l'abbatto sono nel giusto. Io difendo il Mio diritto nei suoi confronti. Io difendo me stesso!… Sono autorizzato a fare tutto quello che riesco. Sono autorizzato a rovesciare Giove, Geova, Dio ecc. se ci riesco. Se non lo faccio, tutte queste divinità manterranno il loro potere e i loro diritti nei Miei confronti. Io…obbedirò ai loro ordini e tutto ciò che farò seguendo le loro regole lo considererò giusto, esattamente come le guardie di confine russe sono autorizzate a uccidere le persone sospette che fuggono. Ammazzano in base a una violenza superiore, cioè uccidono legalmente>
Stirner arriva all'anarchia distruggendo di punto in bianco gli attuali sistemi statali e giuridici. Come teorico si permette questa via di cambiamento in contrasto con la pratica trasformazione auspicata da Prodhon. Egli quindi, come anarchico individualista mette al primo posto la distruzione dello Stato.
Circa il problema del lavoro e del denaro, Stirner ritiene che <Il lavoratore non riesce ad isolare il suo lavoro dalla massa delle merci…Il più grosso guadagno è del capitalista>. Egli definisce il lavoro <una preda bellica dell'agiato, ovvero del nemico>. Il ragionamento che egli fa è che <lo Stato si basa sulla schiavitù del lavoro. Se il lavoro sarà libero, lo Stato sarà perduto>.
Per quanto riguarda la proprietà, la ricetta di Stirner è <Allunga la mano e prendi ciò che ti serve>! Egli sostiene che il problema della proprietà non sia così facile da risolvere come credono invece i socialisti e i comunisti. I poveri saranno liberi e possederanno qualcosa solo se si indignano, si ribellano e si sollevano. Non regalategli troppo, altrimenti vorranno avere sempre di più e non vorranno niente di meno di ciò che già gli avete regalato.
Ci si potrebbe domandare, si chiede Stirner, cosa potrebbe succedere quando i nullatenenti si faranno coraggio. In che modo si potrà distribuire equamente la ricchezza. La risposta è che < quando uno schiavo riuscirà a spezzare le catene e sarà libero di agire, bisognerà aspettarsi di tutto>.
Ovviamente, non si può pensare che tutto il suo pensiero si esaurisca in negazioni, rivolte e distruzioni. Stirner pensa anche a come rendere duratura la società basata sull'individualismo radicale. Alla domanda, come può l'uomo diventare libero e in quale misura, e allo stesso tempo vivere insieme ai suoi simili, e cosa deve e vuole fare in maniera ragionevole, risponde che solo l'egoismo può assicurare una desiderabile forma di associazione umana, come se uno non dovesse sottomettersi a un altro, solo perché ha bisogno di lui!
Quindi: cooperazione nei rapporti interpersonali, ma unione basata sull'egoismo per gli egoisti, che egli spiega in questo modo: <Io (l'egoista) non dovrei partecipare alla gioia di un'altra persona? La sua felicità e il suo bene non mi dovrebbero essere cari? Il piacere che posso procurargli non dovrebbe essere per me la cosa più importante al mondo? Al contrario: sarei contento di renderlo felice. Ma posso anche farne a meno. Bisogna fissare la Mia gioia e la Mia felicità, prima di creare la sua. Ma Io, lo stesso, non dipendo da lui.
Come Godwin e Prodhon, anche Stirner vuole creare un Stato che si basi su accordi spontanei da realizzare attraverso una libera decisione individuale. Al posto dello Stato ci dovrebbe essere <l'unione di egoisti>.
Egli sostiene: <Lo Stato, è inviolabile ed è contro di Me, singolo uomo. L'unione è invece una Mia creazione, una Mia creatura, non è sacra e non ha alcun potere sul Mio spirito. Tu sei debitore alla società che hai, sei a lei assoggettato, hai dei <doveri sociali> nei suoi confronti. Tu usi l'associazione tra individui e la distruggi nel momento in cui decidi che non riesci più a farne buon uso. Non hai più alcun dovere nei suoi confronti e non commetti alcun tradimento… L'associazione è solo il tuo strumento…è per te, e per te rovescia la società; è anche senza di te… La società ti sfrutta e tu la sfrutti. Qualcuno dirà> ammette Stirner <che alla fine arriveremo alla conclusione che ognuno di noi dovrà sacrificare una parte della propria libertà per il quieto vivere di tutti... (però) il sacrificio non serve assolutamente alla felicità di tutti nel momento in cui stipulo un patto…anche se è basato sulle idee altrui. Ignoro il patto stesso di proposito, per tutelare il Mio egoismo…Preferirei dipendere dall'egoismo degli uomini che dal loro favore, dalla loro carità e pietà ecc. L'egoista sfida la reciprocità, perché non fa niente gratuitamente e si lascia anche vincere e comprare. Come posso conquistarmi il favore di una persona? Sarebbe un caso se riuscissi ad avere a che fare con un benefattore.>.

 

KROPOTKIN, BAKUNIN, NETSCHAJEW:
<Lo scopo della nostra unione è la felicità del popolo. Siamo convinti che ciò si possa raggiungere solo attraverso una rivoluzione distruttrice…infinita, completa, totale, impietosa e generale>

L'anarchia, così come è stata analizzata fino ad ora, non contiene nulla che debba comportare inevitabilmente delle azioni sovversive. Si parla infatti di società senza obblighi e di vita comune basata su accordi spontanei, ma neanche una parola a proposito di <rivoluzione>. Questa è affidata agli attivisti del movimento anarchico, agli uomini della propaganda dell'azione che sono Kropotkin, Bakunin, Netschajew. La loro origine non avrebbe potuto essere più diversa - e rappresentavano rispettivamente le tre classi sociali, aristocrazia, ricca borghesia, e popolo-servitù della gleba (ndr) -.
Peter Alexejevic Kropotkin, principe componente dell'alta aristocrazia e di una delle famiglie più stimate del paese, era stato addestrato nel corpo dei paggi dello zar.
Michail Alexandrovich Bakunin, figlio di un proprietario terriero, smise all'età di venti anni la carriera militare che gli era stata imposta dai genitori.
Serghei Netschajew proveniva dal più basso strato della popolazione. Suo padre, un povero prete di campagna era servo della gleba.
Comune a tutti e tre era la fanatica convinzione di poter rendere felice l'umanità attraverso l'anarchia. E, comune a tutti e tre era anche il loro destino caratterizzato dall'esilio, dalla fuga, dai documenti falsi, dalla fame, dalla notorietà ottenuta dai pettegolezzi, le carceri di mezzo mondo e l'inossidabile disponibilità a sacrificare qualunque cosa per la causa a cui avevano prestato giuramento.
Mikail Bakunin arrivò alla conclusione che nessuna persona, ad eccezione di Dio stesso, poteva da sola essere la causa dell'infelicità degli uomini sulla terra. Egli sosteneva infatti che, finché abbiamo un Signore in cielo, rimarremo schiavi sulla terra. Fin quando crederemo di dovergli essere assolutamente ubbidienti (perché davanti a un Dio non si può non essere tali), dovremmo necessariamente assoggettarci all'autorità dei suoi intercessori ed eletti, senza alcuna opposizione e senza la benché minima critica.
Così è. Messia, profeti, legislatori per volere di Dio, imperatori, re e tutti i funzionari e i ministri, sono i rappresentanti consacrati e servitori delle due grandi istituzioni che ci vengono presentate come divine e che vengono usate per guidare l'umanità: la Chiesa e lo Stato. Di conseguenza, deve essere distrutto tutto quello che non cambia: tutti gli Stati e la Chiesa, le religioni, la giustizia, le leggi, la cultura, la struttura sociale ed economica… La voglia di distruggere è comunque una forza creativa… Distruggete ciò che esiste: se vi riuscirete, sarete anche in grado di realizzare l'organizzazione sociale che volete. Tutto andrà bene se noi ci buttiamo nella rivoluzione in permanenza…Qualcosa ne verrà fuori.
Bakunin e Netschajew hanno indicato tutti i compiti di un anarchico in un catechismo per il rivoluzionario le cui regole avrebbero avuto valore per tutti i seguaci. Eccone alcuni passi:
<Il rivoluzionario sa, nel profondo del proprio cuore, che distruggerà con le parole e i fatti, tutte le catene che lo legano alla società. E' un nemico accanito della società e se tiene dei contatti con il mondo, è solo per poter attuare il suo scopo di distruzione>…
<Il rivoluzionario disprezza ogni dogma e ogni conoscenza …Ne conosce solo una: quella della distruzione. Per sé e solo per se stesso, studia la fisica, la meccanica, la chimica e forse anche la medicina…Lo scopo è sempre lo stesso: trovare la via più breve e più sicura per distruggere il mondo disonesto>….
<Il rivoluzionario…non può avere alcuna forma di clemenza nei confronti dello Stato o delle classi sociali. Non ha pietà neanche per se stesso. Tra lui e la società c'è una guerra aperta, mortale, dichiarata o non dichiarata, una lotta intransigente e implacabile fino alla morte>…
<Tutte le emozioni che muovono gli uomini e i sentimenti di parentela, amore, amicizia, riconoscenza e onore, devono far posto al freddo entusiasmo per la rivoluzione>…
<Lo scopo della nostra unione è la felicità del popolo…Siamo convinti che ciò si possa raggiungere solo attraverso una rivoluzione distruttrice>…
<Il nostro compito è pertanto la distruzione infinita, completa, totale, impietosa e generale>
Quando Bakunin incontrò Sergei Netschajew, più giovane di lui di trent'anni, per la prima volta nel marzo 1869 a Ginevra, provò immediatamente una simpatia al limite del patologico nei confronti del ragazzo. Vedeva in lui il garante della rivoluzione permanente pronto a mandare in rovina la vecchia società, per realizzare una nuova realtà. Era disposto all'uso indiscriminato di pistole, coltelli, dinamite e senza alcun riguardo per la sua stessa vita o per quella degli altri. Da quel momento in poi, gli scritti di Bakunin si mischiano con le idee del fanatico Netschajew; molto spesso diventa davvero difficile capire chi dei due abbia elaborato una determinata teoria.
L'<anarchia totale> come è stata professata da Netschajew, non potrebbe essere chiarita meglio, se non da una lettera di Bakunin, il cui entusiasmo per Netschajew si spense con la stessa velocità con cui si era acceso. E' del luglio 1870 ed è indirizzata a un amico di Londra. A quel tempo Netschajew era in fuga verso quella città e vi poteva arrivare in qualsiasi momento.
< E' vero che N(etschajev) è uno degli uomini più attivi ed energici che io abbia mai conosciuto. Quando decide di impegnarsi in quella che lui chiama la <COSA>(1), non indugia mai, non si ferma di fronte a niente ed è completamente insensibile di fronte a se stesso e agli altri…Permettimi di metterti in guardia!… Se lo lasci nella tua stanza da solo aprirà ogni cassetto, leggerà tutte le tue lettere, e nel caso in cui ne trovasse una che in un qualche modo compromette te o qualcuno dei tuoi amici, la ruberà e la userà per intimidire la persona in questione…Se il tuo amico ha una moglie o una figlia, cercherà di sedurre una delle due e la metterà incinta per comprometterla di fronte alle regole della morale tradizionale.
In questo modo la donna sarebbe costretta ad intraprendere una protesta rivoluzionaria contro la società stabilita. Non dire che esagero. Tutto quello che ho raccontato è successo veramente e può succedere ancora>.


PAUL BROUSSE:
<La strada della rivoluzione passa attraverso il petto dei re>.

Anche se Bakunin e Netschajew non contendono a nessuno la palma di scopritore della <propaganda dell'azione>, tale concetto è stato affermato per la prima volta dal francese Paul Brousse. A quel tempo Bakunin era già morto e Netschaiew era scomparso da sei anni nelle carceri russe, da cui non uscirà più.
Brousse, ex soldato della Comune di Parigi, sosteneva: <L'azione sarà sulla bocca di tutti dopo che le masse della popolazione ne capiranno la causa, la discuteranno e diventeranno consce della lezione impartita. Già una volta gli uomini erano pronti e non sarà difficile, oggi, convincere gli altri.
Brousse sostiene:<Dobbiamo iniziare con la propaganda dell'azione. La strada della rivoluzione passa attraverso il petto dei re>.
Questo fu l'inizio di quel concetto fatale. Nello stesso anno - 1878 - vi furono due attentati contro l'imperatore di Germania e re di Prussia (Guglielmo I subì due attentati, uno lieve, il secondo più grave, ndr) e il re italiano (Umberto I subì in quell'anno un attentato a Napoli, da parte dell'anarchico G. Passanante, ma fu ucciso due anni dopo a Brescia il 29.7.1900 dall'anarchico Gaetano Cresci, ndr) e uno contro quello spagnolo (Alfonso XII, che morirà nel 1885 di morte naturale).
Un anno dopo il principe dell'anarchia, Peter Kropotkin, riprese la parola d'ordine <propaganda dell'azione> al congresso internazionale anarchico, e più tardi affermò:
<Forse, all'inizio la massa rimane indifferente e crede che chi aderisce all'azione sia un pazzo; ma ben presto lo acclama e lo emula. Mentre i primi di loro riempiono i penitenziari, già altri compagni sono al lavoro. Le dichiarazioni di guerra contro la società attuale, le azioni ribelli e gli atti di vendetta aumentano. L'attenzione generale è attiva, i nuovi pensieri lavorano nelle teste e vincono i cuori. Una sola azione fa più propaganda di migliaia di volantini. I governi si difendono, infieriscono senza pietà, ma non fanno altro che provocare la reazione di una o più persone, spingendo i rivoltosi verso l'eroismo. Un'azione ne crea un'altra. Gli avversari si uniscono alla rivolta, i governi si trovano discordi al loro interno, la forza acuisce la lotta, le concessioni arrivano troppo tardi. La rivoluzione è esplosa>.

*) La frase era stata scritta da una ammiratrice francese a Louis Licheni, quando era in carcere (v. l'art. Memorie dell' assassinio dell'imperatrice Sissi. Storia di miseria di un anarchico solitario).
*) Nel 1898 dopo l'assassinio dell'imperatrice Elisabetta d'Austria (v. l'art. L'assassino dell'imperatrice Sissi cit.), un professore dell'Università di Ginevra faceva una conferenza sul tema: <L'anarchia: un tentativo di analisi>. Il testo di questa conferenza è riportato nel libro <L'attentato>, di Maria Matray e Answald Kruger, edito da MGS, in cui purtroppo non è indicato il nome del professore.
La originalità, lucidità e chiarezza dello studio che fissa i concetti base dell'argomento, richiamando tre autori che li avevano sviluppati, William Godwin, Pierre Joseph Proudhom e Kaspar Schmidt alias Stirner, nonché dei sostenitori e pratici della rivoluzione, Kropotkin, Bakunin e Netscajew, costituisce una monografia degna di apparire in una enciclopedia e la riteniamo degna della pubblicazione (con qualche trascurabile adattamento).
L'unica domanda che viene spontaneo fare sull'argomento trattato, che non inficia minimamente la completezza del testo, è che manca la indicazione di Feuerbach, le cui idee erano poi sfociate in Stirner e Bakunin.
Se qualcuno dei lettori fosse a conoscenza e potesse indicarci il nome di quel docente, lo pubblicheremmo volentieri.
1) Gli italiani che da alcuni anni hanno sentito e sentono parlare della <COSA> (la Cosa uno, andata a monte, e poi la Cosa due!), come entità di un nuovo movimento o partito politico da realizzare, sanno ora chi è stato il primo ad usare quel termine e quindi la sua origine.

FINE

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