Cari lettori
avendo
terminato il ciclo dei “Mille anni dell’impero bizantino”,
ritengo opportuno annunciare che gli articoli che sto scrivendo sono
anche gli ultimi che scrivo, nel tempo che mi è concesso di
vivere. Spero che in particolare, i giovani, per i quali avevo
creato questa rivista (non escludendo gli altri altrettanto graditi
lettori) abbiano fatto tesoro degli articoli che ho scritto in questi
ventisei anni, marcati dall’umanesimo, che al liceo classico mi
aveva lasciato la sua impronta, non escludendo delle note di
filologia, quando se n’è presentata l’occasione; gli articoli,
li avevo destinati principalmente a loro, per farli appassionare
alla lettura e potersi formare un patrimonio culturale di base,
per poi svilupparlo, nel campo da essi preferito.
L’idea di questa rivista era sorta quando seguivo, nel settimanale Epoca,
“La bustina di minerva” di Umberto Eco, che in una di esse
aveva parlato della “funzione critica della lettura”. Avevo
considerato che il patrimonio che mi ero formato, dovevo in qualche
modo trasmetterlo. Avevo infatti incominciato a leggere a tredici
anni con “Il Libro della giungla” di Kipling
;
ma il primo libro che mi era capitato tra le mani a dieci anni era
stato quello delle “Ricordanze” di Settembrini che mi aveva
riempito tanto la testa di amor
di
patria, che al primo compito in classe “sul più bel giorno della
tua vita”, avevo scritto che sarebbe stato quello in cui sarei
morto per la patria!
Poi la lettura era divenuta sistematica, leggendo, di norma, quasi
giornalmente, negli spazi di tempo libero e giunto all’età di
sessant’anni, considerato che mi ero formato un discreto patrimonio
culturale, avevo ritenuto che questo patrimonio non dovesse andare
perduto e dovevo fare qualcosa per trasmetterlo; non essendomi
formato una famiglia, avevo pensato ai giovani. Era l’anno duemila
in cui Internet aveva avuto il suo maggior sviluppo e tenuto conto
che avevo svolto attività di libero professionista e dopo la
laurea avevo avuto un’ esperienza di ricerca, questa mi era servita
per scrivere gli articoli; senza lasciarmi coinvolgere dalla
diffusione dei c.d. “social”, che nel frattempo avevano travolto
Internet.
Stimolato
da quanto aveva scritto Eco, mi era venuta l’idea di realizzare
una rivista in cui pubblicare gli articoli che l’ispirazione mi
avrebbe consentito di scrivere, seguendo un mio ideale di ciò che
avrebbe dovuto essere una rivista da pubblicare in Internet; anche a
costo di sacrificare gli utili derivanti dalla pubblicità!
Ovviamente l’idea di una rivista in cui apparivano articoli scritti dallo
stesso autore, costituiva e costituisce un’inconcepibile
esecrazione, respinta dalla cultura ufficiale e mal vista dall’Ordine
dei Giornalisti, che inutilmente Marco Pannella aveva combattuto per
farli abolire, mentre a mia volta, auspicavo l’abolizione di
tutti gli Ordini, sui quali è da dire che sebbene si parli spesso,
anche a sproposito di fascismo, nessuno ha mai considerato che gli
Ordini siano residuo delle corporazioni fasciste. Essendo di
carattere solitario non avevo pensato a formare una redazione, con un
gruppo di lavoro, come si usa fare di norma in questo campo; il
risultato è stato di aver avuto una ristretta nicchia lettori, di
cui, molti, come è emerso da una ricerca, residenti all’estero
(tra le migliaia di giovani che stanno abbandonando l’Italia, per i
quali non si sta facendo nessun programma per trattenerli!).
Augurandomi che chi abbia
letto e legga i miei articoli, abbia avuto lo stesso piacere (non la
sofferenza perché spesso vi è stata anche quella!) che io ho avuto
nello scriverli, a tutti faccio i miei meravigliosi auguri di
successo.
Michele E. Puglia