LA STORIA INSEGNA:


UNA NOTA DI ATTUALITA’

 SUL BIZANTINISMO E SULL’APPARATO

BUROCRATICO-CORPORATIVO

IN ITALIA

 

 

La presente Scheda è scaturita dall’articolo

 “Cerimoniale e Cariche alla Corte di Bisanzio”

di cui faceva parte, che  abbiamo ritenuto 

stralciare e completarlo

per farne una scheda.

 

 

SOMMARIO: BIZANTINISMO E BUROCRATISMO; IL PAESE INVECCHIATO; SEI MILIONI DI DISOCCUPATI; LIBERALIZZAZIONI E SNELLIMENTO DELLA P.A; LA CORPORAZIONE DEI NOTAI E IL MONOPOLIO DELLE VENDITE IMMOBILIARI; LE UNIVERSITA’ E LE BARONIE; CORRUZIONE E MAZZETTE.

 

BIZANTINISMO E BUROCRATISMO

 

E’

 noto che il  termine “bizantino”, è usato in Italia (sin dall’800), in senso spregiativo, per indicare: una dialettica infarcita di sofismi, lunghi sproloqui, disquisizioni sottili quanto inutili; disposizioni normative prolisse, complesse, spesso contraddittorie e ancor più spesso zeppe di scappatoie e di procedure intrise di farraginosi formalismi, come attualmente sono i quattro codici (penale e le due procedure) che costituiscono il vero dramma della giustizia italiana e purtroppo nell’attuale progetto di Riforma non si riscontra nessun riferimento a una loro possibile semplificazione e de-formalizzazione che costituirebbe il punto cruciale per  uno snellimento e maggiore rapidità dello svolgimento dei processi!

Proprio per la loro farraginosità essi creano incertezze nel diritto e il massiccio ricorso degli italiani alla magistratura (determinato dalla nota litigiosità ma anche da uno strepitoso numero di avvocati), porta alla conseguente paralisi della macchina della giustizia, bloccata da milioni di processi civili e penali, nella maggior parte avvitati su se stessi per questioni di carattere procedurale (*).

Ciò ha portato a un arretrato di nove milioni di cause civili e penali la cui responsabilità non può che ricadere sui magistrati che di quelle cause erano stati  assegnatari, responsabili evidentemente di non aver saputo organizzare e gestire il proprio lavoro (nell’assenza di controllo e intervento da parte del CSM.).      

Al termine “bizantino”, si sono richiamati illustri personaggi come Carducci, il quale apostrofava i repubblicani accusandoli di “bizantinismo sonante” o G. Piovene, il quale, per una auto-attribuzione dei siciliani (attualmente famosi per il numero di rilevante di funzionari gratificati da elevati di stipendi e spese a carico della comunità!) faceva riferimento a “una Sicilia calcolatrice, fredda...dialettica fino al bizantinismo” (la Sicilia, come le altre regioni a Statuto speciale non hanno più motivo di essere tenute in piedi e andrebbero eliminate!).  

Il termine bizantinismo è stato associato all’altro termine “burocratismo” con cui fa “pendent”: ambedue i termini riassumono tutto il peggio possibile, come sottolineato da  B. Croce, il quale se la prendeva con il Comunismo... “che avrebbe reso rozza e povera la vita europea...dando luogo a dittature e forme autoritarie e di governo, a burocratismo e bizantinismo”.

Questi  effetti negativi sono sopraggiunti ugualmente, non con l’’arrivo del “Comunismo” paventato da B. Croce, ma con la democrazia che ha governato il Paese in cui si sono imposte le dittature della burocrazia e delle corporazioni che si sono andate sempre più avviluppando nel normale svolgimento della vita del paese, fino  a bloccarlo in una palude da cui sembra impossibile liberarlo.

Con la formazione dell’Unità d’Italia, il principio fondamentale su cui si fondava la P.A. sarebbe stato quello della custodia della legalità dei governi che si sarebbero alternati; ma dalla custodia della legalità si è passati man mano verso l’auto-conservazione di una casta (meglio dire più caste!) rivolta non solo a difendere i propri interessi, ma che è riuscita a far varare dal Parlamento apposite leggi corporative (come quelle che vedremo più avanti, delle promozioni dei funzionari fatte allo scopo di far maturare il massimo delle indennità), che sanciscono anche illegittimi e inauditi privilegi da paese da terzo mondo (lo stipendio di un presidente della Corte Costituzionale che tra le Istituzioni rappresenta il top dei privilegi possibili, è pari a 650mila €. mensili, un miliardo e trecentomila delle vecchie lire che si aggiunge a una maturata e altrettanto strepitosa pensione (di norma  gli eletti sono più o meno in età di pensione, ciò che rende l’Italia un paese di “privilegiati a vita”, come è stato scritto in un recente libro che richiama questo titolo).

In questo deprimente contesto di realtà italiana, lo specifico richiamo ai bizantini è derivato dall’aver voluto attribuire ad altri quelle negatività che costituiscono  peculiarità specifiche del nostro paese, perché le eredità dei bizantini sono state ben altre, artistiche di gran pregio lasciate dal periodo di dominazione, mentre le eredità negative, come p. es. il sistema delle corporazioni,  sono peculiari del nostro medioevo e corroborate dal fascismo. 

Seppur i bizantini con le loro cariche pompose avevano costituito, come abbiamo visto, un enfatico apparato imperiale; la passione per la dialettica e la retorica (non nel senso pedantesco, ma come arte della persuasione) e la acutezza di pensiero che l’accompagnava, li aveva portati alle disquisizioni che producevano sottili “distinguo”... come quella della semplice congiunzione (“e”, “et o que” del celebre “filioque”), che aveva determinato la irrimediabile separazione tra le due Chiese; o in campo giuridico in cui, alla duplice distinzione romana sull’origine delle obbligazioni (nascenti da contratto o da delitto), i giuristi bizantini le avevano quadruplicate (aggiungendo i quasi-contratti e quasi delitti); oppure, l’aver creato un meticoloso sistema corporativo (in Cap. VII descritto nel Libro del Prefetto dell’imperatore Leone VI), in capo al quale primeggiavano i “notai”); ma tutto ciò avveniva all’incirca dodici secoli fa e il sistema in ogni caso era perfettamente funzionante!

Quello che invece appare inconcepibile e ingiustificabile è che una male intesa eredità di un passato altrui, possa costituire l’origine dei mali che al presente affliggono il nostro paese, stretto nella morsa di una burocrazia invadente (è ben nota la umoristica definizione della burocrazia... che rende difficile il facile attraverso l’inutile!) e di corporazioni e caste elitarie e sindacali immanenti (stranamente i Sindacati che sono un concentrato di burocrazia, se la prendano anche loro con la burocrazia altrui!), che non consentono alcuna apertura verso le riforme delle quali si parla da anni e soltanto per interessati motivi elettorali; se poi  si arriva a realizzarne qualcuna, a causa dei vari compromessi esse risultano  dimezzate e di nessun effetto.

Non solo; è da aggiungere che i testi delle leggi sono stati e continuano a essere stilati in una forma fatta apposta per farle rimanere bloccate in quanto di norma prevedono tortuosi percorsi di applicazione, con l’aggiunta del rinvio ai c.d. decreti attuativi (ve ne sono da realizzare, anche del precedente governo, ben  oltre quattrcento!) la cui emanazione spetta ai ministeri competenti dove regna la vecchia dirigenza (che, come abbiamo già detto, occorre  sia interamente rinnovata!) che li tiene bloccati!

 

*) Si è trovata la soluzione del problema nel senso che con un decreto legge tutte le cause civili arretrate sono affidate attraverso l’Ordine professionale, agli avvocati: il decreto è fatto enfaticamente passare come “riforma della Giustizia Civile”: c’é da augurarsi che la riforma  non si fermi qui!

Tra l’altro il decreto, in particolare il comma 4, è stato formulato nella forma burocratica quasi incomprensibile della vecchia maniera!

E’ una illusione aspettarsi la chiarezza nella burocrazia; e ciò che continuiamo a ripetere é che i vecchi burocrati dei ministeri devono essere cambiati!

E se è stato un nuovo e/o più giovane burocrate a redigere il testo...sarebbe da licenziare su due piedi!

 

 

IL PAESE INVECCHIATO

 

I

l paese, estremamente invecchiato è prigioniero di una gerontocrazia che resiste a qualsiasi tentativo di ricambio generazionale (si parla di rottamazione ma i rottamati sono come il diavoletto di Cartesio che spingendolo nell’acqua torna sempre a galla!), con esuberi che in una Pubblica Amministrazione improduttiva (sarebbe giunta l’ora di prevedere i licenziamenti anche nella P.A) ora se ne contano  trecentomila (siamo al tragicomico: il premio di produttività previsto per i soli meritevoli...è divenuto parte integrante dello stipendio di tutti ...perché ... considerati tutti meritevoli!); vi sono poi altri  trecentomila privilegiati (che, come tali, non hanno alcun diritto ad avere il posto garantito!), che vivono di politica o come dipendenti di partiti (la promessa abolizione dei finanziamenti è per ora slittata al 2017!), e i finanziamenti li prendono anche i partiti che sulla carta non esistono più!

Il settore più tragico è però quello dei giovani, elemento prioritario nello sviluppo di un paese civile: in Italia non vi è lavoro e trecentomila giovani hanno lasciato il paese negli ultimi cinque anni (dati ISTAT del 2014) con una disoccupazione giovanile al 46% con tremilioni e cinquecentomila giovani disoccupati!

E’ una pia illusione chiedere alle industrie di assumere questi giovani disoccupati perché, a parte il notevole numero di aziende che ha chiuso i battenti, quelle che sono rimaste non sono in grado di assumere nuove unità anche se si mettono a disposizione incentivi: è evidente quindi che per avere occupazione il lavoro occorre crearlo, ed esso si può creare solo con una programmazione!


SEI MILIONI DI DISOCCUPATI

 

I

 disoccupati in Italia sono sei milioni (che si aggiungono ai tremilioni e mezzo di giovani di cui al par. precedente); l’Italia non è un paese a “vocazione” industriale, a parte il tessile; l’industria automobilistica che negli anni passati ha usufruito di laute  sovvenzioni di Stato, non sappiamo come verrà riorganizzata; a questo punto  chiediamo: Dove sono le industrie che possono assumere sei milioni di lavoratori se la maggioranza delle aziende è a conduzione familiare?

Come detto, il lavoro occorre crearlo e per crearlo occorre  trovare nuove forme di sviluppo, nel turismo (attualmente in stato comatoso visto che il numero dei turisti che vengono in Italia è pari al numero dei turisti che si recano nella sola Parigi), nell’agricoltura biologica, nelle nuove tecnologie e, principalmente nella ricerca,  ma per far ciò occorre un programma di sviluppo - con piani di sviluppo quinquennali - (come aveva fatto Stalin per riconvertire la Russia contadina...per chi non ha questo genere di ricordi!), che prevedano poi la assunzione di giovani appositamente preparati con corsi mirati (gli attuali corsi di formazione sovvenzionati dalla U.E. se non si trasformano in truffe, costituiscono solo uno spreco di denaro perché dei numerosi partecipanti, alla fine dei corsi  ne viene assunto solo qualcuno!), con l’impegno dei governi che possano avvicendarsi, a osservarli.

 

 LIBERALIZZAZIONI

E SNELLIMENTO DELLA P.A.

 

D

elle liberalizzazioni (previste dalla Costituzione: l’iniziativa privata è libera!), compresa la abolizione degli Ordini professionali (su cui si era inutilmente cimentato Marco Pannella, che con i suoi digiuni  aveva pur fatto fare al Paese qualche passo avanti nel campo delle liberà civili!), neanche più se ne parla, perché le singole corporazioni ai primi accenni di riforma reagiscono con scioperi (come hann0 fatto a suo tempo i farmacisti, per citare una delle categorie (sempre più strette nella morsa della corporazione e della burocrazia) o addirittura, minacciando una guerra civile, come avevano fatto i tassisti!  

Occorre alleggerire tutto l’apparato istituzionale burocratico della pubblica amministrazione (v. sotto Progetto Cottarelli) come l’abolizione vera delle Provincie (che pur abolite ...continuano  a operare!); il ridimensionamento delle Ambasciate delle quali ne  abbiamo più degli USA con spese da emirati arabi! per le Prefetture già da anni ne era stata prevista la abolizione, ma la corporazione alle prime avvisaglie... ha fatto  ripiegare sugli accorpamenti.

Vi è inoltre da rivedere tutta la parte anomala della dirigenza dei Ministeri: infatti si è verificato che con la formazione di un governo, con l’arrivo dei nuovi Ministri, essi portano con sé i propri staff, ma quando i ministri vanno via, i componenti dello staff rimangono, per cui si rende necessario un salutare sfoltimento ma nello stesso tempo un ricambio generazionale delle direzioni ministeriali perché sono quei dirigenti di lungo corso che dominano nell’apparato burocratico.

Nella pubblica amministrazione civile e militare sarebbe altresì da rivedere il sistema delle promozioni finali intese, prima del pensionamento, a far aumentare il grado, facendo così aumentare le relative indennità.

Avviene infatti che p. es. nella magistratura ai magistrati, poco prima del pensionamento, viene data la presidenza di un ufficio (di norma la Corte d’Appello), che assumono per alcuni mesi in modo che al momento del pensionamento il magistrato riscuota le relative indennità (come avviene per i Vice-Prefetti, mandati   in qualche sede vacante, promossi a Prefetti per pochi mesi, in modo da  far maturare le indennità di questo grado).

Ciò avviene anche nell’amministrazione militare in cui i colonnelli che vanno in pensione diventano generali (che già di per sé, in attività, sono in sopranumero), per poi  riscuotere le indennità e la pensione relative al nuovo grado.

Questi escamotages  in un paese civile costituirebbero vere e proprie illegalità e truffe ai danni dello Stato che in Italia sono previsti dalla legge!

Proprio i Magistrati, sebbene divisi da colorazioni politiche diverse, quando devono difendere le posizioni raggiunte sono estremamente compatti, come è avvenuto di recente quando è stato richiesto un ritocco ai loro più che sostanziosi stipendi; senza voler accettare un minimo di redistribuzione del reddito rispetto a chi vive con meno di cinquecento euro mensili, hanno tutti insieme risposto di No ... minacciando la agitazione!

Con questi presupposti una riforma della Giustizia che dovrebbe riguardare l’intero CSM e le stesse  carriere dei magistrati (oltre alla fissazione dell’età del pensionamento che per tutti gli statali, senza eccezioni,  magistrati compresi, deve essere di sessantacinque anni  e non costituisce attentato alla indipendenza - come essi ogni volta sostengono); ma anche questa riforma la vediamo molto lontana, nonostante la buona volontà del Ministro!

Sarebbe poi da prendere in considerazione la abolizione delle sedi provinciali della Banca d’Italia che con il ridimensionamento delle Banche centrali nazionali, non avrebbero più motivo di esistere...e ricordiamo che per quei dipendenti, l’anno è costituito da sedici mensilità ...a carico del contribuente italiano; lo stesso vale per le Camere di Commercio, che all’accenno dello loro abolizione si sono messe in agitazione!

Anche le Procure e Tribunali Militari non hanno più ragione di esistere eppure da anni essi continuano a lottare per non essere eliminati.

Per finire non può mancare un accenno alle pensioni d’oro che, nonostante il chiasso che su di esse si è fatto, continuano e essere erogate e per ricondurle a equità basterebbe una semplice legge che stabilisca sic et simpliciter, il divieto del contributo integrativo (non versato dall’interessato), stabilendo che la pensione è  fondata sul solo contributo personale (e non è vero, come sostengono opportunisticamente gli interessati che non si possono abolire, in quanto esse sono da considerare illegittime!); come anche, per personaggi che sono riusciti a maturare, per le diverse attività (politiche) svolte, tre o anche quattro pensioni, occorrerebbe porre un freno a questi cumuli.

Per tutto questo lavoro di revisione della spesa pubblica (spending review) era stato incaricato  Carlo Cottarelli (del Fondo Monetario Internazionale) che ha fatto un encomiabile lavoro passando in rassegna tutta la spesa pubblica dalla A alla Z, dando tutti i più opportuni suggerimenti di accorpamenti, riduzioni (p. es. di settemila partecipate, delle ottomila create per distribuire pubblico denaro ai c.d. politici trombati) e abbassamento degli astronomici stipendi ed eliminazioni (ai quali abbiamo appena accennato), per l’ammodernamento dell’intera struttura pubblica del Paese; ma Cottarelli non è stato lasciato al suo posto con l’ulteriore  incarico e gli strumenti per la sua realizzazione: è stato mandato via (o se si vuole è stato fatto andar via), con la banale giustificazione che la sua realizzazione non compete a un tecnico, ma ai politici.

Ci sembra un gravissimo errore del premier che sostiene di voler andare avanti come un buldozer! Solo un tecnico poteva procedere come un buldozer e in tempi brevi; nelle mani dei politici che hanno in testa sempre gli interessi elettorali, l’ammodernamento della struttura dello Stato non verrebbe realizzata con il buldozer, in quanto si seguirebbe la linea degli interessi politici che lasciano sacche di privilegi, col risultato che  verrebbe fuori una riforma alla maniera italiana, vale a dire zoppicante e realizzata (se lo sarà!), in tempi molto lunghi!

Un’ultima notazione: Le riforme costano e i soldi mancano; il suggerimento che pensiamo di dare (al vento!) è il seguente: premesso che il Paese da una parte è schiacciato dalle tasse e vi sono persone che devono fare grandi sacrifici,  mentre dall’altra vi sono persone che vivono col sangue degli altri (come è stato scritto in un altro recentissimo libro): se per il principio di equità e giustizia sociale i sacrifici li devono fare tutti indistintamente, perché non sospendere - subito - per un certo periodo la erogazione del 5 e dell’8 per mille e i lauti finanziamenti a giornali e partiti?

                                                                 

LA CORPORAZIONE DEI NOTAI

E IL MONOPOLIO

DELLE VENDITE IMMOBILIARI

 

I

 Notai che a Bisanzio costituivano la prima delle corporazioni...dopo oltre dodici secoli in Italia sono così potenti che nessuno osa disturbarli e non consentono alcuna forma di liberalizzazione (a parte, ultimamente, la concessione di un risicato numero di posti ultimamente messi a concorso, che comunque non copre tutto l’organico!).

Tra l’altro sono detentori di un ingiusto monopolio  sulle vendite immobiliari che in tutti i paesi civili sono libere e avvengono senza l’intervento del notaio  (si veda l’esempio degli USA*). Se ne era occupata una deputata che aveva promosso una campagna ad hoc, ma erano scomparse (metaforicamente parlando!) la deputata e la legge riformatrice (**)!

A proposito del formalismo italiano, in questi atti di compravendita si scrivono pagine e pagine di riferimenti normativi con ridondanti formule ottocentesche (nel Centro-sud nella parte introduttiva dell’atto si usa indicare l’ascendenza dinastico-notarile ...”innanzi a me notaio...del fu notaio... senza la presenza di testimoni”!) – e non si tratta d’altro che una semplice autenticazione di firma! – su cui si riscuotono sostanziose parcelle che in un periodo di crisi come l’attuale, finiscono per bloccare il mercato delle compravendite immobiliari che già da diversi anni ristagnano, mentre la gratuità dei trasferimenti immobiliari darebbe un impulso alla economia “la cui ripresa non sarà né breve né facile” (Visco, 2014).

  

 

*) Negli USA la professione del notaio  è considerata a livello di una funzione pubblica, come in Italia, ma in maniera completamente diversa in quanto provvede solo all’autentica della firma che costa due dollari! e a differenza dell’Italia, può svolgerla chiunque  abbia un normale titolo di studio, facendo un esame e pagando 100 $ (cento dollari)!

A New York (le disposizioni possono variare nei vari Stati, la sostanza però è la stessa), è sufficiente che chi vende un immobile mandi un fax al catasto con gli estremi dell’immobile,  pagando poi una tassa di vendita dell’ 1. 825% (uno virgola ottocentoventicinque per cento!), sul primo milione di dollari (quindi $. 18.250); se il prezzo dell’immobile supera il milione di dollari è applicata la “mansion tax” pari all’1%, quindi sul primo milione si paga l’importo di 18.250 $, e sulla differenza l’1%.!

Questo dimostra tutta la farraginosità della attività notarile in Italia (ma anche la sua arretratezza nel campo delle professioni...e non solo!), predisposta per il mantenimento e conservazione del monopolio della corporazione.

**) Si trattava di un nota deputata radicale  di lungo corso, che aveva ricoperto cariche nella unione Europea, e si era presentata alle elezioni con il programma di liberalizzazione della vendita degli immobili, portandola allo stesso livello degli altri paesi (si veda la nota precedente) e togliendola ai notai: non solo la deputata non era stata, ma della liberalizzazione nessuno più ha osato parlarne!  E’ anche da dire che essa pur avendo occupato  la carica di Commisario europeo, come ministro degli esteri dello stesso governo tecnico non ha mostrato di esserne all’altezza nella gestione del caso dei due “marò” ancora trattenuti in India, per i quali ora non vi è nessuna speranza di riportarli in Italia, senza un intervento diretto dell’ONU (come abbiamo precisato nella Scheda S. Israeliani e Palestinesi) detto sull’argomento, preferisce non assumersi tale responsabilità!          

 

LE UNIVERSITA’ E LE BARONIE

 

N

on parliamo delle Università dove regnano ancora le baronie (vi sono anche quelle che soggiacciono a mafia e n’drangheta, come ci hanno rivelato recenti inchieste giudiziarie) che condizionano concorsi e carriere a scapito della meritocrazia (sono state fatte precise denunce da parte dei concorrenti discriminati), retti da un corpo docente che è il più vecchio in Europa, docenti che legati al passato fondano il loro insegnamento sulla teoria, senza nessun collegamento con la pratica (come riferito da laureati che si recano all’estero) e senza nessun imput sugli sviluppi futuri.

Ne abbiamo avuto un esempio lampante con l’’esperimento di un governo strettamente tecnico che ha dato risultati disastrosi (unanimamente giudicato come un clamoroso flop); questa è la dimostrazione che si possono fare brillanti carriere burocratiche e accademiche, senza poi esser capaci di essere in grado di gestire la cosa pubblica.

E’ da dire in proposito che questi personaggi di norma sono convincenti perché danno l’impressione di essere preparati, riscuotendo comune  consenso, ma messi alla prova dimostrano di non saperla affrontare e nei risultati sono deludenti (si possono fare ben altri esempi, come l’onorevole divenuta Ministro degli Esteri (indicata nella precedente nota**), e ancora i due sindaci di Napoli e di Roma, uno proveniente dalla burocrazia, l’altro dalla professione medica!).

Nel campo della burocrazia si verifica che chi segue la carriera burocratica (specie agli alti livelli) per poter fare carriera, deve barcamenarsi in quegli intricati percorsi, tra amici e nemici...col sorriso sulle labbra per tutti e cercare di non inimicarsi nessuno,  perdendo a questo modo la  forte personalità e il  carattere  (ammesso che li abbiano!).

Per affrontare i problemi di un Paese occorre carattere e saper prendere con fermezza decisioni che possono piacere a una parte e  dispiacere a un’altra;  di norma ciò che può piacere ai più deboli dispiace ai più forti: è quanto si  è verificato con il governo tecnico che nonostante i continui richiami ai principi di equità e giustizia sociale,  tralasciando i principi, aveva finito per danneggiare i primi e favorire i secondi!

Nella carriera accademica invece, di norma si finisce per guardare troppo al passato e non avere nessuna idea per il futuro, come è avvenuto nel caso indicato, fondato sulla premessa dell’ammodernamento del Paese ... del non se n’è visto neanche il principio!

 

CORRUZIONE E MAZZETTE

 

N

on possiamo chiudere questo excursus (che avremmo desiderato fosse più breve ma abbiamo dovuto seguire la realtà dei fatti, per la verità molto più vasta!), con un riferimento d’obbligo alla spaventosa corruzione, che continua a emergere nei suoi molteplici intrecci (è spaventosamente grave che oltre ai soliti politici e alti funzionari  siano risultati  implicati magistrati e alti ufficiali della GdF), che si può distinguere in due rami: da una parte quello delle mazzette pagate a funzionari della pubblica amministrazione (fino ai ministri, meglio, ex ministri), divenute “obbligatorie” in tutti gli appalti (*), emersi a seguito di inchieste giudiziarie (ma sono sempre poca cosa rispetto a quelle che non emergono!);  dall’altra i veri e propri saccheggi del pubblico denaro operati da politici ingordi (le Regioni sono state in prima linea: la Corte dei Conti ha ultimamente scoperto che alcune di esse hanno falsificato i bilanci!) che - non soddisfatti degli elevati stipendi e indennità che essi stessi si assegnano - dimostrano una avidità senza limiti facendo man bassa del pubblico denaro, gonfiando i rimborsi che si sono auto-assegnati, con spese folli di pranzi, cene, costosissimi regali e ...biancheria intima per sé e signore del seguito!

Di fronte a questo stato pietoso del nostro Paese dai forti connotati conservatori e nello stesso tempo truffaldini, che fino ad ora ha mostrato di essere assolutamente ingovernabile, rimane solo la speranza che il nuovo premier, giovane, pieno di forze, con idee nuove e una carica di buona volontà, con la piena fiducia che i cittadini gli hanno concesso, (contrastato dalla vecchia guardia conservatrice, rappresentata da  elementi emergenti provenienti dalla “burocràtia” dello stesso partito!), riesca a realizzare “in pieno”, tutte le riforme necessarie per portarlo a un livello di modernità e, diciamolo pure, di civiltà!

 

 

 *) Da tener presente che gli appalti in Italia oltre ad essere estremamente complessi sono di lunghissima durata: si pensi al ponte sullo Stretto di Messina che per la sola progettazione sono passati oltre quarant’anni  e durante questo lasso di tempo parecchie famiglie sono agiatamente vissute con quei proventi; per il Mose di Venezia (spesa iniziale cento miliardi, finale duecento!) si sono impiegati oltre vent’anni con “cachét” per il dirigente da un milione di €...e pagamento diretto, da parte della società, del cameriere filippino  (che immaginiamo, con guanti e giacca bianca gallonata d’oro!).

Per dare una idea delle proporzioni temporali, ricordiamo che per la costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Hong-Kong l’isola artificiale e  collegamenti stradali compresi, sono stati impiegati tre anni e in Viet-Nam è stato costruito un ponte intitolato a Ho Ci Min di tre km. in soli quattro mesi.

E’ noto che le società straniere non vengono a investire in Italia a causa della corruzione collegata agli appalti, articolati in maniera da creare i presupposti delle bustarelle necessarie per accelerare i tempi; basti dire che il capitolato d’appalto della Unione Europea è di una sessantina di pagine, mentre quello italiano è di circa seicento pagine, per cui nel caso di una semplificazione (alla quale si starebbe provvedendo), basterebbe copiare semplicemente il capitolato  della U.E..

E’ sbalorditivo anche venire a sapere da denunce dei giudici che stanno conducendo le inchieste sugli appalti, che mentre loro conducono le indagini, gli indagati continuano a rubare!

 

 

N.B. Sulla generale situazione del nostro paese, in particolare sulla giustizia, ne abbiamo parlato anche in Specchio dell’Epoca, nel saggio sul Corpus juris, nella parte dedicata all’Italia.  

 

FINE