I MILLE ANNI

DELLIMPERO

BIZANTINO

TRA

INTRIGHI

COMPLOTTI E

COLPI DI STATO

 

 

MICHELE DUCAS-PUGLIA

Costantino IX Monomaco  

 

 

 

CAP. VII

 

PARTE TERZA

 

 

sommario: costantino viii viveur amante della bella vita; zoe teodora e il nuovo imperatore romano iii tra incensi e talismani; le ambizioni di romano iii argyro; ancora un potente eunuco: giovanni orfanotrofo; la misera fine di romano iii; le incontinenze amorose di zoe; zoe incorona michele iv; apprezzamenti di psello per michele iv; la rivolta dei bulgari e le accuse contro il generale sinadeno; il principe alusiano sostituisce doliano-morte di michele iv; zoe adotta michele v calafato che si dimostra ingrato; il nuovo imperatore costantino ix monomaco; lattacco dal mare dei russi respinto col fuoco greco; le rivolte di maniace e tornicio; fine del regno di zoe e di costantino ix; la nuova accademia; lo scisma del 1054 tra le chiese greca e latina; teodora lultima rappresentante della dinastia macedone; gli imperatori del periodo di mezzo (1057-1081): mchele vi stratiotico; costantino x ducas; eudossia e romano iv diogene; isacco i comneno; michele vii ducas parapinace (in nota: i discendenti degli imperatori); i generali usurpatori: niceforo iii botaniate e lantimperatore niceforo briennio.

 

COSTANTINO VIII

VIVEUR AMANTE

DELLA BELLA VITA

 

C

ostantino VIII amante dei piaceri, dedito alle amenit della vita agreste, ai bagni, ai cavalli - maniaco degli ippodromi e delle corse di cavalli - alla caccia, ai piaceri amorosi; succubo del ventre, la natura lo aveva predisposto a far buona accoglienza ai cibi e al vino. Era buongustaio ed esperto nellelaborare i cibi e nel guarnire le portate di profumi e colori, da stuzzicare qualsiasi appetito... ma lassenza di sobriet e di moderazione gli avevano reso il ventre prominente e poi lo avevano portato a una tale obesit che i piedi gli impedivano di camminare, costringendolo a spostasi in lettiga e a cavallo.

Molle e indolente, propendeva per una certa effeminatezza nei gusti, ma amava le donne e la vita dissipata e oziosa, dalla quale lo smuoveva solo la caccia di cui era appassionato, particolarmente quella grossa; resisteva indifferentemente al freddo e alla calura, usava bene larco, col quale era bravo a far centro, unitamente alla lancia e alla spada; amava ogni sorta di divertimento, di giochi e di spettacoli, specie se licenziosi.

Si era circondato di amici detestabili, di bassa estrazione con i quali frequentava il circo per assistere alle corse di cavalli e di carri e agli altri spettacoli di mimi e saltimbanchi e cos passava il giorno a festeggiare e cacciare, la notte a bere e giocare a dadi, a dama e a scacchi, ma era avaro di natura.

Per potersi dedicare a queste piacevoli attivit, aveva assegnato ad altri tutti gli incarichi di governo (*), riservandosi solo le ambascerie, che in ogni caso trascurava se era intento a giocare a dama o a scacchi e in tali occasioni saltava anche i pasti.

In effetti era intelligente e dotato di un linguaggio elegante e delicato, con la capacit di esprimere il pensiero che gli proveniva dallanima; era veloce nella dettatura delle lettere imperiali e i suoi segretari sebbene altrettanto veloci si servivano di abbreviazioni per annotare la folla dei suoi concetti e delle sue parole; ma queste belle doti che gli avrebbero dato la possibilit di essere un buon monarca, le aveva disperse nella vita dissoluta.

Abbiamo visto che durante il lungo regno di Basilio, pur essendo egli associato al fratello, aveva lasciato a Basilio la responsabilit di far fronte a tutte le vicissitudini che avevano accompagnato limpero, mentre lui conduceva la vita di un regnante in eterna vacanza, da gran viveur...da morirne spossato...come accadr!

Nel suo breve periodo di regno non solo aveva attinto al tesoro che Basilio era riuscito a stipare nei forzieri dellimpero, ma essendovi anche un arretrato di imposte di due anni da riscuotere, aveva provveduto a riscuoterli ... e sperperare anche quelli!

Pi giovane di Basilio (morto a sessantotto anni) lo seguir dopo tre anni (morendo a sessantacinque anni): come avevano scritto i cronisti, dopo aver passato cinquantanni nellindolenza e , in contrasto con questo suo modo di vivere, i suoi tre anni di regno erano stati di tirannia e di estrema crudelt in quanto per un nonnulla infliggeva laccecamento, ironicamente considerata la divina clemenza dellimperatore; bastava infatti il solo sospetto che qualcuno fosse un cospiratore o un sedizioso, per infliggergli questo castigo.

Era di carattere irascibile e non riusciva a frenare le sue crisi di furore; per il solo sospetto che qualcuno potesse insediargli il trono, il sospettato si ritrovava nelle mani del carnefice che col ferro gli cavava gli occhi, pena applicata indistintamente a basse e alte sfere, vescovi compresi.

Tra le sue principali vittime troviamo Niceforo Comneno (non si sa bene se giustamente o ingiustamente) accusato di cospirazione e volersi fare acclamare dai suoi soldati in Asia: tra i quali Barda Focas, figlio di Niceforo, con altri funzionari e ufficiali come Basilio Sclero, nipote di Barda Sclero, che aveva per moglie Pulcheria la sorella di Romano Aryro; ma di accecati ve ne furono tanti e tanti altri, in questa catena di supplizi vi incapp anche un monaco (Zaccaria) concesse il privilegio del taglio della la lingua!

Nel momento in cui sin era ammalato (1028) i medici avevano annunciato la sua morte inevitabile e prossima, come infatti avvenne, appena in tempo per disporre della successione (1028).

Durante il suo breve regno si era verificato un avvenimento importante per tutta la cristianit: erano stati presi accordi con il califfo dEgitto al-Zahit (figlio di al-Hakem che aveva distrutto (1009) la chiesa del santo Sepolcro (v. Cap. VII P. 2 Basilio II, sue realizzazioni), per la sua ricostruzione (1027).

Successivamente (1059) vi era stato un seguito: il califfo d'Egitto che governava la Siria, dopo che il califfato di Bagdad era caduto sotto il giogo dei turchi. aveva vietato l'ingresso dei cristiani nella chiesa del santo Sepolcro; delle lamentele dei cristiani (i residenti a Gerusalemme erano circa trecento) se ne rese interprete Pietro lEremita che di ritorno dal pellegrinaggio and a informare il papa (v. cit. P.2 Cap. VII e in Schede S., Israeliani e Palestinesi).

 

*) Aveva a modo suo, rimescolato le alte cariche promuovendo i suoi pi fedeli eunuchi: Nikolaos, primo cubicolare (valletto di camera v. in Cerimoniale ecc.) diventa domestico delle Scholae dOriente vale a dire generalissimo in Asia e parakoimomeno; Niceforo, secondo a Nikolaos, protovestiario (capo del personale di Palazzo) preposto alla guardia imperiale; Simeone che pare avesse con limperatore la maggior familiarit, in seguito arriver alla carica di parakoimomeno, drungario della Veglia, vale a dire Prefetto della citt (la carica pi prestigiosa); Eustazio, grande eteriarca vale da dire capo supremo di tutti i corpi mercenari stranieri e barbari della guardia imperiale, in pratica governatore militare del Palazzo. Spondilo, fu nominato duca dAntiochia vale a dire castellano della pi grande fortezza dellimpero bizantino, capitale della Siria e guardia del thema dAsia, esposta alle incessanti invasioni saracene. Dopo la morte di Davit, exusiocrator dIberia (Georgia) fu nominato leunuco Niceta, originario della Pisidia; questi ultimi due avevano fama di essere dei loschi personaggi, infami e veri scellerati.

 

ZOE - TEODORA

E IL NUOVO IMPERATORE

ROMANO III

TRA INCENSI E TALISMANI

 

C

ostantino VIII, dalla moglie Elena della potente famiglia Alipia, morta dopo il terzo parto, aveva avuto tre figlie Eudocia, Zoe e Teodora.

Eudocia, mite nello spirito, dindole remissiva (era stato scritto che non aveva affinit con la sua stirpe), modesta nel corpo, nellinfanzia era stata colpita dal vaiolo e ne portava i segni deturpanti; aveva manifestato lintenzione di abbracciare la vita monastica e si ritir in convento.

Zoe, la pi bella, di altezza media, dalla corporatura florida, bionda di capelli e di carnagione chiara, non pi giovane, era regale; Psello laveva conosciuta in vecchiaia e cos laveva descritta; oltre ad averne decantato la carnagione di ragazza, conservata fino alla morte (certamente perch piuttosto florida nel fisico), laveva descritta dalla figura splendida e dallingegno magnifico da far soggezione; Teodora, dal fisico alto e asciutto, di carattere freddo e di lingua stringata e svelta, per bellezza era inferiore alla sorella.

Costantino avrebbe voluto dare una figlia e la corona al nobile Costantino Dalasseno, ma i ministri e favoriti che ritenevano di perdere i loro privilegi se un principe abile e fermo fosse salito sul trono, preferirono offrire la corona al patrizio Romano Argyro e lo presentarono allimperatore moribondo che gli proponeva in moglie la figlia e la nomina a cesare.

Argyro era titubante in quanto sposato, amava la moglie Elena, ma limperatore tirando fuori ci che rimaneva delle sue ultime forze e della sua innata crudelt, gli disse che gli dava la possibilit di accettare lo scettro e la figlia oppure gli sarebbero stati strappati gli occhi prima della fine del giorno.

Argyro accett, ma delle due sorelle, Teodora, per partito preso in quanto di carattere piuttosto androgeno, si rifiut; Zoe (alla soglia dei cinquantanni, mentre Argyro aveva superato i sessantanni)), pi ambiziosa, accett lo sposo e il titolo di Augusta.

Romano come genero dell'imperatore veniva immediatamente trasferito a palazzo (la moglie subito rasata, vestita di nero e trasferita in convento), mentre Zoe non fece in tempo a presentarsi al padre, che si trov il marito nel suo appartamento; dopo tre giorni dalla celebrazione del matrimonio e della incoronazione, Costantino rendeva la sua anima (1028).

Il nuovo imperatore, incoronato come Romano III, fu accettato dai cortigiani e, per laltezza della sua statura, la maest del suo portamento, leloquenza dei suoi discorsi, ritenuto degno di rispetto (*), ma pi fiero che virtuoso e pi vanitoso che abile, non rispose alle aspettative del popolo sottoposto allenorme peso delle imposte.

Relativamente agli uffici pubblici egli provvide a far occupare da prelati virtuosi, le sedi vacanti; assegn la carica di curoplate al vecchio Sclero, che Costantino aveva privato degli occhi, mostrando a questo modo un certo senso di umanit... che per aveva solleticato lambizione di molti cospiratori!

Infatti, un primo complotto fu subito scoperto dallimperatore che pun con fermezza gli autori; un altro complotto pi pericoloso fu quello di Costantino Diogene, marito della sorella Pulcheria che fin in convento e i complici, fustigati e banditi; Zoe per disfarsi della sorella Teodora, la implic nella congiura e fu mandata via dal Palazzo.

Se Costantino era riuscito ad assicurare il passaggio del regno a un nuovo imperatore, nulla poteva fare, anche dallalto dei cieli, per far avere un erede alla coppia.

Zoe aveva quarantotto anni e certamente non c'era speranza per una maternit; lo stesso novello imperatore non si era mostrato buon amante in quanto gli mancava la spinta del desiderio.

Quanto allimperatrice, non le si era spenta la passione dei sensi nonostante non fosse pi in grado di raggiungere la gravidanza, e per di pi, accettava i suggerimenti di Romano, che per rinvigorire gli ardori faceva ricorso a unguenti e frizioni; ma nellimperatore gli effetti non si manifestavano ed egli fin per perdere il suo gi scarso desiderio, tralasciando ogni cura per limperatrice.

Zoe sfogava con altri i suoi desideri ...che cercava di potenziare facendo ricorso a talismani, riempiendosi di pendagli e amuleti, fasciandosi di legacci; si faceva preparare intingoli stimolanti di vario genere... e per scacciare gli spiriti malvagi, faceva largo uso di profumi provenienti dallIndia e incensi che secondo lidea diffusa dai testi caldaici salendo nellaria avrebbero scacciato gli spiriti maligni e avrebbero dato ingresso, nella materia sottostante, agli influssi degli spiriti benigni.

Non solo: poich il ricorso al sacro era tenuto nella stessa considerazione del profano, Zoe aveva fatto di propria mano una icona con limmagine di Ges, incrostata dei pi splendidi materiali, la cui effige dava limpressione di essere animata, perch quando limperatrice si rivolgeva a lei e la interrogava, essa dava le sue risposte trascolorando, s che questo cambiar colore era indice di future profezie!

E da dire in proposito che proprio per questo strano e fiducioso rapporto che limperatrice aveva con questa immagine, essa aveva acquisito una non comune forza interiore che laveva aiutata ad affrontare, non certamente i momenti belli (che le si erano presentati numerosi e non per i quali ve nera bisogno!), ma tutte le varie e tristi vicissitudini dalle quali era stata colpita durante il lungo corso della vita che vedremo nel seguito della narrazione.

 

LE AMBIZIONI

DI ROMANO III

ARGYRO

 

P

er la grande stima che Romano Argyro aveva di se stesso, egli si considerava un eroe e riteneva di poter imitare le prodezze dei generali Niceforo e Zimisce; aveva quindi deciso, sebbene lo stato maggiore glielo avesse sconsigliato, di muovere guerra ai saraceni: ordinato lesercito, part per la Siria occupata appunto dai saraceni e dopo aver fatto tappa ad Aleppo, and a occupare Antiochia dove fece un ingresso regale.

I saraceni preoccupati gli mandarono unambasceria per dirgli che non volevano la guerra, ma Romano sicuro di s pens bene di non riceverla e la rimand indietro.

Uscito per con lesercito da Antiochia, una brigata di saraceni gli tese una imboscata sbucando improvvisamente dalle colline nei pressi; essa non era disposta in formazione serrata, ma secondo luso dei saraceni, tutti i cavalieri galoppavano in ordine sparso, dando limpressione di essere una gran massa, incutendo cos alle truppe di Romano un tal terrore, che ciascuno si diede prigioniero (1030): i primi a fuggire furono i soldati del corpo di guardia dellimperatore che abbandonarono il loro sovrano senza voltarsi indietro; ...e se qualcuno non lo avesse issato sul cavallo e non gli avesse messo in mano le briglie, poco mancava che lo facessero prigioniero.

I saraceni entrati negli accampamenti dei greci, per prima cosa andarono al padiglione imperiale arredato con sfarzo, con mobili sontuosi e colmo di oggetti preziosi, collane, diademi, bracciali, perle e gemme, un vero tesoro da non poterne calcolare la quantit: tutto fu caricato a spalla e portato via!

Limperatore era andato a rifugiarsi su una collina dove gli portarono licona della Vergine, lunico oggetto lasciato dai saraceni (essa veniva sempre portata in battaglia), che limperatore accolse con le lacrime agli occhi e chiamati gli ufficiali rientrava precipitosamente a Costantinopoli.

Limperatore era religioso, devoto e ci teneva a dimostrare la sua dimestichezza con la teologia e (riferisce Psello) andava a scovare questioni teologiche che a nessuno sarebbero venute in mente, a meno che non si fosse rivolto direttamente al Nous e trarre da tal fonte la spiegazione degli arcani .

Invidioso del Grande Salomone (costruttore del Tempio), volendo porsi sullo stesso piano di Giustiniano (continuiamo a seguire Psello nella sua ironia) che aveva costruito la grande chiesa della Divina Sapienza, volle innalzare una chiesa dedicandola alla Madre di Dio, ma si rivel un fallimento e alle spese si aggiunsero le spese; chi poneva allimpresa dei limiti era considerato un nemico; chi invece suggeriva nuove soluzioni tecniche era un amico; la tecnica per sviscerare una montagna per ricavare le pietre, era tenuta in onore pi della stessa filosofia...insomma ogni forziere imperiale veniva spalancato per riversare sulla chiesa ogni rivolo doro; l egli vi passava la maggior parte dellanno; anche sul nome, quello di Madre di Dio (Chiesa e monastero di Santa Maria del Peribleto) non gli bastava e venne fuori il nome di Vergine Spettabile ...che ha in s qualcosa di vistoso!

Romano Argyro che viveva preso da questo stato di beata auto-stima, non immaginava che un nuovo avvenimento avrebbe sconvolto questa sua beatitudine: Il potente eunuco di Corte, Giovanni Orfanotrofo aveva presentato a Zoe ladolescente fratello Michele, che aveva colpito con la sua bellezza e Zoe, nonostante let (aveva superato i cinquantanni), era stata presa da ardente volutt e ne era stata soggiogata.

Prima di parlare di questa insolita passione dellimperatrice, vediamo chi era questo Orfanotrofo.

 

ANCORA UN

POTENTE EUNUCO

GIOVANNI ORFANOTROFO

 

G

iovanni Orfanotrofo, di vile estrazione, cos denominato perch aveva diretto un orfanotrofio, era stato al servizio di Romano Argyro prima che diventasse imperatore; era stato definito personaggio di rara depravazione, privo di senso morale (ma non sono emersi specifici elementi che potessero giustificare un simile giudizio, a parte i festini ai quali partecipava che finivano in orge, ma questi a Corte e altrove rientravano nella norma della vita bizantina!).

Era divenuto confidente e intimo di Romano e potente quando Romano era stato incoronato imperatore, verso il quale si era mostrato tanto fedele che quando limperatore era morto, aveva vegliato il suo cadavere per tre giorni di seguito.

Giovanni amava il fasto e si comportava da gran personaggio, ma amava bere e quando alzava il gomito, ci che avveniva spesso, si lasciava andare a ogni sorta di volgarit, mostrando la sua natura di parvenu, pur mantenendo tutta la sua lucidit s che era pi temuto da ubriaco che da sobrio.

Egli (oltre a essere eunuco era anche monaco e ostentava rispetto per ogni forma prescritta dallabito, ostentando disprezzo per chi conduceva vita poco castigata), aveva quattro fratelli. Giorgio, probabilmente eunuco, Costantino, Niceta e Michele integri; questi ultimi due ufficialmente facevano gli agenti di cambio, ma in pratica erano falsificatori di monete; Giovanni aveva anche una sorella, Maria, moglie di Stefano Calafato (cos chiamato per lattivit che svolgeva), madre del futuro Michele V.

Appena era divenuto potente, tutti i fratelli erano stati insigniti di alte cariche a Corte: Giorgio ricopriva la carica di protovestiario e Niceta era stato nominato duca (o catapano) di Antiochia, ma muore dopo aver preso possesso della citt e viene sostituito da Costantino. Limperatore per caso aveva incontrato Michele, di bellezza efebica con bellissimi occhi, al quale, dopo un breve colloquio, gli ordina di rimanere a Palazzo.

Zoe non aveva mai potuto sopportare Giovanni, ma dal momento che aveva conosciuto Michele, cercava tutti i pretesti per mandarlo a chiamare, per potersi trattenere con il giovane fratello.

Con la interessata accondiscendenza di Zoe, Giovanni diventa ancora pi potente, governando come se fosse limperatore: di mente pronta, la sua perspicacia traspariva dai suoi occhi vivi; negli affari di Stato si mostrava scrupoloso e non si concedeva risposo, in particolare era molto attento nella politica fiscale.

Di carattere era burbero, con una grinta truce, limitata solo allaspetto esteriore: tutti per lo temevano; non si concedeva tregua n giorno n notte; anche se partecipava ai festini (che a dire di Schlumberger finivano in orge nelle quali commetteva ogni sorta di indecenze e sconvenienze), non sfuggiva mai ai suoi doveri ed era temuto perch arrivava sempre allimprovviso e spesso di notte montando a cavallo, percorreva la citt per controllare e vigilare.

A Corte, il rapporto tra Zoe e Michele diventava sempre pi palese; tutti vedevano, sapevano e sussurravano, lunico a non rendersene conto era Argyro beffato dai cortigiani: qualcuno os riferire, ma l'imperatore non aveva voluto credere, non solo ai propri confidenti, ma neanche alla propria sorella Pulcheria, che tra laltro, si era mostrata furiosamente contraria al suo matrimonio con Zoe.

Romano riteneva trattarsi di pettegolezzi, anche perch Michele era affetto da epilessia e con questo disturbo egli riteneva che il giovane non avrebbe potuto essere amante della moglie.

A questo punto ci fermiamo per accompagnare Argyro verso la sua triste fine e rimandare largomento ai capitoli successivi.

 

LA MISERA FINE

DI ROMANO ARGYRO

 

R

omano era divenuto un peso inutile e si pens di avvelenarlo (probabilmente con la pi lenta azione della somministrazione dellelleboro, alla quale non fu estraneo Giovanni), ma il veleno gli aveva procurato solo un gonfiore del corpo, la perdita di sonno e di appetito, la irascibilit (quando non lo era mai stato); il suo volto appariva tumefatto, ma egli, lasciandosi curare dai medici, svolgeva ugualmente le sue mansioni.

Infatti, bench avesse il fisico ridotto in pessimo stato, non trascurava letichetta di corte n i cortei imperiali, si addobbava di stole intessute doro e si bardava di ogni altro paramento s che quando rientrava a palazzo si sentiva ancora peggio.... Quando lo vidi (riferisce Psello) di poco differiva da un cadavere e la sua cera non era migliore di una salma di tre giorni, pronta per la sepoltura. Per tutti era spacciato, ma si affidava ai medici per le cure...era credenza comune che in un primo momento lo avessero drogato con dosi di elleboro.

A un certo punto sembrava si fosse ripreso; in un giorno particolarmente caldo (era il periodo pasquale) salite le scale per recarsi in piscina, dopo essersi rinfrancato spalmandosi unguenti e purificato il corpo, si era immerso nella vasca che al centro era pi profonda e dopo essere scivolato leggero in acqua con deliziati sospiri sentendosi pieno di refrigerio, alcuni del suo seguito entrano in acqua con lintento di sostenerlo, ma nel momento in cui limperatore mette la testa sottacqua, come era solito fare, quelli, tutti insieme, gli pigiano il collo e lo tengono a lungo sott'acqua senza fargli prendere fiato.

Quando il corpo senza vita finisce sott'acqua, gli assassini vanno via; ma subito dopo, il corpo emerge e galleggiando sembrava un sughero impazzito.

Ripresosi, limperatore aveva teso la mano per essere aiutato; vi fu chi preso da compassione lo afferra tendendogli le mani e tirandolo fuori dallacqua; posto sul triclinio ma non gli prodigato nessun soccorso.

Zoe fa una fugace apparizione e visto il marito in fin di vita, si allontana frettolosamente ...come se fosse stata presa da dolore.

I gemiti dellimperatore e lo sguardo che volgeva da una parte e dall'altra non sono capiti come segni di vita e dopo un improvviso conato di vomito da cui era fuoriuscito un fiotto di materia nerastra e rappresa e due o tre rantoli, esala lultimo respiro (1034).

I lineamenti del viso dellimperatore, era stato scritto, erano sfigurati, l'incarnato alterato; a somiglianza di quelli che subiscono una intossicazione, erano tumefatti e illividiti. Se qualcuno pianse, aveva commentato sarcasticamente il cronista, fu per questo che gli colarono le lacrime! Il suo regno era durato cinque anni e mezzo.

 

LE INCONTINENZE

AMOROSE DI ZOE

 

Q

uando limperatrice aveva visto per la prima volta il giovane Michele, i suoi occhi erano rimasti fissi su di lui: Zoe ne era rimasta stregata, presa da insensata, misteriosa e demoniaca passione.

Giovanni, avendo subito capito la situazione, spingeva il fratello, che mostrava una naturale ritrosia (tra i due correvano trentanni di differenza); Michele accettava con indifferenza i baci e le carezze dell'imperatrice; da quel momento Zoe non fece nulla per nascondere i suoi sentimenti, le sue intenzioni e le sue impudicizie (spesso i due venivano sorpresi nella pi completa intimit su qualche divano), che dalla Corte si propalarono a tutta la citt.

Lei lo riempiva di ogni sorta di doni, lornava di gioielli, di pietre preziose, labbigliava di abiti tessuti doro e di seta come se fosse un manichino. Quando erano soli nella sala del trono lo faceva sedere accanto con lo scettro tra le mani e in questi momenti si prodigava a chiamarlo con i nomi pi dolci, tesoro e grazia dei miei occhi, fiore di bellezza, consolazione della mia anima.

Lunico a non sapere, era limperatore, occupato in opere di beneficenza, a costruire e riparare acquedotti, ospizi e case di orfani; ma quando se ne rese conto, prefer ignorare... e trovandolo nel letto dellimperatrice mostrava indifferenza e si faceva massaggiare i piedi (sudici a causa dei calzari), le gambe, lo stringeva tra le braccia e copriva di baci e lo lasciava dormire nel suo letto mentre lui dormiva su un materasso per terra con un cuscino duro come la pietra!

Con questi strani rapporti con il giovinetto, ci che aiutava limperatore a fingere di non credere ai trasporti amorosi di Michele con limperatrice, era che egli preferiva accettare questo singolo rapporto ( la tesi di Psello), che laveva liberata da tutti gli altri amori illeciti.

Tra laltro limperatore riteneva che lepilessia di cui soffriva Michele, non solo non lo rendeva idoneo a soddisfare gli appetiti erotici dellimperatrice, ma presto lo avrebbe condotto alla morte... non immaginando quale fine (come abbiamo visto) il destino stesse preparando a lui!

ZOE

INCORONA

MICHELE IV

 

S

opraggiunta la morte di Romano Argyro, Zoe impaziente di sposare il giovane Michele (Zonara invece afferma che era stato Giovanni a convincere limperatrice, dicendole che altrimenti Michele avrebbe fatto una cattiva morte), senza neanche attendere il funerale dell'imperatore che giaceva su un fastoso catafalco, dopo appena unora da quando era spirato, richiese labito delle grandi occasioni e con il diadema e lo scettro, convocati i consiglieri della corona (che consigliarono inutilmente limperatrice a prendere qualche giorno di riflessione) e tutti i dignitari di Corte nella sala del crisotriclino splendidamente illuminata, offr linaudito e insolito spettacolo dellimperatrice assisa sul trono con labito delle grandi occasioni e al suo fianco ladolescente Michele Paflagone di nascita oscura e falsificatore di monete, incoronato imperatore, assiso sul millenario trono di Bisanzio come rappresentante di Dio in terra e erede della dinastia macedone.

Limperatrice aveva mandato a chiamare il patriarca Alessio Studita al quale chiese di benedire le loro nozze; il patriarca confuso e tremante di paura, esitando davanti alla enormit del caso, balbettava parole incomprensibili, ma Giovanni che ben conosceva lanimo umano, sugger di mettere nelle sue mani la somma (incalcolabile) di cinquanta libbre doro e altrettante per il clero e il patriarca bened le nozze e incoron il nuovo imperatore: era il venerd santo (12.IV.1034).

Michele, subito dopo lincoronazione, dal momento in cui incominci a regnare ebbe un cambiamento di carattere repentino, nel senso che da ragazzo qualera divenne uomo e dal primo giorno in cui incominci a regnare lo fece come se avesse sempre regnato.

In effetti chi seguiva meticolosamente gli affari del regno era il fratello Giovanni e il ministro Lichude (che gi da tempo seguiva limperatore Romano).

Da questo momento, alla freddezza che Michele aveva mostrato nei rapporti con Zoe, si aggiunge la circostanza (certamente per iniziativa dellonnipresente Giovanni), seppur si fosse sempre mostrato ben disposto nei suoi confronti, ad evitare che Zoe si comportasse con lui come aveva fatto con Romano; limperatrice fu privata della libert e fu rinchiusa nel gineceo in stato di schiavit, perch non solo le fu vietato di andare da qualsiasi parte, ma fu privata di tutte le sue ancelle e di tutti i suoi eunuchi, sostituiti da donne, guardie e sentinelle della nuova famiglia e anche la sua provvigione fu ridotta al minimo indispensabile.

 

APPREZZAMENTI

DI PSELLO PER

MICHELE IV

 

L

imperatore Michele IV era stato molto apprezzato da Michele Psello, per il suo innato talento; Psello (1018-1078) aveva iniziato la sua lunga carriera proprio con questo imperatore che con lui, come egli stesso riferisce, si era mostrato generoso.

Il nome di battesimo di Psello era Costantino e sotto limperatore Costantino IX, che come vedremo lo apprezzava e gratificava con generosit, a seguito di uno screzio era andato a farsi monaco prendendo il nome di Michele e come monaco era poi rientrato a Corte e vi era rimasto con tutti gli imperatori che lo seguiranno con i quali aveva percorso la sua brillante carriera, fino a diventare tanto potente da essere determinante nella elezione dell imperatore Costantino X Ducas (v. sotto).

Psello fin da fanciullo aveva mostrato talento (conosceva a memoria lIliade) e date le ristrettezze di famiglia aveva inizialmente esercitato la professione di avvocato nellamministrazione giudiziaria e a ventiquattro anni lo troviamo a Corte presso la cancelleria imperiale, dove incomincia a farsi notare non solo per la sua cultura ma per il suo modo di esprimersi ...perch sulle sue labbra la parola diventava arte (le mie labbra brillavano di grazia) e limperatore rimanendone affascinato lo assume come segretario personale.

A proposito delle sue opinioni, espresse nella sua Cronografia degli imperatori che aveva servito, qualche scrittore si chiesto se egli fosse o meno credibile; ci sembra che il problema non si ponga se lo stesso Psello a proposito di Costantino IX, dice con molta chiarezza di non potersi mostrare ingrato verso un imperatore che lo aveva cos magnanimamente beneficato, per cui i giudizi che egli esprime sui vari imperatori, seppur credibili, vanno spesso anche sopra le righe e peccano di parzialit ...per mera riconoscenza; ma ci non toglie che, come nel caso di Costantino IX (che aveva avuto il periodo di regno pi lungo), riferendo ora un particolare, ora un altro, finisce col mettere interamente a nudo il personaggio, dandoci a questo modo un quadro completo, con vizi e difetti; ovviamente altro il caso in cui egli incorre in eclatanti omissioni (di cui si ha consapevolezza)... ma questo stato il personaggio che si meritato il vivo ricordo per oltre mille anni!

Su Michele Psello torneremo ancora.

Per quanto riguarda Michele IV, il giudizio di Psello stato che, pur digiuno di cultura classica, gli era di aiuto il raziocinio nel senso che se di fronte a leggi e canoni si trovava in difficolt appunto per mancanza di studi, quando invece doveva affrontare un ragionamento logico, discettava e lo sviscerava argomento per argomento, fino ad aver ragione sul tecnicismo dei retori.

Dobbiamo quindi ritenere Michele IV, tra i tanti imperatori, un perfetto self-mademan per innato talento e comunque il suo periodo di governo era stato molto limitato per una sua valutazione storica e in ogni caso da tener presente che alle sue spalle vi era il fratello Giovani che aveva nelle mani le redini dellimpero.

A proposito del male di cui soffriva, da dire che Cesare Lombroso attribuiva allepilessia gli effetti della genialit (Lhomme de gnie, Paris 1889), facendo un lungo elenco di personaggi geniali affetti da questo morbo, da Alessandro Magno a san Paolo (folgorato sulla via di Damasco!), da Maometto (con le sue ispirazioni), a Dostojewskij, Napoleone e tanti altri.

Le crisi che lo coglievano improvvisamente erano estremamente penose e imbarazzavano anche lui, specie quando si verificavano in presenza di Zoe, e lui se ne vergognava e per questo cercava di starle lontano.

Egli comunque limitava molto le sue uscite e quando doveva tenere udienza, vi erano addetti che nel momento in cui dava i primi segni (come torcere locchio, annuire col capo e altri segni), davano subito lordine di sgombrare la sala e facevano scorrere le cortine e gli prestavano le debite cure: quando andava a cavallo un drappello di guardie gli si stringeva intorno in modo da occultarlo a sguardi indiscreti (ma una volta che le guardie si erano fidate a distanziarlo fu visto dalle persone cadere per terra in preda alle convulsioni, ma nessuno os avvicinarsi per tentare di rialzarlo); le crisi erano rapide e quando passavano egli ritornava subito in s senza ulteriori strascichi; cos quel male, aggravandosi e sopravvenendo altre complicazioni, dopo sette anni di regno lo condusse alla morte (1041).

 

LA RIVOLTA DEI BULGARI

E LACCUSA CONTRO

IL GENERALE SINADENO

 

M

ichele IV contrariamente a tutti i suoi fratelli, era dotato di una natura ascetica e presto si dedic a opere religiose e visite ai lebbrosi (che baciava e accudiva senza timori) e ci in un continuo crescendo che lo port a rinunciare alla corona e indossare il saio.

Il suo stato di salute si era andato ulteriormente aggravando in quanto non lo tormentava solo lepilessia ma negli ultimi tempi era afflitto anche da una mostruosa idropisia che lo aveva gonfiato in maniera abnorme (le dita sembravano quelle di un gigante, avevano lo spessore di un braccio, il volto non aveva pi una traccia di somiglianza con gli antichi tratti), che appunto, lo condurranno presto alla morte.

Durante questo periodo di malattia (1040) vi fu una sollevazione di bulgari che, come abbiamo visto, Basilio II aveva domato in quarantanni di guerre.

Il motivo della rivolta era stato determinato da una disposizione di Giovanni Orfanotrofo relativa alle imposte; ai bulgari era stato concesso il privilegio di pagarle in natura (come per gli altri tributari), con la nuova disposizione il pagamento doveva esser fatto in danaro.

Peraltro i governatori (strateghi) erano nominati per tempi brevi e costoro cercavano di ottenere il massimo del danaro (larcivescovo greco di Ocrida riteneva i funzionari imperiali tutti ladri): ci determin una insurrezione capeggiata da Pietro Doljano, figlio di un prigioniero di guerra, egli stesso schiavo, fuggitivo da Costantinopoli.

Per essere accettato come re dai bulgari, che avrebbero riconosciuto solo chi fosse di sangue reale, si dichiar discendente dei monarchi Samuele e Aronne che avevano combattuto per la libert del paese.

Lentusiasmo fu grande; vero o falso discendente dei monarchi, Doljano fu accettato come capo; il paese si sollev, e tutti i soldati e funzionari greci che si facevano vedere per strada, venivano barbaramente uccisi.

Michele IV, nonostante le sue gravi condizioni di salute, con i fratelli che gli sconsigliavano di usciere dalla citt, aiutato dalle preghiere (che anche se non ascoltate, danno a chi prega la giusta forza interiore), si fece mettere sul cavallo, avendo laccortezza di tenere le redini annodate (in modo che se fosse caduto il cavallo non sarebbe scappato) e marci contro i bulgari.

Nello stesso tempo insorsero dalla parte bizantina delle complicazioni. Basilio Sinadeno, stratega del thema di Dyrrachion (Durazzo), si era mosso contro i bulgari, probabilmente senza riunire tutte le truppe, ma solo con quelle al momento disponibili, sperando di spegnere la rivolta prima che dilagasse; giunto con le truppe a Debra nei pressi di Ocrida, fu formalmente accusato da un suo luogotenente, Michele Dermocaito, di aspirare alla porpora.

Era leterna accusa fatta quando si voleva delegittimare un personaggio e si voleva prendere il suo posto (come avvenne); era stato detto infatti che Sinadeno approfittando della malattia di Michele IV, unendosi ai rivoltosi bulgari, si sarebbe fatto proclamare imperatore; limperatore non appena avuta la notizia, lo fece destituire, sostituendolo con laccusatore.

Dermocaito, per diede prova di non essere allaltezza dellincarico ricevuto perch, affetto da sordida avarizia, aveva dato disposizioni di ritirare dai soldati, cavalli, armi ed effetti preziosi, probabilmente per evitare che essi passassero al nemico; ma i contingenti si ribellano e Dermocaito si mette in salvo fuggendo di notte.

Le truppe bulgare invece nominano un altro re, un soldato semplice di nome Tichomiro, ritenuto bravo e intelligente, s che le truppe si erano divise tra quelle di Doljano e quelle di Tichomiro: Doljano pi accorto e astuto scrisse a Tichomiro invitandolo a riunire le loro forze e Tichomiro accett.

Riunita lassemblea Doljano si rivolge a tutti i soldati, chiedendo: Siete convinti che io discenda da Samuele? Se ne siete convinti scacciate Tichomiro; se no, permettete che io abdichi e non mi opporr alla elezione del mio rivale, aggiungendo la frase poetica: come un albero non pu nutrire due rosse gole, la Bulgaria non pu avere due monarchi per volta ; tutti invocarono Doljano e il povero Tichomiro fu lapidato allistante.

Doljano con le truppe riunite si dirige a Salonicco dove si trova Michele IV il quale, sconfitto perch aveva truppe insufficienti e tradito da un suo soldato bulgaro, dovette darsi precipitosamente alla fuga abbandonando tutto il bagaglio imperiale.

 

IL PRINCIPE ALUSIANO

SOSTITUISCE DOLJANO

MORTE DI MICHELE IV

 

I

n questo frangente, un fatto nuovo doveva capovolgere la situazione: Il nobile Alusiano figlio di Aronne (che era stato re dei bulgari), durante la sua fanciullezza era vissuto come ostaggio alla Corte bizantina e aveva saputo della sua nascita regale solo dopo molto tempo.

Liberato e nominato patrizio e stratega, gli era stato assegnato il piccolo thema di frontiera di Teodosopoli in Asia dove era andato a vivere, da dove, forse per divieto, non usciva mai se non convocato dallimperatore.

Era in et avanzata e venendo a conoscenza della rivolta di Doljano, volle anchegli riprendere la lotta contro i greci, sperando di vincere limperatore... ma non sapeva che proprio lui sarebbe stato la causa della vittoria di questultimo.

Alusiano riteneva che i suoi compatrioti in rivolta avessero scelto un capo che era solo un bastardo e un avventuriero impudente, per cui abbandonando moglie e figli, decise di andare a unirsi ai rivoltosi.

Egli aveva maturato questa decisione anche per una ingiustizia appena ricevuta da Giovanni Orfanotrofo. Infatti, ingiustamente accusato di aver commesso delle illegalit nel suo governatorato, lOrfanotrofo senza darsi la pena di esaminare il caso, non solo gli aveva chiesto lenorme cifra di cinquanta libbre doro, ma anche la cessione di una estensione di terreno di buona qualit in propriet della moglie di Alusiano.

Costui aveva invano rivolto delle suppliche direttamente allimperatore per avere giustizia, ma esse non avevano ottenuto risposta.

Indossando il costume di un soldato mercenario part per Salonicco dicendo di avere una missione per limperatore e, riuscendo cos a eludere la stretta sorveglianza disposta dallOrfanotrofo, era giunto a Ostrovo citt reale della Bulgaria dove si trovava Doljano e le forze bulgare.

Egli non si rivela immediatamente, ma ai vari gruppi rivolge domande facendo il nome del padre come se fosse un estraneo e chiedendo di sapere cosa pensassero se fosse comparso uno dei suoi figli e se magari i ribelli lo avessero preferito allusurpatore. Poich tutti gli rispondevano che avrebbero preferito un erede certo allincerto, egli si arrischia a rivelarsi occultamente a uno di loro che sapeva essere partigiano della propria famiglia.

Laltro, che egli aveva gi incontrato in precedenza, dopo averlo ben squadrato, gli si getta alle ginocchia e gli bacia i piedi; gli chiede quindi di mostrargli un segno segreto che sapeva che Alusiano aveva sul suo corpo: era una macchia scura che si allargava sul gomito destro, cosparsa di folta peluria. Dopo averla veduta, lo abbraccia con trasporto e lo bacia sul petto; cos i due poco per volta, con separati incontri, prendono in mano la situazione fin quando una buona parte non diventa partigiana dellerede, col risultato che si formano due gruppi per ciascun capo; tra di essi non erano sorti contrasti, dividevano insieme anche la tavola e si intrattenevano cordialmente tra di loro, ma Alusiano per prevenire trame da parte di Doljano, allimprovviso lo aggredisce e lo mutila del naso e degli occhi asportandoli con un coltello da arrosto e cos tutti si raccolgono intorno a lui.

Alusiano riunite tutte le forze, muove contro limperatore che lo sconfigge e Alusiano batte in ritirata; resosi conto che non si potevano affrontare facilmente le forze imperiali e ricordando che nellimpero aveva la propria famiglia, fa sapere segretamente allimperatore di essere disposto a un accordo, purch avesse ottenuto clemenza e un adeguato riconoscimento onorifico.

Limperatore accetta e dopo un finto scontro, Alusiano passa nelle file imperiali e limperatore fatti prigionieri i ribelli, compreso Doljano reso invalido da Alusiano, rientra trionfante in Bisanzio e riporta la Bulgaria nellorbita dellimpero.

Limperatore dopo questa impresa entra in convento e si tonsura; il suo regno era durato sette anni (1041).

Anchegli, sia per guarire, sia per la salvezza dellanima (si vociferava che si fosse dato a riti occulti e gli spiriti dellaria gli avessero promesso il potere se avesse rinnegato Dio(siamo ai primordi del Doktor Faust! v. in Articoli), aveva costruito una sfarzosa chiesa, con marmi, mosaici doro e affreschi dedicata ai santi Anargiri (i santi medici Cosma e Damiano), con monastero e ospizio per i poveri al quale aveva dato il nome di Procotrofio.

Limperatrice, fa un gesto commovente dimostrando tutta la sensibilit del suo animo: informata della decisione del marito, elude la sorveglianza del gineceo e violando le consuetudini del proprio sesso si reca a piedi al convento per visitarlo; ma Michele, sia per onta dei suoi mali, sia che gli fosse di lei sopraggiunto oblio per far posto al pensiero costante di Dio si rifiuta di riceverla e Zoe se ne torna a Palazzo.

Arriva il giorno in cui per Michele era giunta lora della preghiera; egli si alza dal letto per recarsi in chiesa, sorretto da ambo i lati, accorgendosi che gli erano rimasti i calzari imperiali, contrariato, si rifiuta di indossarli e prosegue a piedi scalzi; poich la voce si attardava in gola e gli mancava il respiro riaccompagnato nella cella dove esala lultimo respiro: Se dovessi giudicare i suoi successi e i suoi fallimenti, concludeva Psello, trovo pi numerosi quelli di questi.

 

ZOE ADOTTA

MICHELE V CALAFATO

CHE SI DIMOSTRA INGRATO

 

G

iovanni Orfanotrofo desideroso di costituire una propria dinastia, per assicurare la successione di Michele IV, gli aveva suggerito di far adottare il nipote Michele (figlio della sorella Maria), detto Calafato (dal mestiere esercitato dal padre), dalla imperatrice, che si mostr d'accordo, facendolo solennemente giurare sulle reliquie che lavrebbe considerata come propria madre e sovrana. e avrebbe regnato come il primo e pi obbediente dei suoi sudditi; costui giur...ma poi si comport diversamente, come presto vedremo,

La cerimonia ebbe luogo nella chiesa delle Blacherne e fatta ladozione limperatore lo nomina cesare... con la gioia di Giovanni che vedeva che tutto scorreva come aveva predisposto, non potendo immaginare ci che lo aspettava!

Limperatore dal suo canto, sia che si fosse pentito, sia che avesse cambiato disposizione verso il nipote, cerca di tenerlo lontano dalla Corte e dalla stessa citt e lo manda in una abitazione fuori citt, facendola apparire di maggior prestigio per la sua carica.

Michele faceva buon viso, ma rimuginava la vendetta contro tutti i suoi familiari, in particolare contro lo zio Giovanni...il quale con il suo acume aveva capito pi di quanto il nipote celasse con la simulazione, e pur avendo intuito, aveva pensato di agire al momento opportuno sicuro di poter dominare la situazione.

Nel frattempo Michele IV moriva (1041) e dopo quattro giorni dalla morte dello zio, Michele V riceve la corona.

Michele V Calafato era un giovincello straordinariamente antipatico, cos giudicato da tutti i cronisti, senza coscienza e senza principi, gran dissimulatore che sotto una apparente bonomia nascondeva un odio feroce; assolutamente ingrato verso chi lo aveva beneficato, pensava solo al momento felice in cui si sarebbe sbarazzato dello zio Giovanni (principale fautore della sua fortuna!).

Michele V era un groviglio di volubilit: ci che diceva era sempre il contrario di ci che pensava e si comportava da tiranno; aveva sostituito tutto il suo seguito con un gruppo di giovani sciti, tutti evirati, che aveva acquistato e di cui poteva fidarsi per averli gratificati con alte onorificenze e di essi si serviva sia come guardia del corpo, sia per dar sfogo ai suoi appetiti sessuali.

Era anche emersa tutta la sua ingratitudine e una avversione maniacale nei confronti della sua generosa benefattrice e non si diede pace fino a quando, avendola accusata di veneficio, la fece relegare, con una sola ancella, in una delle isole dei principi di fronte alla citt.

Per questa azione, tutti se ne sentirono offesi; a palazzo incominciarono i primi mormorii, in citt finalmente vi fu un'esplosione di rabbia. Le donne escono dalle case urlando e percuotendosi il petto come invasate (riportando alla memoria le antenate baccanti), inveivano contro lo zotico malnato e invocavano la sventurata e nobile signora appartenente a un'antica stirpe.

Gli uomini cos aizzati si armano e assaltano le dimore dei familiari del sovrano. Lo zio Costantino (dal nipote nominato nobilissimo), raccolti i famigli, corre a palazzo per dar man forte all'imperatore. Nel frattempo per tra aristocratici e partito popolare si decide a richiamare Teodora dal convento e acclamarla imperatrice.

Quando il sovrano lo viene a sapere, temendo di essere trucidato nella reggia, accompagnato dallo zio Costantino, sale su uno dei vascelli imperiali e si reca nel monastero di Studion dove depone il manto imperiale e indossa labito monacale. E per raggiunto da un corpo di guardia comandato dalleparca Campanaro che trova la chiesa gi circondata da unarmata popolare che mostrava di non avere buone intenzioni; il corpo di guardia entra nella chiesa con difficolt seguito da una marea di gente che inveiva contro il tiranno.

I due fuggiaschi avevano cercato la protezione dellaltare che fu ugualmente circondato dalla gente inferocita; un ufficiale dice di aver ricevuto lordine di portarli via, ma la folla inferocita li prende e li porta fuori della chiesa; la folla li sbeffeggia e mentre li stavano portando via giungono i carnefici che avevano ricevuto lordine di accecarli.

I due affrontano in maniera diversa il supplizio; mentre limperatore levava lamenti e chiedeva che qualcuno lo aiutasse e invocava Dio, Costantino tiene testa ai suoi mali con dignit e quando vede che i carnefici erano pronti, si fa avanti per primo e poich il carnefice stava per legarlo, egli si rifiuta dicendogli di farlo solo se gli vedeva muoversi un muscolo; si mise quindi spontaneamente per terra per far eseguire loperazione, eseguita la quale si alza sorretto da uno dei suoi fedelissimi, dicendo con dignit che se doveva morire, lidea non lo turbava affatto.

Mentre era eseguita loperazione al nipote, questo batteva i pugni sulla sua fronte e mugghiava cupamente, supplicando e dibattendosi anche dopo essere stato saldamente legato e tenuto con forza; alla fine gli furono fatti schizzare gli occhi dalle orbite.

Il suo breve periodo di regno di quattro anni e undici giorni era stato pieno di intrighi in quanto lo zio Giovanni aveva capito che il nipote, senza darlo a vedere, invece della riconoscenza covava risentimenti malevoli nei suoi confronti e di tutti i suoi parenti.

Michele V che, come abbiamo visto, voleva sbarazzarsi di lui, lo aveva relegato nel convento di Monobate; in seguito, con lavvento di Costantino IX Monomaco, sar mandato nellisola di Mitilene, lantica Lesbo, dove sar accecato per ordini giunti da Costantinopoli; morir undici giorni dopo, non si sa se per non aver potuto sopportare latroce mutilazione o perch deliberatamente ucciso (si ritenuto che Monomaco si vendicava dellesilio a suo tempo subito e disposto proprio dallOrfanotrofo).

Il trono ora diviso tra le due sorelle fatte rientrare una dallesilio e laltra dal convento, ma Teodora, presa dalla passione delle monete antiche e medaglie di cui riempiva forzieri che lei stessa faceva costruire, lasciava la direzione dello Stato a Zoe.

Ma tutto l'apparato statale aveva bisogno di una direzione pi forte e responsabile, per questo si cerc un nuovo marito per Zoe, per poterlo investire dell'incarico.

 

IL NUOVO

IMPERATORE

COSTANTINO IX

MONOMACO

 

L

a scelta sul nuovo imperatore cade su Costantino figlio di Teodosio, ultimo discendente di una delle grandi famiglie dellimpero; il soprannome Monomaco - colui che combatte da solo - gli era stato dato per essere intervenuto in una cospirazione contro Romano Argyro, e per questo, condannato per tirannia (nella condanna vi era la mano di Giovanni Orfanotrofo) ed era stato mandato in esilio; egli quindi solennemente prelevato e portato a corte per sposare Zoe (1042).

Costantino aveva fisico atletico e bella presenza ed era un ottimo partito, ma aveva la stessa natura frivola di Zoe con la quale (unitamente a Teodora), provveder a dar fondo a tutto il tesoro pubblico che Basilio II aveva messo da parte nei suoi anni di regno.

Costantino dopo la morte della prima moglie, aveva sposato la figlia di Pulcheria (sorella dell'imperatore Romano), moglie del generale Basilio Sclero, morta anchessa prematuramente.

Costantino aveva il debole per le donne giovani e belle e quando fu convocato a Corte (era stato accompagnato dalleunuco Stefano che ritroveremo in altra occasione), egli conviveva con una sua nipote, la bella e giovane Sclerena che aveva bei modi, il suo conversare era delicato e fiorito, la sua dizione armoniosa ed elegante; espressioni felici correvano spontanee sulle sue labbra, un suo racconto era circonfuso di grazia ineffabile, dalla quale non intendeva separarsi.

Giunto a Corte, aveva continuato nel suo rapporto con Sclerena, tenendolo segreto; successivamente ne parl schiettamente con l'imperatrice alla quale chiese di accoglierla a Corte e Zoe, pi che tollerante, non solo laccolse assegnandole un lussuoso appartamento nel gineceo, ma le concesse il titolo di sebaste in modo che nelle processioni essa seguiva immediatamente le due sorelle imperatrici.

Lidea che aleggiava nella mente dellimperatore era che dando per prossima la morte di Zoe, avrebbe potuto sposare la giovane Sclerena; ma il destino aveva disposto diversamente: Sclerena aveva incominciato ad accusare dolori al petto, aveva difficolt di respirazione (per noi moderni sembrerebbero sintomi di infarto); a nulla valsero le cure prodigate, Sclerena fu anchessa prematuramente strappata alla vita (1045).

A questa prima sventura, ne segu unaltra; lo stesso Costantino, quando era arrivato a Corte tornando dallesilio ed era salito al trono, aveva (forse a causa delle privazioni) il fisico prestante e appariva in buona salute, ma nel giro di un anno (1043) il suo fisico cedeva allimprovviso, perdendo grazia e bellezza e fu come sconquassato nelle ossa, nelle mani, nelle giunture, nei tendini e nella spina dorsale; il male non lo prese immediatamente, ma incominci dapprima con la gotta (indice della abbondante e nutriente alimentazione di Corte!) ai piedi e poi si estese a tutto il corpo deformandolo, con attacchi che lo colpivano in alcuni giorni alternandosi quelli di infermit a quelli di tregua che divennero sempre pi brevi.

Ci nonostante Costantino IX trov da rimpiazzare la defunta Sclerena con unaltra giovanetta di etnia alana, data come ostaggio dal padre, il re di Alania (gli alani appartenenti a trib germaniche, durante il periodo delle invasioni del IV sec. si stabilirono in varie localit e tra queste anche a nord del Caucaso, tra la Georgia e la Khazaria), tributario dellimpero.

Il suo nome era Marta (in seguito prender il nome di Maria e sposer come vedremo due imperatori) e Costantino avrebbe voluto farla imperatrice, ma per non recare offesa a Zoe la fece nominare sebaste, le fece assegnare una scorta da sovrana e la ricopriva con fiumi doro e tutta la ricchezza che le offriva, finiva portata dalle navi nel suo paese.

Dopo la morte di Zoe, Marta subir una metamorfosi nellabbigliamento (secondo la moda delle donne caucasiche) cangiante e multiforme: bizzarri monili le incoronavano il capo, la gola scintillava doro, auree armille le serpeggiavano sulle braccia, pesanti perle le pendevano dalle orecchie, la cintura era forgiata doro e incrostata di gemme.

Ma la giovanetta, nonostante Costantino (malridotto nel fisico, andava a visitarla in lettiga) ne fosse tanto innamorato, non mostrava di essere un esempio di virt, perch quando un giorno limperatore era andato a visitarla e del seguito faceva parte Romano Borila che gli faceva da buffone (ma con Maria le sue funzioni le svolgeva con seriet!) aveva notato che i due si erano scambiati dei segni che gli avevano fatto capire che se la intendevano (Psello riferisce che Borila ne era follemente innamorato).

 

LATTACCO

DAL MARE DEI RUSSI

RESPINTO

COL FUOCO GRECO

 

C

ostantino IX, tra le sventure che colpivano limpero, dovette affrontare una proditoria invasione di russi comandati da Vladimiro uno dei figli di Jaroslav (v. in Specchio dellEpoca: La formazione dellantico Stato russo), violento e battagliero, che aveva colto loccasione di un diverbio sorto a Costantinopoli tra mercanti russi e mercanti bizantini, nel quale un mercante russo era stato ucciso.

I russi si trovavano in una via di mezzo tra la Scandinavia e l'impero bizantino: Kiev e Novgorod offrivano nei loro bazars non solo tutte le meraviglie di Bisanzio, oro, porpora, broccati, oreficeria ma anche prodotti asiatici provenienti dal Caspio e dal Volga.

Abbiamo visto come con il matrimonio di Vladimiro con la principessa Anna, sorella di Basilio II (v. precedente P. II), i russi si erano convertiti al cristianesimo ortodosso e Vladimiro (santificato) a Kiev (il cuore dellantica Russia!), aveva costruito la Chiesa di Santa Sofia e il metropolita di Russia, Teopempto, laveva fatta consacrare dal patriarca Alessio (1038).

A Costantinopoli i mercanti russi erano numerosi e occupavano il quartiere di san Mama; essi vennero a diverbio con i mercanti greci e un mercante di Novgorod fu ucciso; per questo motivo il gran duca Jaroslav, apparentemente infuriato chiese a Costantino una inverosimile indennit in oro che Costantino Monomaco fu costretto a rifiutare.

I russi di norma arruolavano i guerrieri scandinavi, i Variaghi e Vladimiro, il pi violento dei figli di Jaroslav, assumendo il comando dellimpresa, lanci un appello a tutti i combattenti che abitavano le terre polari a venire a combattere contro Bisanzio, promettendo i profitti del saccheggio.

Accorsero migliaia di avventurieri avidi di bottino; Vladimiro invece di seguire la via di terra, come avevano sempre fatto tutti quelli che andavano ad assaltare Costantinopoli, segu la via del mare usando un tipo di barca denominato dai greci monoxyla; essa aveva la chiglia ricavata da un unico tronco di faggio o betulla su cui erano montate delle assi laterali sovrapposte e lunghe circa sessanta piedi e alte circa dodici e non avevano ponte, mentre avevano due timoni e un albero per la vela e potevano trasportare da quaranta a sessanta guerrieri con le armi e provviste di acqua dolce e pesce salato; secondo fonti greche erano circa quattrocento, ma dalla indicazione del numero dei morti che ne seguirono, dovevano essere molte di pi; le imbarcazioni eludendo la sorveglianza delle navi costiere bizantine andarono ad accamparsi sulla Propontide (il braccio asiatico che fronteggia Costantinopoli).

E da dire che i russi da tempo avevano intenzione di andare a saccheggiare Costantinopoli in quanto i mercanti al loro ritorno ne descrivevano le favolose ricchezze e gi quando regnava Michele IV si erano recati via mare a controllare la situazione; poi si erano preparati costruendo le imbarcazioni che erano gi pronte al momento delluccisione del mercante russo e quando Vladimiro aveva bandito la raccolta di soldati scandinavi.

In quel periodo Costantinopoli scarseggiava di navi perch la flotta tre anni prima (1040) era andata completamente distrutta da un incendio scoppiato nel porto; comunque erano rimaste alcune pesanti galere al servizio del Palazzo e qualche altro naviglio che si era riusciti a raccogliere, che furono attrezzate con i sifoni di fuoco greco, pi esattamente fuoco liquido (v. in Cap. V) e bombe incendiarie (le prime molotov in terracotta, contenenti lo stesso materiale incendiario), che erano lanciate con balestre.

La fiamma di questo fuoco (con il misto di pece, nafta, salnitro, calce viva e zolfo) era terribile in quanto lacqua non riusciva a spegnerla e galleggiava e si attaccava al legno e alle persone con un effetto micidiale, non solo, ma produceva un intenso fumo acre che bruciava gli occhi.

La flotta greca era comandata dallimperatore in persona, salito sulla nave imperiale (dromone color porpora) accompagnato dai componenti del Senato, dallalto clero e dal comandante militare Basilio Teodorcano; essa era disposta lungo la costa europea, mentre quella russa era disposta lungo la costa asiatica e formava una sorta di catena pronta sia per poter attaccare sia per fronteggiare loffensiva.

Nessuna delle due flotte prendeva liniziativa e giunta la sera Costantino aveva mandato suoi messaggeri per chiedere la pace, ma Vladimiro fece ancora una richiesta inaccettabile, chiedendo tre libbre doro per ciascun soldato!

Passata la notte anche la mattina seguente (17.VII.1043) le due flotte si fronteggiavano senza prendere liniziativa; limperatore a un certo punto dava lordine a due galere di avanzare lentamente: i lanciatori dasta e i frombolieri urlano il grido di guerra e i lanciatori di fuoco si dispongono in posizione di tiro.

Uno sciame di barche del naviglio russo si stacc dalla formazione e and a circondare i due vascelli greci con lintento di bucarli con le aste appuntite, ma dallalto piovvero prima pietre e colpi di remi, poi arrivarono getti di fuoco con il fumo che bruciava gli occhi; i russi cercano scampo buttandosi in mare con gli elmi e le corazze di ferro preferendo morire annegati che bruciati.

Fu dato un secondo segnale e le rimanenti navi avanzano mentre la parte avversaria rimaneva ferma e indecisa. Quando le navi bizantine raggiunsero la flottiglia avversaria, la catena delle barche russe si infranse e lo schieramento si sciolse: alcune imbarcazioni rimasero ferme, altre rinunciarono a combattere e rivoltata la prua si misero in salvo.

Durante questo frangente, allimprovviso, una nube nel cielo si lev contro il sole, sal alta allorizzonte e fece cambiare la direzione del vento alzando un impetuoso soffio di levante e muovendo il mare in tempesta scagliava i flutti contro il nemico.

Parte delle barche fu inghiottito dagli alti flutti, parte furono sospinte contro gli scogli; alcune barche furono inseguite e affondate; gli equipaggi di quelle sventrate dagli scogli non riuscirono a salvarsi perch vi erano i soldati dellesercito bizantino ad attenderli per massacrarli: il mare era divenuto rosso di sangue, i cadaveri raccolti sulla spiaggia, secondo fonti arabe furono quindicimila, con migliaia di prigionieri ai quali fu tagliata la mano destra e con esse fu dato uno spettacolo raccapricciante di crudelt, molto caro ai bizantini in quanto furono tutte esposte sugli spalti della citt.

Il cronista Nestore, autore della Cronaca per amor di patria, nel suo racconto si era fermato alla tempesta che aveva distrutto tutte le imbarcazioni, omettendo la strage; limperatore soddisfatto rientr trionfante a Palazzo.

 

LE RIVOLTE

DI GIORGIO MANIACE

 

A

Bisanzio tutte le occasioni erano buone per tentare qualche colpo di Stato ...che non poteva mancare in un periodo in cui a Corte si viveva tra lussi e svaghi, con due imperatrici ognuna con propri (dispendiosi) interessi, e un imperatore che si prendeva poche cure dellimpero per vivere tra moltissimi diletti e godimenti ... ci che fu causa di un focolaio dinfezione per il corpo ancora sano dellimpero.

Il primo focolaio lo accese Giorgio Maniace, annunciato da una cometa (apparsa il 6.X.1042) che aveva brillato per tutto il mese; e se vero che le comete fossero portatici di sventura, queste furono due, una costituita dalla rivolta contro limperatore, laltra invece si mostrava contraria allo stesso Maniace e preannunciava la fine della rivolta ...ma una fine - come si vedr - di una banalit estrema rispetto al personaggio, ai preparativi e ai mezzi dispiegati.

Giorgio Maniace, dopo aver percorso una brillante carriera militare, aveva raggiunto il grado di generale; con la prestanza di un gigante alto dieci piedi, aveva tutte le caratteristiche delluomo destinato al comando; le sue mani potevano essere capaci di scrollare mura e stritolare porte di bronzo; con il suo ardimento guerriero aveva respinto i barbari e assicurato limpero da pericoli.

Inviato nel meridione dItalia da Zoe e Michele V, Costantino IX non aveva condiviso il suo comportamento - anche per le invidie che avevano suscitato delle diffidenze presso limperatore - il quale aveva cambiato politica, nel senso che egli era per una pacifica soluzione dei rapporti con quelle popolazioni e non aveva voluto avallare il comportamento del generale, di feroce repressione alla quale faceva ricorso il generale.

Peraltro, Costantino IX era stato poco accorto nellinviargli un ambasciatore, Pardos, che non aveva nessuna preparazione nella conduzione di trattative e villanamente non si era premurato di far annunciare il suo arrivo come latore di un messaggio dellimperatore.

Si era infatti presentato dal generale (a Taranto), a cavallo con il suo seguito, e senza convenevoli e preamboli, lo aveva ricoperto di invettive e di minacce. Maniace preso da ira solleva il pugno con lintento di spaventarlo e minacciarlo, ma i suoi soldati pensando che fosse un invito ad aggredirlo, lo uccidono e cos ha inizio la rivolta (1043).

Maniace, eludendo le guarnigioni costiere, rientra con i suoi soldati in territorio imperiale; Costantino IX venuto a conoscenza delluccisione dellambasciatore, organizza una sterminata massa di soldati e affida il comando a un suo uomo di fiducia, leunuco Stefano (il suo primo accompagnatore a Corte), un individuo non di spicco...al quale nessuno dava alcun credito.

Uscito dalla capitale, Stefano muove contro Maniace il quale venuto a conoscenza che contro di lui sembrava fosse stato mobilitato tutto lesercito dellimpero, nellintento di scompaginarlo e fidando sulla imperizia di Stefano, si presentava con la parte leggera della sua armata.

Nel momento in cui le due armate si fronteggiano, mentre si assisteva al prefetto allineamento della truppa di Maniace il quale andando avanti e indietro dava ordini tonanti che avevano scompaginato laltra parte sgretolandola pezzo per pezzo, sarebbe da non credere! - proprio dalla colluttazione, allimprovviso e non si sa come, Maniace riceve un colpo di lancia al fianco da cui fuoriesce un gran fiotto di sangue; egli cerca di fermare il sangue con la mano, ma lo squarcio era profondo e appena si rende conto che la ferita mortale, tenta di rientrare nei suoi ranghi, ma non riesce a tenere le redini e a governare il cavallo; la vista gli si annebbia, le mani gli sfuggono dalle redini e scivola gi dalla sella; in quel momento era solo senza che il suo scudiero gli fosse a fianco; ne approfittano i soldati imperiali per lanciarsi sul suo corpo e tagliargli la testa (su questo avvenimento divenuto famoso, in seguito vi saranno racconti leggendari in opere letterarie; ma le cose andarono semplicemente a questo modo); n si seppe mai chi fosse stato il soldato che lo aveva ferito, ma furono in molti a vantarsi di questa uccisione; la testa di Maniace fu portata trionfalmente a Costantinopoli dove dopo la sfilata fu esposta nel Grande Ippodromo.

A Stefano, luomo insignificante al quale nessuno dava credito, furono riservati grandi onori con sfilata trionfale in cui si vide sfilare prima lesercito di Maniace ridotto allignominia, con i soldati montati su asini allinverso con il viso verso la coda, con la testa rasata e collane di ciarpame, la testa del condottiero ucciso era mostrata su unasta accompagnata dalle sue insegne; seguivano le truppe imperiali (spadari, littori e Variaghi portatori dascia) che precedevano il condottiero vincitore trionfante su un cavallo bianco e la lucente armatura, e dopo di lui, il picchetto donore: limperatore e le due imperatrici assistevano alla sfilata dalla loggia della Calc.

 

E LEONE TORNICIO

 

 

U

n altro focolaio fu acceso, si pu dire, allinterno stesso della famiglia imperiale, da Leone Tornicio pro-cugino di Costantino Monomaco.

Leone Tornicio risiedeva in Adrianopoli (Edirne); subdolo di carattere, trasudava arroganza macedone, ed era sempre intento a rimuginare dentro di s idee sovversive!

Quando non ancora aveva raggiunto la virilit, gli era gi stato pronosticato un destino glorioso; quando divenne maggiorenne e aveva acquistato fermezza di carattere, si era formato intorno a s un gruppo macedone di sostenitori (si trattava di militari scontenti), pronti alla sollevazione.

Tornicio quando Costantino era divenuto imperatore, aveva preso a frequentarlo assiduamente, ma limperatore nutriva nei suoi confronti una certa ostilit.

Costantino aveva due sorelle, Elena ed Euprepria; mentre Elena era un tipo tranquillo e non creava problemi, Euprepria era di carattere (definizione che di norma si d a una persona portata a creare ogni sorta di problemi!). Avendo raggiunto una eccellente posizione sociale, era piena di orgoglio e si dava grandi arie e Costantino non amando la sua invadenza, la rifuggiva.

Euprepria cos delusa dal comportamento del fratello, aveva diradato le visite che gli rendeva, ma ogniqualvolta era a colloquio con lui, aveva sempre critiche e rimproveri da rivolgergli e di norma i colloqui rimanevano interrotti ... perch lei si infuriava e andava via mormorando improperi!

Euprepria venendo a conoscenza dello stato danimo del fratello nei confronti di Tornicio, rientrando nel suo carattere, aveva preso deliberatamente a frequentarlo e cattivarlo come non aveva mai fatto prima; ci aveva reso furibondo limperatore che in segreto aveva disposto lallontanamento di Torncicio, al quale aveva affidato il governatorato della lontana Iberia (Georgia); ma anche con questo allontanamento giungevano voci secondo cui Tornicio intendeva impossessarsi del trono, voci alle quali limperatore non dava peso.

Euprepria per si era lasciata sfuggire una frase che aveva colpito limperatore (che come abbiamo visto, riteneva di essere direttamente sotto la protezione di Dio!), Che di sicuro al suo pro-cugino non sarebbe accaduto nulla di male perch Iddio Onnipotente lo assisteva dallalto! ... e Costantino si precipit a farlo tonsurare e vestirlo con la tonaca, riducendo Tornicio dai fasti delle cariche al miserevole stato monacale.

Ma intervennero i suoi sostenitori macedoni uomini di mente astuta e lingua menzognera, sempre pronti ad architettare gesti di provocazione che dopo averlo prelevato (1047) si dirigono verso Adrianopoli e per evitare di essere inseguiti, lungo tutte le stazioni di posta, uccidono tutti i cavalli e vanno a occupare Adrianopoli dove fissano il loro quartier generale.

Costoro per, non avendo danaro per arruolare milizie, mandano in giro degli impostori che diffondono la notizia della morte dellimperatore e che limperatrice Teodora aveva scelto Leone di Macedonia (Tornicio) destinato a prendere in mano le redini dellimpero.

A questo modo i mistificatori riescono ad avere ladesione delle milizie dei temi dOccidente, anche perch queste nutrivano risentimenti nei confronti dellimperatore in quanto le teneva in scarsa considerazione.

Leone vestito con abito sfarzoso, sollevato sullo scudo acclamato imperatore; egli non potendo elargire alle milizie danaro, per averle obbedienti, rimise loro le decime e permise che facessero scorrerie tenendo per s tutto il bottino; non solo, ma distribu incarichi nominando consiglieri, funzionari e senatori della futura amministrazione, dopo di che si prepar a marciare contro la capitale; prima di giungervi uno stuolo di militari e contadini scesi dalle montagne andarono a ingrossare le file di quelli che lo seguivano.

Limperatore nella capitale era sprovvisto di milizie nazionali in quanto lesercito dei temi dOriente erano impegnati altrove, per cui provvide a far rinforzare le parti pi deboli delle mura della capitale, munendole di catapulte.

Costantino IX che, come rappresentante di Dio in terra, come gi abbiamo detto, si riteneva protetto direttamente dalla divinit, fu premiato in questo suo credo in quanto Tornicio era stato colpito da un attacco di dolorosa gotta alle mani, completamente disarticolate, e ai piedi, contratti da fitte spasmodiche che non gli permettevano di camminare; ad aggravare la situazione egli fu colpito anche da una devastante diarrea che non gli consentiva di muoversi o tenere pubbliche udienze e dovendo parlare alla folla, durante gli intervalli che il male che lo affliggeva gli consentiva, faceva le sue apparizioni da lontano gesticolando in modo da far vedere che non era morto!

Egli giunto presso la capitale pone laccampamento alle porte della citt, facendo scavare un fossato e costruire un muretto di protezione; la mattina seguente la massa dei suoi soldati apparve in formazione da combattimento, in fila (gli uomini non erano addossati, n serrati) con armature e cavalli corazzati con al centro Tornicio su un cavallo bianco.

Dalle mura la formazione dava limpressione di essere sterminata; limperatore con le imperatrici addobbati con paramenti imperiali assistevano da un loggiato, mentre gli assalitori lo oltraggiavano per la sua invalidit fisica e per i suoi vizi lussuriosi, gli urlavano anche che era la rovina di Costantinopoli e del suo popolo e scendendo dai cavalli, improvvisavano girotondi, dileggiandolo e cantando stornelli mimati.

Alcuni cittadini armati fecero una sortita, inseguendo i cavalieri di Tornicio che, mentre avevano dato limpressione di fuggire, allimprovviso si erano rivoltati massacrandoli a colpi di spada e lancia; uno di essi a cavallo con larco, avvicinandosi alle mura, mira dritto alla fronte dellimperatore che fa in tempo a scostarsi e la freccia scalfisce il fianco di uno dei paggi che gli era vicino; mentre i cortigiani rimangono impietriti dallo spavento, limperatore senza turbarsi, cambia semplicemente posto.

Limperatore decise che occorreva opporre resistenza e privo di soldati si reca nelle carceri e fa armare fino ai denti tutti gli sgherri che vi si trovavano, con archi e aste; per tutta la notte fa scavare ai sobborghi della citt un fossato con un parapetto e sul far del giorno schiera larmata in ordine di battaglia, da una parte i drappelli di cavalleria, dallaltra i reparti leggeri armati di tutto punto, dopodich va a sedersi su un terrazzo.

Gli altri, dopo una breve perplessit si rendono conto che larmata disposta dallimperatore non era altro che una massa di poveracci e il fossato non era neanche profondo, per cui, stringendosi scudo a scudo e lanciato il grido di guerra, scavalcano il fossato e li volgono in fuga; dopo averli raggiunti li calpestano e maciullano; tutti coloro che erano vicino allimperatore si danno alla fuga, mentre la sorella (Elena) lo incitava a fuggire, ma limperatore non solo non le d ascolto, ma la fa portar via.

Larmata di Tornicio, rientra nellaccampamento dopo aver fatto anche molti prigionieri; costoro la mattina seguente, in catene, sono disposti davanti alle mura, e cos istruiti, invitano gli abitanti ad arrendersi e a non far spargere il loro sangue in quanto sarebbero stati uccisi. Ma avvenne un fatto che ha dellincredibile e lascia esterrefatti!

Dallinterno della citt erano catapultate pietre che per non colpivano nessuno; gli addetti alla balestra, tirando le corde, raddrizzano il tiro e caricano un masso di grandi dimensioni e tirano mirando allusurpatore; il masso cade a distanza di un cavallo da Tornicio e semina un tal terrore che i ranghi si sciolgono e tutti fuggono abbandonando laccampamento alla merc degli abitanti della capitale!

A questo punto viene da chiedersi come mai Tornicio pur avendo avuto la possibilit di entrare nella citt con le porte aperte, non labbia fatto; la spiegazione ci viene data da Schlumberger (Lepope byzantin la fin di Xme sicle, Paris): dopo la caduta del masso, Tornicio non prende nessuna iniziativa e temporeggia per qualche giorno ma scontenta a questo modo i soldati in attesa del saccheggio; non solo, ma di notte gli abitanti della citt entrano nellaccampamento carichi doro che distribuiscono tra i soldati, chiedendo loro di abbandonare il loro capo, e i soldati abbandonano laccampamento; a Tornicio non rimane che abbandonare laccampamento con il suo stato maggiore.

Limperatore rinuncia a inseguirli ma manda le milizie dei temi dOriente al comando di Michele Iassita che raggiunge Tornicio e il suo collega Giovanni Vatatze, rifugiati in una chiesa di Bulgarophigon (Babaneski) presso Arcadispoli, i quali minacciano di uccidersi se portati via con la forza; dopo aver ottenuto assicurazioni, sono condotti a Costantinopoli.

Limperatore aveva giurato a se stesso che non avrebbe fatto loro alcun male, ma quando li vede dalle mura della citt...per listinto che lo domina... d lordine di accecarli; mentre Tornicio si mostra poco valoroso e subisce laccecamento con urla e lamenti, Vatatze si sottopone con coraggio al supplizio, dicendo che limpero romano perdeva un buon soldato, mentre gli altri congiurati sono tutti graziati.

 

FINE DEL REGNO

DI ZOE

E DI COSTANTINO IX

 

Z

oe nata porfirogenita, dopo una vita carica di avvenimenti, vissuta da regina, colpita da febbre allet di settantadue anni, terminava serenamente la sua vita (1050); negli ultimi giorni, durante la malattia, aveva avuto il tempo di graziare i prigionieri che occupavano le carceri e di compiere lultimo suo gesto di generosit, come era nel suo stile, con una esagerata distribuzione di danaro che costituiva una vera e propria dilapidazione, ma questo maniacale amore per il danaro era in certo senso altruistico ...era solo per donarlo agli altri. I questa opera di dispendio, Zoe era accompagnata dalla sorella Teodora e dallimperatore e tutti e tre, fra svaghi, lusso e distribuzione di ricchezze su ricchezze per ricompense e remunerazioni, avevano disperso tutto il ricco tesoro lasciato da Basilio II.

Limperatore aveva scelto di vivere ai Mangani e aveva fatto eseguire molte opere di restauro; nellintento di lasciare un ricordo duraturo di s (sicuro di guadagnarsi nellaltra vita un posto pari a quello avuto nella vita terrena), seguendo la moda dei suoi predecessori, aveva fatto costruire una chiesa dedicata a san Giorgio e senza badare a spese, laveva circondata di bellissimi prati; alla chiesa aveva poi aggiunto un monastero e un ospizio.

Costantino IX aveva uno spirito giocoso e aveva fatto costruire una piscina a livello del terreno immersa tra gli alberi da frutta che si specchiavano nellacqua ...in modo che chi avesse avuto voglia di cogliere un frutto ... lavrebbe colto cadendo nellacqua ... con suo gran divertimento!

Ma questo innocuo divertimento si ritorcer contro di lui (come nel programma TV 1000 wais to die, Mille modi per morire, in cui i personaggi che inseguono alcune loro particolari abitudini ...assecondandole, finiscono per morire!): lacqua era calda e dopo ripetuti bagni Costantino IX aveva preso un colpo di freddo e colpito da pleurite muore dopo alcuni giorni (1055) nel monastero dei Mangani che aveva fatto costruire.

Non vi dubbio che Costantino IX, con la sua particolare personalit sia stato un personaggio che suscita particolare curiosit di un maggiore approfondimento.

La fortuna di un monarca determinata da due elementi, uno riguarda il modo in cui egli risolve i vari problemi di governo; laltro dato dai personaggi di cui egli si circonda che con le loro opere finiscono per dargli lustro, s che i loro meriti ne fanno la sua grandezza.

Nel primo caso Costantino IX con il suo fare bonario, il modo eloquente con cui si esprimeva (quando conversava da lui si sprigionava la sua malia e se egli ti sorrideva, impalpabili reti di seduzione calavano sui tuoi occhi), riusciva a conquistare il cuore della gente; sempre di buon umore anche nelle circostanze difficili, era portato a dimenticare il male che poteva ricevere, egli insomma aveva buon carattere (seppur ammantato, come abbiamo gi visto, di una certa dose di crudelt; Psello lo considera per nulla vendicativo, ma su questo si possono nutrire dei dubbi!).

Nonostante i suoi difetti e le sue superficialit, aveva fronteggiato e affrontato nel migliore dei modi tutte le molteplici e gravi situazioni (il suo regno stato considerato uno dei pi turbolenti della storia dellimpero) che numerose si erano presentate, tra attentati, invasioni, colpi di Stato, dalle quali, nonostante il suo pessimo stato di salute, ne era uscito sempre nella maniera pi soddisfacente, da buon monarca.

Come gi stato detto, dopo un anno di vita di Corte il suo corpo era stato invaso dalla gotta che lo aveva ridotto a non tenersi pi in piedi; spesso quando doveva dare udienza ed era immobilizzato a letto, veniva inguainato e composto con bende; le processioni erano un vero e proprio supplizio, con squadre di staffieri che lo assicuravano alla sella per tenerlo eretto; una volta si era verificato che in sella al cavallo, respirava a stento e aveva lasciato cadere le redini e i forzuti palafrenieri lo sostenevano dal basso spingendolo da una parte e dallaltra per mantenerlo in posizione eretta; i pavimenti venivano ricoperti di tappeti perch il cavallo non scivolasse sulla pietra liscia; nel palazzo veniva sempre trasportato di peso; a letto non riusciva a trovare una posizione che lo facesse riposare e ogni accomodamento era incomodo, e appena si trovava una posizione che gli dava un minimo di sollievo, si provvedeva a fasciarlo e fermarlo in questa posizione, con opere di vera ingegneria per tenervelo fermo; nonostante tutte queste sofferenze, non perdeva mai il suo consueto umore bonario e atteggiava il suo volto in modo che gli astanti non se ne accorgessero.

Nonostante le sofferenze fisiche, assolveva sempre nel migliore dei modi ai suoi compiti ed da credere che una buona stella avesse segnato il suo cammino pur pieno di insidie.

Che dire infatti della freccia (dalla velocit estrema) che durante lassedio di Tornicio stava per colpirlo ed egli per un soffio riesce a scansarla? E chi poteva pensare a una sua vittoria con linvasione dal mare dei russi? E con le rivolte finite tutte in suo favore come quella di Maniace? E Tornicio che poteva entrare nella citt con le porte aperte e invece abbandona il campo?

Non a caso era convinto della propria divina incolumit e non tollerava che il suo appartamento privato fosse sorvegliato da sentinelle o avesse le porte chiuse a chiave e quando qualcuno gli faceva notare che chiunque avrebbe potuto giungere fino a lui, egli lo tacciava di insania nella sua concezione divina, intendendo con ci manifestare la sua convinzione di essere, quale rappresentante di Dio in terra, protetto direttamente da Dio!

E la convinzione a volte d i suoi frutti, perch, mentre le porte non chiuse del suo appartamento avevano consentito a un attentatore, Romano Borila (o Boila), di entrarvi con lintento di ucciderlo, costui entrato nella camera con il pugnale nascosto, cambia repentinamente idea e come se avesse perduto il senno si mette a correre da un angolo allaltro della camera; il sovrano si sveglia, accorrono le guardie che brutalmente afferrano Borila e lo portano via!

Lindomani Borila interrogato e poich non risponde alle domande sottoposto a tortura e appeso ignudo per i piedi a gambe divaricate viene frustato; allinizio non risponde, ma a forza di frustate si decide a parlare denunciando (falsamente) come complici dei funzionari che sono subito sospesi dai loro incarichi; alla fine per egli liberato (e diventa il buffone dellimperatore) e i funzionari sono reintegrati nelle loro funzioni.

Ecco con quanta naturalezza si risolvevano le strane situazioni in cui veniva a trovarsi limperatore!

 

LA NUOVA ACCADEMIA

 

C

ostantino IX, al quale piacevano i divertimenti salaci e volgari, strano a dirsi, probabilmente sotto linfluenza di Psello, si era mostrato sensibile per la cultura e con limpulso di questo grande letterato, era stata riaperta lUniversit e avviata lAccademia di Costantinopoli (1043) che aveva dato luogo alla rinascita letteraria, giuridica, filosofica e teologica, con lo studio e commento di classici della filosofia e teologia.

La facolt di diritto ubicata nel monastero di san Giorgio dei Mangani, denominata ufficialmente didaskalion ton nmon, scuola delle leggi, aveva sede nella chiesa di san Pietro e quindi denominata Scuola di s. Pietro; essa era stata affidata a Giovanni Xifilino il quale come magistrato aveva rappresentato lideale del giudice bizantino; egli era anche ministro della giustizia e limperatore lo aveva nominato rettore della scuola di diritto, col titolo di nomophylax e insegnava diritto; egli terr linsegnamento per nove anni, cessando (1054) nellanno dello scisma (v. sotto), poi diventer patriarca di santa Sofia subentrando a Michele Cerulario.

A Michele Psello era stata assegnata la facolt di filosofia col titolo di hypertimose hypatos o console dei filosofi, il cui ideale era Platone al quale rimase sempre legato; altri insegnamenti erano stati assegnati allo storico Giovanni Bysanzios (soprannominato Mauropo come consigliere personale dellimperatore): di lui si ricorda il discorso sulla rivolta di Tornicio, contenente molti dettagli inediti sullavvenimento, successivamente stampato con altre sue opere; Niceta Bianzio, professore di ortografia e grammatica e il ministro Costantino Lichude; li seguir lo storico Michele Attaleiate (nato nel 1034), autore della Cronaca.

La vita in genere per tutti noi mortali, pu svolgersi in maniera positiva o negativa, spesso anche indipendentemente dalla propria volont e dalle proprie aspettative, per una sorta di destino (ma si tratta del Caso, come si era ritenuto nel Rinascimento e comunque di calcolo matematico delle probabilit) e quindi, anche indipendentemente dallimpegno che ciascuno pu dedicarvi; Costantino IX, ci sembra lesempio dello svolgersi della vita nel senso positivo (pi che positivo!), senza che egli si sia troppo affannato per farla svolgere in tal modo!

Seppur non si possa considerare uno statista, come abbiamo visto aveva vissuto i suoi dodici anni di regno nel migliore dei modi possibili (era nato vincente?) e possiamo considerarlo come degno rappresentante della dinastia macedone (senza prescindere dalle due imperatrici che lo avevano accompagnato e gli avevano fatto da sostegno); ma lanonimo cronista della seconda parte dello Strategikon aveva espresso diverso parere in quanto, riferendosi allimperatore Michele V Calafato, scriveva che questo imperatore ebbe per successore Monomaco che perdette e port alla rovina limpero romano; e sembra che questo sia stato anche il giudizio dei suoi contemporanei e dei cittadini di Costantinopoli che, come abbiamo visto lo avevano dileggiato dalle mura della citt (troveremo il suo risvolto nel patriarca Cerulario!).

LO SCISMA DEL 1054

TRA LE CHIESE

GRECA E LATINA

 

 

M

ichele Cerulario nominato patriarca di santa Sofia dopo la morte del patriarca Alessio (1045), con il suo carattere dispotico, autoritario e ambizioso, durante i nove anni di patriarcato, dominer la scena della vita politica e religiosa della capitale: come dicevano i suoi colleghi ecclesiastici, era lui a voler fare il papa; infatti alle sue iniziative che si deve lo scisma tra la Chiesa greca e quella latina, senza che di ci il patriarca ne avesse reso partecipe limperatore Costantino IX, che come Capo della Chiesa era il solo a poterlo dichiarare.

La nomina di Cerulario a patriarca, gi di per s aveva fatto discutere in quanto da molti non ritenuta regolare; appena nominato si era insediato nel lussuoso palazzo destinato ai patriarchi (Patriarcheion), facente parte del complesso edilizio di Santa Sofia dove aveva portato tutta la sua numerosa famiglia (fratello e nipoti); impegnato sia nella vita religiosa, sia in quella mondana era dotato di un forte carisma, tanto da essere venerato dal popolo fino a essere osannato come un santo!

Prima della sua nomina sembrava che larmonia tra le due Chiese (nonostante la questione del filioque*), dovesse essere eterna, ma egli era sempre in fermento (lo abbiamo visto partecipare a tutte le congiure) ed ebbe lidea di scrivere una lettera (non in prima persona), ma con un giro tortuoso, fatta scrivere dal suo subordinato carthophylax e arcivescovo di Acrida (Bulgaria) Leone, al vescovo di Trani; in effetti essa era diretta a tutti i vescovi italiani e in particolare (senza rispetto della gerarchia, comera suo costume!) allonorevole papa (Leone IX, 1049-1054)).

La lettera era un atto di accusa nei confronti della Chiesa latina che faceva uso del pane azzimo e del digiuno del sabato come gli ebrei, che, con un tono ingiurioso e violento erano denunciati come eresie; per di pi veniva rimproverato il divieto di matrimonio per il clericato (ammesso nel rito greco); la lettera terminava con linvito a ritornare alle vecchie usanze della Chiesa.

Spedita la lettera, Cerulario prese (senza lapprovazione dellimperatore), liniziativa di far chiudere tutte le chiese latine di Costantinopoli, sospendendo quei preti, monaci e abati e, sul loro rifiuto, lanci lanatema, definendoli azimiti; e ancora, per rendere impossibile ogni riconciliazione, fece bruciare tutti i vessilli latini; per di pi il suo cancelliere Niceforo ebbe lardire di calpestare unostia dicendo che non era pane fermentato.

Il vescovo di Trani, Giovanni, ricevuta la lettera, la invi al papa il quale ebbe laccortezza di rispondere con tono conciliativo, invitando la pace e la concordia e richiamando lautorit di Pietro e la vanit di chi voleva lottare contro di essa; la lettera terminava con la dichiarazione (era chiaro il riferimento) di considerare nemico della cristianit chi attribuiva alla sede apostolica i propri privilegi.

Ci che premeva al papa era mantenere il primato della Chiesa di Roma e Leone IX invi presso limperatore tre apocrisari, i cardinali Umberto da Silvia Candida (*), Federico fratello del duca della Bassa Lorena (che diventer papa Stefano X, 1057-58) e larcivescovo Pietro di Amalfi i quali dopo circa un mese (25 giugno-16 luglio) di dibattiti e discussioni non vennero a capo di niente e alla fine depositano sullaltare di Santa Sofia una bolla di scomunica di Cerulario, dellarcivescovo Leone e di Niceforo che aveva calpestato lostia. Seguirono varie, romanzesche vicissitudini che non terminarono neanche con la partenza dei legati, i quali messisi in viaggio (17.VII), furono richiamati dallimperatore, per suggerimento di Cerulario che voleva tender loro unimboscata: aveva infatti convocato il popolo in Santa Sofia e mostrando una falsa bolla lo aveva fomentato a massacrarli!

Limperatore avendo intuito le intenzioni del patriarca, invi ai legati lordine di riprendere il viaggio; Cerulario preso da collera si sfog con limperatore contro il quale aveva aizzato il popolo, mettendo in pericolo la sua corona; Costantino aveva dovuto scrivergli una lettera umiliante per far cessare la rivolta; egli, piuttosto debole per affrontare Cerulario, aveva dovuto subire tutte le sue prepotenze; occorrer che arrivi un imperatore con maggiore carattere (Isacco Comneno, v. sotto) che di fronte alle sue intemperanze lo destituisca e lo mandi in esilio (1057).

 

 

*) L'accusa che il cardinale Umberto da Silvia Candida rivolger agli ortodossi, sar quella di aver omesso il Filioque (v. in Articoli I mille anni ecc. Cap. VI, Fozio e linizio della crisi tra le due Chiese e Schede: La Chiesa Ortodossa) dal loro Credo, come invece aveva stabilito il Concilio di Toledo (589), successivamente confermato da successivi Concili; Carlomagno a seguito del Concilio di Francoforte (794) lo inser nel Credo franco, e nel sinodo di Aix-la-Chapelle (809) fu decretato che il Filioque rientrava nella dottrina della chiesa cattolica (il fine era quello del riconoscimento dellimpero romano doccidente) e rimaneva nel Credo del canto liturgico.

La diatriba di cui si parlato nei citati articoli, era dovuta al fatto che mentre il Credo greco dava l'impressione che vi fosse subordinazione tra Figlio e Spirito Santo, il Credo latino univa il Figlio al Padre, in modo che tra Padre, Figlio e Spirito Santo non apparisse alcuna subordinazione.

Non vi dubbio che questa costruzione dovuta alla comparsa sulla scena del Messia, voluta dal cristianesimo evangelico (v. in Schede: lOrigine del cristianesimo secondo Engels), sia stata una elaborazione dei secoli successivi (a volte poco convincente), che aveva portato allaccusa di politeismo, principalmente da parte dei musulmani (non del Profeta il quale predicava di non essere venuto per abolire il Pentateuco o il Vangelo ma per darne lultimo complemento: se musulmani e cristiani vogliono prestarmi fede, essi si metteranno daccordo e si tratteranno da fratelli, nella sostanza e nella forma), che consideravano il cristianesimo una religione superata.

Per una idea sullo sviluppo delle religioni si veda il pensiero di Giorgio Gemisto Pletone in Articoli: Polemiche umaniste tra platonici e aristotelici.


TEODORA LULTIMA

RAPPRESENTANTE

DELLA DINASTIA MACEDONE

 

 

C

on la morte dellimperatrice Teodora allet di settantanni, anchessa nata porfirogenita, cessava la dinastia macedone che aveva regnato per circa duecento anni portando limpero al massimo del suo splendore.

Anche se la sua vita era stata pi distaccata dalle responsabilit di governo, seppur marginalmente, ne era stata ugualmente coinvolta e quantomeno nellultimo suo periodo di vita (1056-1057), per diciotto mesi si era addossato da sola il carico del governo dellimpero.

Quando Teodora, morto Costantino IX, aveva assunto le redini del governo, era patriarca Michele Cerulario, il quale aveva subito pensato di essere lui a poterne assumere la direzione, ma si trov di fronte una degna avversaria che pur accogliendo rispettosamente i suoi suggerimenti (in effetti per il patriarca, sarebbero state disposizioni da osservare!), essi non venivano presi in alcuna considerazione.

Il primo atto che, secondo il patriarca, la nuova imperatrice avrebbe dovuto compiere, sarebbe stato quello di prendere marito, e il patriarca glielo aveva gi per suo conto prescelto; ma Teodora (rimasta vergine perch non amava gli uomini) non solo rifiut con ripugnanza, ma mand nel gineceo il gruppo di eunuchi (manovrati da Cerulario) che si occupavano degli affari di governo, mentre i principali di essi, quali il logoteta Giovanni, il protonotario Costantino e Basilio, portatore del calamaio imperiale (prefetto del canikleo, v. in Scheda S., Cerimoniale ecc.) con tutto il loro seguito, furono mandati in esilio e i loro beni confiscati.

Teodora aveva quindi assunto con energia la direzione di tutti gli incarichi e assisa sul trono prendeva essa stessa le decisioni pi importanti, distribuiva gli incarichi ufficiali, presiedeva alle udienze degli ambasciatori; si occupava inoltre delle questioni inerenti la giustizia e con tono deciso pronunciava le sentenze.

Limperatrice aveva affidato il governo delle cose civili al protosincello Leone Paraspondila, dalla dirittura morale ineccepibile, il quale conduceva gli affari con abilit, calma e sangue freddo e richiedeva ai subordinati obbedienza assoluta, ordine e moderazione; ci a dimostrazione del fatto che limperatrice provvedeva con decisione ed energia virile al buon andamento degli affari, tanto da far ritenere il suo breve regno onorevole e fortunato.

Si aggiunga che il generale Niceforo Briennio (sempre in allerta per tentare qualche colpo di Stato!) il quale si trovava in Asia minore, appena venuto a sapere della morte di Costantino IX, si era preparato a prenderne il posto e si era mosso verso la capitale, ma Teodora che aveva assunto subito il potere, lo previene e lo fa arrestare come ribelle, con confisca dei suoi beni; contemporaneamente limperatrice sostituiva anche Isacco Comneno, che era a capo delle truppe dAsia e si era distinto nella lotta contro i turchi, con un suo vecchio fedele servitore, leunuco Teodoro.

La setta dei Nazareni (Nazirei o Palamiti), le aveva predetto una vita pi lunga del normale, ma Teodora fu improvvisamente colpita da occlusione intestinale (probabilmente appendicite) e il suo entourage di ministri, (erano quattro eunuchi capeggiati da Leone Paraspondilo) le suggeriscono come successore il patrizio Michele Stratiotico, vecchio soldato di costumi semplici, assolutamente digiuno delle cose di governo e perci facilmente manovrabile, al quale i ministri fanno prestare giuramento che non avrebbe preso nessuna decisione senza il loro consenso.

Dopo questo giuramento presentato allimperatrice che moribonda lo adotta come figlio e successore, dopodich convocato il patriarca Cerulario per la benedizione dellimperatore; il patriarca, sempre con lintento di dominare le situazioni, prima di procedere alla incoronazione, volle avere dalla imperatrice in agonia la conferma che fosse stata lei a scegliere il successore; la moribonda fece un leggero movimento della testa che il patriarca ritenne sufficiente come risposta e finalmente Michele Stratiotico riceve il diadema e la benedizione, in presenza dellimperatrice: tutto ci ebbe luogo verso mezzogiorno del trentuno agosto (ma alcuni storici anticipano lavvenimento al trenta); unora prima del primo settembre (1057), con linizio il nuovo anno ortodosso, limperatrice esalava lultimo respiro.

GLI IMPERATORI

DEL PERIODO DI MEZZO

(1057-1081)

 

MICHELE VI STRATICO

 

C

on Michele il Vecchio o Stratiotico (per la carica che aveva occupato in precedenza), VI di questo nome, ha inizio la serie di imperatori del periodo denominato di mezzo (1057-1081), che possiamo definire transitori e di decadenza, i quali, a parte il breve periodo di regno di ciascuno, si erano mostrati tutti mediocri e con essi limpero che Basilio II aveva ricostituito e reso solido, si era andato man mano disgregando, con la perdita: del meridione dItalia, conquistato dai normanni, dei Balcani e infine di ci che rimaneva dellAsia minore che costituiva la parte migliore dellimpero, in parte gi posseduta dagli ottomani e in parte, prima conquistata dai crociati (che pur avendo giurato sottomissione allimperatore bizantino, terranno per s tutte le conquiste!), successivamente riconquistata da Saladino; la parte europea invece sar mutilata dalla conquista latina (1204) e limpero non sar che lombra di s stesso e alla fine cesser di esistere definitivamente con la presa di Costantinopoli (1453).

Alla morte di Teodora, nella stessa mattinata del primo settembre, il proedro Teodosio, nipote o cugino germano di Costantino IX, intendeva far valere i suoi diritti di successione, ma era stato sorpreso sia dalla breve malattia di Teodora sia dalla immediata incoronazione di Stratiotico e, infuriato, raccoglie tutti i suoi servitori, schiavi, familiari e clienti e dal suo palazzo, attraversando le strade della capitale si dirige verso il Sacro Palazzo, e passando dalle prigioni, dopo aver forzato le porte, libera i prigionieri con i quali ingrossa il suo seguito.

La guardia di Palazzo gi pronta in allarme, nel frattempo giunge larmata della marina imperiale che si trovava nel porto e Teodosio trova cos sbarrato laccesso al Palazzo.

Non potendo fare altro, Teodosio si dirige verso Santa Sofia pensando di avere dalla sua parte il patriarca e lalto clero (di norma sempre disposti a proteggere i fautori di sommosse), ma questa volta il patriarca Cerulario, che da poco aveva consacrato il nuovo imperatore, non era disposto a incoronarne un altro e fa chiudere le porte della chiesa.

Abbandonato anche dai suoi Teodosio rimane davanti alla porta della chiesa con suo figlio dove vengono fatti prigionieri: la sorte gli in parte favorevole perch non viene ucciso o mutilato ma mandato in esilio a Pergamo, con i suoi principali collaboratori.

Il nuovo imperatore tra i suoi primi atti compiuti pens di gratificare funzionari e senatori con promozioni e donazioni, ci che accentuava ulteriormente il distacco dai militari i quali indispettiti, non accettando di essere governati dai quattro eunuchi, si riuniscono per offrire la corona a Catacalone Cecaumeno (autore del testo di strategia militare Strategion), il quale onestamente e con umilt, non ritenendosi allaltezza del compito, suggerisce il nome di Isacco Comneno; i generali, in delegazione, si recano dallimperatore ma non sono ricevuti, ci che determina la loro rivolta.

Tutti i loro sostenitori sono invitati a riunirsi nella chiesa di Santa Sofia (1057) e con una votazione tutti i voti convergono in favore di Isacco Comneno; nel frattempo si ha notizia che Niceforo Briennio, che era stato arrestato, era stato accecato; lo stato maggiore si da appuntamento con i reparti a Nicea dove Michele VI manda contro la guardia imperiale formata da mercenari stranieri, ma sconfitta.

Limperatore manda quindi una delegazione (con Costantino Lichude, Leone Alopo e Michele Psello), offrendogli la carica di cesare, oltre alla successione al trono alla sua morte, ma poich Catacalone era venuto a sapere che la notte precedente limperatore aveva convocato i senatori e prodigando il suo tesoro, li aveva fatti giurare che mai avrebbero riconosciuto come imperatore Comneno, ogni negoziato interrotto.

Lindomito patriarca Cerulario (uno dei fautori dellassegnazione del trono a Michele VI) anche questa volta partecipa al colpo di stato e sollevato il popolo, libera i senatori dal giuramento prestato al nuovo imperatore al quale manda due vescovi, con lordine di deporre la porpora; limperatore chiede cosa gli vien dato in cambio della rinuncia allimpero e i vescovi gli rispondono il regno dei cieli (in effetti ricompensato con larcivescovado di Efeso), dopo aver regnato per tredici mesi; Isacco Comneno riceve cos il diadema imperiale nella chiesa di Santa Sofia (1057).

 

ISACCO I COMNENO

S

iamo alle prime battute della presa di potere della famiglia dei Comneno che rappresenta laristocrazia militare; essa era numerosa, compatta e potente; i Comneno si vantavano di discendere da un antenato che era al seguito dellimperatore Costantino I quando si era trasferito a Bisanzio, ma il cognome lo avevano preso dalla citt di Comne da dove provenivano e dove avevano i loro beni.

Isacco, come primo suo atto, assegna ai numerosi fratelli le pi alte dignit e insediatosi a Palazzo raggiunto dalla moglie Caterina (figlia di Samuele di Bulgaria), che riceve il titolo di augusta.

Mentre con Michele VI nellimpero aveva dominato la burocrazia aristocratica civile, con lavvento di Isacco Comneno essa viene sostituita dal ceto militare che porta al rafforzamento delle frontiere, per tenere a bada bulgari e peceneghi, sempre pronti a superarle.

Questo regime militare, con Isacco che aveva assunto atteggiamenti marziali (nelle monete si faceva raffigurare con la spada sguainata, lasciando intendere che era lui a governare e a difendere limpero), seguiti da una rigorosa politica fiscale per rimpinguare le casse dello Stato, avevano suscitato il malcontento.

Le finanze dello Stato, come abbiamo visto, con Costantino IX e le due imperatrici erano state dilapidate e anche i beni demaniali erano stati elargiti con donazioni ai latifondisti e in maggior misura alla Chiesa; Isacco aveva cercato di recuperarli facendo ricorso alla confisca, mettendosi in conflitto sia con gli uni, sia con laltra.

Questultima era rappresentata proprio dal combattivo patriarca Cerulario (che aveva determinato la sua elezione) il quale, al solito, abusava del suo potere e non solo criticava tutto ci che faceva limperatore, ma era giunto al punto da aver osato mettere (si diceva), le scarpe di porpora su cui era ricamata laquila bicipite, esclusiva prerogativa dellimperatore.

Lintento del patriarca era quello di dividere i due poteri, spirituale e temporale, ambedue detenuti dallimperatore, per poi far prevalere il primo sul secondo (come stavano facendo in Occidente i papi con gli imperatori tra i quali era sorta la lotta delle investiture).

Allimperatore che glielo aveva fatto notare il patriarca aveva risposto altezzosamente: io vi ho dato la corona, io posso toglierla; al che limperatore, approfittando di una sua uscita da santa Sofia per recarsi nel monastero dei Nuovi Ordini, nei pressi di Costantinopoli (limperatore aveva voluto evitare una rivolta di popolo fedele al patriarca e di un ammutinamento del clericato), egli fu prelevato e portato nellisola di Imbros (1057) dove gli fu chiesto di dimettersi, ma il patriarca rifiut; limperatore diede quindi ordine di tradurlo innanzi a un sinodo che lo avrebbe deposto; il sinodo era stato organizzato in Tracia e Psello aveva avuto lincarico di preparare latto di accusa; con una nave Cerulario era stato prelevato per essere portato davanti al sinodo, sbarcando nel piccolo porto di Madytos sulla costa europea dellEllesponto, ma poco dopo aver toccato terra, muore (1059) di fatica e demozione (certamente colpito da infarto); al suo posto nominato Costantino Lichude (sia Cerulario sia Lichude erano laici successivamente entrati nellordine ecclesiastico; in particolare Cerulario era stato coinvolto in una congiura durante il regno di Michele Paflagone con il fratello che si suicid, mentre Michele si fece frate).

Isacco stava affrontando una ennesima invasione di ungheri che riesce ad arrestare, evitando che raggiungessero la capitale, ma durante questa operazione si ammala (colpito da una pleurite o polmonite) e decide di rinunciare al trono (1059); dopo aver offerto la corona a suo fratello Giovanni che non aveva voluto accettarla, piuttosto che offrirla a qualcunaltro dei propri parenti, la concede a Costantino Ducas che egli stimava.

Isacco aveva regnato per due anni e tre mesi e malato lo avevano portato al monastero di Studion dove era guarito ed era vissuto ancora due anni; la moglie Caterina aveva preso il velo e andava a visitarlo e un giorno gli aveva detto affettuosamente (il riferimento dellarricchimento era allo spirito): Ricorda che io ti ho fatto schiavo dandoti la corona e ti ho arricchito togliendotela.

 

COSTANTINO X DUCAS

 

L

a famiglia Ducas aveva avuto nellimpero una apparizione e una durata fugace (IX sec.): il primo della famiglia Ducas era stato Andronico (dalla origine sconosciuta) designato come Duk, che costituiva allo stesso tempo titolo e soprannome; suo figlio Costantino, il quale aveva sposato una figlia di Gregoras, detto lIbero, domestico delle scholae, abbiamo visto che era stato decapitato durante il regno di Costantino Porfirogenito (v. precedente Cap. VII/2).

Il periodo di regno di Costantino X Ducas (1059-1067) era stato disastroso per limpero; appena eletto aveva pensato di rafforzare la propria posizione aumentando il numero dei senatori (che come abbiamo visto, con Costantino IX era gi inflazionato); aveva introdotto il sistema dellappalto nella riscossione delle imposte istituendo la compravendita delle cariche nella amministrazione finanziaria e ci non faceva che aumentare la corruzione.

Cos, mentre da una parte lesercito veniva completamente trascurato, con gli effettivi gi ridotti da Isacco Comneno e la riduzione delle spese militari da parte del nuovo imperatore, dallaltra veniva aumentata la casta dei funzionari e aumentavano il lusso e le spese della Corte, oltre alle quasi obbligatorie donazioni in favore della Chiesa, per ottenerne il favore; a queste spese si aggiungevano i donativi ai capi delle popolazioni con cui vi erano trattati per tenerli ammansiti: ma trascurare lesercito costituiva un grave errore in quanto cos facendo non si riusciva a tenere a bada gli attacchi che arrivavano dalle frontiere ai possedimenti dellimpero, da tutte le parti.

Infatti, nel Meridione dItalia erano giunti i normanni che iniziano le loro conquiste (1059) fino alla presa di Bari (1071) da parte di Roberto il Guiscardo; inutilmente il catapano (o dux) Argyro, non ricevendo n danaro, n soldati, si recher a Costantinopoli a chiedere aiuto; gli ungheri conquistano Belgrado (1064); la Bulgaria, per la quale Basilio II aveva combattuto per quarantanni, perduta.

I peceneghi (v. in Scheda S.) alleati degli uzi, (orde composte da unni, tatari e turchi) irrompono nella penisola balcanica (1064) facendo a pezzi le truppe imperiali, prendendo prigionieri i generali Basilio Apocapo e Niceforo Botoniate; le incursioni si estendono in Macedonia e in Tracia e solo una provvidenziale epidemia ferma la loro invasione.

I turchi selgiuchidi si abbattono come un tornado, e spazzando via gli arabi, conquistano la Mesopotamia e i califfati di Bagdad e dEgitto. Il secondo dei sultani turchi Alp Arslan occupa lArmenia (1065) che Costantino IX aveva da poco associato allimpero e dopo aver saccheggiato la Cilicia, espugna Cesarea (1067): lAsia minore era andata quasi interamente perduta.

Limperatore dopo sette mesi di malattia muore (1067), dopo aver fatto giurare alla moglie (Eudossia Macrembolitissa, nipote del patriarca Cerulario), che non si sarebbe risposata, con limpegno scritto nel testamento, redatto in presenza di testimoni, senatori e del patriarca Xifilino; dei tre figli (Michele, Andronico e Costantino). Eudossia designa come successore il pi giovane (in quanto nato quando il padre era imperatore e quindi prorfirogenito) e gli altri due sono associati).

Eudossia (che proveniva dalla scuola di vita dello zio Cerulario!), per non mantiene il giuramento, ma seguendo i dettami del cuore, dopo aver vinto le resistenze della Corte (ponendola come vedremo, di fronte al fatto compiuto) e dopo aver tratto in inganno il patriarca Xifilino (che aveva nelle sue mani il testamento) e invocava la santit del giuramento, facendogli credere che sarebbe stato incoronato suo fratello Bardas: Xifilino, che aveva tanta ambizione e poca virt, restitu il documento ...che fu dato alle fiamme!

 

 

EUDOSSIA E

ROMANO IV DIOGENE

 

M

orto Cstantino X Ducas, i turchi vedendo limpero governato da una donna e tre fanciulli, ripresero le incursioni e sconfissero Niceforo Botoniate che attribu la sua sconfitta alla debolezza della Corte e alla mancanza di denaro.

Il popolo reclamava un imperatore (era indicato Niceforo Botoniate), ma limperatrice seguendo i dettami del suo cuore di notte, dopo aver convocato un elemosiniere, fece celebrare il matrimonio con il giovane e aitante generale Romano Diogene, dal quale era stata colpita per la avvenenza e prestanza fisica (Zonaras pi che ai pericoli che stava correndo limpero per sommovimenti di barbari nel Levante, attribuisce la fretta della imperatrice alla sua lascivia!).

Lavvenuto matrimonio, annunciato la mattina seguente, aveva lasciato esterrefatti la Corte (governava ancora Psello e Giovanni Ducas, fratello del defunto imperatore) e il senato .... con grande sorpresa del patriarca che si aspettava la nomina imperiale del fratello, il quale dovette procedere alla incoronazione di Romano Diogene, IV di questo nome (1068-1071).

I tre figli del defunto imperatore, il designato Costantino e gli associati Michele e Andronico, vedendosi defraudati dei loro diritti, fecero ricorso al corpo dei varieghi, la madre corse a rassicurarli dicendo loro che il nuovo imperatore era da considerare loro tutore fino al raggiungimento della maggiore et; cos rassicurati, essi accettano il nuovo imperatore.

Romano IV Diogene non solo si era dedicato a rimettere ordine nellamministrazione civile e militare, ma passava la maggior parte del suo tempo nelle campagne militari; si era distinto nel combattere i Peceneghi (v. Scheda S.) e ogni volta aveva riportato vittoriosi risultati.

Con queste premesse, riteneva di poter far fronte alla valanga turca, ma con un esercito improvvisato e indisciplinato di soldati stranieri (peceneghi, uzi, normanni e franchi) aveva comunque avuto due campagne fortunate (1068-1069) e i turchi che erano stati sempre vincitori, con Romano IV avevano subito delle sconfitte.

Al ritorno di una di queste campagne, limperatrice Eudossia amante delle lettere, gli aveva dedicato unopera intitolata Ionia (giunta fino a noi), di carattere classico in cui descriveva dei, eroi con le loro metamorfosi e allegorie; altri scritti come un poema sulla capigliatura di Arianna, uno di istruzione per le donne, un elogio sulla vita monastica e un trattato sul doveri di una principessa, sono andate perdute.

Il destino di Romano Diogene doveva avere un capovolgimento con una sonora sconfitta che doveva subire presso la citt di Manzikert, in Armenia (19.VIII.1071) che cambier il suo destino: anche a causa del tradimento di Andronico Ducas, figlio del cesare Giovanni, egli viene preso prigioniero e ci consentir un colpo di Stato che lo estrometter dal trono.

Limperatore infatti era accampato mentre lavanguardia formata da due corpi comandati uno da Niceforo Briennio e laltro da Basilicio si erano riuniti per affrontare i turchi i quali per li affrontarono facendo un gran massacro di soldati greci e facendo prigioniero Basilicio.

Egli si congratula col sultano, Alp Aslan per il coraggio dei turchi, dicendogli che due sovrani degni di dividersi il mondo intero dovevano unirsi con una stretta alleanza e non esporre il loro brillante destino alle incertezze di una battaglia.

Colpito da queste parole il sultano manda una ambasceria al campo greco; limperatore dice loro che non pu prendere nessuna decisione se lavanguardia turca non si ritira; gli ambasciatori ripartono per riferire al sultano, ma nel frattempo i cortigiani dellimperatore lo convincono a interrompere le trattative.

Avvertito delle trattative interrotte, il sultano fa suonare la tromba e si prepara a combattere: si cambia dabito e si veste tutto di bianco con il vestito dei morti e radunati i suoi, dice: Se questo campo di battaglia non sar il teatro del vostro trionfo, sar la mia tomba.

I greci avanzano in massa; i turchi divisi in colonne usano la loro tattica della apparente fuga; mentre i greci incominciano a inseguirli, Romano Diogene si accorge in tempo della trappola e per non essere circondato comincia un movimento di arretramento; a questo punto interviene Andronico Ducas al comando della riserva il quale voleva togliere allimperatore il merito della vittoria e perfidamente prende la manovra dellimperatore per fuga; uno spaventoso disordine si diffonde tra le truppe, i turchi ne approfittano e caricano i greci senza piet: la rotta immediata e completa.

Limperatore ferito riconosciuto da un turco di nome Chady, il quale dopo avergli reso omaggio prostrandsi, lo conduce prigioniero dal sultano; lindomani il prigioniero presentato ad Alp-Aslan che seguendo un usanza turca lo fa stendere per terra e gli cammina sul corpo, poi gli tende la mano e lo abbraccia dicendogli: non preoccuparti, sono un uomo esposto ai tuoi stessi rovesci, non ti tratter da prigioniero ma da imperatore; guai a chi si inebria del favore della fortuna e non prevede la sua incostanza; gli fa quindi preparare una magnifica tenda e lo fa pranzare con s trattandolo come se fossero stati alleati.

Romano Diogene liberato dopo aver firmato un trattato con cui ottiene i confini di due regioni e la sua liberazione, impegnandosi a pagare per il riscatto millecinquecento pezzi doro, oltre ad altri trecentosessantamila come tributo annuo; il sultano gliene d diecimila per il viaggio; inoltre concordata la restituzione di prigionieri turchi e la promessa del matrimonio di una figlia di Diogene con un figlio del sultano.

Ma a Costantinopoli le cose stavano andando diversamente: Giovanni Ducas per salvaguardare il diritto di successione dei suoi nipoti, gli tende un tranello; era stata rispolverato un editto in base al quale un uomo fatto prigioniero e tenuto in potere del nemico privato dei diritti pubblici, in particolare dei diritti del cittadino (da considerare come se fosse morto): Romano quindi considerato nemico pubblico e come tale ricevuto alla frontiera, mentre Giovanni Ducas mette il nipote Michele sul trono e fa dichiarare Romano IV decaduto per aver usurpato il trono.

Gli viene mandato contro lesercito al comando di Costantino Ducas, figlio di Giovanni; alla fine si giunge alla firma di un trattato che prevede la rinuncia di Romano al trono e per lui un trattamento onorevole; ma i patti non vengono rispettati perch dopo aver firmato la rinuncia privato della vista ed portato nellisola di Prote dove, lasciato senza cure, muore dopo alcuni giorni (1071); Eudossia si era gi ritirata in convento; due dei suoi figli, Costantino e Leone erano morti combattendo contro i turchi, era rimasto in vita solo il terzo dei suoi figli, Niceforo.

Psello che come abbiamo visto si mostrava disponibile con tutti gli imperatori (in grazia o disgrazia), gli aveva scritto una lettera consolatoria ipocrita (come era nel suo carattere) in quanto gli diceva che: doveva considerarsi fortunato se Dio lo aveva privato della vista...perch lo riteneva degno della luce superiore!

 

MICHELE VII DUCAS

PARAPINACE

 

E

udossia si trovava in convento e il figlio Michele Ducas, cos come era stato designato dal padre, era stato incoronato (1071) come Michele VII (*), successivamente gli sar dato il soprannome di Parapinace.

Era stato allievo di Psello che non era riuscito a trasmettergli una dose dei suoi molteplici talenti e ne aveva ottenuto un individuo che aveva fatto solo qualche progresso negli studi di filosofia e di retorica; era poi stato scritto che: il suo carattere era stato degradato - piuttosto che elevato - dalle virt di un monaco e dal sapere di un sofista ( chiaro il riferimento al precettore Psello), che aveva fatto del suo imperiale allievo un personaggio pi propenso a occuparsi di grammatica, etimologia, ricerche minuziose, piuttosto adatto allinsegnamento che al trono; era stato infatti qualificato un meschino, senza risorse fisiche e mentali, manovrato da cortigiani letterati intriganti (tutti del seguito di Psello!).

Michele-Costantino Psello, dal punto di vista culturale poteva essere considerato un uomo di grande levatura intellettuale che nella storia (non solo bizantina) si pu considerare unico (qualche storico era stato portato a raddoppiare dei Psello, ritenendo fossero state tre o anche quattro persone diverse!); il suo sapere sia nelle materie letterarie sia in quelle scientifiche (dallastronomia, demonologia, magia e alchimia (con esperienze della trasmutazione dei metalli cara agli alchimisti occidentali che faranno esperimenti nei secoli seguenti), alla medicina, alla matematica, meccanica delle sfere, musica ecc.) era una enciclopedia vivente: per ogni domanda aveva la competente risposta.

Non altrettanto si poteva dire della sua personalit in quanto non dotato di gran carattere, ma di carattere debole, ambiguo, ipocrita e infido e incostante; ne aveva dato prova nella accusa che aveva stilato per il processo contro Cerulario, in cui lo aveva pesantemente accusato delle peggiori azioni (si diceva come abbiamo visto, che era morto di dispiacere dopo averla letta), mentre nella orazione per la sua morte che legger quattro anni dopo, in presenza dellimperatrice Eudossia, sua nipote, aveva scritto tutto il contrario, avendolo esaltato e elogiato (**)! Egli sar orgoglioso di infilare allallievo-imperatore i calzari purpurei, ed con questo imperatore che termina la sua lunga carriera di cortigiano, iniziata con Michele IV, ritirandosi in convento.

Allimperatore era stato dato il soprannome spregiativo di Parapinace (pressappoco come contabile che faceva conti sulle tavolette) a causa dellaumento dei prezzi e della svalutazione della moneta doro (che corrispondeva a un medimmo, staio o moggio di grano, ridotto di un pinkion, vale a dire di una parte corrispondente grossomodo a una scodella, pari a un terzo), ma anche per le confische e le rapine che rovinavano intere famiglie.

Ma tutti questi provvedimenti erano presi a suo nome dal ministro eunuco Niceforitze, che in astuzia, scaltrezza e mancanza di scrupoli era paragonabile a Giovanni Orfanotrofo, il quale aveva centralizzato il burocratismo fino al punto da monopolizzare la vendita del grano (prodotto dal latifondo) e per far questo, aveva costruito a Rodosto, nei pressi di Costantinopoli, un deposito statale di grano da consumarsi nella capitale, proibendone il libero commercio.

Questo provvedimento che non solo perseguiva scopi fiscali, ma faceva aumentare anche il prezzo del pane, non poteva non suscitare reazioni sia da parte dei latifondisti, principali produttori che non potevano vendere liberamente il grano, sia da parte della popolazione per laumento del prezzo del pane che determin una rivolta popolare, portando alla caduta di Michele VII; limperatore non sub nessuna offesa cruenta ma la sua corona imperiale fu sostituita dalla mitra in quanto indossato labito monacale, fu nominato vescovo di Efeso, mentre Niceforitze fu torturato a morte e il deposito di Rostovo distrutto e bruciato.

Durante questo regno infelice vi furono diverse rivolte da parte del partito militare, una di esse era stata capeggiata dal capo dei mercenari, il normanno Urssel di Bailleul che aveva promosso il cesare Giovanni Ducas anti-imperatore.

I ministri chiesero laiuto dei turchi che fecero prigioniero Urssel e lo consegnarono al generale Alessio Comneno ricevendone adeguata remunerazione; ben presto per Comneno dovette affrontare altre rivolte e avendo bisogno dei mercenari, dovette liberare Urssel.

 

 

*) I DISCENDENTI DEGLI IMPERATORI: Limperatore Michele VII (Ducas) lo ritroviamo alla corte di Roberto il Guiscardo a Salerno, il quale, presentatosi come padre del giovane Costantino che aveva sposato sua figlia Elena, gli chiedeva di restaurarlo sul trono; si trattava di un impostore, non si sa bene se fosse un monaco o un domestico della corte bizantina fuggitivo, ma Roberto per sua convenienza gli tribut onori regali e prepar linvasione dellimpero come vedremo nei prossimi capitoli.

E da dire che di impostori (di imperatori morti, redivivi) non stato lunico caso perch di discendenti (che si ritengono tali) dagli imperiali lombi dei Comneno, Ducas, Focas, Angelo che si trovano in Italia, i genealogisti hanno creato fantasiose e poco probabili discendenze.

Nellarticolo Origini della nobilt abbiamo riportato lesempio di Tot che si dichiarava discendente degli imperatori di Bisanzio... indicati nei nomi delle varie dinastie che avevano regnato negli ultimi secoli, accompagnati da una serie di titoli che sembrano essere stati creati ad hoc.

Proprio la rivendicazione di quei cognomi e titoli (che allepoca avevano creato molte perplessit) veniva data per certa in base a una generica e non meglio identificata sentenza del 1946 (di cui non se ne conoscono i termini) sembrando impossibile che una sentenza (in un processo fatto a chi?) gli possano essere stati riconosciuti, a distanza di ben otto secoli, tutta una serie di cognomi dinastici: Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio (questo predicato inventato di sana pianta!) e la caterva di titoli come: altezza imperiale (!), conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di Illiria, principe di Costantinopoli (Bisanzio e Costantinopoli sono ambedue indicati a scanso di equivoci!), di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

Sta di fatto che quando egli chiese di entrare nellOrdine di Malta, la documentazione presentata non fu riconosciuta valida; basti comunque rilevare che a parte i dubbi sulla strana sentenza, e i dubbi sulla elaborazione genealogica dei pretesi discendenti, fondata sulla stessa storia bizantina artefatta (nelle bibliografie sono anche indicati nomi di storici di prestigio!); nel caso del nome Porfirogenito, non risulta essere un cognome vero e proprio, ma un attributo di chi nasceva nella sala della porpora (non sembra che Tot sia nato in quella meravigliosa sala...essendo nato in assoluta povert!), dato agli imperatori Costantino VII, Basilio II, e alle imperatrici Zoe e Teodora (di cui parliamo nel precedente e presente articolo).

Insomma, essersi attribuito tutti quei grandi nomi e titoli di dinastie estinte sembra essere stata una auto-gratificazione sulla modestia della propria nascita, come ultimo desiderio di chi ha potuto morire felice, contento e soddisfatto di conquistare a questo modo la sua pace eterna.

**) Nellatto di accusa Cerulario appare come un fautore di eresie, dedito alle superstizioni caldee, non meno sospetto nei suoi costumi che nella sua fede; come tiranno autore di rivoluzioni politiche con le mani piene di sangue; profanatore di luoghi santi, indegno delle funzioni ecclesiastiche, ignorante in teologia e dedito a diverse pratiche occulte...e finanche di essere duro con i servitori tanto da cambiarne uno ogni mese (con questa banale accusa evidente la caduta di stile di Psello al quale peraltro Cerulario, avendo a disposizione dei pescatori, gli aveva inviato un bel pesce e ogni tanto gli inviava altri regali!).

Psello, premettendo di non avere alcuna animosit nei suoi confronti, enuncia cinque capi di accusa: Empiet, eresia, tirannia o lesa maest , omicidio, sacrilegio e indegnit personale.

Nella orazione funebre era invece descritto come un asceta, un martire, un raro genio, un personaggio sovrumano!

 

I GENERALI USURPATORI:

NICEFORO III BOTONIATE

E LANTIMPERATORE

NICEFORO BRIENNIO

 

U

n gruppo di generali, tutti aspiranti usurpatori, rappresentava lepilogo del disfacimento dellimpero colpito allinterno da rivolte, guerre civili e lotte per la conquista del potere.

A Durazzo era dux (catapano) Niceforo Briennio, rappresentante della aristocrazia militare, il quale entr come anti-imperatore in Adrianopoli (1077) e mand il suo esercito verso la capitale.

A sua volta Niceforo Botoniate, stratego del tema di Anatolikon, rappresentante della aristocrazia militare dellAsia minore si fece proclamare imperatore dopo essersi assicurato lappoggio di Sulaiman, nipote di Alp Arslan, marciando alla volta di Costantinopoli e precedendo Niceforo Briennio.

Botoniate prese Nicea mentre a Costantinopoli scoppiava la rivolta contro Niceforitze e Michele VII dovette rinunciare alla corona, ritirandosi nel monastero di Studion (1078); Botoniate entrato in Costantinopoli prendeva la corona di imperatore.

Per rafforzare la sua posizione e cementare il legame con la dinastia uscente, Botoniate intendeva sposare una delle due imperatrici del momento, Eudossia, che rifiut e Maria di Alania (la intraprendente amante di Costantino IX, e di Borila v. sopra) moglie di Michele VII (al quale aveva dato un figlio, Costantino, che sposer Elena, figlia di Roberto il Guiscardo), accett, sebbene lei fosse entrata gi in convento e Michele fosse ancora in vita (e ricopriva la carica di metropolita di Efeso): Maria per essere in pace con la sua coscienza, chiese a Dio perdono per aver lasciato la tonaca e a Michele per aver preso un nuovo marito, e cos perdonata riprese il suo posto di imperatrice!

Con Niceforo III Botoniate, limpero fu accompagnato dalla ulteriore perdita di territori e disfacimento per gli abusi nellamministrazione centrale e nelle provincie a causa della compravendita delle cariche, per la corruzione dei funzionari e soprusi degli esattori di tributi.

Botoniate mentre aveva promesso a Briennio il titolo di cesare, aveva nominato nobilissimo il giovane Alessio Comneno (il terzo dei cinque figli maschi di Giovanni, affiancato da suo fratello maggiore Isacco) al quale affidava, come gran domestico, il comando delle legioni.

Il posto di Briennio a Durazzo (Dyrrachium) veniva preso da Niceforo Basilicio che a sua volta si dichiarava pretendente al trono; ma ancora un altro generale si proclamava imperatore a Nicea (1080), Niceforo Melisseno.

I due fratelli Comneno marciarono verso la capitale dove dopo aver corrotto le guardie entrarono attraverso una porta, mentre la flotta era impegnata da Giorgio Paleologo che combatteva contro il padre (non prevedendo che lavorava per la futura dinastia).

Alessio Comneno fu incoronato come Alessio I mentre Niceforo III Botniate si ritirava in convento dopo aver regnato sei anni e sei mesi turbolenti e travagliati dalla guerra civile.

Alessio I per rafforzare la sua posizione imperiale sposava la nipote del cesare Giovanni Ducas (che lo sosteneva), Irene Ducas (figlia dellAndronico traditore della battaglia di Manzikert) e dar inizio a un nuovo periodo nella storia dellimpero di Bisanzio che vedremo nei prossimi capitoli.

Intanto lalleanza con i turchi non era stata gratuita e aveva comportato le ulteriori conquiste di territorio da parte di Sulaiman che si era impadronito di tutta lAsia minore, dallEllesponto al nord, alla Cilicia al sud, costituendo il sultanato romano di ar-Rum (in ricordo della dominazione dellantica Roma) o di Iconio.

 

FINE