VENTATA DI UMANESIMO
DALL ALTO MEDIOEVO IN IRLANDA
AL
RINASCIMENTO A VENEZIA
LELLENISMO
DALL IRLANDA
GIUNGE
A VENEZIA
PER
MERITO DI ALDO MANUZIO
Michele E.
Puglia
PARTE SECONDA
SOMMARIO:
LINIZIO DELLATTIVITA DI ALDO MANUZIO A VENEZIA LA STAMPA DEI PRIMI TRE LIBRI;
ALDO SI DEDICA ALLA STAMPA DELLE OPERE GRECHE 1494-1500; ALDO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DI STAMPA NEI CONFRONTI DEI
CONTRAFFATTORI SI RIVOLGE ALLA SIGNORIA DI VENEZIA; ISABELLA DESTE
COLLEZIONISTA DI OGGETTI RARI CHIEDE AD ALDO LIBRI PERSONALIZZATI; LACCADEMIA
CREATA DA ALDO E GLI ACCADEMICI; LA POLEMICA SORTA SUL CARATTERE ALDINO E I
LIBRI PUBBLICATI DAL 1501 AL 1503; ALDO PERSEGUITATO DAI TRUFFATORI PUBBLICA IL
MONITUM CONTRO I CONTRAFFATTORI;
DIVAGAZIONE SU LUCREZIA BORGIA SPOSA DI ALFONSO DESTE E LA DEDICA DI BEMBO DEGLI
ASOLANI; I LIBRI INVIATI A ISABELLA DESTE E IL LORO VALORE;
LA DISAVVENTURA DI ALDO FINITO IN UNA FETIDA PRIGIONE; LA STAMPA DEGLI ANNI
1513-1515 E LA FESTA IN MEMORIA DI PLATONE DI PORFIRIO E PLOTINO; LA RICERCA DI ALDO DELLE STORIE DI POMPEO TROGO E LA SUA MORTE.
LINIZIO
DELLATTIVITA
DI ALDO MANUZIO
A VENEZIA
LA STAMPA
DEI PRIMI TRE LIBRI
F |
u nel
palazzo dei principi di Carpi e di Pico della Mirandola, tra le dotte conversazioni di tanti spiriti eletti, la passione per il
bello e il buono, che era maturato il progetto di fondare la celebre
stamperia destinata alla riproduzione dei capolavori letterari della Grecia e
di Roma: le basi si erano formate dal 1489 al 1490, come Aldo ci fa sapere; per la nascita e lo
sviluppo della stamperia e per la libert di pensiero, fu scelta Venezia come
luogo pi favorevole ai suoi rapporti con la Grecia, che nel resto dItalia erano pi ristretti che
nella Repubblica di Venezia.
La nobile
famiglia dei principi di Carpi, dopo aver fornito ad Aldo i mezzi per creare la
stamperia, voleva che essa fosse stabilita presso di loro; il principe Leonello
scriveva ad Aldo nel 1498 a nome del principe Alberto Pio, suo fratello
maggiore, per sollecitare, nella maniera pi pressante e amabile, di stabilire la sua stamperia nel castello di
Novi, mettendogli a sua disposizione la met degli appartamenti.
Dodici anni
dopo, (12 marzo 1510) la proposta era nuovamente reiterata, ugualmente da Novi,
con linvito ad Aldo di mandare tutto il materiale della stamperia e lattrezzatura,
ripetendo che la gran parte del castello era a sua disposizione e che lui
sarebbe stato il padrone e ritenendo altres che suo suocero, Andrea dAsola, non si sarebbe rifiutato: perch noi vi amiamo tutti.
Il giusto rifiuto
di Aldo a queste affettuose sollecitazioni si spiegava facilmente; in
quellepoca, tormentata dalle guerre, Aldo cercava un rifugio meno esposto al passaggio
degli eserciti (e un castello non sarebbe stato lideale per una stamperia!); per
questo aveva pensato a Venezia grazie alla sua posizione topografica; inoltre
egli aveva bisogno di trovarsi in una citt che si trovasse al centro delle
relazioni commerciali che si estendevano sopratutto alla Grecia.
Fu dunque a
Venezia, presso la chiesa di SantAgostino, che Aldo fond la sua stamperia,
con lappoggio dello stesso principe di Carpi e lincoraggiamento del
patriziato e degli amici letterati.
Nello
stesso tempo a Roma i primi stampatori avevano gi riprodotto la maggior parte
dei capolavori della lingua latina, in modo che Aldo aveva ritenuto riprodurre
quelli della letteratura greca e in questo suo lavoro fu assecondato da un gran
numero di quegli illustri personaggi che erano fuggiti ai disastri della Grecia
e proprio da Aldo avevano trovato una seconda patria.
Il
gran numero di prefazioni scritte in greco, sia per se stessi, sia per Aldo.
consentiva di ritenere che nella sua stamperia si parlasse frequentemente in
greco, come si parlava in latino alla Corte degli estensi.
Le
istruzioni date in greco agli operai, sia per le impostazioni sia per
lassemblaggio dei fogli, sia per la rilegatura alla greca, erano eseguite nella
maggior parte dai greci che si occupavano di questo genere di lavoro,
sopratutto nei primi tempi della stamperia, quando le annotazioni erano indicate in greco in fondo alle pagine.
Quanto
agli operai compositori, non essendo state stampate a Venezia che due opere in greco
e la lingua greca non era conosciuta che da un piccolo numero di persone nella
classe elevata, doveva essere ben difficile poter istruire e formare degli
operai capaci di leggere i manoscritti greci; questi erano spesso difficili da
decifrare e occorrava districarsi in mezzo a una folla di lettere con gli
accenti; inoltre, Aldo non risparmiava
il gran numero di legature, che
sembrava essersi fatto un piacere a moltiplicare allinfinito, per meglio
imitare i manoscritti: perch, ancor pi per i libri greci che per i latini, fu
quello il principale scopo allorigine
della stamperia.
E
dunque naturale credere che erano stati tutti personaggi greci quelli che si occupavano di questo difficile lavoro e che
Aldo li avesse scelti per mezzo dei calligrafi cretesi rifugiati a Venezia, tra
i quali si era distinto, come uno dei primi, Giovanni Gregoropulos, il quale sar
per Aldo un valido e stretto collaboratore.
Una
volta fatta la prima installazione dei macchinari, Aldo si dovette preoccupare
della ricerca dei manoscritti greci; gi Giovanni Lascaris, inviato per due
volte da Lorenzo de Medici da Bajazet II, il sultano iniziato alla filosofia
dagli scritti di Averro (v. in Art. La Scuola di Padova ecc), aveva portato a
Firenze, duecento manoscritti salvati dalla distruzione durante la presa di
Costantinopoli e altri che aveva raccolti percorrendo la Grecia. Aldo, per suo
conto, se ne era procurati, dai suoi contatti personali o dalle
biblioteche dei suoi numerosi e colti
amici.
Non
ci si rende conto, scriveva Firmin-Didot, dei servizi immensi resi alla civilt
dai bibliofili, la cui passione, incompresa dal volgo, aveva salvato e salvava
ancora tanto lavoro letterario e artistico del passato.
Ogni
scoperta di unopera nuova, miracolosamente conservata in qualche monastero,
era allora accolta con entusiasmo, quellentusiasmo che spingeva Aldo a dare ai
libri la loro primitiva bellezza e a moltiplicare con larte tipografica i
libri di poesie, filosofici, scientifici i cui autori si conoscevano solo di
nome.
Il
movimento letterario al quale aveva dato origine Aldo si desume dai libri che
egli man mano andava stampando ed anche il suo matrimonio era da collegarsi
alla stessa attivit della stamperia.
Aldo
infatti, aveva sposato la figlia di Andr Torresano dAsola che nel 1479, aveva
acquistato la stamperia di Nicola Jenson, celebre incisore di monete di Tours,
inviato da Luigi XI a Mayence il 3 ottobre 1458, per penetrare i segreti
dellarte nascente della stamperia, il quale si era recato a Venezia nel 1470.
Si
possono rinvenire, da quel periodo, i progressi di Aldo, particolarmente per i
tipi greci e del carattere corsivo
cancelleresco con cui egli aveva
arricchito la stamperia e che aveva fatto eseguire sotto la sua direzione, dai
pi abili incisori.
La
invenzione di questo carattere
attribuita ad Aldo, e Firmin-Didot, lo considera linventore di quel carattere: Apriti ciel0! Pierre de Nolhac che
aveva scritto un libro su Les Cosrrispondents
dAlde Manuce, Materiaux Nouveau dHistoire Litteraire (Imprimerie du
Vatican, Rome 1888), si era preso la briga di muovere le sue critiche ...
per sostenere che non era linventore del
corsivo, in quanto lidea laveva
avuta dalla scrittura di Petrarca! Non vi dubbio che lidea ad Aldo
fosse venuta osservando la bella scrittura di Petrarca. E allora? Si vuol
negare che da ci Aldo avesse avuto lidea di quel carattere? Purtroppo rientra
nella natura dellUomo voler prevaricare in tutti i modi i propri
simili!
I
primi tre libri usciti dalla sua stamperia erano tre opuscoli greci, senza data
n nome dello stampatore; erano il Poema
di Museo, la Galemyomachia e
un piccolo Salterio. Il Poema di Museo, nello stesso formato di Galeomyomachia era accompagnato da una traduzione latina di Masuro;
essi, salvo lassenza della legatura di lusso, formeranno la base principale di
ci che Aldo stamper in seguito; le lettere iniziali erano ornate di fioroni,
nello stile bizantino; due piccole incisioni su legno, rappresentavano il
viaggio di Leandro. Questo piccolo volume in-4,
di ventidue foglietti, di cui dieci foglietti per il greco, deve essere considerato come il primo
libro uscito dalla stamperia di Aldo, ci che prova incontestabilmente la
prefazione greca di Aldo Manuzio, ristampato nella edizione del 1517 in-8.
Nel
primo catalogo di Aldo datato 1 Ottobre 1498, il Poema di Museo posto
dopo il Teocrito e lo stesso Aristofane, che era stato stampato
nello stesso anno idibus quintilis.
Dopo la descizione che ne fa Dibdin, lesemplare di lord Spencer differiva da
quello che si trovava nella biblioteca di Mazarino.
La
Galeomyomachia (Guerra tra gatti e
topi), in formato piccolo in-4 di
dieci fogli, alla fine del poema, con lettere capitali, si legge in greco: Impresso a Veneza e per la destrezza di Aldo
il Filelleno e il Romano.
E
preceduto da una prefazione ai Lettori in greco, di Aristobulos Apostolios (*)
in cui si riferisce che Omero non aveva disdegnato di comporre il piccolo poema
della Batracomiomachia (Combattimento tra i ratti e le rane), per
divertire i ragazzi e abituarli a istruirsi; allo stesso modo un poeta, di cui
non cita il nome, ha composto la Galeomyomachia,
combattimento tra gatti e ratti. Poich il caso gli aveva fatto capitare tra le
mani questo piccolo poema, egli ha sentito il dovere di pubblicarlo,
come un precursore di opere della Grecia che devono essere stampate e di cui si
potr godere senza alcuna pena allo stesso modo che le api gioiscono nel
raccogliere il miele dai fiori.
Di
estrema rarit, si conoscono una diecina di esemplari, di cui sei in
Inghilterra, uno presso la biblioteca di Vienna, uno a Firenze un altro presso
Trivulzio a Milano e quello della biblioteca Mazarino, rilegato in due antiche
edizioni, una con Esopo e laltra con Falaris.
Il
Salterio, piccolo
in-4, pubblicato senza data n nome
dello stampatore, considerato il primo dei tre libri preccursori della
stamperia di Aldo, e precursore del libri sacri che Aldo aveva intenzione di
pubblicare in ebraico, in greco e latino. Esso era stato stampato con le
iniziali in rosso e il resto in nero, in modo che fosse sorta la necessit di
due tirature per i due diversi colori. Allinizio e alla fine vi sono due brani di versi in greco in onore
di Davide, la cui immagine era incisa su legno e figurata bizzarramente nel
riquadro del titolo.
*)
Aristobulos Apostolios era stato uno dei principali correttori e collaboratori
di Aldo
ALDO SI DEDICA
ALLA STAMPA
DELLE GRANDI OPERE
GRECHE
1494-1500
E |
' lutimo
giorno di Febbraio 1494 del calendario veneziano (che corrisponde
allanno 1495) e appare la Grammatica greca di Lascaris, in cui Aldo inserisce due prefazioni
indirizzate agli studenti: nella prima
egli nel far presente che la sua edizione preferibile allaltra in
circolazione di Teodoro Gaza, informa il lettore che questa edizione stata stampata sulla base
di un esemplare corretto dallo stesso Lascaris, esemplare che due giovani
patrizi, Pietro Bembo e Angelo Gabriel (o Gabriell), avevano portato dalla
Sicilia dove si erano recati per studiare con Lascaris.
Aldo vi aveva
apportato diverse aggiunte utili, tra laltro, delle legature o segni
abbreviativi, utilzzati dai calligrafi per mostrare la loro abilit e la cui
perfetta imitazione abbelliva limpressione del volume.
Per facilitare ai giovani lo studio di questa
grammatica, Aldo vi aveva aggiunto una traduzione in latino e, conformemente ai
saggi consigli che aveva dato di elevare
lanimo e istruire lo spirito, egli aveva aggiunto dei precetti religiosi
e morali. Queste Preghiere, il Vangelo di san Giovanni, i versi dorati di Pitagora, le poesie gnostiche di Focilide, erano
scritte in greco con traduzione in latino fatta da Aldo de verbo ad verbum e terminava preannunciando di poter dar loro, in
seguito a queste aggiunte, maggior estensione.
Nella seconda prefazione Aldo nellelogiare
questa Grammatca, diceva che per venire incontro alle reiterate richieste
e in aiuto dei giovani per gli studi della lingua greca, egli aveva deciso di
pubblicare questopera in tempi cos perigliosi, a causa della guerra che
sconvolgeva tutta lItalia e minacciava il mondo di una perturbazione generale.
Ma, aggiungeva, ho fatto voto di
consumare la mia vita per la pubblica utilit e Dio mi testimone che questo
il mio pi ardente desiderio. E a una vita comoda io preferisco una vita
laboriosa e agitata: luomo non per i piaceri, indegni per unanima generosa,
ma per i travagli che lonorano; lasciamo ai vili lesistenza dei bruti; Catone
ci ha detto. La vita delluomo
comparabile al ferro, fatene un uso costante e brilla; non lo usate e si
arruginisce.
Dopo otto mesi, il 1 Novembre 1495, appare il
primo volume delledizione greca di Aristotele, l Organon, vale a
dire i testi di logica e dialettica.
Per avere unidea delle difficolt e
dellardire di una tale impresa, scriveva A. A. Renouard (Annales des imprimerie de Alde
Paris, 1825), rappresentate dai
trattati che formano i cinque volumi in-folio, delle opere di Aristotele,
allora del tutto inedite e di cui i diversi manoscritti erano pressoch
illegibili o sfigurati a causa dellignoranza dei copisti, sovente mutili e in
parte obliterate, e tutti presentavano lezioni differenti. Tutto questo mucchio
di scritti, concludeva R., era nelle
mani di un editore che in una
pubblicazione del genere non poteva intervenire e che era immerso nei dubbi,
per giungere a una soluzione, su cui sovente non poteva attendersi nessun aiuto,
se non dalla propria sagacia e dal suo spirito critico.
Nella dedica al suo generoso protettore Alberto
Pio, Aldo annunziava di essere stato aiutato nella sua grande fatica su Aristotele,
da diversi studiosi e particolarmente da
Alessandro Bondini (Agathemeros), di
cui una prefazione in greco era stata
inserita dopo una lettera di Aldo, indirizzata allamico dellontologia, il principe di Carpi.
Alessandro Bondini, conosciuto con il nome di Agathemeros (la buona giornata, traduzione che egli aveva fatto in greco del
suo nome), proclamava la superiorit
della filosofia peripatetica, senza la quale non si pu che errare, egli
diceva, a giammai riuscire a raggiungere
la verit. Dopo questa prefazione, vi era un avviso in greco di Cartromachos, che incoraggiava allo
studio della filosofia.
Aldo, nella sua dedica al principe di Carpi,
insisteva ancora sulla necessit dello studio del greco al quale egli voleva si
dedicasse la giovent.
I
libri che egli annunciava al principe di Carpi, che avrebbero seguito
Aristotele, erano i grammatici, i poeti, i retori, gli storici e tutto ci che
pu servire allistruzione e salvare dalla rovina i monumenti letterari.
L8 Gennaio 1495 (quindi
1496), Aldo pubblicava la Grammatica Greca
di Teodoro Gaza, seguita da diversi trattati di grammatici
greci, di Apollonio, soprannominato Duscolos
(il difficile) e De Numeris di
Erodiano.
Nella prefazione dedicata al lettore, Aldo, nel segnalare il merito di questa utile
pubblicazione, faceva rilevare che lo studio di questa grammatica poteva
colpire i lettori per la sua difficolt e la sua aridit; ma dopo averli
esortati a non arrendersi, concludeva dicendo Nihil esse volenti arduum: Nulla
impedito a chi brama con ardore.
Aldo riferiva
di aver rivisto la Grammatica di
Apollonio Teodorico su diversi manoscritti e, nella speranza di aver stampato lesemplare
migliore, egli lo pubblicava senza nulla
togliere; terminava suggerendo al lettore il detto di Isocrate: Έάν
ής φιλομαθής, έση
πολυμαθής; Sii amico
del sapere e avrai un gran sapere (ovvero, sii amico della conoscenza e avrai gran
conoscenza).
Questa Grammatica, rpetutamente stampata aveva
goduto per lungo tempo del suo successo.
Nel mese di Febbraio 1495 (1496) Aldo faceva comparire la sua prima
edizione di Teocrito, seguita
da Bione
e Mosco
(*), Esiodo,
Teognide
e diversi poeti gnomici, in un
volume in-f. Nella prefazione,
indirizzata al suo precettore Battista Guarini (**), di cui vantava virt e
meriti, Aldo sembrava voler anticipare i rimproveri di coloro che ignoravano le
difficolt da superare, per pubblicare per primo un s gran numero di testi
greci inediti.
Le edizioni di Aldo, avevano il vantaggio di
offrire il testo dei manoscritti che nessuno pi possedeva, dando cos la
possiblit agli editori di ricorrere alla fonte del testo originale, evitando cos
gli errori in cui si sarebbe potuto facilmente incorrere.
Aggiungendo a Teocrito ed Esiodo una serie di poesie gnomiche, Aldo ricordava
che le Sentenze di Teognide, erano
citate da Platone nel suo Trattato delle
Leggi e da Isocrate nei suoi Discorsi, a quelle di Focilide, questo
antico gnomico che Isocrate nel suo Consigli
a Demonico, ordina con gli etografi (coloro che descrivono usi e costumi
dei popoli), a cui Aldo aveva ritenuto aggiungere una traduzione eseguita da
Planude, in eleganti versi greci, di uno scritto che comincia con: Cum ego animadverterem, attribuito a
Catone (si ignora quale); ma chiunque esso fosse stato, Aldo lo dichiarava
eccellente.
Era stato per mezzzo di un amabile e colto
giovane scrittore, Francesco Roscio che egli aveva appreso dellesistenza di un
manoscritto di questa traduzione, scritta
su velina (si intendeva un
foglio di carta pregiata e rara), il cui carattere si era cancellato a causa
della vetust.
Aldo, trovandosi a Verona, aveva avuto modo di
ricordare che Verona. madre e nutrice di tanti uomini eccellenti in meriti
diversi, era la patria del venerato maestro Guarini e di lui aveva detto E sotto Gaspare di Verona, eccellente
grammatico, che avevo appreso a Roma le lettere latine; stato sotto di te,
Guaarini che mi sono perfezionato nella lingua greca e latina a Ferrara. A chi
meglio, posso dedicare questo libro, che contiene opere morali, se non a te, che
nella nostra epoca sei un altro Socrate? Perdonami se ho omesso di menzionare
le tue virt, che sono note a tutti.
Il libro
dell tna di Pietro Bembo,
era apparso nel mese di
febbraio
dello
stesso anno; una delle pi belle impressioni tipografiche di Aldo e la prima
opera tutta in latino uscita delle sue presse. Il carattere romano inciso da
Francescco di Bologna, che era servito per questa edizione, lo stesso usato
per ledizione di Teocrito pubblicato lo stesso mese.
Questo carattere che riproduce le belle forme dei tipi di
Nicola Jenson, era stato impiegato da Aldo per la stampa dei Diaria de bello Carolino del 1496 e del
libro di Pico della Mirandola De
Imaginatione, dellaprile 1501.
Il soggetto del dialogo intitolato l tna il viaggio fatto in Sicilia da Pietro Bembo con un
amico, per assistere a una eruzione di quel vulcano. Bembo ricorda quei momenti
passati a Messina da Costantino Lascaris, di cui egli ammirava il gusto
appassionato per le arti, leloquenza e la filosofia sublime, dicendo di lui Nihil
illo sene humanius. nihil sanctius - Niente in quel vecchio (era) di pi umano, niente di pi santo.
*) Sui poeti gnomici (sentenziosi) Mosco e Bione, Leopardi aveva scritto: il Discorso su Mosco e Bione.
**) Battista Guarini fu precettore anche di
Josse Bade al quale si deve la prima edizione del commentario di Servio su
Virgilio; suo padre, Guarini di Verona, era lautore della traduzione latina di
Strabone, eseguita nel 1466; a lui che attribuita la scoperta del
manoscritto di Catullo.
ALDO
PER LA TUTELA
DEI
DIRITTI DI STAMPA
NEI
CONFRONTI DEI
CONTRAFFATTORI
SI
RIVOLGE ALLA
SIGNORIA DI VENEZIA
L |
Anno 1496 veneziano, fu consacrato nella maggior parte a preparare
lesecuzione dei tomi 1, 3 e 4 dellAristotele e altre grandi opere apparse nellanno
seguente.
Aldo preoccupato dal timore di vedere la
pubblicazione compromessa dai contraffattori
(che vi erano allora, come oggi li troviamo in Internet adeguandosi allIntelligenza
artificiale!) e di quelle che sarebbero seguite, per tutelare i suoi diritti di
esclusiva, sent il dovere di indirizzare una supplica alla Signoria di Venezia:
Humiliter et reverenter exponitur per
nome di Aldo Romano, abitator in questa inclita Citt: Conciosiache havendo
fatto intagliar lettere greche in summa
bellezza de ogni sorte in questa terra, nella quale abbia consumato gran parte
della sua facult cum speranza de doverne qualche volta conseguir utilit, et za molti anni chel ha
consumadi nel taglio de le dicte, habia trovato, per dio gratia, doi novi modi,
cum i qual stampia, si ben, et molto meglio in grecho de quello che se scrive a
penna, Cossa che sar de summo honor, utile e commodit a questa felicissima
citt. Temendo lui supplicante che per invidia non li sia facto concorrentia;
et che altri abbia il fructo di sui secreti et fatiche, et lui ne receva
grandissimo danno, supplica la Signoria vostra se degni concederli de gratia
che tutti i libri greci, cuss cum la exposition latina, come senza, e latini
traducti de greco non stampati altra volta, che lui supplicante stampir, o
far stampir, niuno altro li possa restampar, ne far restampar, ne portar, far
portar stampadi nel Dominio et lochi de la Illustrisma Signoria Vostra, per
fino anni XX, ne usar de secreti de lui supplicante, ne portar libri venali
impressi cum epsi secreti nel dicto dominio fra il dicto tempo, sotto pena de
perder le opere et de Ducati X per cadauna opera, la quale pena sia applicada per
la mit al hospedal de santAntonio e per laltra unit a la affrancation del Monte
nuovo. Et questo dimanda de gratia a Serentit Vostra a la qual sempre se raccomanda. Die XXV
februarij 1495 (anno veneziano!).
Fu in questanno 1496 che apparve nel mese di agosto il Thesaurus Cornucopie et Horti
Adonis in-f., raccolta di grammatici greci,
tutti inediti, dove le regole grammaticali sono disposte in ordine alfabetico
da Guarino Favorino (Guarinus o Varinus Favorinus, allievo di Poliziano e
Lascaris): Al titolo poetico di Tesaurs,
Keras Amalteias, Aldo aggiunse in greco xai xepoi Adnidos, I giardini di Adone.
Fu sotto lo scompiglio e le sventure minacciate
allItalia da Carlo VIII, che Aldus
Manucius Bassianus, aveva scritto la sua prefazione in latino indirizzata
agli studiosi che incoraggiava a raddoppiare gli sforzi e la loro devozione alle belle lettere.
Nel 1497 (calendario
veneziano), appaiono il 2, 3, 4, volumi di Aristotele per la cui stampa Aldo
non aveva seguito lordine numerico; infatti il 4 era apparso (giugno 1947)
prima del 3 (gennaio 1497 veneziano, quindi 1948) e il 3 aveva preceduto di
un mese il 2 datato febbraio 1497, ossia 1498; sicch lordine dei tomi attribuito successivamente alle opere di
Aristotele stato 1, 4, 3, 2 e 5. Ma Aldo non si era limitato al duro
lavoro di questi volumi; si era dedicato anche a quattro piccole opere
latine in-4*, estremamente rare ma di
limitato interesse letterario.
Una piccola opera, divenuta rara, apparve nel
mese di Giugno con il titolo Libellus de Epidemia quam Itali morbum gallicum, Galli vero
napolitanum vocant in-4, a
cura di Nicola Leoniceno Vicentino (filologo, filosofo e medico dei pi
conosciuti, di Lonigo nel vicentino, morto nel 1524), sulla malattia esplosa in
Italia con la venuta di Carlo VIII, che i Galli accusavano di essere di origine
napoletana e i Napoletani di essere di origine gallica e diffusa in tutta
Europa. Nella dedicaa Pico della Mirandola, Leoniceno fa sapere che il libro
costituisce la riproduzione sviluppata della sua tesi di laurea.
Aldo, nello stesso periodo, stampava un altro
opuscolo De Tiro seu Vipera, indirizzata ad Alessandro Agatimeros o
Bondini, medico di Venezia e collaboratore di Aldo relativamente ad Aristotele.
Altre quattro piccole edizioni, furono stampate
in latino, divenute estremamemte rare: la prima con il titolo bizzarro di Epiphillides (grappolino),
costituiva una raccolta di sillogismi fatta da Lorenzo Maioli,
professore di filosofia a Ferrara, che il duca Ercole dEste aveva inviato ad
Aldo per stamparli; Aldo in un primo momento si era rifiutato, dicendo che il
testo non era ben scritto, ma sulle istanze del principe egli si decise,
dedicando il lavoro ai giovani, invitandoli a studiare queste elucubrazioni e
approfittarne, se possbile. A questa
lettera e a quella scritta da Maioli ad Aldo, segue una dedica al giovane
cardinale Ippolito dEste, allepoca di diciotto anni, figlio del duca Ercole,
che contiene una nuova informazione, che costituiva una novit, in quanto il
giovane cardinale aveva compiuto un viaggio in Pannonia, prima del 1497, anche
se i biografi parlavano del viaggio indicandolo al 1518.
Il secondo libretto, trattava della Conversione delle proposizioni
secondo i peripatetici, preceduta
da una lettera di Maioli al giudice Hybertus de Fisco.
Il terzo consisteva in una traduzione latina di
un frammento di Averro (v. cit. Art. La Scuola di Padova). Di questi tre
libretti stampati con lo stesso carattere, solo il secondo era datato (Venezia,
Aldo 1497), ma alla fine del terzo si trovava un registro di reclami per tutti
e tre, ci che fa supporre che essi erano stati stampati nello stesso periodo e
che dovevano formare un unico testo diviso in tre parti.
Un quarto volune, con la stessa data 1497 di
Lorenzo Maioli sui Gradi della medicina. Non portava il nome di Aldo, ma, essendo
stampato con gli stessi caratteri degli altri, la sua stampa era attribuibile a
lui. Questo Lorenzo Maioli era certamente fratello di T. Maioli, celebre
bibliofilo rivale di Grolier che col suo esempio aveva realizzato delle
ammirevoli legature firmate Th. Maioli et
amicorum. Sullesempio di Grolier, De Thou, dei Letellier e dei grandi
signori amici delle lettere, Maioli aveva acquistato da Aldo diversi esemplari
della stessa edizione, per distribuirli ai suoi amici. Allinizio di
questopera vi una prefazione di Maioli a Luigi-Maria Sforza.
Lo stesso anno Aldo stampava in-f. Giamblico, Proclo, Porfirio, Sinesio e altri filosofi neoplatonici, con una
prefazione indirizzata da Marsilio Ficino al cardinale Giovanni de Medici, poi
Leone X.
Il 5 Dicembre 1497, apparve un piccolo Libro dOre, in greco
in-16, ben impresso in rosso e nero,
divenuto estremamente raro.
Nello stesso mese Aldo aveva stampato il Dictionarium graecum
copiosissimum secundum ordine alphabeti, cum interpretatione latina,
di cui la prima parte era la
riproduzione del Lessico greco di
Craston, e vi era stata aggiunta una nomenclatura alfabetica di motti latini,
corrispondenti ai motti greci, ci che in qualche modo costituiva il primo saggio di un Dizionario laino-greco e greco-latino, ma il cui uso era molto
scomodo perch occorreva andare a cercare, alla fine del volume, lequivalente
in latino delle parole del testo greco; e ci rendeva questa ricerca presso che impossibile, perch, in tutti i testi stampati da Aldo, le pagine non erano numerate.
Questo inconveniente, che aveva colpito Aldo,
gli fece raccomandare, con avvertimento alla fine del Lessico latino, di
numerare con la penna ciascuna pagina del Lessico greco, per poterla poi ricercare
pi facilmente.
Nella prefazione indirizzata agli studiosi Aldo
diceva di aver rassemblato del materiale per pubblicare un Lessico pi completo, ma che per ben eseguire questo lavoro, che
per lui sarebbe stato gravoso, aveva bisogno del concorso di specialisti al
fine di trattare convenientemente e, kat
karioteta, ciascuna espressione. Questo Lessico era stato inserito nel 2
volume di Aristotele e Aldo provvide a riparare lerrore dalla
sessantaquattresima pagina, non avendo potuto farlo nelle pagine precedenti,
gi stampate.
Il trattato delle Istituzioni della Grammatica
greca, stampato
nel gennaio veneziano 1497 (1498) era stata
curata da Urbano Bolzani, detto di Belluno, che, per la prima volta offriva le
regole della grammatica della lingua greca tradotta in latino. Il libro era
dedicato a Giovan-Francesco Pico della Mirandola, per il suo amore per le
lettere greche, degno nipote del celebre
Giovanni Pico della Mirandola, denominato Fenice della scienza, designazione datagli da Aldo e universalmente
mantenuta. Una medaglia commemorativa era stata scolpita in onore di Bolzani
dopo la pubblicazione del libro, che aveva avuto diverse ristampe.
Nel periodo dellAscenzione dellanno 1498 (normale),
Aldo era stato colpito dalla peste che aveva mietuto tante vittime, al punto
che la festa non era stata celebrata; Aldo, vedendosi in pericolo di morte,
aveva fatto voto che se fosse guarito si sarebbe fatto prete; fortunatamente
era guarito ed era stato sciolto dal voto, con una lettera del papa Alessandro
VI Borgia, scritta al patriarca di Venezia.
Nello stesso mese di gennaio 1947 (1498) fu
pubblicato il 3 Volume di Aristotele Storia degli animali, preceduta dalla prefazione indirizzata
ad Alberto Pio, in cui Aldo rende conto dellordine che aveva seguito nella
pubblicazione di Aristotele e Teofrasto, in base ai suggerimenti di Francesco
Caballo di Venezia (medico a Padova, morto il 1540), studioso di filosofia e
medicina.
Aldo invitava il principe a studiare la Storia degli animali contenuta nella prima
parte del libro e a comparare il testo graco con la traduzione latina, curata
da Teodoro Gaza, che, greco di nazione, conosceva ambedue le lingue.
Questo studio, diceva Aldo al principe, sar
non meno profittevole, come lo era stato per ben apprendere il greco, per
Ermolao Barbaro, Pico della Mirandola, vostro zio, Girolano Donato e Angelo
Poliziano, uomini che si erano distinti per il loro profondo sapere (v. cit.
Art. Primi umanisti e stampatori veneziani).
Nel 2 Volume di Aristotele del Febbraio 1497
(1498), Aldo rendeva
conto dei suoi sforzi per riunire i migliori manoscritti che egli aveva
comparato, per ottenere i migliori risultati. Quanto ai manoscritti di Teofrasto,
aggiungeva, essi sono talmente rari, da essere riuscito a trovarne solo uno in
tutta Italia.
Aldo, in questa occasione si rammaricava della
morte prematura. allet di trentadue anni, di Giovanni Pico della Mirandola il cui limmenso sapere non avrebbe avuto
limiti se avesse potuto prolungare la sua carriera e testimoniava la sua
riconscenza e il suo affetto per i suoi allievi, pincipe Albero Pio e nipote
Giovan-Francesco. Egli voleva che tutti gli amici delle lettere sapessero che in
maggior misura ad Aberto Pio, piuttosto che a lui medesimo, era dovuta la
gratitudine della pubblicazione delle opere greche e latine. E concludeva: cos sar per le opere di Aristotete e
Teofrasto che a lui saranno dedicate.
Degli studiosi che avevano collaborato per questa
pubblicazione Aldo citava, elogiandolo, linglese Thomas Lincer; elogiava altres
Gabriele Braccio (Brasichellensis),
Giustino (Decadyos?), di Corcyr e Nicola Leoniceno, che a richiesta di Aldo aveva
collazionato i testi sui manoscritti che egli possedeva e Lorenzo Maioli di
Genova celebre sia come medico che come filosofo.
Aldo terminava la sua lunga prefazione annunziando
che avrebbe pubblicato i commentatori di Aristotele, le opere complete di
Platone, tutti gli scritti di Ippocrate e Galeno e altri testi di medicina e di
matematica e si sarebbe sforzato, se Dio glielo avrebbe consentito, di non lasciarmi mancare dei buoni libri di
scienze ed arte.
Nel Giugno 1498 appariva il 5 volume di Aristotele Le Etiche che concludeva la pubblicazione delle sue opere. Nella prefazione indirizzata al suo protettore,
Aldo gli riferiva delle difficolt avute per riunire i testi greci di
Aristotele, tradotti in latino da
Leonardo Aretino, che aveva cercato a Roma, Firenze, Milano, perfino in Grecia
e in Bretagna, ma alla fine era stato a Venezia che aveva attinto.
Dopo aver terminato il volume, aveva atteso
ancora sei mesi per aggiungere ci che ancora mancava; Questi sforzi - concludeva - dovrebbero
eliminare spero, lingratitudine, linvidia, la malevolenza e le difficolt di
pubblicare correttamente le opere di Aristotele - ma aggiungeva Aldo con
amarezza e tristezza - il mondo sempre
stato ingrato con i suoi benefattori.
Fu solamente dopo dieci anni (1508) che Aldo
riusciva a pubblicare la Poetica
e Retorica di Aristotele, dopo essere riuscito a
procurare i manoscritti, pubblicati allinizio dei Retori greci.
Nel Luglio successivo si giunge alledizione principe di Aristofane in-folio,
un rimarcabile monumento letterario e tipografico ( sempre Firmin-Didot che
scrive), che nonostante gli sforzi compiuti, raccoglieva nove commedie: Pluto, Le nuvole, Le rane, I cavalieri, Gli
acarnesi, Le Vespe, Gli uccelli, La pace, LEcclesiazuse (Le donne al
Parlamento); gli scolii che
accompagnavano le nove commedie erano state raccolte da Marco Musuro da diversi
manscritti. Allinizio del testo vi era una epistola dedicatoria di Aldo a
Daniel Clary di Parma, allora professore di latino e greco nellopulenta citt
di Ragusa.
Aldo dimostrava come fossero nellerrore coloro
che si occupavano di filosofia, di medicina e di scienze, credendosi abili
senza conoscere il greco e contentandosi di leggere Aristotele, Temistio,
Simplicio, Ippocrate, Galeno nelle traduzioni latine, pur sapendo che esse
fossero inesatte e aggiungeva. Spero di
far brillare in tutta la sua luce ci
che sia accessibile solo a poche persone. Aristotele non ha scritto su ci che
concerne la dialettica, la filosofia naurale, surnaturale e morale, ma ancora
sulla retorica e la poetica. Io ti invio dunque, mio caro Clary, tu che insegni
a Ragusa con gran successo sia il greco che il latino, conformemente ai
precetti di Quintiliano, le nove commedie di Aristofane che leggerai con
piacere e questa lettura render il tuo compito pi facile e interessante per
i giovani. Non ho aggiunto la decima commedia, la Lisistrata, non avendone
trovato che appena la met; a queste nove commedie sono aggiunti commentari
molto antichi. Niente a mio avviso
pu essere pi utile, per ben conoscere la lingua greca, lo studio di
Aristofane e tale lopinione di
Teodoro Gaza.
Questo filologo,
interrogato su cosa dovr leggere chi voglia
ben conoscere il greco, ha risposto.
E sufficiente Aristofane, lAttica per eccellenza. San Giovanni Crisostomo si ritene, non cessasse
di leggere e rileggere le ventotto
commedie di Aristofane (che si possedevano allora), da servisrsene come un
guanciale, ed a questo modo che egli raggiunse una tale eloquenza e severit
di stile che si ammiravano in lui. Si deve quindi, a mio parere -
concludeva Aldo - leggerlo con tanto
piacere come si leggeva Terenzio che Cicerone leggeva abitualmente e chiamava
suo familiare, avendolo sempre con s.
Lentusiasmo che aveva suscitato lapparizione
di Aristofane, uscito dalla stamperia di Aldo simultaneamente alle opere di
Aristotele, era stata sottolineata da Masuro, nella prefazione indirizzata ai Filelleni
che aveva scritto in greco, dopo quella di Aldo.
Anche a Luglio 1498 apparvcro
le opere complete di Poliziano, uno dei libri meglio impressi di Aldo, con
sua prefazione indirizzata a Marino Sanuto al quale manifestava il suo
dispiacere per la scomparsa di Poliziano, tolto alla Muse da una morte prematura.
Questa edizione, era stato fatto notare, pi
ampia di quella di Firenze del 1499 e meno completa di quella di Basilea del
1553, che conteneva la Congiura de Pazzi
(v. in Specchio dellEpoca) che Aldo certamente conosceva, ma non laveva
inserita in quanto un papa era coinvolto in un assassinio premeditato.
Siamo al 1499 in cui Aldo pubblicava Epistolarum Grcarum Collectio, in-4;
in capo al libro vi erano sette versi greci con traduzione latina, il cui senso
il seguente: Ecco una raccolta di
lettere dei migliori scrittori che il
tempo ha prodotto come aveva fatto nascere le rose; quando i fiori cadono, si
avverte di pi la dolcezza del loro profumo che colpisce lodorato; ci che
avviene per i buoni scrittori; la loro primavera dura poco, ma il fascino della
loro parola lascia un ricordo eterno.
Quella del 1500 era stata unannata laboriosa per la
preparazione delle opere che appariranno nel 1501 e in questanno Aldo riesce a
pubblicare solo due opere: la prima conteneva le lettere di santa Caterina da
Siena, Epistole devotissime de santa Caterina da Siena: la santa era rappresentata in una incisione
su legno molto ben disegnata. Il volume conteneva per la maggior parte, lettere
raccolte da fra Bartolomeo da Alzano di Bergamo, dellordine dei predicatori; era
la prima opera che Aldo pubblicava in italiano.
Nella prefazione, indirizzata al cardinale
Francesco Piccolomini di Siena, Aldo disegnava un quadro della situazione
dellepoca; ... Bisognerebbe che, se possibile
fosse, le pietre non solo delle
chiese, ma anco per tutto, gridassero di continuo contro i tetri vizi e orrende scelleraggini che se
commettono hoggi nel mondo; n chi (le) corregge. E gi venuto cos ogni vizio al sommo, che per tutto farebbe
abbondante materia di satire e tragedie. Gi per lo pssato aveva qualche
vergogna far male, ma oggi o mondo ribaldo, o tempi maledetti, le facce degli
uomini non sono pi facce ma volti invetriati: perch non altrimenti si seguono
gli appetiti che li fa da animali bruti. Non si stima pi n onore, n fama,
come se gli uomini fossero tante pitture o statue. ... Ho stimato cosa grata
mandarle il frutto uscito dallinclita pianta della vostra inclita citt di
Siena. Item perch avendo detta vergine scritto molte lettere a sommi pontefici e cardinali per la
reformazione della Chiesa e per dispiegare il gonfalone della Croce contra i
pagani ... ora che gli infedeli sono in arme con stupendo esercito apparato per
mare e per terra, con animo di distruggere la fede di Cristo, ...si pu pensare
che (le lettere) sieno state scritte
pi ai pontefici dei tempi nostri che a quelli di allora ....
Caterina (1347-1380)
aveva scritto anche al Sultano, come riferisce Aldo, che poteva essere stato
Solimano I (1362) o
Murad I, (1389) per
convertirlo (come avevano fatto san Francesco, ritenuto matto e Raimondo Lullo,
che si erano recati personalmente, senza risultato!) ma della lettera, non vi
traccia (ndr.).
Il secondo volume pubblicato, una edizione di
Lucrezio, piccolo in-4, il cui testo era stato rivisto da
Girolamo Avanzio. Questo filologo, aveva cos bene studiato Lucrezio, da
conoscerlo col cuore, vale a dire
che Avanzio aveva sue personali opinioni, tanto che Aldo nel 1515 aveva
pubblicato unaltra edizione, il cui testo era stato riveduto da Navagero.
Tre edizioni di Lucrezio avevano preceduto
quella di Aldo; una del 1472 senza data, stampata a Brescia; una a Verona nel
1486 e una a Venezia nel 1495, ci che indica che la filosofia di Lucrezio non
avesse ancora incontrato alcuna repulsione, almeno nel Nord Italia. La dedica
ad Alberto Pio ci informa che il principe aveva gi costituito una forma di piccola Accademia e Aldo gli diceva: Tu itaque debes, Alberte humanissime librum
hunc benigna fronte in doctissimam
academiam tuam admittere; Tu umanissimo Alberto dev perci ammettere il
libro, come benigna fonte nella tua dottissima accademia (v. pi avanti la
polemica del principe con Erasmo e ci che gli riferisce Aldo su Lucrezio).
Ma mentre Aldo, facndo un grande elogio di
Lucrezio, come poeta e filosofo, raccomandava di respingere ci che di falso e contrario alle dottrine dellAccademia,
dei peripatetici e sopratutto dei nostri teologi, rimproverava Lucrezio per
aver esposto, nelle sue belle poesie, i
dogmi di Epicuro, invece di imitare Empedocle, che primo fra i greci, aveva
messo in versi la saggezza; e annunciava che di Empedocle avrebbe pubblicato
ci che era sfuggito alle devastazioni dei barbari e ci che aveva potuto
raccogliere Strobeo.
ISABELLA DESTE
COLLEZIONISTA
DI OGGETTI RARI
CHIEDE AD ALDO
LIBRI PERSONALIZZATI
I |
lbri
stampati su velina, erano richiesti
personalmente ad Aldo da Isabella d'Este, che raccoglieva incomparabili oggetti
rari e preziosi (Francesco I di Francia ne aveva una collezione ed erano
indicati nellapposito Catalogues des
livres du roi).
Della stampa di Le cose volgari (ossia
Canzoniere e Trionfi) di Francesco Petrarca, il primo stampato nel 1501
da Aldo in italiano, richiesto da Isabella, si conoscevano solo diciassette
copie in velina. Altra richiesta di
Isabella ad Aldo, scritta dal segretario Capilupi: Ni fareti singolare piacere a mandare un volume di tutte le operette
che mi scrivete haver in carta membrana cos ligate (vale a dire rilegate
in pergamena), che cortesemente vi
rimetteremo il pretio in caso che ne piaciano. Se no vi rimanderemo
infallibilmente essi. Ne sentiremo anchora in ci notabilmente gratificati da
voi, a li cui comodi e beneplaciti vi offeriamo sempre dispostissimi.
Mantuae XXVII Maij MDV. E poi aggiunge: Raccomandovi
che stampando altre opere di questa stampetta (si riferiva al carattere
corsivo), in carta membrana, a nostro
nome (Isabella chiedeva che nel libro fosse indicato il suo nome), secundo vi scrivessimo. (f.to B. Capilupus).
Aldo risponde a Isabella e le manda i libri che
ha disponibili e le scrive: Ill.ma Madama, Me scrive V.S. li mande tutti
quei libretti io habia in membrana de
lettera cursiva, per la qual cosa mando per il portator chiamato S. Joanni da
sola quelli havea, cio Martiale, Catullo, Tiberio, Propertio quali sono desligati (vale a
dire senza legatura nel caso Isabella avesse voluto farne fare alcuna pi
preziosa), Oratio, Juvenale et Persio
legati et miniati. Altri io non ho. Piacendo quelli a V.S., poter dare pretio
de epsi al portatore predicto; non piacendoli, redarli i libri. Horatio et
Juvenale et Persio, miniati e ligati insiemi: ducati sei; Martiale: ducati
quattro, Catullo, Tibullo Propertio ducati tre; Lucano ducati tre.
Lartista che procurava a Isabella oggetti
rari, era Lorenzo di Pavia; un musico che inizialmente era stato intermediario
di Beatrice dEste, sorella di Isabella, moglie di Ludovico il Moro, poi era
passato a servire Isabella che aveva sposato Francesco II Gonzaga, marchese di
Mantova, lei di sedici anni, lui di ventiquattro; Isabella era
intellettualmente precoce, conosceva a memoria interi brani latini ed era una
mecenate.
Lorenzo aveva costruito un gioco dorgano, che allepoca era stato considerato un capolavoro e
si ingegnava a costruire liuti, clavicembali e altri strumenti musicali, lavorando
sullebano, come sullavorio e sul corno che intarsiava.
Isabella lo apprezzava per la musica che lei
amava e i loro rapporti erano divenuti pi frequenti dal 1497 quando la
marchesa aveva ventitre anni, e messer
Lorenzo era divenuto il suo agente a Venezia: esperto in oggetti darte, oggetti
damascati, libri e quadri, pietre scolpite; tutte le curiosit che potevano
piacere a Isabella, passavano dalle mani di Lorenzo che usava dire nella forma il tutto, una frase che
aveva certamente colpito la bella sovrana.
Nel mese di agosto del 1503 Aldo le aveva
inviato un Petrarca e un Virgilio senza legatura, stampati su
bella carta pelle di velina, che
dovevano essere rilegati e ornati con fermagli dargento dal miglior rilegatore di
Venezia; ma Lorenzo a Venezia aveva incontrato un mercante fiammingo con il
quale aveva concordato che avrebbe fatto rilegare le due copie nelle Fiandre; il lavoro sarebbe stato
eseguito entro il prossimo Natale; le due copie per non pervennero alla marchesa
a Natale ma a Pentecoste dellanno seguente.
Nella lettera di accompagnamento messer Lorenzo aveva scritto: Invio a Vostra Signoria i due Petrarca
(ma erano Petrarca e Virgilio) rilegati
in Fiandra; trovo che avrebbero potuto essere meglio apprezzate (vale a
dire meglio eseguite), in quanto a me
sembra che per Vostra Signoria ogni cosa non sia tanto perfetta, da averlo
potuto esser ancora di pi. Con questi sentimenti nel cuore del suo incaricato
daffari in materia di acquisti darte, lascio da pensare se la marchesa di
Mantova sia stata ben servita a Venezia dallonesto messer Lorennzo di Pavia. Di
Lorenzo di Pavia dopo il 1516, non si ebbero pi notizie.
LACCADEMIA
CREATA DA
ALDO E GLI
ACCADEMICI
L |
a piccola Accademia istituita da Albero Pio era
servita ad Aldo per istituire una vera Accademia
composta dagli uomini pi distinti per il loro sapere, che si riunivano presso
di lui in un giorno fissato per discutere di questioni letterarie, e si occupavano di opere pi utili da stampare e
adottare le migliori lezioni ricavate dai manoscritti.
La costituzione di questa Accademia fu redatta
in greco e per meglio assicurarne la durata, Aldo sollecitava limperatore Massmiliano
I di voler concedere un diploma imperiale; ma le speranze erano andate deluse
in quanto limperatore che chiamava Aldo, Aldo
nostro, non gli aveva risposto e passato del tempo, Aldo moriva.
Il governo di Venezia non aveva ritenuto
prenderla sotto la sua protezione, ma si era mostrato favorevole per aver
concesso a Masuro, uno dei principali capi dellAccademia, lassistenza e la
sorveglianza apportata alle pubblicazioni che uscivano sotto il none di Novella accademia.
I capoplavori greci davano a Venezia una nuova
via letteraria e allinizio della costituzione dellaccademia, denominata lAcademia dAldo (e detta da Aldo, Academia nostra), il cui atto
costitutivo, come detto, era stato redatto in greco, si era deciso che i membri
dovessero parlare in greco; ma questa decisione non era stata rigorosamente
osservata in quanto gli accademici preferivano parlare in latino.
Molti dei suoi componenti erano designati nel
regolamento in base alle attribuzioni speciali; altri erano stati ammessi
successivamente e tra i membri pi attivi troviamo Marco Masuro, suo cognato
Giovanni Gregoropulos, Carteromachos (Fortiguerra), Pietro Bembo, Andrea
Navagero, Bondini ecc.
Questa Accademia era stata desempio per quelle
formatesi a Firenze da Lorenzo de Medici, a Napoli da Pontano, a Roma da
Pomponio Leto.
Aldo con gli accademici sparsi per lEuropa,
manteneva rapporti epistolari e, alcuni di essi facevano parte del Senato di
Venezia; egli li aveva divisi in sezioni o trib, e ciascuna aveva il proprio presidente; cosicch Scipione
Carteromachos (Fortiguerra) era
listitutore e capo della trib dei lettori; mentre Aldo era il presidente e Giovanni di Creta
(Gregoropulos) era il capo dei correttori.
Questi tre capi o presidenti erano stati nominati allunanimit dai membri,
e degli altri, Battista (Egnazio), decano,
era il capo trib degli
ecclesiastici; Paolo Canal, veneziano, della
trib dei nobili; Girolamo di Lucca (Girolamo Menocchio) della trib dei medici; Francesco Rosetto
di Verona, della trib dei professori
e molti altri davano semplicemente il proprio nome e costituivano gli accademici liberi, per cui laccademia
era da considerare una vera e propria Accademia di lettere e scienze.
Era con un lavoro assiduo, una energica
costanza e una vita frugale che Aldo aveva potuto far fronte a questo immenso
lavoro, accresciuto dalla celebrit legata al suo nome e alle numerose lettere
alle quali egli era costretto a rispondere, ascoltare i lettori che si recavano
a trovarlo, e i curiosi che gli ponevano problemi sulle sue imprese letterarie,
sottoponendole in versi latini, con i quali gli davano suggerimenti su varie
opere.
Alcuni librai, come Bologni di Treviso gli
scrivevano in versi latini per chiedergli libri in prestito; e tanti erano anche
i personaggi distinti che chiedevano di vedere la sua stamperia e tanti erano
gli oziosi che dicevano Andiamo da Aldo.
Per questo motivo aveva messo lavviso sulla porta Chiunque tu sia, se vuoi parlare con Aldo , sii breve, e ci fatto ,
lascialo ai suoi lavori, a meno che non voglia prestargli la spalla allesempio
di Ercole, che era andato in aiuto ad Atlante spossato dalla fatica. Sappi che
chiunque mette qui piede, trover lavoro.
Rinomato per i suoi inconvenienti, Erasmo gli aveva
scritto che voleva che gli stampasse gli Adagia e, giunto a Venezia, recatosi
da Aldo si era fatto annunziare, ma a
causa del suo nome, sconosciuto dai servitori o mal pronunziato, era stato
lasciato in attesa alla porta; alla fine, Aldo informato, era accorso
scusandosi, ospitando Erasmo per tutto
il periodo della stampa del libro (v. cit. Primi
umanisti e stampatori veneziani).
LA POLEMICA SORTA
SUL CARATTERE ALDINO
E I LIBRI PUBBLICATI
NEGLI ANNI
1501 - 1503
N |
el
mese di Marzo 1501 (1502)
Aldo stampava la Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato, ma il libro apparve nel 1504;
nellaprile 1502, in-4 fu stampato il De imaginatione di Francesco Pico della Mirandola, dedicato
ad Alberto Pio di Carpi, una delle pi belle stampe di Aldo, pari all tna di Pietro Bembo, con gli stessi caratteri, gli stessi
numeri delle righe per pagina; la carta scelta foglio per foglio e tutte le
qualit di un esemplare destinato ad amatori come la marchesa Isabella dEste-Gonzaga;
Aldo aveva voluto dare a questo libretto
un aspetto gradevole per i suoi due amici e protettori Pietro Bembo e Pico
della Mirandola ai quali dedicato. Nella sua lettera egli ricorda i
personaggi illustri della famiglia Pico e la sua felicit nelloffrire ad
Alberto Pio, che ne era il degno rappresentante, lomaggio di questo libro.
Con ledizione di Virgilio, piccolo in-8, che appare nellaprile 1501, ha
inizio la serie delle opere letterarie greche, latine, italiane impresse da
Aldo in questo formato; in un breve comunicato Aldo avverte gli studiosi della
composizione del volume con le
Bucoliche, Georgiche ed Eneide composte da Publio Virginio Marone, con
lannuncio che pubblicher successivamente gli altri principali autori, nello
stesso formato.
E in questo Virgilio che Aldo introduce il carattere detto aldino il cui modello era stato ripreso dalla bella scrittura del
Petrarca e che Aldo annunciava, sar usato per tutti gli altri autori che
saranno pubblicati. Aldo molto correttamente, confermando la sua abitudine a
riconoscere i meriti delle persone, riferiva che il merito della incisione del
carattere era da attribuire a Francesco di Bologna (*) ... ma per questa sua correttezza era stato mal
ripagato!
Sebbene Francesco di Bologna avesse eseguito
come incisore alle sue dipendenze, quindi pagato per il lavoro, sotto la direzione
di Aldo e con i suggerimenti dati da Aldo, anche per la particolare fusione del
piombo, Aldo, per questo nuovo lavoro, aveva chiesto alla Signoria di Venezia lesclusiva,
che gli era stata accordata. Ma, lincisore Francesco, nonostante il privilegio
di esclusiva di Aldo, su richiesta di Girolamo Soncino, stampatore di Fano, aveva
creato un altro carattere identico per
la forma a quello fatto per Aldo, ma un p pi grosso e Soncino, con questo
carattere aveva stampato un Virgilio
e un Petrarca nello stesso formato di
quelli stampati da Aldo.
E, nella edizione del Petrarca, Soncino aveva avuto la spudoratezza di dedicare la
prefazione allillustre ed eccellente
pincipe Cesare Borgia, con la data di pubblicazione 1503: la furfanteria ha sempre alloggiato in
Italia, ieri come oggi!
Nel libro era riportata una lettera di Soncino
che attribuiva a Francesco di Bologna linvenzione ha escogitato una nuova forma di littera cursiva ovvero cancelleresca,
della quale non Aldo Romano, n altri che astutamente hanno tentato delle
altrui penne adornarsene, ma esso Francesco stato primo inventore e
disegnatore ....
Seguiva unaltra lettera di Francesco di
Bologna a Thomas Sclaricinus, in cui si parla solamente di piccolo carattere corsivo, di cui non se ne pu fare uso, atteso il
privilegio concesso ad Aldo dal Senato di Venezia per tutto il territorio della
Repubblica, che assicurava lonore e il
profitto ad Aldo e non a Francesco di Bologna che aveva eseguito lincisione. E
Francesco di Bologna aveva dovuto riconoscere che era stato per merito di Aldo
che questi caratteri erano stati eseguiti per la sua stamperia. Ma ci
nonostante, Soncino continuer nella sua attivit truffaldina.
Il pubblico aveva accolto con favore questi
nuovi libri (eseguiti col sistema della composizione di lastre stereotype che
sostituivano la composizione con le singole lettere) che non solo erano pi pratici, da portare in
viaggio e da leggere, ma erano anche pi economici in quanto costavano due
franchi e mezzo, nel valore del 1875.
Un nuovo privilegio era stato accordato ad Aldo
dal Senato di Venezia il 1502, che si trovava riportato nelle Methamorphoses, al quale si era
aggiunto il privilegio del papa Alessandro VI per quindici anni, riportato in Cornucopia di Perotti nel 1513.
Ma questi privilegi non impedivano la stampa
dei libri contraffatti, a Fano da Soncino, e a Firenze da Giunta; anche i
lionesi contraffacevano il carattere pi pesante.
Questa ventata di contraffazioni aveva
costretto Aldo a scrivere un libello (1503) con cui lamentava, con dispiacere,
di queste pubblicazioni fraudolente che erano fatte passare per aldine ed erano mal eseguite e piene di
errori, che danneggiavano la sua reputazione e i suoi interessi. Aldo aveva escogitato il sistema di segnalare
su foglietti, gli errori tipografici che contenevano. Tutto era stato inutile! I
contraffattori capovolsero lavviso a loro profitto: in base agli avvisi di
Aldo, correggevano gli errori segnalati e ingannavano ugualmente lacquiente, cos
provando che non vi era stata alcuna contraffazione che Aldo aveva
pubblicamente denunciato. Aldo in
sostituzione di Francesco di Bologna aveva assunto un altro incisore e pittore,
Giulio Campagnola .
Lo stesso anno 1501 appariva Oratio, divenuto
raro come Virgilio di cui erano noti
dieci esemplari stampati, uno dei quali si trovava presso la Biblioteca Nazionale
di Parigi.
La dedica era indirizzata a Marino Sanuto e
diceva, che trattandosi di un piccolo testo avrebbe occupato poco spazio nella
sua fornitissima biblioteca e Sanuto era invitato a leggerlo come sollievo ai suoi
impegni negli affari pubblici e al lavoro per la sua Storia (Diarii), che stava
componendo. Nel libro era riportato un estratto del nuovo privilegio concesso
dal Senato di Venezia.
Dopo Le cose volgari di
Petrarca, pubblicate del mese di luglio, di cui si detto, nellAgosto, appaiono Giovenale e Persio , nello
stesso volume; ledizione era rara e Aldo dedicandola a Carteromachos (Scipione Fortiguerra), gli diceva di aver pubblicato
questi due scrittori satirici in piccolo formato, per rendere luso pi pratico
e di facile per tutti, e nello stesso tempo elegante nella forma.
Nel dicembre appariva Marziale, con
una maledizione di dannazione contro il suo nemico (contraffattore) e non dica che non gli era stata predetta.
Stai attento. (Quisquis es qui quoquomodo hujusce excusionis ergo adversus
ieris, damnatus esto et reus. Ne dicas tibi non prdictum. Cave).
Uno dei libri
pi belli di carattere tipografico pubblicato da Aldo, era stato Giorgio Valla, (da non
confondere con Lorenzo Valla), in due grandi voluni in-folio intitolati De expetendis et fugiendis rebus opus; una raccolta di diversi trattati di ogni genere,
aritmetica, geometria, musica, astrologia, psicologia, metafisica, grammatica,
poetica, retorica, filosofia, morale, architettura, giurisprudenza, medicina,
arte militare, e una folla di altre cose,
che, aveva aggiunto Aldo, bene
conoscere; dedicata al generale Gian Giacomo Trivulzio, questo testo dispendioso
ebbe poco successo, sebbene contenesse molte informazioni utili, sopratutto per
i tempi in cui era ststo pubblicato il cui autore era un filologo molto colto.
A Dicembre 1501, Aldo pubblicava una Arringa di Girolamo Donato, consumatissimus
Venetorum orator, compiutissimo oratore veneziano, indirizzata
allinvittissimo e chiarissimo re di Francia (Luigi XII), per felicitarsi della
conquista del regno di Napoli e del progettato matrimonio, tra Claudia di
Francia e larciduca Carlo di Lussemburgo (futuro Carlo V, non realizzato).
E durante questanno che si deve riportare la
preparazione dellinizio del Pentateuco, in tre
lingue di cui Decadio aveva annunciato con tanta gioia la sua futura
apparizione, ma questa Bibbia poliglotta non ebbe seguito; il
suo primo e unico foglio, risultava trovarsi a Parigi, presso la Biblioteca
Nazionale; si ignorano i motivi della
rinuncia alla sua realizzazione.
Nel mese di Gennaio 1501
(1502), appare il 1 volume, piccolo-in-4 dei Poemi Christiani Veteres,
contenente Prudenzio, Prospero, le poesie
greche di Giovanni Damasceno e altri, con le
traduzioni latine; allinizio si trovava riportata la vita di Prudenzio scritta
da Aldo. Il 2 volume che apparve nel 1502 comincia con Sedulius, seguito da un
gran numero di poesie diverse; in questo testo che appare per la prima volta il
simbolo dellancora aldina con delfino attorcigliato e il motto festina lente- affrettati lentamente.
Nel 3 volume si trovano le poesie di Gregorio
di Nazianzo: lin-4, contiene il solo testo di Nonno di Panopoli: Parafrasis Evangelium secundum
Johannes; questo
volume non era stato completato dalla traduzione latina annunciata da Aldo, n
con altre poesie che egli aveva anche detto che avrebbe aggiunto; ma il libro
raro per le poesie che erano state pubblicate per la prima volta.
Nel Febbraio 1501 (1502), Aldo si
decise a pubblicare la sua Rudimenta Gramatices latin lingu,
preparata da tempo, per facilitare lo studio del latino ai Latini e ai Greci
(era quindi una Grammatica comparata latina e greca).
Per rendere
pi utile questa grammatica, Aldo aveva combinato limpressione del testo greco e la traduzione
latina in modo che ciascuna parte fosse staccata dallaltra e poteva essere
consultata separatamente sia per il greco, sia per il latino, cos anche per la
grammatica greca e quella latina; ma il risultato era stato un testo con delle
lacune; e cos questa edizione, sebbene completa, era divenuta rara. Ma era
stata ristampata dai nipoti in sei edizioni.
Giunta a
Firenze laveva contraffatta due volte, nel 1516 e 1519, non mancando di usare anche il
simbolo dellancora aldina con delfino
atttorcigliato, con cui Aldo fregiava le sue opere; inutile era stata la protesta del nipote di Aldo, Francesco
Asola;
essa fu stampata anche a Lione e a Parigi da Josse Brade e
Poncet-Lepreux che fecero ciascuno una stampa nel 1513.
Nell Aprile 1502 appariva
ledizione origiale del Vocabularium vel Onomasticon di Polloux che si trovava spesso rilegato con il trattato
De Urbibus di Stephanus, al quale
si collegava per la natura del soggetto.
Nelle
dediche, la prima a Elias Capreolus (Capreolo o Cavriolo) di Brescia,
giureconsulto e storico e laltra a Giovanni Taberio professore di lingua greca
e latina nella stessa citt, diceva che per
lamicizia che li accomunava, sebbene egli non li avesse mai visti, essi
sarebbero stati ricordati nella loro biblioteca, per mezzo di queste due opere in cui egli aveva stampato
il loro nome, per la stima che nutriva nei loro confronti.
A Taberio diceva di
aver provato una gran gioia nellapprendere che nella grande citt di Brescia
gli uomini pi distinti si riunivano appassionatamente negli studi greci sotto
la sua direzione. Io vedo sorpassati
- aggiungeva - i risultati sperati,
quando avevo intrapreso la pubblicazione dei manoscritti greci; e mi meraviglio
con i miei amici che, dopo tanti anni che i cristiani e gli infedeli si
combattono con furore ( dal primo anno di guerra che ho iniziato,
nellnteresse delle lettere, a
consacrarmi alla stamperia), io mi meraviglio, ripeto, di vedere con non
minor ardore accrescere lardore nello studio delle belle lettere, passione che
si accresce di giorno in giorno, in modo che nel mezzo del fragore delle armi
che i libri risorgono dopo tanti secoli. E, aggiungeva, non solo in Italia, ma in Germania, in
Francia in Pannonia, in Inghilterra, in Spagna e dappertutto dove diffusa la
lingua latina, che giovani e vecchi si dedicano con amore alle lettere greche.
Il libro era
seguito da Lettere familiari di Cicerone, Aprile 1502, formato in-8, edizione talmente rara che,
Michael Maittaire (filosofo e biografo inglese,
1668-1747) non ne aveva avuto conoscenza; Aldo ne aveva ristampato successivamente tredici edizioni, divenute
tutte rare; la spiegazione era data dalla circostanza che esse costituivano il
modello dello stile epistolario di cui si faceva uso quotidiano.
Nella
lettera dedicatoria a Sigismondo Thurzo, allora ambasciatore a Venezia, poi
governatore di Carlsburg o Weissemburg in Transilvania e arcivescovo di
Grosswardien in Ungheria, Aldo diceva di aver utilizzato questo piccolo formato
per poter renderne luso pi comodo agli studiosi che potevano portarli con s,
e di essere dsposto a stampare tutte le opere di Cicerone; e sarebbero seguite
le Lettere ad Attico e
successivamente le altre opere. Aggiungeva che, la pubblicazione di una
biblioteca portatile per gli amici delle lettere, era nei suoi pensieri che
desiderava realizzare con laiuto del Signore. E Concludeva: Io non ometto mai
di dire come siano profittevoli gli scritti di Cicerone; ma tu mi dirai:- Vi sono quelli a cui Cicerone non piace.
A costoro, Fabio rispondeva: Ille se proficisse sciat, cui Cicero valide
placebit - Ne trarr vantaggio colui al quale Cicerone piacer.
Nello
stesso mese di Aprile seguiva Lucano, dedicato ad Antonio Mauorceno, chiarissimo
cavaliere, parente di un senatore e amico delle lettere e protettore di Aldo,
il quale gli aveva procurato un antico manoscritto corretto, Questo libro era
stato seguito da Tucidide in-folio,
preceduto da due vite storiche e scritti di Dionigi di Alicarnasso e Suidas,
La prefazione era dedicata a Daniele
Ranieri, membro dellAccademia aldina e senatore veneziano con data del 13
maggio 1502.
Seguono tre
opere di Dante, Sofocle e Stazio formato in-8
che portavano la data del mese di agosto; questo piccolo formato era meno grande di quello apparso per la prima
volta con le poesie di Sedulius, con lemblema dellancora e delfino.
Ledizione di Sofocle era la prima delle tragedie di questo tragico. I
commentari di Sofocle, redatti da Lascaris, pur annunciati, mancavano in questa
edizione, riportati in quella successiva del 1518 di Roma. Ledizione di Stazio
era composta da due parti, la prima, con data agosto 1502, in due colonne
conteneva una tavola analitica fatta da Aldo e di cui ne parlava nella lettera
a Marco Masuro, messa allinizio; la seconda parte, con data novembre, conteneva
le opere di Stazio.
Questa
seconda parte era preceduta da una lettera di Aldo indirizzata a Giovanni
Pontano; breve ma lelogio grande e appare anche esagerato, il cui eccesso
scusato dallamicizia.
Segue nel Settembre la
pubblicazione di Erodoto, formato in-folio,
che con Tucidide, costituiscono due capolavori della storia della Grecia e un avvenimento
singolare nella storia della letteratura. Nella sua prefazione Aldo rifiuta le
accuse mosse a Erodoto di mancanza di veridicit in quanto egli aveva una conoscenza diretta
ed esatta dei fatti raccontati che sembravano favolosi.
Questa
prefazione era indirizzata a Giovanni Calpurnio di Brescia, celebre professore
di belle lettere al ginnasio di Padova. Dopo lapologia di Erodoto, Aldo si
rivolgeva a Calpurnio dicendogli: Non dimentico
il proverbio greco keir keira niptei: una mano lava laltra; desidero dunqne
inviarti una prova che attesti a tutti gli studiosi, i miei sentimenti di
riconoscenza e che faccia conoscere pubblicamente qual la tua generosit e disponibilit
del tuo carattere. Quando nella biblioteca ti avevo chiesto delle Lettere di
Cicerone ad Attico e di Pausania in greco, di cui avevi il merito della
correzione, tu subito me li avevi messi a disposizione ed io li ho stampati per
lutilit pubblica. Per questo voglio offrirti e dedicarti le Nove Muse di
Erodoto che escono dalla mia stamperia, dopo essere state corrette dalla nuova
accademia, di cui si avvantaggeranno tutti gli studiosi... . Aldo, dopo aver fatto lapologia di Erodoto
che, come detto, era accusato di raccontare cose favolose, terminava dicendo a
Calpurnio, non dubito che tu non sia del mio avviso e che
la presente sia favorevolmente da te accolta, non fosse che come prova della
mia riconoscenza.
Ledizione
di Valerio Massimo apparsa in
ottobre, offriva una singolarit che aveva fatto pensare a due edizioni
pubblicate nello stesso anno. Dopo lapparizione della edizione, Aldo aveva
ricevuto da un tedesco di nome Giovanni Spiesshammer (nome latino, Cuspinianus)
consigliere dellimperatore Massimiliano e addetto alla sua biblioteca, la trascrizione di un antico manoscritto di
Vienna, di ventiquattro exempla,
inediti di Valerio Massimo. Aldo li aveva quindi aggiunti nel libro con una
lettera a Cuspinianus, dando cos limpressione che fosse una seconda edizione.
E nella dedica a Giovanni Ludbancius (Lubranski) giureconsulto polacco e
vescovo di Posen, Aldo si felicitava di aver visto uscire dalla sua nuova
accademia un testo di piccole dimensioni, prezioso per i precetti contenuti,
che sarebbero stati da leggere notte e giorno. In effetti prima di Aldo vi
erano state pi di venti edizioni di Valerio Massimo, tutte per di grande
formato in-4, e quella di Aldo
rendeva comodo luso.
Nel mese di Ottobre era apparso
un piccolo scritto in latino di Battista
Egnazio, Elogio di Benito
Prunuli (Brugnolo),
preceduto da una prefazione di Marino Sanuto. Questo Brugnolo di Verona, aveva
fatto leditore per quarantanni a Venezia e aveva pubblicato Diogene Laerzio,
Prisciano, e diverse opere di Cicerone. Poliziano lo aveva definito luomo del
suo tempo, il pi colto nelle lettere greche e latine. Il Padre
Filice, lo nominava vi nostri ornator et decus, fama et gloria
Academi Venet;
Egnazio aveva seguito le sue lezioni.
Una piccola
opera era stata stampata in otto foglietti e divenuta di estrema rarit; una
copia era in Vaticano, La Vita et Sito de Zichi, chiamati
Circassi: historia notabile, la prima o almeno una delle prime storie del
Caucaso; lautore era Giorgio Interiano di Genova. Conteneva una lettea di Aldo
indirizzata a Giacomo Sannazzaro, che era stato a trovarlo a Venezia, incaricato
da Daniel Clary, che insegnava lettere greche e latine a Parma, di salutarlo a
suo nome.
Aldo gli
mandava una copia dell Interiano, che in lingua volgare aveva scritto questa
vita dei Sarmati, chiamati Zigi da Starbone, Plinio e Stefano di Bisanzio, i
quali abitavano in Oriente al di l del fiume Tanais e delle paludi Motide. Aldo aveva
scritto Ti invio questo opuscolo sia in
ragione del merito di questa storia, sia per la grande amicizia che tu porti
allautore ed anche per chiederti di inviarmi i tuoi scritti cos perfetti in
latino antico e moderno (italiano),
al fine di mettere a disposizione degli studiosi ci che Sananzzaro ha composto
di perfetto (ma ci che era stato stampato di Sannazzaro era stato
sfigurato dagli stampatori).
Nel Novembre 1502 appare il volume delle Metamorfosi di Ovidio, seguito da
altri due volumi di poesie di Ovidio, raccolte da Aldo; questa edizione era
molto stimata e Aldo laveva arricchita con la vita di Ovidio che era risultata
originale in quanto egli laveva composta estraendola dalle diverse opere
scritte dal poeta.
La
prefazione che accompagnava le Metamorfosi, dedicata a Marino Sanuto, gli
diceva: Ci rammarichiamo per non poter
gioire della vostra presenza nella nostra accademia, quanto la desideriamo, a
causa delle grandi responsabilit politiche che lo occupavano; ma laccademia
ha deciso di porre sotto il suo patronato il vostro nome, cos caro alle
lettere questa edizione di Ovidio, al fine che prenda posto fra i cinquecento
volumi della vostra magnifica biblioteca.
Il secondo
volume, apparve nel Dicembre 1502 e comincia con le Heroides (Eroine)
seguito da Elegie (o
dellAmore), dall Arte di Amare, dal Rimedio dAmore, dall Ibis dalla Consolazione a Livia sulla
morte di Druso e dalla Noce e altri
piccoli poemi, tra i quali Medicamine faciei elegia (il poema sui belletti femminili). La
prefazione dedicata a Marino Sanuto (ordinum sapientum), col quale Aldo si
congratulava per la nuova magistratura (la Questura) di cui era stato
insignito.
A questo
volume, Aldo aveva aggiunto la vita
di Saffo, estratto da Suidas e
tre epistole di Sabino, relativamente al quale Aldo si rivolge agli studiosi
relativamente alla non autenticit delle lettere di Sabino.
Il terzo volume delle opere di Ovidio era
diviso in due parti; la prima conteneva i Fasti del
Gennaio 1502
(1503), con prefazione dedicata a Marino Sanuto in cui gli annuncia la
pubblicazione dei primi sei libri di questi Fasti di cui Ovidio ne aveva
scritti altri sei, che completavano lopera, come annunciato in alcuni versi
che egli riferisce, Aggiungendo: So che
sarai felice di apprendere che al sesto
libro dei Fasti vi sono sei versi che non si trovano in nessunaltra edizione (e
che aveva riportato). Essi, aggiungeva ci
sono stati riportati da Francesco Roscio di Verona, conoscitore di greco e
latino, che si trovano in un vecchio manoscritto che mi ha dato.
Su questi
versi e sugli altri sei libri di Fasti, sorgeva una polemica che evitiamo di
riportare in quanto pur essendovi stato qualcuno che li aveva visti nellabazia
di Ulma, non si trovavano.
La seconda
parte di questo volume conteneva il
De Tristibus et de Ponto di Ovidio, annunziato come impresso il Febbraio 1503 (1504), ma
apparso nel successivo mese di giugno.
Nel Gennaio 1502 (anno
veneziano) erano apparsi Catullo, Tibullo, Properzio,
riuniti in unico volume, con tiratura di una trenitna di esemplari, con testo rivisto e corretto da Girolano
Avanzio e dedica a Marino Sanuto, questore di Verona e patrono della
letteratura e delle lettere (Veron qustori
litterarum litteratorumque patrono),
seguito dal Monitum del seguente
paragrafo.
*) Da un libretto pubblicato a Londra nel 1858
di A. Panizzi, Chi era Frncesco di
Bologna risultava essere Francesco Raibolini, detto Francesco di Francia o
Franza, celebre orafo e incisore di medaglie e monete come Ust e Dunne a
Mayence, Orsini di Foligno associato a Numeister, Bernardo Centini a Firenze,
Nicolas Jenson Duvet in Francia; poi con
Aldo era passato alla incisione dei caratteri.
ALDO PERSEGUITATO
DAI TRUFFATORI
PUBBLICA IL
MONITUM
CONTRO I
CONTRAFFATTORI
I |
l 16 Marzo 1503 (anno
veneto), Aldo pubblica il Monitum, Contro i contraffattori.
Egli aveva preso
la decisione di dare ai suoi amici dei buoni libri e nella
prefazione si rammarica non solo delle agitazioni dei suoi operai, ma della
circostanza che i suoi libri siano stampati da contraffattori, e scriveva: Credevo di non avere altra preoccupazione (che
quella) di vegliare su ci che i libri
greci e latini sortissero sulla nostra Accademia, nella maniera che fosse la
pi corretta possibile; ma doveva essere diversamente, tanto la fondazione
della lingua latina doveva costare delle pene. Perch senza contare la guerra
che era iniziata, non so per quale fatalit, nello stesso tempo della mia dolorosa
e faticosa impresa, guerra che continua tuttora al punto che dopo sette anni
sembra che i libri lottino contro le armi. Ho dovuto subire quattro volte nella
mia stamperia le cospirazioni dei miei operai e tecnici che hanno agito sotto
linfluenza della cupidigia, madre di tutti i mali. Ma, con laiuto di Dio, ho potuto vincere gli ostacoli e punire le
perfidie. Non mi rimaneva che vedere nella citt di Lione i miei libri,
fraudolentemente stampati e pubblicati con
il mio nome. Essi non portano n il nome dello stampatore, n il luogo dove
sono stati stampati, omessi questi elementi per truffare gli acquirenti con
laspetto del carattere e del formato, e far loro credere che essi sono stati
stampati a Venezia. E in tale stato di cose che sono a pregidizio dei miei
amici delle lettere e anche a mia disgrazia e disonore che ho voluto
pubblicarlo con questa lettera in cui si troveranno tutte le necessarie indicazioni.
Sono gi
state stampate a Lione, che io sappia, in carratteri molto simili ai miei,
Virgilio, Orazio, Catullo, Giovenale e Persio, Marziale, Lucano, Catullo,
Tibullo e Properzio e Terenzio, tutti senza il nome dello stampatore e del
luogo in cui sono stati stampati, n data, che sono incdicati nei miei che
portano - Venetis in dibus Aldi Ro -
con indicazione della data. Nei loro, nessun marchio; nei miei lAncora
circondata dal delfino, come si vede alla fine di questo avvertimento. La carta
dei loro libri inferiore ed ha anche un cattivo odore. Il carattere, spiacevole alla vista (intuenti
sapiant) ed hanno un certo aspetto francese. Le maiuscole sono di forma difettosa
(grandiuscu item sunt perquam deformes). Aggiungete che le
consonanti non sono legate alle vocali; da noi sono a imitazione della
scrittura; sopratutto per la loro scorrettezza che si possono facilmente
distinguere. (Aldo passa ad elencare le diverse edizioni che omettiamo): E dal marchio, prosegue Aldo, che i libri della nostra stamperia si
riconoscono facilmente cos per
quelli di Lione.
In nessun modo
Aldo aveva mai parlato della sorta di rivolta fatta dai suoi dipendenti, scrive
Didot-Firmin, ed ci che spiega un passaggio che lo aveva colpito nella
prefazione di Daniel Clary, in capo alledizione dei Poet Christiani; era un passo in cui Aldo lamentava lagitazione
degli operai per malessere e invidia.
In proposito non
riteniamo fare supposizioni sui possibili operai che si prestavano ad
andarsrene dalla stamperia di Aldo e rivelare i segreti di cui fossero a
conoscenza; ma limpresa era estremamente difficile perch essi dovevano
recarsi lontano da Venezia. In Italia, a
contraffare i libri di Aldo, vi era solo Giunta di Firenze, immune dal
privilegio concesso dal papa, in quanto Firenze era fuori della giurisdizione
della Chiesa (e ovviamente, di Venezia);
poi vi era la Francia, dove dominava la Chiesa Gallicana, nemica di Roma e i
contraffattori potevano agire a Lione e Parigi indisturbati; col risultato che
Aldo per i suoi libri contraffatti doveva inghiottire solo veleno! E non era
stato lasciato in pace neanche da morto, come si rileva dalla contraffazione
del poema Silenziario (v. sotto).
A seguito delle pressanti richieste che gli
giungono da ogni parte, per sapere quali libri Aldo avesse stampato, egli pubblica
due cataloghi (il primo catalogo come
sopra indicato, lo aveva pubblicato nel 1498); di questi due, il primo lo pubblica nel 1503,
il secondo lo pubblicher nel 1513.
A Giugno 1503, Aldo stampa ledizione greca di Luciano, seguito
da diversi scritti di Filostrato, ma senza la
vita di Apollonio di Tiana e senza prefazione, da sembrare la riproduzione,
senza esame critico, di un manoscritto, di qualit inferiore a quello di
Firenze del 1496.
Questo libro. sebbene fosse stato stampato nel
1501, era stato pubblicato dopo il Monitum
e d limpressione che Aldo fosse stato preso da scoramento, se non da
depressione (che a quei tempi non era conosciuta ma si parlava di melancolia, v. in Art. Rinascimento magico alla Corte di
Elisabetta ecc.), che gli aveva
creato il problema delle contraffazioni. Non a caso si era sfogato, riportando
nel testo una iscrizione greca (anche se andava in altra direzione), in cui
diceva: ccco lopera di Luciano; si sa
che la follia di tutti i tempi, e ci che per alcuni saggio, per altri
ridicolo; ci che uno ammira, laltro se ne fa beffe: tale il giudizio
contraddittorio degli uomini.
Due libri di Luciano erano stati distrutti ed
erano De Morte Peregrini contro una certa filosofia e religione e Philopatris; secondo Renouard, erano
stati eliminati per motivi di censura
ecclesiastica.
I Commentari di Ammonios
Ermeios et de Magentinos, sull Ermeneia di Aristotele, era stato stampato nei pi
piccoli caratteri che Aldo disponesse, formato in-fol. La prefazione era indirizzata al principe Alberto Pio ed
era datata 16 Novembre 1503 nella quale Aldo si dichiara colpevole del ritardo
della pubblicazione, dicendo: soffro per
essermi caricato di questo pesante fardello, facendo cenno allo scoramento
(di cui abbiamo detto pocanzi); non
rimane che resistere, conclude con
laiuto di Ges nostro Dio supremo. Si
pro nobis, quis contra? (Se Ges con noi, chi pu essere contro?).
E prosegue: Abbiamo dato alle stampe i commentari
di Ammonio in dieci lezioni e il libro De
Interpretatione di Aristotele, con
laggiunta, molto utile di Magentino, arcivescovo di Mitilene, e la parafrasi
di Psello (v. in Schede F.: Michele Puglia presemta Michele Psello ecc,). Dedicandoti questo libro, dice al principe, mi
felicito di poter annunziare, colmo dei tuoi benefici, di portare (il tuo) nome di famiglia, di cui mi onoro.
Nel Luglio appare il trattato di Bessarione Contro il calunniatore di
Platone (v. in
Schede F. Polemiche umanistiche tra
Aristotelici e Platonici e, La
polemica umanista sulle differenze tra Platone e Aristotele continua.),
preceduta da una prefazione, indirizzata da Aldo a Accursio Maniero,
giureconsulto avignonese, ambascitore del re di Francia a Venezia, come dono di antico affetto. Lalto pensiero
di Platone, aggiunge, riportato in questo volume, talmente profittevole in
tutte le circostanze della vita, che non sarebbe troppo leggerlo e rileggerlo.
Dopo i quattro libri che compongono questa
refutazione, si trovano le correzioni fatte da Bessarione al trattato delle Leggi di Platone, tradotte da Giorgio di
Trebisonda e un trattato di Bessarione sulla natura e larte, scritto con tanto
sapere, da aver appasionato lo stesso Giorgio di Trebisonda,
In Ottobre, appare la prima edizione dei commentari di
Ulpiano su le Olynthiache e Filippiche di Demostene, seguito da Lexicon decem
Rethorum di Harpocration (Carpocrate, filosofo egizio di lingua greca).
In Ottobre esce la prima edizione della Storia greca di
Senofonte, accompagnata da estratti di Gemisto Pletone e Erodiano, un volume in-fol., stampato da Aldi Neoacademia, contiene tutto ci
che Aldo aveva potuto scoprire sulle opere di Senofonte. Questa edizione delle Elleniche di Senofonte , come dice Aldo,
il seguito immediato e in qualche modo fatto sui documenti lasciati incompiuti
da Tucidide, in Paralipmena.
Una lunga prefazione scritta in greco
indirizzata a Guido Feretrio (da
Montefeltro) duca di Urbino (anche queste in data 14 novembre 1503, ma nella
lettera indicato febbraio),
sullesempio dei consigli dati da Isocrate a Demonico, egli d a Guido, che allora poteva avere ventiquattro
anni, dei suggerimenti, ricordandogli che non basta aver ricevuto
linsegnamento dei migliori precetti e i migliori esempi nellinfanzia. Dopo la
invocazione di : Figlio di eccellente
padre, Aldo, richiamando Jule Pollux che
era stato precettore del principe Alberto, autore di Onomasticon (uno dei precettori di Commodo), sposta il discorso su Commodo fanciullo, vivente ancora suo
padre MarcAurelio, e dopo aver esaminato la posizione di Commodo fanciullo dice a Guido: La tua eredit non consiste nel potere sovrano ma nella saggezza e virt, qualit che han visto
in te bambino, ragazzzo, adolescente, e subito entrato nellet virile, atto a
realizzare questi versi della tragedia: Grande e nobile carattere che imprime
ai mortali una illustre nascita ancor pi ingrandita da coloro che se ne
mostrano degni (Euripide, Ercole v. 319 e segg.).
Aldo dopo ulteriori suggerimenti conclude
scrivendo: Per testimoniare lalta idea
che ho di te, ti offro le Elleniche di Senofonte richiamando i Paralipomeni della
storia di Tucidide, opera piena di interesse, di cui sto preparando la stampa.
E nello stesso tempo della preparazione di questa storia di Senofonte, far
stampare Limpero di MarcAurelio, di Erodiano, e altres ci che resta di
Fetone e qualche scolio utile di Tucidide, senza il quale questa storia sarebbe
quasi inintelligibile e nel farti ci presente, ho pensato che ti sar gradita
e che la conserverai come un ricordo della mia considerazione e della mia
devozione nei tuoi confronti e di quello del tuo governo. Salute. Venezia questo 14 del mese di
Antesterione (febbraio) 1503.
Nel piccolo formato in-8 (mese di novembre), appare l Antologia o Florilegium diversorum Epigrammatum.
Aldo aveva
seguito il testo della prima edizione di Giovani Lascaris, impressa a Firenze
da Alopa nel 1494, ma vi aveva aggiunti diciannove epigrammi inediti con varianti
di diversi altri manoscritti, di cui molti inediti; vi aggiungeva un piccolo
poema, Silentiarius di Paul Silentiary (in francese Silaintiaire, evidentemente anonimo!),
impresso su due colonne, ci che fu causa di un singolare errore commesso da
Giunta nella contraffazione dellAntologia
di Aldo, stampata nel 1519, nello stesso formato; ma, sebbene contraffatti,
poich passavano per testi di Aldo, lerrore era attribuito ad Aldo, ormai
defunto!
Nella stampa del suo testo, Aldo aveva ritenuto
dividerlo in due colonne, ma in modo che il rigo della seconda colonna si
leggesse dopo il primo rigo della prima colonna e cos di seguito; invece
Giunta, non si era accorto di questa impostazione e nel suo testo contraffatto,
aveva riunito le due colonne in una unica, ma aggiungendo la seconda colonna di
ogni pagina alla prima, e cos via.
Ci che avvenne di straordinario, scrive
Firmin-Didot, che gli altri contraffattori,
Henri Etienne di Parigi, Froben di Basilea, nelle edizioni di Brodeus e
Gwelenius e Wechel di Francoforte, copiarono dal libro stampato da Giunta. Era
stato il vescovo Huel di Avranches (Svizzera), che per primo aveva segnalato
lerrore.
Ci che si era verificato di spiacevole era
stato che Henri Estienne, nel suo commentario sullAntologia di Aldo, non aveva consultato il testo di Aldo, ma aveva fatto
ricorso alle edizioni di Giunta, Josse e Froben; e, scrive Firmin-Didot, anche
se egli, nel commento dellAntologia, si era fermato alla pagina 486 che non
comprendeva il Silentiarius, per un
caso particolare si era verificato che seguendo questa impostazione non aveva
apportato alcun cambiamento al senso dei versi. Una nuova edizione era apparsa
nel 1521 e unaltra nel 1551, apud
Aldi filios.
In questo periodo (settembre 1503), Aldo aveva ripreso
i contatti con la marchesa Isabella alla quale aveva scritto per chiederle una
grazia per un condannato, che si trovava nelle prigioni di Mantova. Aldo era stato
sollecitato dalla madre di Federico
Ceresara per intervenire presso il duca di Mantova, per ottenere la grazia per
suo figlio, tenuto in prigione da due anni, il quale in un litigio col fratello,
lo aveva ucciso. Sebbene la marchesa avesse concesso la grazia, il marchese che
non era stato avvertito, aveva disposto che fosse giustziato. Aldo aveva
scritto un'altra lettera (14 Giugno 1504) in cui, lamentando la circostanza,
faceva presente alla marchesa di non voler esser lui la causa della sua morte.
Federico Ceresara fu graziato e per riconoscenza si mise alle dipendenze di
Aldo accompagnandolo nei suoi viaggi.
Ledizione di Euripide in due volumi
in-8, del febbraio 1503
veneto (1504), pu essere considerata la prima del tragediografo e contiene
diciotto tragedie; Lascaris ne aveva pubblicato a Firenze da Alopa solo
quattro, Medea, Ippolio, Alceste e Andromaca.
Il titolo del primo volume ne annunciava
diciassette; lultima, lErcole furioso, corrispondente
alla diciottesima, non era nota ad Aldo che durante la stampa del secondo
volume iniziava con Rhesus, discorso sulle tecnica della tragedia e
sui personaggi. LElettra fu scoperta
pi tardi. La dedica, scritta in latino per Demetrio Calcondila, al quale Aldo
dedicava questa edizione, lamentando la scomparsa di tanti manoscritti che
spariranno dallItalia, sia per le guerre, sia per lincuria, sia per le tarme
alle quali sono abbandonati. E Aldo ringraziava Dio per linvenzione della
stampa che permetteva di stampare, al giorno, per ciascun mese, mille volumi
dei migliori autori pubblicati dalla sua Accademia.
Nel Febbraio 1503 (1504) appaiono
diverse omelie di Origene, in-folio, tradotte in latino e precedute
da una prefazione di Aldo indirizzata a gidius Viterbensis- Egidio Antonini, uno dei predicatori
pi eloquenti della sua epoca; era stato patriarca di Costantinopoli, vescovo
di Viterbo e cardinale e conosceva il greco, latino, ebraico e caldaico.
La prima edizione dei Commentari su Aristotele di Giovanni
Filopono, detto il Grammatico, in greco, apparvero nel marzo
1504, in-folio; la prima volta che
i fogli sono cifrati da Aldo in ambedue le parti. Questopera fu seguita dalla
traduzione latina di diversi trattati di Aristotele, in-folio: De
natura animalium, de partibus animalium, de generatione animalium. Teofrasto, De historia
plantorum et de causis plantorum; Aristotele, Problemata, e Alessandro di Afrodisia, impresso per la
prima volta.
Queste opere tradotte in latino da Teodoro Gaza, erano
raccomandate da Aldo a coloro che volevano perfezionarsi nello studio della
lingua greca, per la comparazione. Ermolao Barbaro, deplorando la morte di
Teodoro Gaza, coglieva loccasione per rivolgere i pi grandi elogi al papa
Sisto IV; il libro era dedicato da Aldo a Matheus Longius, segretario di Stato
dellimperatore Massimiliano.
Lo scritto intitolato Scipione Carteromachi Pistoriensis Oratio de Laudibus litterarum graecarum, pronunciato
a Venezia da Fortiguerra, conteneva lelogio di Venezia, la citt pi ricca di
libri, come furono Atene e Roma al tempo del loro splendore e ci grazie a questa nuova invenzione per la quale i libri
si moltiplicano in tutta la loro bellezza e nella loro correzione, sopratutto,
diceva lautore, per merito del nostro Aldo, che si in diritto di proclamare,
secondo lesempio di Porfirio, Omnium
honorum nobis auctor Aldus.
Fu solamente nel 1504 che riprese il lavoro
relativo alla vita di Apollonio di Tiana di Filostrato, iniziata
nel 1501, che portava questa data; la prefazione era indirizzata a Zenobio
Acciolo di Firenze (Zenobio Acciajuoli, distinto ellenista nel 1518 era stato
nominato conservatore della biblioteca vaticana), era del 1504, con la quale
Aldo si rammarica del ritardo, dovuto,
egli dice alla circostanza che lopera era stata travolta da un tessuto di
mensogne, in quanto san Gerolamo nellindicare Apollonio come mago, sembrava
aggiungere fuoco alla circostanza che Filostrato, avesse consacrato alla sua
vita otto libri. Cos, scriveva Aldo, ho voluto aggiungere un contro-veleno aggiungendo
alla traduzione latina, il trattato di Eusebio di Cesarea contro Ierocle che
dopo questa storia di Filostrato, aveva paragonato Apollonio a nostro signore
Gesu-Cristo (infatti Apollonio veniva considerato il Ges laico! ndr.).
Nel giugno del 1504 Aldo stampava la prima
edizione di poesie greche in formato in-4,
di Gregorio di Nazianzo con traduzione latina, di cui aveva dato
notizia a Isabella di Mantova, alla quale aveva scritto una lettera in latino,
facendole omaggio della vita di Apollonio con il trattato di Eusebio contro
Ierocle e il libro di poesie di Gregorio di Nazianzo che, diceva Aldo merita di esser letto da Vostra Eccellenza,
e, concludenva, Ci che sar dalla mia
parte testimone della mia venerazione per Vostra Maest.
Nel mese di agosto appare la prima edizione di
cinque piccoli poemi, intitolati Encomiastica di Cimbriacus (milianus) di
Vicenza, poeta poco conosciuto, morto verso la fine del quindicesimo secolo; vi
sono riportati elogi in versi latini, in onore dellimperatore Massimiliano e
di suo padre. Questo volume in-8,
stampato a cura di Giovanni da Camerino, professore di teologia a Vienna, il
quale, nella sua lettera dedicatoria allimperatore Massimiliano, annunciava la
prossima stampa di altri poemi dello stesso autore (progetto rimasto incompiuto).
Ma per moltiplicare gli elogi, egli non credette di far meglio che
ricorrere ad Aldo e alla sua Accademia, sapendo che niente sarebbe stato di pi
gradevole che propagare dappertutto le grandi azioni e i grandi meriti
dellimperatore per il quale le sue devozioni e ammirazioni erano estreme.
Alla fine dellanno Aldo pubblicava due volumi
di Omero, che seguiva ledizione principe di Calcondila,
stampato da Nerlius di Firenze nel 1488. Vi era una dedica di Aldo a Girolamo
Aleandro al quale egli diceva che la
dedica non serve ad eccitare maggiormente il tuo zelo, ma per segnalare a tutti
la mia inclinazione per il tuo spirito, il tuo genio, la variet delle tue
conoscenze e la tua scienza nelle lingue. In effetti, non avendo ancora
ventiquattro anni, tu gi eccelli nella lingua greca e latina e nella tua
abilit nellebraico; ti applichi con uguale ardore nel caldeo e arabo, che
presto sar oggetto di ammirazione, per avere cinque lingue a tua disposizione.
Ti esprimi in greco con tale facilit e con una tale attitudine e abilit che
insegni lebraico, che sarebbe da credere che tu sia nato ai tempi antichi
quando Atene e Gerusalemme esistevano ancora. Che dire della nostra lingua
latina in cui eccelli a tal punto nello stile elevato, che nelle poesie hai
dato alle opere liriche, bucoliche, epigrammi, giambi e nella prosa delle
lettere, dei discorsi, dei dialoghi e tutto in uno stile facile, gradito al
pubblico? Presto ciascuno potr giudicare dei loro grandi meriti, senza parlare
della tua scienza nella musica e in matematica e in tutte le arti liberali di
cui ti occupi a Padova notte e giorno.
Aldo poi coglieva loccasione di far
riferimento a Mapheus Leon suo Mecene, il
quale, in questi tempi di avarizia, si mostra generoso nei tuoi riguardi, al
quale ti prego di raccomandarmi e assicurargli che tu mi sei caro per le tue grandi
virt e santi costumi che furono di tuo
padre (il padre di Aleander era un profondo filosofo ed eccellente
medico).
Nel Novembre usciva Demostene, conmposto in due parti, di cui Aldo diceva
che erano state tirate poche copie, senza specificarne il motivo. Si era
ritenuto che avesse potuto esservi stato un problema con gli operai oppure una
mancanza di carta. Sta di fatto che con la stessa data appariva un grosso volume, dello stesso
formato e con lo stesso carattere, contenente non solo Demostene per intero, ma
argomenti su Demostene e la sua vita scritta da Libanio e quella scritta da
Plutarco.
Nella prima parte vi era la prefazione in
latino, scritta da Aldo e indirizzata a Daniele Clarius di Parma e nella
seconda la prefazione era di Scipione Carteromacos, scritta in greco e indrizzata
ai filologi. ai quali erano richiamati i
meriti di Demostene.
Nella prefazione a Clary, Aldo riassumeva la
vita di Demostene cos gloriosa e importante e mostrava, con lesempio dei capi
di eloquenza presso i greci e i romani, come fosse stata sventurata la sorte di
questi geni superiori che si erano consacrati alla difesa della libert.
Poi, aggiungeva: La
sfortuna che aveva perseguitato Demostene, si ripetuta quando avevo deciso di
stamparlo, a causa dei numerosi ostacoli che erano sorti, che non si erano mai
verificati nella stampa degli altri libri, come poteva testimoniare
Carteromachos e Angelo Gabriel, conoscritore di greco e latino e grande
ammiratore di Demostene, che mi spingeva ad affrettarmi. Tuttavia, per fortuna,
questo capolavoro di eloquenza, la cui bellezza senza uguali, sta per uscire
dalle mie presse con una esecuzione superiore a tutto ci che ho prodotto nella
mia stamperia. E rivolto al lettore, aggiungeva: Se esso ti giunge pi tardi di quanto tu lavessi desiderato, non a
me che devi attribuirlo ma alla sfortuna legata al destino di Demostene, che a
lui, in tutti i tempi, aveva dato una esistenza
cos difficile.
E da
ritenere che nello stesso anno Aldo abbia pubblicato la prima edizione, senza
data di Quintus Smyrnus; questo Quinto di Smirne era stato scoperto
in Calabria, accompagnato da Della rovina di Troia di Trifiodoro e Il Ratto di Elena di Coluthus. E a
Bessarione che si doveva il ritrovamento, come riferiva Aldo nel breve avviso
stampato allinizio del libro. E Aldo scriveva: La scoperta di questo
manoscritto, generalmente conosciuto col nome di Quintus Calaber, stato un avvenimento nel mondo letterario ed
stato trovato nella Magna Grecia,
dove si era mantenuto luso della lingua greca e dove si potr trovare qualche
altro monumento della lingua greca.
DIVAGAZIONE
SU LUCREZIA BORGIA
SPOSA DI ALFONSO DESTE
E LA DEDICA DI BEMBO
DEGLI ASOLANI
N |
el 1505, nel mese di Marzo, Aldo aveva stampato Gli Asolani,
dialoghi de amore di Pietro
Bembo, ma il libro apparir nel successivo mese di Agosto, data della lettera
dedicatoria di Bembo a Lucrezia Borgia.
Lucrezia, figlia naturale del papa Alessandro
VI, era moglie di Giovanni Sforza, quando il padre aveva deciso di farle fare
un matrimonio pi importante, con un rappresentante della Casa dEste di
Ferrara; il papa, in vista del matrimonio con Alfonso dEste, figlio del duca
Ercole, aveva fatto ripudiare (1502) Givanni Sforza, che Lucrezia aveva sposato
due anni prima.
Le trattative per il figlio Alfonso, che era
rimasto vedovo da precedente matrimonio, erano state condotte dal padre Ercole,
il quale nelle trattative con il papa, aveva approfittato per sistemare tutti i
rapporti che il ducato aveva con la Santa Sede, alla quale versava un censo di quattromila ducati lanno.
Questo censo era stato annullato, ed era stata fissata una dote per Lucrezia, di centomila
ducati (cento milioni in euro), che Ercole aveva preteso fossero pagati in
ducati larghi e non da camera (di valore inferiore). Ercole
aveva preteso che questi ducati fossero controllati; e i suoi tesorieri giunti a Roma si misero a controllare
tutti i ducati e quando finirono (impiegando cinque giorni, dal 1 al cinque
gennaio) la sposa pot partire.
Alla dote erano da aggiungere gioielli per
trentamila ducati, abiti (un abito valeva quindicimila ducati); argenteria, del
valore di trentamila ducati; finimenti preziosi per cavalli e muli, del valore
di centomila ducati ecc.. La colonna al comando del duca Ercole, aveva centocinquanta
mule da trasporto, con gualdrappe di velluto nei colori pontifici, e la
stupenda lettiga alla franese, dono del papa, che doveva portare Lucrezia e la
duchessa di Urbino, Elisabetta Gonzaga, figlia del marchese di Mantova Federico
Gonzaga, moglie di Guidobado da Montefeltro; Lucrezia era avcompagnata dalla
ferdele Angela Borgia, sua cugina naturale. Lintero percorso era stato una
apoteosi di accoglienze e festeggiamenti, sebbene il tempo non fosse stato
clemente con freddo e continue nevicate.
Giunta a Torre Fossa il primo Febbraio,
Lucrezia fece lingresso a Ferrara il giorno successivo e laspettavano sei
giorni di feste (dal 3 all8), con il programma preparato da Ercole con tre
tipi di distrazioni: banchetti, balli e rappresentazioni teatrali. Il 4 di
Febbraio che era venerd, mentre Lucrezia quel giorno non si era fatta vedere,
il duca Ercole, che era religioso, si era recato con i suoi ospiti, tra i quali
lambasciatore francese, a visitare suor Angela di Viterbo, che aveva le
stimmate (e allepoca il fatto era considerato miracoloso e non derivante da
isteria) e sanguinavano ogni venerd e suor Angela aveva fatto dono
allambasciatore delle pezzuole con il suo sangue.
Ferrara mancava di un teatro stabile, ma aveva
una sala detta Tribunale che poteva
ospitare tremila persone; Ercole vi aveva allestito il teatro, dove si svolsero
le varie rappresentazioni.
Le feste terminarono l8 febbraio che era anche
lultimo di carnevale; dopo un intermezzo musicale in cui si erano esibiti sei
violinisti, i cui artisti erano molto ricercati, ed era seguita la
rappresentazione teatrale della Casina,
la serata fu chiusa da una moresca (che
riuniva in s il doppio carattere dellopera e del ballo), ballata da sei
uomini che si contendevano una bella fanciulla, finch non apparve il Dio damore, accompagnato da musici, che
la liber da quelle strette. Poi si vide una grandissima palla che si divideva
in due e cominciava a risuonare di accordi musicali; giunsero infine dodici
svizzeri con alabarde e bandiera nazionale che eseguirono, con gran destrezza,
una danza pirrica (danza di origine greca, eseguita con le armature).
Le feste di Ferrara, dove per il clima, si
respirava unaria cupa e malsana, nonostante il lusso, non erano quelle di Roma
dove le commedie pastorali e allegorie erano allusive a Lucrezia, a Cesare, ad
Alessandro; quelle di Ferrara non avevano scene di tal genere; erano solo
ingegnose o apparivano tali. Malgrado il lusso spiegato dal duca, le sue feste
apparivano monotone e inducevano stanchezza, ma andarono ugualmente a genio
alla maggioranza.
Isabella scriveva al marito: Queste nozze sono molto fredde; mi sembrano
mille anni di essere di nuovo a Mantova per rivedere di nuovo Vostra Eccellenza
e il mio figliuolino, e di allontanarmi di qua, ove non un briciolo di
piacere. Vostra Eccellenza non ha da invidiarmi per la prsenza a queste nozze
le quali sono riuscite cos gelate, che quasi invidio lei di essersi rimasto a
Mantova.
Isabella che con Elisabetta Gonzaga erano le
dame donore di Lucrezia, certamente per gelosia, avendo sei anni pi della sposa, si limitava
a descrivere i suoi abiti ma non la sua persona, scrivendo: Della
figura mi taccio, poich so che Vostra Eccellenza la conosce di vista. Una
sua dama di compagnia, la marchesana di Cotrone, scrivendo anche lei al
marchese di Mantova, gli diceva: La
sposa non ha nulla di singolare quanto a bellezza, ma ha dolce ciera. E tra le
molte altre dame, lillustrissima madonna di Urbino (Elisabetta) bella assai e mostra in verit di essere
degna sorella di vostra Eccellenza; nondimeno, alla mia illustrissima
signora Isabella ... spetta il vanto di
essere la pi bella, mentre accanto alla Sua Signoria, tutte le altre non erano
nulla ... .
Ercole fu contento quando le donne
incominciarono a partire, essendosi lamentato con il suo ambasciatore a Roma, Costabili,
che la presenza delle nominate madonne,
fan cos gran numero ... che peso grande e insopportabile dispendio; perch
si conta il numero di queste persone del seguito di queste donne e di altre ...
si contano quattrocentocinquanta uomini e trecentocinquanta cavalli. E,
per di pi, le feste gli erano costate un quarto della dote, venticinquemila
ducati (F. Gregorovius).
Questa breve divagazione su Lucrezia Borgia,
dovuta alla circostanza che non siamo ancora riusciti a scrivere un bel saggio
sui Borgia, da anni maturato nella nostra mente, e chiss se il Destino, che decide della vita e della
morte degli esseri umani, ci consentir di farlo!
Ora torniamo alla lettera-prefazione scritta da Bembo a Lucrezia, costituita da tre
pagine introduttive, che abbiamo trovato nella copia de Gli Asolani pubblicata da Google, con numero di serie della Bayer Staatsbibliotek e timbro della Bibliotheca Regia Monacensis; copia che
deve essere una di quelle contraffatte che avevano perseguitato Aldo, in quanto,
pur con lAncora e delfino, non
contiene n il nome dello stampatore n la data di stampa!
Pietro Bembo (1470-1547), giovane e aitante
trentenne, si trovava (dal 1502) alla Corte di Ferrara, quando vi giunse
Lucrezia (1503), fresca sposa dalla fu preso da ardente amore, ritenuto corrisposto.
Nel 1505, Bembo, essendosi reso conto di essere in pericolo di vita (per la
gelosia di Alfonso), pens bene di allontanarsi, recandosi alla Corte di Urbino
e mantenendo con Lucrezia che gli aveva dato una ciocca dei suoi capelli, una
lunga corrispondenza.
La lettera, era stato detto:- ritenuta insignificante; noi aggiungiamo
noiosa e banale, che non ci si aspetta da un tal famoso letterato. Cerchiamo
di farla conoscere, riassumendola nei termini pi essenziali. Bembo, dopo aver
riferito della morte del fratello minore, colpito nel primo fiore della sua
giovinezza nel suo affetto, che per lui era stata una penetrevolissima ferita; passa ad augurare a Lucrezia di svagarsi, in sua assenza, conversando
con le perone che la circondano, tra le quali, la fedele Angela Borgia (di
cui si detto), messer Ercole Strozzi (altro corteggiatore di Lucrezia, che
far una brutta fine n.d.r.) e messer
Antonio Tebaldeo (ambedue poeti). E, mentre
altri giovani con altre donne si sollazzano ragionando di
altre nozze, voi con le vostre damigelle scrivetemi (ci) che
leggerete, il che sar gradito, vaga
(desiderosa) di ornare lanimo di belle
virt, quanto pi tempo si pu; ponete sempre o leggendo alcuna cosa o
scrivendo. ... Forse acci che di
quanto con le bellezze del corpo quelle delle altre donne, sorpassate, di tanto
con queste dellanimo sormontate (con)
le vostre; siate voi stessa di noi maggiore,
amando troppo pi di piacere voi sola dentro, che tutti gli altri fuora;
io assai buon guiderdone (assai buona
ricompensa) mi terr havere di questa mia giovanile fatica (unico accenno
allopera!), pensando per le qualit
delle ragionate cose, in questa fermomi che possa essere, che di questo nostro medesimo
cos alto cos lodevole disio, leggendoli,
diveniate pi vaga (desiderosa). Alla cui grazia e merc inchinevolmente mi
raccomando.
Questa lettera, a causa della reputazione di
Lucrezia sulla quale si erano espressi molti autori, tra i quali Pontano, si
era pensato di eliminarla; e si era fatto ricorso alla eliminazione delle
pagine, per cui molte copie erano prive dei fogli che la contenevano; ma, ci
nonostante, Bembo, nel 1515 fece ristampare il testo, con la stessa prefazione.
I
LIBRI INVIATI
A
ISABELLA DESTE
E
IL LORO VALORE
N |
ellAprile 1505 erano
pubblicate le Poesie di Aurelio
Augurellus, che in
quel tempo godevano gran fama. Erano state forse le ricerche sullarte di
ottenere loro, che egli aveva indicato nel suo poema Crisopa. al quale Augurellus doveva la sua reputazione?
Scaligero lo aveva criticato aspramente.
Con una lettera del 16 Maggio 1505, la marchesa
Isabella chiedeva ad Aldo di inviarle tutti i libri in latino stampati, precisando:-
Un esemplare per ciascuno, eccetto
Virgilio che gi abbiamo; quando stamperete altri volumi non dimenticate di
farli stampare su bella carta; fateci
conoscere il prezzo che manderemo non appena ce li avete fatti avere; rimanendo
a vostra disposizione su tutto ci che vi potr essere gradito.
Poi in unaltra lettera successiva gli diceva:-
Ricordate quando stamperete in piccolo
formato, di fare un esemplare su velina, con il nostro nome, come labbiamo (gi)
scritto. Una simile copia per un
bibliofilo sarebbe stata una fortuna; una copia si trovava al British Museum.
Aldo per accontentare la sua illustre cliente, aveva
fatto stampare per suo conto da Giovanni dAsola i seguenti volumi; Marziale,
Catullo, Tibullo e Properzio, e Luciano, non rilegati, mentre Orazio, Giovenale
e Persio erano stampati insieme, in due volumi ornati di iniziali dipinte e
dorate (miniati); e si dispiace di non poter offrire altro.
E interessante conoscere i prezzi: per i primi
due libri di Orazio e Giovenale e Persio rilegati insieme e miniati, sei ducati (seicento euro); Marziale quattro ducati (quattrocento euro),
Catullo, Tibullo e Properzio tre ducati (trecento euro); Lucano tre ducati (trecento euro).
Un piccolo Libro dOre era
apparso in Luglio, scritto in greco, ben stampato in nero e rosso e ricercato
come ledizione del 1497.
Le Poesie di Pontano erano apparse nel mese di Agosto, divise in
due parti; la prima dedicata a Jacob Collaurius, segretario dellimperatore, al
quale Aldo sollecitava la richiesta del diploma per
lAcccademia come istituzione letteraria, che Massimiliano non aveva accordato
e non accorder mai, senza che se ne conoscesse il motivo, pur essendo limperatore,
amico delle lettere e protetore della stamperia di cui aveva incoraggiato il
progresso.
Nel mese di Settembre appare un piccolo volume,
originale per i tempi, e di estrema rarit, sulla caccia Adriani cardinalis S. Chrysogoni
ad Ascanium cardinalem Venatio, in-8
di otto foglietti. Aldo vi aveva scritto una lettera diretta al cardinale
Adriano:- Il fascino che mi ha provocato la lettura del vostro Trattato sulla Caccia, dotto Adriano,
tale, che niente mi sembra pi degno che possa uscire dalla mie presse e di
essere offerto al pubblico per leleganza dello stile e per la sua utilit per
i consigli contenuti, cos pietosi e cos prudenti che si trovano alla fine.
Ledizione del 1505, dalle indagini fatte da
Firmin-Didot, era introvabile; il Vaticano ne aveva una copia del 1534, senza
prefazione, mentre il British Museum, al quale Firmin-Didot si era rivolto, gli
aveva mandato una copia della lettera scritta da Aldo in latino, innanzi
riassunta; ma del libro non si conosce la catalogazione, in quanto nel catalogo
risultava indicata sotto il nome di Castellensis
Hadrianus. Ledizione del 1505 si trova nella Biblioteca Universale di
Google (probabilmente in vendita), dove si trovano altri libri di Adriano
Castellesi, ma lanteprima di questa Venatio
non disponibile.
Poi appariva un volume greco, formato in-folio, di Esopo, seguito da Gabrias e altri scritti tra i quali Hierogliphica di Horus-Apollo stampato per la prima volta; Aldo aveva
distinto testo e traduzione latina e greca in modo che, nel caso, si potessero
fare due versioni separate, una greca, laltra latina.
Lultima
stampa di questanno, del mese di dicembre, un Virgilio, completo del tredicesimo libro dell Eneide e
piccole poesie del Culex, Moretum, Copa, poesie libere ecc., precedute dallavviso di
Aldo agli studiosi, di aver voluto
stampare questo piccolo libro in modo da poterlo avere come compagno di viaggio
e aver inserito composizioni della giovinezza di Virgilio, che si ritenuto
aggiungere, sebbene per la loro oscenit non convenissero allesiguit del
piccolo formato portatile, a seguito delle reiterate domande che sono state
fatte, alle quali ho consentito, ma in modo che ciascuna parte di questo volume
potr essere separata.
Nella
seconda parte del volume, si trovava altra nota di Aldo agli studiosi. Spero di darvi ltna, Ciris, Dir, Virgili lusus, pi corretti, ma non mi
stato possibile aver trovato manoscritti migliori; stato mio malgrado che ho
dovuto aggiungere lEneide di Marpheus Vegius alla divina Eneide, ma ho dovuto
fare questa concessione.
LA DISAVVENTURA
DI ALDO FINITO IN
UNA FETIDA PRIGIONE
I |
l 1506 si
presenta ad Aldo come un anno di guerre che desolavano lEuropa, sopratutto
lItalia (Lega di Blois); Aldo era stato spogliato dei suoi beni in terraferma
e aveva dovuto viaggiare per recuperarli. Con laiuto di amici, tra gli altri
Pier-Francesco, padre di Santo, nipote del doge Marco Barbarigo e Andrea
Torregiano, Aldo riusc a stampare qualche libro.
Egli si era
dedicato alla ricerca di manoscritti e tornando da un viaggio in Lombardia,
dove sperava di trovare il Culex per
completare le poesie leggere di Virgilio e raccogliere le migliori lezioni dai
manoscritti di Milano, al suo ritorno fu arrestato (il 17 Luglio) nei confini
del mantovano.
In seguito
a turbolenze e disordini politici, erano stati segnalati alle guardie di frontiera
del marchese di Mantova due malfattori.
La sera dello stesso giorno due uomini avvolti nei loro mantelli, si
presentarono alla frontiera; dopo esser stata fatta richiesta di scoprirsi, uno
di loro, con una piuma rossa e verde sul cappello, spron il cavallo e si diede
alla fuga; inseguito fino al confine di Asula,
era caduto da cavallo e dopo aver attraversato la riviera, era scomparso,
lasciando una valigia con manoscritti e vestiti; a dire di Aldo, si trattava di
Federico Ceresara che lo accompagnava.
La guardia
di frontiera scrisse al marchese di Mantova per sapere cosa dovevano fare di
questo individuo che pretendeva di chiamarsi Aldo Romano ed essere conosciuto
da Vostra Signoria. Egli diceva che il suo compagno era fuggito per timore di
essere al bando nel territorio di Sua Signoria e reclamava gli effetti
sequestrati che gli appartenevano. Lo stesso giorno il marchese approva ci che
gli agenti avevano fatto e chiedeva di portargli il prigioniero sotto buona
guardia.
Aldo scriveva
al marchese lo stesso giorno esponendo che Federico Ceresara era suo familiare che temendo di essere
arrestato nel suo territorio, indossava i suoi abiti, e per questo motivo si
era dato alla fuga. Il giorno successivo (18) Aldo scriveva al marchese una
lettera pi insistente e firmata, come la precedente, Aldus Pius Romanus; egli ricordava al marchese di essere Aldus
Manutius Romanus e portava il nome di Pius, che gli era stato concesso dal
principe Alberto Pio di Carpi, genero e figliolo dellillustrissimo signor
marchese di Mantova di cui Alberto Pio il fedele servitore, allo stesso modo
in cui il principe di Carpi suo (di Aldo) padrone; che la sua professione era
quella di stampare libri a Venezia dove egli abitava. Ed esponeva la sua
avventura con queste parole: Per aver
voluto dare nuovo lustro alle opere di Virgilio che era nato a Mantova, io neriterei, per non
soffrire alcuna violenza sul territorio mantovano, di essere piuttosto protetto.
Il 20 Luglio seguiva unaltra lettera di Aldo con la quale egli pregava di non
condurlo a Mantova, dove regnava la peste che lavrebbe costretto a sottoporsi
alla quarantena, per poter rientrare a Venezia; egli lo pregava di mandarlo a
Caneto o altrove e non sapeva a chi attribuire la sua detenzione.
Il
governatore di Asula, per la repubblica veneta, raccomandava Aldo al marchese
di Mantova (a volte il marchese e la marchesa erano qualificati duca e
duchessa, ma il marchesato diverr ducato in periodo successivo a quello
narrato, nel 1530).
Il 21 Aldo era
stato condotto a Canneto (a venti miglia da Mantova), messo con il caldo di
luglio in una fetida cella, e il giorno successivo fu mandato, per ordine del
marchese, da Carlo Giaffredo (Charles de Jouffrey), giureconsulto, vice-cancelliere
del senato di Milano e presidente del Delfinato, al servizio di Luigi XII come
ambasciatore a Mantova, il quale aveva interceduto in favore di Aldo; per
ricambiare questo favore Ado gli dedicher l edizione di Orazio del 1509 (v.
sotto).
Aldo scriveva
nuovamente al marchese (il 25) lamentandosi amaramente per la prigione che
aveva subito e che riteneva vi fosse finito allinsaputa del principe:- Se fossi rimasto ancora due giorni di pi in
quel luogo infetto dove ero tenuto, non avrei potuto sopravvivere; ma Dio sia
benedetto, vedo la punizione dei miei peccati. Il marchese gli rispondeva
immediatamente, esprimendo il dispiacere che provava nel sapere che uma persona
delle sue qualit e virt avesse potuto subire tale spregio entrando nel
mantovano, spiegandogli la causa dei due malfattori ricercati, per i quali
aveva dato le istruzioni per larresto.
Lui e il
suo compagno, erano stati i primi viaggiatori a passare da quelle parti e il
suo compagno, dandosi alla fuga aveva dato adito alle guardie di ritenere
fossero i due ricercati. Dopo essersi scusato, il marchese mandava ad Aldo la
valigia con i manoscritti, comunicandogli che i suoi favori sarebbero stati
assicurati per per lavvenire. La notizia dellarresto di Aldo si era diffusa,
ma non se ne conosceva il motivo, come si vedr pi avanti (anno 1509, Orazio).
Il 1507 non era
apparso che un piccolo volume in-8:
era la traduzione fatta in latino da Erasmo di due tragedie di Euripide, l Ecuba e l Ifigenia in Aulide, seguite
da un Ode in onore
dellInghilterra, del suo re Enrico VII e dei suoi figli (v. in Art,
LInghilterra dei Tudors) e un Ode in onore
della vecchiaia. Ad alcune di queste tragedie, che erano lette avidamente, per
odio nei confronti di Erasmo, nellUniversit e alla Sorbona, vi era chi le
aveva cancellate con linchiostro e chi aveva strappato le pagine; su una copia
(indicata da Renouard) si leggeva: Divieto
di leggere sotto pena della dannazione eterna; nellesemplare della
Biblioteca di Francia il nome di Erasmo era stato cancellato con linchiostro: Erano
gli effetti del fanatismo religioso... che arriva a fare anche di peggio
(assurdo che per la religione si debba uccidere!).
NellAprile 1508 appariva
la seconda edizione della Grammatica Latina di Aldo,
formato in-4, reimpressione di quella pubblicata nel 1501. In questanno
giungeva a Venezia Erasmo (v. cit. Primi
umanisti ecc.), per la stampa degli Adagia di cui era stato stampato a Parigi (1500) un
primo saggio da Jean Philippi; ledizione apparve nel 1508. Nella prefazione
indirizzata a Guillaume Montjoye, Erasmo ringraziava Aldo per la sua
cooperazione, per avergli messo a disposizione i mezzi necessari per la stesura
del testo e per laiuto avuto da Giovanni Lascaris, Battista Egnazio, Marco
Masuro, il fratello Urbano e Girolamo Aleander; e mentre Erasmo completava le
pagine giorno per giorno nella stamperia, Aldo lo rileggeva e lo stampava. Aldo
raccontava di essersi meravigliato che Erasmo scrivesse in mezzo al frastuono che
facevano gli operai mentre lavoravano; le bozze gliele correggeva un correttore
di nome Serafino, ma anche Aldo le leggeva e quando Erasmo gli aveva chiesto
perch si prendesse questa pena, egli rispose che lo lo faceva per istruirsi.
Nel Novembre apparve, in
piccolo formato in-8, la prima
edizione delle Lettere di Plinio, distinte con lindicazione Venetiis, in dibus Aldi
et Andre soceri,
che annunziava pubblicamente lassociazione con il suocero. Questa edizione,
divenuta rarissima per vari motivi, conteneva trecentosettantacinque lettere
divise in dieci libri, superando ledizione di Roma del 1490, che ne conteneva
duecentotrentasei, divise in nove libri e le altre edizioni, di Venezia senza data (verso il 1471), di
Napoli del 1476 e Milano 1478 che ne contenevano centoventidue.
Aldo aveva
dedicato questa edizione ad Alvise Mocenigo, ambasciatore in Francia, che gli
aveva portato il manoscritto da Parigi; ma due anni prima, Giocondo di Verona
(fra Giocondo), in un suo viaggio in Francia, aveva trascritto lo stesso
manoscritto che Aldo aveva potuto collazionare e con questo manoscritto, fra
Giocondo, aveva donato ad Aldo il manoscritto di Giulio Obsequens, pubblicato
da Aldo dopo le Lettere di Plinio.
Nel 1509 appare Opuscoli di Plutarco, che costituiscono una raccolta di scritti
conosciuti con il nome di Moralia di
Plutarco; formavano un enorme volume in-folio
di centoundici pagine in piccolo carattere. Demetrio Ducas di Creta, uno dei
membri dellAccademia aldina, aveva scritto la prefazione e informava i lettori
che Aldo si era attenuto a degli eccellenti manoscritti appartenuti al
cardinale Bessarione che allora si trovava a Venezia. Egli era stato aiutato in questo lavoro da Erasmo
che si era occupato della revisione dei testi nella stamperia di Aldo e da
Girolamo Aleandro che, in versi greci, come Demetrio Ducas nella sua prefazione
greca, ringraziavano Aldo per aver riesumato questa raccolta cos preziosa per
lumanit, facendola gioire con questa inapprezzabile presenza.
Questo
testo era stato seguito dalla prima edizione di Sallustio, in-8, per
il quale si era servito di due eccellenti manoscritti portatigli da Parigi da
Lascaris e fra Giocondo, con dedica a Bartolomeo Liviano, Venetarum copiarum gurbernatori Romanqu militi instauratori.
Nello
stesso mese di aprile, Aldo stampa una seconda edizione di Orazio pi
corretta della prima, alla quale aveva aggiunto Metris Horatianis, da lui
composta con tanta cura, che questo trattato di metrica era stato ripetutamente
ristampato.
La dedica
era indirizzata a Carlo Giaffreda (Jouffrey) che durante larresto di Aldo,
come abbiamo visto, lo aveva raccomandato al marchese di Mantova, liberandolo
dal carcere; tutti erano a conoscenza di questo arresto, ma nessuno ne
conosceva il motivo, rimasto ignoto fino alla pubblicazione fatta nell800 da Baschet.
Gli anni 1510-1511, erano stati
turbinosi per Venezia che doveva affrontare la Lega di Cambrai, durante i quali Aldo aveva dovuto sospendere i
lavori della stamperia; limperatore Massimiliano aveva scritto alla marchesa
Isabella, raccomandandole il suo familiare (Aldo), per i grandissimi servizi che egli ha reso giornalmente a tutte le
letterature, con il suo sapere e con la sua benevolenza e abbiamo per lui un vero affetto, per fargli ottenere la
restituzione dei beni che egli possedeva ad Asola e che gli erano stati
sequestrati.
Il 1512, anno
della nascita del figlio Paolo, la stamperia fu riaperta e fu pubblicata la
seconda edizione degli Erotemata (Domande) di
Crisolora,
in-8; questo libro, oltre agli Erotemata, conteneva un trattato di Demetrio Calcondila Per anomalon remton, il trattato di
Demetrio Calcondila, Per skematismou
ton kronon, un trattato di Teodoro Gaza e dei pensieri morali, monstikoi, di
diversi poeti.
Aldo aveva
dedicato questo volume a Cesare dAragona, terzo figlio di Federico III
dAragona, re di Napoli e alla sua seconda moglie Isabella, che era Eleonora
del Balzo, figlia di Pietro del Balzo, duca dAndria (v. in Specchio
dellEpoca, La congiura dei baroni
ecc.). Il re Federico era stato spogliato dei suoi Stati da Luigi XII e da Ferdinando
il Cattolico e aveva ottenuto dal re di Francia il titolo di duca dAngi e si era ritirato a Tours dove moriva nel 1504.
Il figlio Cesare
dAragona, si era ritirato a Ferrara dove mor allet di ventiquattro anni
senza lasciare altre tracce nella storia. Aldo lo aveva conosciuto a Ferrara e
gli aveva dedicato il libro, dove aveva scritto, per laffetto che avevo per la famiglia dAragona, ho ritenuto dedicare
particolarmente a te questo libro che sto stampando, perch ti aiuti a
perfezionare lo studio del greco al quale ti sei dedicato nello stesso tempo
che hai gi studiato la lingua latina e dallet di dodici anni sei riuscito a
comprendere gli scritti latini in prosa e in versi. Coraggio, dunque, giovane
principe, coraggio! Applicati alle buone lettere e acquisterai tutti i meriti
che i figli dei re devono possedere. Sono convinto che prima di aver raggiunta
let virile, tu sarai lonore della tua illustre casa. E concludeva: Io non dubito che la tua natura, la tua
gena, la tua modestia e i tuoi costumi, in una et cos tenera, ti rendano
somigliante a tuo padre, eccellente monarca, e tu sarai una grande eccezione,
superiore se sar possibile.
Una
quarta edizione della Grammatica di Lascaris, in-4, con traduzione latina, apparve
nellottobre di questanno; Aldo diceva che la traduzione latina che egli aveva fatto, gli aveva dato molta pena a causa
della morte di Lascaris e la dedica era in favore di Angelo Gabrieli, allievo
di Lascaris, in latino. Aldo alla Grammatica
aveva aggiunto la Tavola di Cebte,
concepita per gli alunni che avevano completato lo studio dei primi venti
capitoli dell' "Athenaze",
il metodo per lo studio del greco
antico; la Tavola era costituita da
un dialogo filosofico morale, scritto con semplicit e chiarezza in lingua
ellenistica e serviva appunto per perfezionare lo studio della lingua greca.
Era stata seguita
dalle Lettere familiari di Cicerone; Aldo e suoi
eredi avevano stampato diverse edizioni (1502, 1512, 1522, 1533), tutte
divenute rare perch molto seguite, in quanto la loro lettura aveva assunto
carattere popolare e avevano raggiunto la stessa fama dei Colloqui familiari di Erasmo, che avevano raggiunto una tiratura di
ventiquattromila esemplari; come prefazione era stata ripetuta quella di
Sigismondo Thurzo della edizione del 1502.
LA STAMPA DEGLI ANNI
1513-1515
E LA FESTA DI PLOTINO
E PORFIRIO
IN MEMORIA DI PLATONE
I |
l 1513 Aldo stampa
i Commentari di Cesare, in piccolo formato in-8, rivisto con un gran
numero di manoscritti di fra Giocondo, arricchendo questa edizione con una
carta delle Gallie, con il celebre ponte sul Reno e piante di diverse citt
della Gallia e dei suoi boschi.
Fra Giocondo
aveva scritto una lunga prefazione, indirizzata a Giuliano de Medici (fratello
di Lorenzo de Medici v, Specchio dellEpoca, cit. La congiura de Pazzi), in cui egli riferisce di aver trovato per
questo lavoro, un gran numero di manoscritti e averne acquistati in Francia e
In Italia; dice inoltre di essersi impegnato a confrontare tutti i manoscritti
e aver consultato i pi preparati filologi di Venezia. Seguivano altre due prefazioni di Aldo, una indirizzata ai
lettori e laltra agli studiosi; la prima datata 1513, trattava del piano dellopera;
la seconda, datata il dicembre successivo, costituiva un riassunto della
geografia della Gallia, seguito da un indice dei nomi propri, in latino e in
francese.
Tra i
documenti si trovava il breve di papa
Alessandro VI, di data 17 Dicembre 1502, col quale era accordato ad Aldo un privilegio, per il piccolo carattere corsivo; seguito da un altro (severo) privilegio,
datato 27 Gennaio 1513, del papa Giulio II, che
nellinteresse delle lettere e alla domanda di Alberto Pio, conte di Carpi e
ambasciatore (orator) dellimperatore Massimiliano, lo rinnova per
cinque anni. La protezione si estende, sotto pena di scomunica, a tutta la
cristianit; la penalit per gli
Stati del papa fissata nella confisca dei libri e unammenda di cinquecento
scudi doro. E, perch nessuno lo ignori, lavviso dato a tutti i patriarchi,
arcivescovi, vescovi, abati e loro vicari, infine a tutte le amministrazioni
che dipendono da noi e noi chiediamo loro espressamente di assicurare a queste
lettere tutta la pubblicit necessaria. Il volume terminava con un ampio
indice geografico di Raimondo Marliani, indice
stampato separatamente.
In questo
stesso anno appare, nel formato in-folio, Rethorum Grcorum Orationes, due
volumi in tre parti, vasta raccolta, pubblicata per la prima volta.
La prima
parte comprende le vite e gli scritti di Eschine e Lisia; la seconda parte, i
discorsi di Iseo, Dinarco, Antifone, Licurgo, Gorgia, Lesbonace, Erode; La
terza parte, Isocrate, Alcidamas, lElogio di Elena di Gorgia e gli elogi di
Atene e di Roma di Aristide.
Lepistola
indirizzata a Francesco Fasceolo, giureconsulto e Gran Cancelliere del senato
di Venezia, posta allinizio del primo volume, contiene dei dettagli
interessanti su questa famiglia. Aldo dopo aver indicato gli uomini pi famosi
della famiglia e richiamato il merito e la considerazione in cui era tenuto il
padre di Francesco Fasceolo, come il suo trisavolo, onorato da Sabellico nella
Storia di Venezia, fa lelogio del Fascolo che egli dichiara come duso, il pi grande di tutti per la sua eloquenza,
la sua modestia, la sua piet e le sue virt, che lo hanno fatto nominare Gran
cancelliere.
Il secondo
volume dedicato a Giovan-Battista Egnazio: In mezzo alle guerre che stanno distruggendo lItalia e presto lEuropa
e dopo le guerre la peste, io sono sbalordito che le Lettere possano fiorire in
Venezia e brillare per tuo merito, Egnazio, al quale ho voluto offrire la prova
della mia amicizia ....
La
pubblicazione fu seguita da Ciceronum Epistolarum ad
Atticum, ad Brutum, ad Quintum fratrem, libri XX.
A questa edizione Aldo aveva aggiunto linterpretazione in latino di passaggi
greci e porta linterdizione dei papi Alessandro VI e Giulio II del testo
stampato.
Il libro
dedicato a Philippe Mor de Coula-Mor (Flp Mor Coulai), ungherese,
segretario di Ladislao VII, morto nella triste battaglia di Mohaks, del 1526, dove da Solimano erano stati
uccisi il giovane Luigi II, due arcivescovi, cinque vescovi, cinquecento
magnati e ventiquattromila ungheresi, nello spazio di unora; poi era stata devastata
la citt di Buda, con la biblioteca che conteneva 55mila volumi, creata da
Mattia Corvino; la maggior parte erano manoscritti e libri miniati, ma una piccola parte fu salvata.
Nel Luglio
dello stesso anno 1513, appare ledizione assai rara e preziosa delle Opere di Platone, con
limpegno riunito di Aldo e Marco Masuro; per questa edizione Aldo aveva avuto
a disposizione antichi ed eccellenti manoscritti. Vi si trovano molti discorsi
scoperti sul Monte Athos da Giovanni Lascaris, mandato in missione da Lorenzo
de Medici per raccogliere manoscritti.
Lapparizione
delle opere di Platone era stato un
avvenimento letterario cone quello avvenuto con la pubblicazione delle opere di Aristotele. Nel medioevo
Aristotele era pi conosciuto di Platone, sia per le traduzioni in latino, sia
per i commentari; ma non esistevano altrettante opere di Platone e nel
dodicesimo secolo Bernardo di Chartres, aveva detto Siamo dei nani seduti sulle spalle dei giganti.
Lentusiasmo
per Platone era dovuto sopratutto alla
famiglia de Medici, che si era manifestato in tutta Italia dove si erano
formate, sullesempio di quella di Firenze, creata da Cosimo, tante Accademie platoniche.
Cosimo,
appassionato di Platone, aveva seguito Gemisto Pletone che ne spiegava i testi;
mentre il giovane Marsilio Ficino, con la sua grande predisposizione, dirigeva
gli studi di Cosimo per farne uno dei principali sostenitori dellAccademia e
gli suggeriva di fare una traduzione completa in latino di Patone. Ma Marsilio
lo lasciava allet di trentacinque anni, e Cosimo moriva quattro anni dopo.
Suo figlio
Pietro, dedito alla filosofia platonica e, non meno di suo padre, legato a
Marsilio, aveva disposto la pubblicazione degli scritti di Platone, ma moriva
senza aver visto realizzare i suoi desideri. Lorenzo, suo figlio, imbevuto nella
sua giovinezza, come il padre e il nonno, dei principi della filosofia
platonica, aveva composto un poema su questo soggetto. Egli aveva voluto rinnovare
con i suoi amici, con un richiamo
solenne, la festa annuale che era stata celebrata, dopo la morte di Platone,
per onorare la sua memoria, era stata perpetuata dai suoi discepoli Plotino e
Porfirio (*).
Questa
festa, dopo duecento anni di interruzione era stata fissata al 7 Novembre, data che si riteneva essere
stata quella della morte di Platone, morto durante un simposio con i suoi amici,
allet di ottantanni. Una di queste feste era stata presideduta da Lorenzo.
Questa
istituzione che era durata per molti anni, aveva mantenuto la filosofia
platonica in una posizione cos elevata, che coloro che la professavano erano
considerati gli uomini pi rispettabili e pi illuminati del loro secolo. Era
stato sufficiente che Lorenzo ne fosse stato il capo, per lammirazione che
nutrivano per lui a Firenze e si
estendeva a tutto ci che egli amasse e proteggesse.
Altro
potente sostenitore della filosofia platonica era stato Pico della Mirandola;
per merito dei suoi amici erano state raccolte le sue opere e riunite da Aldo
nella sua edizione principe, sotto la protezione del papa
Leone X, della Casa de Medici, al quale Aldo dedica la prefazione, aggiungendo
un inno lirico di Marco Masuro che costituisce
un appello al papa a riunire il popolo cristiano, per respingere linvasione
musulmana, cogliendo nello stesso tempo loccasione per elogiare Platone e le
sue opere ed elogiare anche Lorenzo de Medici e Pietro Bembo.
Lopera di
Aldo prosegue con la stampa di uno dei commentari di Aristotele, Topica, Aristotelis Commentari,
Alexandri Afrodisiei, ma questopera apparve in febbraio 1513 (1514
veneziano), mentre a Novembre usciva Cornucopi o Commentario sulla lingua Latina di Nicola
Perotti di Siponto, seguito da una raccolta di grammatici e
commentari latini, Terentius, Varro, Sextus, Pompeius Festus e Nonius
Marcellus, un terzo dei quali erano inediti. Aldo in questo lavoro, era stato aiutato
da fra Giocondo di Verona, che aveva collazionato Nonius, sui manoscritti di
Parigi; vi erano stati aggiunti i privilegi accordati da papa Alessandro VI e
Giulio II, e il nuovo, del papa Leone X,
del Novembre 1513, contrassegnato da Bembo.
*) Porfirio
e Plotino erano considerati discepoli di Platone, ma non direttidiscepoli ma
suoi profondi seguaci, in quanto li dividevano da Platone circa duecento anni
ciascuno; Platone infatti era vissuto dal 428/7 al 348/7 ; Plotino era vissuto
duecento anni dopo Platone, tra il 203/5 e 270. Plotino, il pi grande filosofo
dell'epoca, con le "Enneadi"
(risitemata dal suo allievo Porfirio, vissuto tra il 233-305), aveva proseguito,
con la filosofia platonica, dove si era fermato Platone, e sebbene con Platone
fossero fondamentalmente pagani (il loro Dio era il Demiurgo), erano stati assorbiti dal cristianesimo.
Per di pi
Porfirio aveva scritto un libro "Contro
i cristiani", definito la pi importante opera scientfica scritta
nellantichit contro il cristianesimo e in difesa della scuola di Plotino,
dove Porfirio era stato il Renan della sua epoca, e pur rispettando la figura
di Ges, accusava gli evangelisti di ingenuit, false predizioni e
contraddizioni, che erano state loro attribuite dai Vangeli: N Logos di Dio n creatore del Mondo,
Ges era stato incapace in vita, di provare la sua missione e impedire il
martirio di tanti suoi seguaci. Il vero
taumaturgo era stato Apollonio di Tiana.
Il libro
era andato perduto per la soppressione
fatta da Costantino, dei libri empi,
ma si era potuto ricostruire sulla base delle citazioni di altri scrittori
(Giovanni Polvani in D.B.B.).
Sia
Platone, sia Plotino erano stati comunque,come Cicerone e tanti altri pagani, assorbiti
dalla Teologia cristiana le cui basi si era andate formando in quel tempo fino
a Tommaso dAquino.
LA RICERCA DI ALDO
DELLE STORIE DI
POMPEO TROGO E
LA SUA MORTE
A |
ldo rinnovava la speranza di trovare il manoscritto dello
storico Gneo Pompeo Trogo (I sec a.C.- I sec. d.C.), autore di Storie
(in origine, Filippiche), scritte
in greco e tradotte in latino da Giustino (in XLIV capitoli, questultimo
dedicato alla Spagna; capitoli di quattro-cinque pagine, in tutto,
centotrentacinque pagine); una storia di ampio respiro, seppur concentrata, che
inizia dagli Assiri (conderati antenati dei Siriani), con il loro primo re
Nino, seguito dalla moglie Semiramide, che aveva assunto il regno dopo la sua
morte, uccisa dal figlio, anchegli di nome Nino, e degli altri re che
seguirono, da Sardanapalo a Ciro.
La storia, dalla Grecia, con Filippo di Macedonia e
Alessandro Magno, e lnvasione dei Galli con Brenno, si estendeva allAsia
minore, allEgitto dei Tolomei e alla Magna Grecia (con i re di Sicilia) e Roma
(interessante la fondazione della citt di Marsiglia), senza propendere dalla
parte di Roma (inframmezzata negli altri capitoli, alla quale dedicato il
Cap. XLIII).
E stato davvero strano che questa Storia, sebbene ricca di tanti particolari che non si leggono in
altre storie (ad es., Trogo fa discendere i giudei
dai siriani - come e stato attestato dal codice genetico
e restringe la durata dellesodo a una settimana, attesa la distanza che doveva
essere percorsa, come pi concretamente pu essere avvenuto e non nei quarantanni
biblici, termine irreale!), sia rimasta del tutto sconosciuta ai non strettamente addetti. Il libro, pur
essendo stato in qualche modo criticato (lo
stile, riguardo ai tempi colto ed elegante, ma in poco pregio ne la storica
fedelt, osserva Tiraboschi; ma Giustino aveva inserito qualcosa di
proprio, come la fondazione di Bisanzio e lerrore era suo e non di Trogo); con
somma sorpresa la storia di scorrevole lettura e si legge come un romanzo.
Sebbene il testo fosse gi stato stampato da Jenson di
Venezia nel 1470, ad Aldo era stato rubata lidea della sua stampa, in quanto
il libro era stato contraffatto a Lione nel 1510; Aldo che cercava il
manoscritto e sapeva lo avesse un suo amico, temeva che potesse essere
abbreviato o mutilato, come era stato fatto, egli aveva detto, allEpitome di Tito Livio, di Lucio Floro,
ma questo libro Aldo non riusciva a stamparlo (N.d.R.).
Lo stesso anno Aldo
ristampava ledizione in-8
delle Poesie di Pontano, riveduta,
corretta e aumentata.
Nel Gennaio
1513
(1514) appariva
ledizione delle Poesie dei due Strozzi, Tito-Vespasiano e suo figlio Ercole, che gli era stata
sollecitata quando si trovava a Ferrara, dai fratelli di Ercole; il volume era in-8 ed era diviso in due parti, nella
prima vi erano le poesie di Ercole,
nella seconda quelle del padre.
Alla fine si trovava la dedica scritta da Celio
Calcagnini, per la tragica morte di Ercole che aveva sposato Barbara Torelli,
donna dai meriti distinti, assassinato da
un rivale potente che si credette fosse il duca Alfonso. Inutile dire che
Ercole era cortigiano di Lucrezia Borgia (e non si sa fino a che punto fossero
giunti i corteggiamenti) e lassassinio non poteva che essere stato eseguito che
per motivi di gelosia.
Non si spiegherebbe come mai Aldo, avesse scritto
allinizio della dedica del libro a Lucrezia, parole che tendevano a proteggerla,
facendo riferimento:- alla severit dei
costumi, fortificati dallo studio
della filosofia che allontanano ogni bassa adulazione e senza timore, le
indiririzzava questa dedica, permettendogli di vantare le virt che la
distinguevano e che la mettevano al riparo da ogni rimprovero.
Per il 1514 Aldo
annunciava che la pubbliucazione di Stabome, Ateneo, Pausania e Senofonte che
gli vengono richiesti e che saranno seguiti da altri autori, se le circostanze
glielo avrebbero potuto consentire. E cos nel mese di Marzo 1514 (1515) egli
stampa una nuova edizione della Retorica di
Cicerone, in-4, seguito da Oratori celebri o Bruto e altri
scritti di Cicerone, con una lunga prefazione di Andrea Navagero; ripetuto
lavviso, per coloro che si recavano da Aldo a fargli visita sii breve e lascialo lavorare che
abbiamo gi visto in precedenza.
La
collezione degli agronomi Catone, Varrone, Colummella, Palladio
(Pausania fu stampato dopo la morte di Aldo), formava un piccolo volume in-4 ben stampato con scrittura a
carattere corsivo, con il privilegio accordato dal papa Leone X di cui si gi
detto. La prefazione era scritta da fra Giocondo di Verona, e dedicata al papa
Leone X, che aveva concesso il
privilegio, del quale godevano ora i libri riguardanti la materia agricola.
Nel mese di Agosto Aldo
pubblicava il Dizionario di Esichio formato in-folio
su un manoscritto che gli era stato dato dal nobile mantovano Giacomo
Bardellone.
La lettura
del manoscritto si presentava difficile e Masuro era stato incaricato di curare
la pubblicazione; alcune correzioni che egli introdusse, erano troppo azzardate
ed erano state segnalate da Villoison, dopo la revisione che egli aveva
eseguito; il manoscritto si trovava presso la Biblioteca di san Marco.
Aldo con
avviso ai lettori scritto in greco, annunziava che contrariamente alluso dellordine alfabetico dei dizionari, le
consonanti erano disposte in ordine diverso: Cos AT: atukesai intercalato da aoid,
od, aoidimos, poi riprendono lordine alfabetico, AY: aud; il dittongo EI messo tra Z e H.
La
prefazione era indirizzata a Giacomo Bardellone. Il manoscritto di Esichio che
era servito ad Aldo per la stampa, difficile da decifrare, era lunico esistente
e Aldo era grato a Masuro per essere riuscito a pubblicarlo; senza questo
manoscritto un gran numero di termini e locuzioni, ancora conservati nella
lingua moderna, sarebbero rimasti sconociuti.
Fu cos che
Aldo aveva donato a Masuro la prima edizione di Ateneo che aveva
stampato nello stesso mese, pubblicato
da un manoscritto incompleto, lodato dal filologo Schwighuser,
corretto da Masuro, avuto dallungherese Janus Vyrthesis, al quale era dedicata
la prefazione.
Nello
stesso tempo comparve Quintiliano, il cui
testo era stato rivisto da Andrea Navagero, lillustre patrizio dedito alle lettere,
che aveva messo a disposizione di Aldo il suo sapere e dopo la morte di Aldo, lo metteva a disposizione
dei suoi successori. Aldo, nella prefazione dedicata a Giovan-Battista Ramusio,
lo indicava col termine di compater termine
affettuoso di collaboratore, che egli
nel suo testamento rivolgeva ai pi intimi come Masuro e a tutti coloro che gli
avevano prestato aiuto nel lavoro.
E sempre
nello stesso mese di agosto, apparce in-8,
la seconda edizione de Il Petrarca, contenente
i sonetti contro la Corte di Roma, con una lunga prefazione di elogio per
Petrarca, scritta in latino e dedicata a Desiderio Curzio, segretario di
Battista Spinelli conte di Cariati e duca di Castrovillari, ambasciatore di
Carlo V a Venezia, ammiratore di Petrarca, il quale aveva suscitato ammirazione per la conoscenza della lingua toscana. Questa
edizione era considerata superiore alle quattro dedicate da Aldo al Petrarca.
Nel
successivo mese di Settembre, apparve Arcadia di Jacopo Sannazzaro, poema pastorale accolto con un tal
grande favore, che nel corso sedicesimo secolo si contavano sessanta edizioni.
La prefazione dedicata ad Accius Syncerus Sannazarus, che lo stesso Jacopo
Sannazzaro che nellAccademia di Pontano aveva assunto questo nome.
Due
edizioni di Virgilio, portano
la data di ottobre 1514, ambedue divenute molto rare. Ledizione di Valerio Massimo stampata
nello stesso tempo era una riedizione del 1502.
Il 16 Gennaio 1514 (1515) dopo aver dettato il suo testamento, Aldo muore
il 6 febbraio
veneziano 1514, corrispondente al 1515.
Con la sua
morte si estingue lAccademia che sar successivamente ricostituita come Accademia della Fama. Dopo pochi giorni
dalla morte apparve il libro di Suidas che pu
essere il nome dellautore o il nome del lessico-vocabolario di voci greche di
diverse discipline, storia, geografia,
letteratura, scienze, filosofia, disposte in ordine alfabetico; era stato ripreso
da un manoscritto che era servito per ledizione di Milano del 1499, ma quella
di Aldo era stata purgata da molte lacune e il testo in molte parti, migliorato.
Sono ristampati
Catullo, Tibullo, Properzio e ultima stampa nel mese di aprile, appariva Divin Institutiones di Lattanzio, formato in-8,
con prefazione dedicata ad Antono
Trivulzio, ambasciatore del re di Francia a Venezia: J-B. Egnazio esprime tutto il suo dolore e il suo vivo
rimpianto per la morte d Aldo, di questuomo eminente che aveva fatto onore
alla citt di Venezia, dove le persone pi distinte si recavano da lui per
incoraggiarlo nel suo lavoro, alcune volte portandgli magnifici doni. E si
sottolinea la costante amenit del suo carattere, la benevolenza dei suoi
rapporti con tutti i letterati e la sua disponibilit a sollevare gli sforzi di
ciascuno di essi; infine le grandi qualit che avevano reso il nome di Aldo
celebre in tutta lEuropa. Assorbito dai suoi lavori incessanti e dalle sue
meditazioni, alle quali egli consacrava le sue notti, cos che Aldo era stato
vittima del suo zelo e del suo amore per le lettere ed egli morto lasciando
incompiuto limmenso lavoro che avrebbe ulteriormente accresciuto la sua fama.
Nel mese di
Maggio,
apparve una scelta delle poesie di Ovidio, in cui,
dopo una lettera con cui Andrea dAsola dedicava il libro al cardinale Bernard
Divizio, diacono di Santa Maria in Portici, in cui esprime il suo dolore per la
morte del genero, che lascia la moglie con quattro figli ancora bambini. Il mio malessere, egli aggiungeva, per la grande perdita per le lettere
latine e greche di questuomo del quale tutti i pensieri e tutte le forze non
avevano altro scopo, che rendere i testi corrotti, adatti ai tempi moderni riportandoli
alla loro primitiva purezza e rimettendoli in onore; e cos avrebbe continuato
se il destino contrario non si fosse opposto.
Era stata
inoltre riportata la Vita di Ovidio composta da Aldo (questa vita era gi apparsa
nelledizione del 1502), alla quale erano aggiunti i privilegi, scritti per
esteso, dei tre papi.
Nello
stesso mese, apparve una nuova edizione in-8,
degli Asolani di Bembo in cui era riportata la dedica a
Lucrezia Borgia, soppressa nella precedente edizione del 1505. E, nel mese di Luglio,
presentata la ristampa di Lucano pubblicato nel 1502. Seguito in Agosto, da LElogio della Pazzia (Mori encomium) di Erasmo;
la rarit di questa edizione,
secondo Renouard, non si pu che attribuire alla distruzione degli esemplari,
fatta su istigazione dei monaci (come abbiamo gi accennato), direttori delle
coscienze e per lodio che essi portavano nei confronti di Erasmo (*); ma era
suggerita unaltra ipotesi, di una questione sorta tra Erasmo e il principe di
Carpi, in quanto il principe aveva dichiarato furiosamente che nel libro vi
erano tante empiet che sembrava scritto da Porfirio o da Giuliano; ma un tal
risentimento non ci sembra conciliabile con una distruzione delle copie del
libro, fatte al di fuori della Repubblica veneta.
Nello
stesso mese appariva una edizione di Dante che
contenva delle varianti al testo pubblicato nel 1502; preceduta da una lettera di
Andrea dAsola alla celebre Vittoria Colonna, marchesa di Pescara.
In
Settembre una edizione di Aulo Gellio fu donata da Battista Egnazio con una
lettera ad Antonio Marsilio. Fu a Novembre che apparve per la prima volta la Grammatica greca di Aldo,
scritta interamente in greco e pubblicata da Marco Masuro conformemente alle
intenzioni dellautore che ne aveva suggerito lo scopo. Nella lettera che
Masuro indirizzava a Jean Grolier, celebre amico delle lettere e dei bei libri,
egli testimoniava il profondo dolore che gli aveva causato la morte di Aldo e
rendeva un giusto omaggio alla sua memoria, a questo amico caro ad ambedue.
Questa Grammatica, non sufficientemente apprezzata, era divenuta rara e mai pi
ristampata.
In Gennaio 1515 (1516) ristampato in-8, il testo corretto di Lucrezio, della edizione del 1500; la lettera scritta
da Aldo ci fa sapere che Andrea Navagero aveva revisionato il testo e apportato
le correzioni e si rammaricava di non averlo potuto aiutare a causa del carico
di lavoro che doveva seguire.
Vi poi
una lettera di Aldo indirizzata al suo allievo principe di Carpi; come abbiamo
visto dalla reazione che aveva avuto per il libro di Erasmo, era di fede strettamente religiosa, e certamente non
avrebbe apprezzato la stampa del pagano e licenzioso Lucrezio. Aldo, per rassicurarlo, gli scriveva:- Ti offro, egli dice il poeta Lucrezio, il
pi grande dei filosofi a dire dellantichit, ma riempito di menzogne; perch
la sua opinione su Dio e sulla creazione del mondo differisce da quella di
Platone e della scuola di Ariosto; egli ritenuto allievo di Epicuro. Questo
motivo ha fatto ritenere che un cristiano, adoratore del vero Dio, non debba
leggerlo; ma la verit brilla quanto pi sottoposta a pi stringenti esami e
tale la fede cattolica annunciata sulla terra da Ges Cristo, nostro Dio dal
quale la bont eguaglia la potenza; allo stesso modo Lucrezio e tutti quelli
che gli somigliano, meritano di esser letti, malgrado le loro incontestabili
menzogne. Se noi tocchiamo questo argomento
al fine di istruire quelli che ignorano i falsi ragionamenti (deliri) di
Lucrezio. Questo il destino di queste lettere che, scritte a uno solo, esse
si indirizzano come professione di fede, a tutti quelli entro le cui mani
pervengono. Non si conosce la reazione del principe!
In questa
dedica, da cui emerge lo zelo del principe Alberto per lo studio e per la
filosofia, sembra che Aldo, colto da un presentimento, abbia voluto dare addio
ai suoi amati allievi, ricordando il pericolo di vita che il principe aveva
corso quando era stato a Roma, al quale esprime il suo dolore aggiungendo i
suoi voti per i suoi vicini e per tutte le persone colpite da sconforto.
Dopo la
morte di Aldo, il principe Alberto Pio, spogliato dei suoi beni, and a cercare
rifugio in Francia dove mor di peste nel 1530.
*) Erasmo
era fondamentalmente cattolico e sosteneva una riforma della Chiesa cos come
era in quel tempo, fondata sulla
ricchezza; e inoltre, cercava una conciliazione tra le religioni, ma era odiato sia dai cattolici e sia dai
protestanti ... e ancora pi dai frati, che considerava nemici della cultura e
della vera piet e voleva la abolizione degli ordini monastici. Erasmo si era
pronunciato sulla diffusione della Bibbia e particolarmente dei Vangeli, ancor
prima di Lutero; egli sosteneva che il messaggio di Cristo non era difficile,
n era un segreto che i principi dovessero tener nascosto e doveva essere
diffuso: Vorrei che le donne leggessero
il Vangelo e le Epistole di san Paolo; vorrei che il contadino e lartigiano,
li cantassero mentre lavorano, vorrei che il viaggiatore li recitasse per
alleviare la stanchezza del viaggio (cit. di Trevor-Ropper: Protestantesimo e trasformazione sociale,
BUR. Laterza, 1977).
FINE
Parte Seconda