VENTATA DI UMANESIMO

DALL ALTO MEDIOEVO IN IRLANDA

AL RINASCIMENTO A VENEZIA

 

 

LELLENISMO DALL IRLANDA

GIUNGE A VENEZIA

PER MERITO DI ALDO MANUZIO

 

Michele E. Puglia

 

 

PARTE SECONDA

 

 

 

SOMMARIO: LINIZIO DELLATTIVITA DI ALDO MANUZIO A VENEZIA LA STAMPA DEI PRIMI TRE LIBRI; ALDO SI DEDICA ALLA STAMPA DELLE OPERE GRECHE 1494-1500; ALDO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DI STAMPA NEI CONFRONTI DEI CONTRAFFATTORI SI RIVOLGE ALLA SIGNORIA DI VENEZIA; ISABELLA DESTE COLLEZIONISTA DI OGGETTI RARI CHIEDE AD ALDO LIBRI PERSONALIZZATI; LACCADEMIA CREATA DA ALDO E GLI ACCADEMICI; LA POLEMICA SORTA SUL CARATTERE ALDINO E I LIBRI PUBBLICATI DAL 1501 AL 1503; ALDO PERSEGUITATO DAI TRUFFATORI PUBBLICA IL MONITUM CONTRO I CONTRAFFATTORI; DIVAGAZIONE SU LUCREZIA BORGIA SPOSA DI ALFONSO DESTE E LA DEDICA DI BEMBO DEGLI ASOLANI; I LIBRI INVIATI A ISABELLA DESTE E IL LORO VALORE; LA DISAVVENTURA DI ALDO FINITO IN UNA FETIDA PRIGIONE; LA STAMPA DEGLI ANNI 1513-1515 E LA FESTA IN MEMORIA DI PLATONE DI PORFIRIO E PLOTINO; LA RICERCA DI ALDO DELLE STORIE DI POMPEO TROGO E LA SUA MORTE.

 

 

LINIZIO

DELLATTIVITA

DI ALDO MANUZIO

A VENEZIA

LA STAMPA

DEI PRIMI TRE LIBRI

 

 

F

u nel palazzo dei principi di Carpi e di Pico della Mirandola, tra le dotte conversazioni di tanti spiriti eletti, la passione per il bello e il buono, che era maturato il progetto di fondare la celebre stamperia destinata alla riproduzione dei capolavori letterari della Grecia e di Roma: le basi si erano formate dal 1489 al 1490, come Aldo ci fa sapere; per la nascita e lo sviluppo della stamperia e per la libert di pensiero, fu scelta Venezia come luogo pi favorevole ai suoi rapporti con la Grecia, che nel resto dItalia erano pi ristretti che nella Repubblica di Venezia.

La nobile famiglia dei principi di Carpi, dopo aver fornito ad Aldo i mezzi per creare la stamperia, voleva che essa fosse stabilita presso di loro; il principe Leonello scriveva ad Aldo nel 1498 a nome del principe Alberto Pio, suo fratello maggiore, per sollecitare, nella maniera pi pressante e amabile, di stabilire la sua stamperia nel castello di Novi, mettendogli a sua disposizione la met degli appartamenti.

Dodici anni dopo, (12 marzo 1510) la proposta era nuovamente reiterata, ugualmente da Novi, con linvito ad Aldo di mandare tutto il materiale della stamperia e lattrezzatura, ripetendo che la gran parte del castello era a sua disposizione e che lui sarebbe stato il padrone e ritenendo altres che suo suocero, Andrea dAsola, non si sarebbe rifiutato: perch noi vi amiamo tutti.

Il giusto rifiuto di Aldo a queste affettuose sollecitazioni si spiegava facilmente; in quellepoca, tormentata dalle guerre, Aldo cercava un rifugio meno esposto al passaggio degli eserciti (e un castello non sarebbe stato lideale per una stamperia!); per questo aveva pensato a Venezia grazie alla sua posizione topografica; inoltre egli aveva bisogno di trovarsi in una citt che si trovasse al centro delle relazioni commerciali che si estendevano sopratutto alla Grecia.

Fu dunque a Venezia, presso la chiesa di SantAgostino, che Aldo fond la sua stamperia, con lappoggio dello stesso principe di Carpi e lincoraggiamento del patriziato e degli amici letterati.

Nello stesso tempo a Roma i primi stampatori avevano gi riprodotto la maggior parte dei capolavori della lingua latina, in modo che Aldo aveva ritenuto riprodurre quelli della letteratura greca e in questo suo lavoro fu assecondato da un gran numero di quegli illustri personaggi che erano fuggiti ai disastri della Grecia e proprio da Aldo avevano trovato una seconda patria.

Il gran numero di prefazioni scritte in greco, sia per se stessi, sia per Aldo. consentiva di ritenere che nella sua stamperia si parlasse frequentemente in greco, come si parlava in latino alla Corte degli estensi.

Le istruzioni date in greco agli operai, sia per le impostazioni sia per lassemblaggio dei fogli, sia per la rilegatura alla greca, erano eseguite nella maggior parte dai greci che si occupavano di questo genere di lavoro, sopratutto nei primi tempi della stamperia, quando le annotazioni erano indicate in greco in fondo alle pagine.

Quanto agli operai compositori, non essendo state stampate a Venezia che due opere in greco e la lingua greca non era conosciuta che da un piccolo numero di persone nella classe elevata, doveva essere ben difficile poter istruire e formare degli operai capaci di leggere i manoscritti greci; questi erano spesso difficili da decifrare e occorrava districarsi in mezzo a una folla di lettere con gli accenti; inoltre, Aldo non risparmiava il gran numero di legature, che sembrava essersi fatto un piacere a moltiplicare allinfinito, per meglio imitare i manoscritti: perch, ancor pi per i libri greci che per i latini, fu quello il principale scopo allorigine della stamperia.

E dunque naturale credere che erano stati tutti personaggi greci quelli che si occupavano di questo difficile lavoro e che Aldo li avesse scelti per mezzo dei calligrafi cretesi rifugiati a Venezia, tra i quali si era distinto, come uno dei primi, Giovanni Gregoropulos, il quale sar per Aldo un valido e stretto collaboratore.

Una volta fatta la prima installazione dei macchinari, Aldo si dovette preoccupare della ricerca dei manoscritti greci; gi Giovanni Lascaris, inviato per due volte da Lorenzo de Medici da Bajazet II, il sultano iniziato alla filosofia dagli scritti di Averro (v. in Art. La Scuola di Padova ecc), aveva portato a Firenze, duecento manoscritti salvati dalla distruzione durante la presa di Costantinopoli e altri che aveva raccolti percorrendo la Grecia. Aldo, per suo conto, se ne era procurati, dai suoi contatti personali o dalle biblioteche dei suoi numerosi e colti amici.

Non ci si rende conto, scriveva Firmin-Didot, dei servizi immensi resi alla civilt dai bibliofili, la cui passione, incompresa dal volgo, aveva salvato e salvava ancora tanto lavoro letterario e artistico del passato.

Ogni scoperta di unopera nuova, miracolosamente conservata in qualche monastero, era allora accolta con entusiasmo, quellentusiasmo che spingeva Aldo a dare ai libri la loro primitiva bellezza e a moltiplicare con larte tipografica i libri di poesie, filosofici, scientifici i cui autori si conoscevano solo di nome.

Il movimento letterario al quale aveva dato origine Aldo si desume dai libri che egli man mano andava stampando ed anche il suo matrimonio era da collegarsi alla stessa attivit della stamperia.

Aldo infatti, aveva sposato la figlia di Andr Torresano dAsola che nel 1479, aveva acquistato la stamperia di Nicola Jenson, celebre incisore di monete di Tours, inviato da Luigi XI a Mayence il 3 ottobre 1458, per penetrare i segreti dellarte nascente della stamperia, il quale si era recato a Venezia nel 1470.

Si possono rinvenire, da quel periodo, i progressi di Aldo, particolarmente per i tipi greci e del carattere corsivo cancelleresco con cui egli aveva arricchito la stamperia e che aveva fatto eseguire sotto la sua direzione, dai pi abili incisori.

La invenzione di questo carattere attribuita ad Aldo, e Firmin-Didot, lo considera linventore di quel carattere: Apriti ciel0! Pierre de Nolhac che aveva scritto un libro su Les Cosrrispondents dAlde Manuce, Materiaux Nouveau dHistoire Litteraire (Imprimerie du Vatican, Rome 1888), si era preso la briga di muovere le sue critiche ... per sostenere che non era linventore del corsivo, in quanto lidea laveva avuta dalla scrittura di Petrarca! Non vi dubbio che lidea ad Aldo fosse venuta osservando la bella scrittura di Petrarca. E allora? Si vuol negare che da ci Aldo avesse avuto lidea di quel carattere? Purtroppo rientra nella natura dellUomo voler prevaricare in tutti i modi i propri simili!

I primi tre libri usciti dalla sua stamperia erano tre opuscoli greci, senza data n nome dello stampatore; erano il Poema di Museo, la Galemyomachia e un piccolo Salterio. Il Poema di Museo, nello stesso formato di Galeomyomachia era accompagnato da una traduzione latina di Masuro; essi, salvo lassenza della legatura di lusso, formeranno la base principale di ci che Aldo stamper in seguito; le lettere iniziali erano ornate di fioroni, nello stile bizantino; due piccole incisioni su legno, rappresentavano il viaggio di Leandro. Questo piccolo volume in-4, di ventidue foglietti, di cui dieci foglietti per il greco, deve essere considerato come il primo libro uscito dalla stamperia di Aldo, ci che prova incontestabilmente la prefazione greca di Aldo Manuzio, ristampato nella edizione del 1517 in-8.

Nel primo catalogo di Aldo datato 1 Ottobre 1498, il Poema di Museo posto dopo il Teocrito e lo stesso Aristofane, che era stato stampato nello stesso anno idibus quintilis. Dopo la descizione che ne fa Dibdin, lesemplare di lord Spencer differiva da quello che si trovava nella biblioteca di Mazarino.

La Galeomyomachia (Guerra tra gatti e topi), in formato piccolo in-4 di dieci fogli, alla fine del poema, con lettere capitali, si legge in greco: Impresso a Veneza e per la destrezza di Aldo il Filelleno e il Romano.

E preceduto da una prefazione ai Lettori in greco, di Aristobulos Apostolios (*) in cui si riferisce che Omero non aveva disdegnato di comporre il piccolo poema della Batracomiomachia (Combattimento tra i ratti e le rane), per divertire i ragazzi e abituarli a istruirsi; allo stesso modo un poeta, di cui non cita il nome, ha composto la Galeomyomachia, combattimento tra gatti e ratti. Poich il caso gli aveva fatto capitare tra le mani questo piccolo poema, egli ha sentito il dovere di pubblicarlo, come un precursore di opere della Grecia che devono essere stampate e di cui si potr godere senza alcuna pena allo stesso modo che le api gioiscono nel raccogliere il miele dai fiori.

Di estrema rarit, si conoscono una diecina di esemplari, di cui sei in Inghilterra, uno presso la biblioteca di Vienna, uno a Firenze un altro presso Trivulzio a Milano e quello della biblioteca Mazarino, rilegato in due antiche edizioni, una con Esopo e laltra con Falaris.

Il Salterio, piccolo in-4, pubblicato senza data n nome dello stampatore, considerato il primo dei tre libri preccursori della stamperia di Aldo, e precursore del libri sacri che Aldo aveva intenzione di pubblicare in ebraico, in greco e latino. Esso era stato stampato con le iniziali in rosso e il resto in nero, in modo che fosse sorta la necessit di due tirature per i due diversi colori. Allinizio e alla fine vi sono due brani di versi in greco in onore di Davide, la cui immagine era incisa su legno e figurata bizzarramente nel riquadro del titolo.

 

 

 

*) Aristobulos Apostolios era stato uno dei principali correttori e collaboratori di Aldo

 

 

ALDO SI DEDICA

ALLA STAMPA

DELLE GRANDI OPERE

GRECHE

1494-1500

 

 

E

' lutimo giorno di Febbraio 1494 del calendario veneziano (che corrisponde allanno 1495) e appare la Grammatica greca di Lascaris, in cui Aldo inserisce due prefazioni indirizzate agli studenti: nella prima egli nel far presente che la sua edizione preferibile allaltra in circolazione di Teodoro Gaza, informa il lettore che questa edizione stata stampata sulla base di un esemplare corretto dallo stesso Lascaris, esemplare che due giovani patrizi, Pietro Bembo e Angelo Gabriel (o Gabriell), avevano portato dalla Sicilia dove si erano recati per studiare con Lascaris.

Aldo vi aveva apportato diverse aggiunte utili, tra laltro, delle legature o segni abbreviativi, utilzzati dai calligrafi per mostrare la loro abilit e la cui perfetta imitazione abbelliva limpressione del volume.

Per facilitare ai giovani lo studio di questa grammatica, Aldo vi aveva aggiunto una traduzione in latino e, conformemente ai saggi consigli che aveva dato di elevare lanimo e istruire lo spirito, egli aveva aggiunto dei precetti religiosi e morali. Queste Preghiere, il Vangelo di san Giovanni, i versi dorati di Pitagora, le poesie gnostiche di Focilide, erano scritte in greco con traduzione in latino fatta da Aldo de verbo ad verbum e terminava preannunciando di poter dar loro, in seguito a queste aggiunte, maggior estensione.

Nella seconda prefazione Aldo nellelogiare questa Grammatca, diceva che per venire incontro alle reiterate richieste e in aiuto dei giovani per gli studi della lingua greca, egli aveva deciso di pubblicare questopera in tempi cos perigliosi, a causa della guerra che sconvolgeva tutta lItalia e minacciava il mondo di una perturbazione generale. Ma, aggiungeva, ho fatto voto di consumare la mia vita per la pubblica utilit e Dio mi testimone che questo il mio pi ardente desiderio. E a una vita comoda io preferisco una vita laboriosa e agitata: luomo non per i piaceri, indegni per unanima generosa, ma per i travagli che lonorano; lasciamo ai vili lesistenza dei bruti; Catone ci ha detto. La vita delluomo comparabile al ferro, fatene un uso costante e brilla; non lo usate e si arruginisce.

Dopo otto mesi, il 1 Novembre 1495, appare il primo volume delledizione greca di Aristotele, l Organon, vale a dire i testi di logica e dialettica.

Per avere unidea delle difficolt e dellardire di una tale impresa, scriveva A. A. Renouard (Annales des imprimerie de Alde Paris, 1825), rappresentate dai trattati che formano i cinque volumi in-folio, delle opere di Aristotele, allora del tutto inedite e di cui i diversi manoscritti erano pressoch illegibili o sfigurati a causa dellignoranza dei copisti, sovente mutili e in parte obliterate, e tutti presentavano lezioni differenti. Tutto questo mucchio di scritti, concludeva R., era nelle mani di un editore che in una pubblicazione del genere non poteva intervenire e che era immerso nei dubbi, per giungere a una soluzione, su cui sovente non poteva attendersi nessun aiuto, se non dalla propria sagacia e dal suo spirito critico.

Nella dedica al suo generoso protettore Alberto Pio, Aldo annunziava di essere stato aiutato nella sua grande fatica su Aristotele, da diversi studiosi e particolarmente da Alessandro Bondini (Agathemeros), di cui una prefazione in greco era stata inserita dopo una lettera di Aldo, indirizzata allamico dellontologia, il principe di Carpi.

Alessandro Bondini, conosciuto con il nome di Agathemeros (la buona giornata, traduzione che egli aveva fatto in greco del suo nome), proclamava la superiorit della filosofia peripatetica, senza la quale non si pu che errare, egli diceva, a giammai riuscire a raggiungere la verit. Dopo questa prefazione, vi era un avviso in greco di Cartromachos, che incoraggiava allo studio della filosofia.

Aldo, nella sua dedica al principe di Carpi, insisteva ancora sulla necessit dello studio del greco al quale egli voleva si dedicasse la giovent.

I libri che egli annunciava al principe di Carpi, che avrebbero seguito Aristotele, erano i grammatici, i poeti, i retori, gli storici e tutto ci che pu servire allistruzione e salvare dalla rovina i monumenti letterari.

L8 Gennaio 1495 (quindi 1496), Aldo pubblicava la Grammatica Greca di Teodoro Gaza, seguita da diversi trattati di grammatici greci, di Apollonio, soprannominato Duscolos (il difficile) e De Numeris di Erodiano.

Nella prefazione dedicata al lettore, Aldo, nel segnalare il merito di questa utile pubblicazione, faceva rilevare che lo studio di questa grammatica poteva colpire i lettori per la sua difficolt e la sua aridit; ma dopo averli esortati a non arrendersi, concludeva dicendo Nihil esse volenti arduum: Nulla impedito a chi brama con ardore.

Aldo riferiva di aver rivisto la Grammatica di Apollonio Teodorico su diversi manoscritti e, nella speranza di aver stampato lesemplare migliore, egli lo pubblicava senza nulla togliere; terminava suggerendo al lettore il detto di Isocrate: Έάν ής φιλομαθής, έση πολυμαθής; Sii amico del sapere e avrai un gran sapere (ovvero, sii amico della conoscenza e avrai gran conoscenza).

Questa Grammatica, rpetutamente stampata aveva goduto per lungo tempo del suo successo.

Nel mese di Febbraio 1495 (1496) Aldo faceva comparire la sua prima edizione di Teocrito, seguita da Bione e Mosco (*), Esiodo, Teognide e diversi poeti gnomici, in un volume in-f. Nella prefazione, indirizzata al suo precettore Battista Guarini (**), di cui vantava virt e meriti, Aldo sembrava voler anticipare i rimproveri di coloro che ignoravano le difficolt da superare, per pubblicare per primo un s gran numero di testi greci inediti.

Le edizioni di Aldo, avevano il vantaggio di offrire il testo dei manoscritti che nessuno pi possedeva, dando cos la possiblit agli editori di ricorrere alla fonte del testo originale, evitando cos gli errori in cui si sarebbe potuto facilmente incorrere.

Aggiungendo a Teocrito ed Esiodo una serie di poesie gnomiche, Aldo ricordava che le Sentenze di Teognide, erano citate da Platone nel suo Trattato delle Leggi e da Isocrate nei suoi Discorsi, a quelle di Focilide, questo antico gnomico che Isocrate nel suo Consigli a Demonico, ordina con gli etografi (coloro che descrivono usi e costumi dei popoli), a cui Aldo aveva ritenuto aggiungere una traduzione eseguita da Planude, in eleganti versi greci, di uno scritto che comincia con: Cum ego animadverterem, attribuito a Catone (si ignora quale); ma chiunque esso fosse stato, Aldo lo dichiarava eccellente.

Era stato per mezzzo di un amabile e colto giovane scrittore, Francesco Roscio che egli aveva appreso dellesistenza di un manoscritto di questa traduzione, scritta su velina (si intendeva un foglio di carta pregiata e rara), il cui carattere si era cancellato a causa della vetust.

Aldo, trovandosi a Verona, aveva avuto modo di ricordare che Verona. madre e nutrice di tanti uomini eccellenti in meriti diversi, era la patria del venerato maestro Guarini e di lui aveva detto E sotto Gaspare di Verona, eccellente grammatico, che avevo appreso a Roma le lettere latine; stato sotto di te, Guaarini che mi sono perfezionato nella lingua greca e latina a Ferrara. A chi meglio, posso dedicare questo libro, che contiene opere morali, se non a te, che nella nostra epoca sei un altro Socrate? Perdonami se ho omesso di menzionare le tue virt, che sono note a tutti.

Il libro dell tna di Pietro Bembo, era apparso nel mese di febbraio dello stesso anno; una delle pi belle impressioni tipografiche di Aldo e la prima opera tutta in latino uscita delle sue presse. Il carattere romano inciso da Francescco di Bologna, che era servito per questa edizione, lo stesso usato per ledizione di Teocrito pubblicato lo stesso mese.

Questo carattere che riproduce le belle forme dei tipi di Nicola Jenson, era stato impiegato da Aldo per la stampa dei Diaria de bello Carolino del 1496 e del libro di Pico della Mirandola De Imaginatione, dellaprile 1501.

Il soggetto del dialogo intitolato l tna il viaggio fatto in Sicilia da Pietro Bembo con un amico, per assistere a una eruzione di quel vulcano. Bembo ricorda quei momenti passati a Messina da Costantino Lascaris, di cui egli ammirava il gusto appassionato per le arti, leloquenza e la filosofia sublime, dicendo di lui Nihil illo sene humanius. nihil sanctius - Niente in quel vecchio (era) di pi umano, niente di pi santo.

 

 

*) Sui poeti gnomici (sentenziosi) Mosco e Bione, Leopardi aveva scritto: il Discorso su Mosco e Bione.

**) Battista Guarini fu precettore anche di Josse Bade al quale si deve la prima edizione del commentario di Servio su Virgilio; suo padre, Guarini di Verona, era lautore della traduzione latina di Strabone, eseguita nel 1466; a lui che attribuita la scoperta del manoscritto di Catullo.

 

 

ALDO PER LA TUTELA

DEI DIRITTI DI STAMPA

NEI CONFRONTI DEI

CONTRAFFATTORI

SI RIVOLGE ALLA

SIGNORIA DI VENEZIA

 

 

L

Anno 1496 veneziano, fu consacrato nella maggior parte a preparare lesecuzione dei tomi 1, 3 e 4 dellAristotele e altre grandi opere apparse nellanno seguente.

Aldo preoccupato dal timore di vedere la pubblicazione compromessa dai contraffattori (che vi erano allora, come oggi li troviamo in Internet adeguandosi allIntelligenza artificiale!) e di quelle che sarebbero seguite, per tutelare i suoi diritti di esclusiva, sent il dovere di indirizzare una supplica alla Signoria di Venezia: Humiliter et reverenter exponitur per nome di Aldo Romano, abitator in questa inclita Citt: Conciosiache havendo fatto intagliar lettere greche in summa bellezza de ogni sorte in questa terra, nella quale abbia consumato gran parte della sua facult cum speranza de doverne qualche volta conseguir utilit, et za molti anni chel ha consumadi nel taglio de le dicte, habia trovato, per dio gratia, doi novi modi, cum i qual stampia, si ben, et molto meglio in grecho de quello che se scrive a penna, Cossa che sar de summo honor, utile e commodit a questa felicissima citt. Temendo lui supplicante che per invidia non li sia facto concorrentia; et che altri abbia il fructo di sui secreti et fatiche, et lui ne receva grandissimo danno, supplica la Signoria vostra se degni concederli de gratia che tutti i libri greci, cuss cum la exposition latina, come senza, e latini traducti de greco non stampati altra volta, che lui supplicante stampir, o far stampir, niuno altro li possa restampar, ne far restampar, ne portar, far portar stampadi nel Dominio et lochi de la Illustrisma Signoria Vostra, per fino anni XX, ne usar de secreti de lui supplicante, ne portar libri venali impressi cum epsi secreti nel dicto dominio fra il dicto tempo, sotto pena de perder le opere et de Ducati X per cadauna opera, la quale pena sia applicada per la mit al hospedal de santAntonio e per laltra unit a la affrancation del Monte nuovo. Et questo dimanda de gratia a Serentit Vostra a la qual sempre se raccomanda. Die XXV februarij 1495 (anno veneziano!).

Fu in questanno 1496 che apparve nel mese di agosto il Thesaurus Cornucopie et Horti Adonis in-f., raccolta di grammatici greci, tutti inediti, dove le regole grammaticali sono disposte in ordine alfabetico da Guarino Favorino (Guarinus o Varinus Favorinus, allievo di Poliziano e Lascaris): Al titolo poetico di Tesaurs, Keras Amalteias, Aldo aggiunse in greco xai xepoi Adnidos, I giardini di Adone.

Fu sotto lo scompiglio e le sventure minacciate allItalia da Carlo VIII, che Aldus Manucius Bassianus, aveva scritto la sua prefazione in latino indirizzata agli studiosi che incoraggiava a raddoppiare gli sforzi e la loro devozione alle belle lettere.

Nel 1497 (calendario veneziano), appaiono il 2, 3, 4, volumi di Aristotele per la cui stampa Aldo non aveva seguito lordine numerico; infatti il 4 era apparso (giugno 1947) prima del 3 (gennaio 1497 veneziano, quindi 1948) e il 3 aveva preceduto di un mese il 2 datato febbraio 1497, ossia 1498; sicch lordine dei tomi attribuito successivamente alle opere di Aristotele stato 1, 4, 3, 2 e 5. Ma Aldo non si era limitato al duro lavoro di questi volumi; si era dedicato anche a quattro piccole opere latine in-4*, estremamente rare ma di limitato interesse letterario.

Una piccola opera, divenuta rara, apparve nel mese di Giugno con il titolo Libellus de Epidemia quam Itali morbum gallicum, Galli vero napolitanum vocant in-4, a cura di Nicola Leoniceno Vicentino (filologo, filosofo e medico dei pi conosciuti, di Lonigo nel vicentino, morto nel 1524), sulla malattia esplosa in Italia con la venuta di Carlo VIII, che i Galli accusavano di essere di origine napoletana e i Napoletani di essere di origine gallica e diffusa in tutta Europa. Nella dedicaa Pico della Mirandola, Leoniceno fa sapere che il libro costituisce la riproduzione sviluppata della sua tesi di laurea.

Aldo, nello stesso periodo, stampava un altro opuscolo De Tiro seu Vipera, indirizzata ad Alessandro Agatimeros o Bondini, medico di Venezia e collaboratore di Aldo relativamente ad Aristotele.

Altre quattro piccole edizioni, furono stampate in latino, divenute estremamemte rare: la prima con il titolo bizzarro di Epiphillides (grappolino), costituiva una raccolta di sillogismi fatta da Lorenzo Maioli, professore di filosofia a Ferrara, che il duca Ercole dEste aveva inviato ad Aldo per stamparli; Aldo in un primo momento si era rifiutato, dicendo che il testo non era ben scritto, ma sulle istanze del principe egli si decise, dedicando il lavoro ai giovani, invitandoli a studiare queste elucubrazioni e approfittarne, se possbile. A questa lettera e a quella scritta da Maioli ad Aldo, segue una dedica al giovane cardinale Ippolito dEste, allepoca di diciotto anni, figlio del duca Ercole, che contiene una nuova informazione, che costituiva una novit, in quanto il giovane cardinale aveva compiuto un viaggio in Pannonia, prima del 1497, anche se i biografi parlavano del viaggio indicandolo al 1518.

Il secondo libretto, trattava della Conversione delle proposizioni secondo i peripatetici, preceduta da una lettera di Maioli al giudice Hybertus de Fisco.

Il terzo consisteva in una traduzione latina di un frammento di Averro (v. cit. Art. La Scuola di Padova). Di questi tre libretti stampati con lo stesso carattere, solo il secondo era datato (Venezia, Aldo 1497), ma alla fine del terzo si trovava un registro di reclami per tutti e tre, ci che fa supporre che essi erano stati stampati nello stesso periodo e che dovevano formare un unico testo diviso in tre parti.

Un quarto volune, con la stessa data 1497 di Lorenzo Maioli sui Gradi della medicina. Non portava il nome di Aldo, ma, essendo stampato con gli stessi caratteri degli altri, la sua stampa era attribuibile a lui. Questo Lorenzo Maioli era certamente fratello di T. Maioli, celebre bibliofilo rivale di Grolier che col suo esempio aveva realizzato delle ammirevoli legature firmate Th. Maioli et amicorum. Sullesempio di Grolier, De Thou, dei Letellier e dei grandi signori amici delle lettere, Maioli aveva acquistato da Aldo diversi esemplari della stessa edizione, per distribuirli ai suoi amici. Allinizio di questopera vi una prefazione di Maioli a Luigi-Maria Sforza.

Lo stesso anno Aldo stampava in-f. Giamblico, Proclo, Porfirio, Sinesio e altri filosofi neoplatonici, con una prefazione indirizzata da Marsilio Ficino al cardinale Giovanni de Medici, poi Leone X.

Il 5 Dicembre 1497, apparve un piccolo Libro dOre, in greco in-16, ben impresso in rosso e nero, divenuto estremamente raro.

Nello stesso mese Aldo aveva stampato il Dictionarium graecum copiosissimum secundum ordine alphabeti, cum interpretatione latina, di cui la prima parte era la riproduzione del Lessico greco di Craston, e vi era stata aggiunta una nomenclatura alfabetica di motti latini, corrispondenti ai motti greci, ci che in qualche modo costituiva il primo saggio di un Dizionario laino-greco e greco-latino, ma il cui uso era molto scomodo perch occorreva andare a cercare, alla fine del volume, lequivalente in latino delle parole del testo greco; e ci rendeva questa ricerca presso che impossibile, perch, in tutti i testi stampati da Aldo, le pagine non erano numerate.

Questo inconveniente, che aveva colpito Aldo, gli fece raccomandare, con avvertimento alla fine del Lessico latino, di numerare con la penna ciascuna pagina del Lessico greco, per poterla poi ricercare pi facilmente.

Nella prefazione indirizzata agli studiosi Aldo diceva di aver rassemblato del materiale per pubblicare un Lessico pi completo, ma che per ben eseguire questo lavoro, che per lui sarebbe stato gravoso, aveva bisogno del concorso di specialisti al fine di trattare convenientemente e, kat karioteta, ciascuna espressione. Questo Lessico era stato inserito nel 2 volume di Aristotele e Aldo provvide a riparare lerrore dalla sessantaquattresima pagina, non avendo potuto farlo nelle pagine precedenti, gi stampate.

Il trattato delle Istituzioni della Grammatica greca, stampato nel gennaio veneziano 1497 (1498) era stata curata da Urbano Bolzani, detto di Belluno, che, per la prima volta offriva le regole della grammatica della lingua greca tradotta in latino. Il libro era dedicato a Giovan-Francesco Pico della Mirandola, per il suo amore per le lettere greche, degno nipote del celebre Giovanni Pico della Mirandola, denominato Fenice della scienza, designazione datagli da Aldo e universalmente mantenuta. Una medaglia commemorativa era stata scolpita in onore di Bolzani dopo la pubblicazione del libro, che aveva avuto diverse ristampe.

Nel periodo dellAscenzione dellanno 1498 (normale), Aldo era stato colpito dalla peste che aveva mietuto tante vittime, al punto che la festa non era stata celebrata; Aldo, vedendosi in pericolo di morte, aveva fatto voto che se fosse guarito si sarebbe fatto prete; fortunatamente era guarito ed era stato sciolto dal voto, con una lettera del papa Alessandro VI Borgia, scritta al patriarca di Venezia.

Nello stesso mese di gennaio 1947 (1498) fu pubblicato il 3 Volume di Aristotele Storia degli animali, preceduta dalla prefazione indirizzata ad Alberto Pio, in cui Aldo rende conto dellordine che aveva seguito nella pubblicazione di Aristotele e Teofrasto, in base ai suggerimenti di Francesco Caballo di Venezia (medico a Padova, morto il 1540), studioso di filosofia e medicina.

Aldo invitava il principe a studiare la Storia degli animali contenuta nella prima parte del libro e a comparare il testo graco con la traduzione latina, curata da Teodoro Gaza, che, greco di nazione, conosceva ambedue le lingue.

Questo studio, diceva Aldo al principe, sar non meno profittevole, come lo era stato per ben apprendere il greco, per Ermolao Barbaro, Pico della Mirandola, vostro zio, Girolano Donato e Angelo Poliziano, uomini che si erano distinti per il loro profondo sapere (v. cit. Art. Primi umanisti e stampatori veneziani).

Nel 2 Volume di Aristotele del Febbraio 1497 (1498), Aldo rendeva conto dei suoi sforzi per riunire i migliori manoscritti che egli aveva comparato, per ottenere i migliori risultati. Quanto ai manoscritti di Teofrasto, aggiungeva, essi sono talmente rari, da essere riuscito a trovarne solo uno in tutta Italia.

Aldo, in questa occasione si rammaricava della morte prematura. allet di trentadue anni, di Giovanni Pico della Mirandola il cui limmenso sapere non avrebbe avuto limiti se avesse potuto prolungare la sua carriera e testimoniava la sua riconscenza e il suo affetto per i suoi allievi, pincipe Albero Pio e nipote Giovan-Francesco. Egli voleva che tutti gli amici delle lettere sapessero che in maggior misura ad Aberto Pio, piuttosto che a lui medesimo, era dovuta la gratitudine della pubblicazione delle opere greche e latine. E concludeva: cos sar per le opere di Aristotete e Teofrasto che a lui saranno dedicate.

Degli studiosi che avevano collaborato per questa pubblicazione Aldo citava, elogiandolo, linglese Thomas Lincer; elogiava altres Gabriele Braccio (Brasichellensis), Giustino (Decadyos?), di Corcyr e Nicola Leoniceno, che a richiesta di Aldo aveva collazionato i testi sui manoscritti che egli possedeva e Lorenzo Maioli di Genova celebre sia come medico che come filosofo.

Aldo terminava la sua lunga prefazione annunziando che avrebbe pubblicato i commentatori di Aristotele, le opere complete di Platone, tutti gli scritti di Ippocrate e Galeno e altri testi di medicina e di matematica e si sarebbe sforzato, se Dio glielo avrebbe consentito, di non lasciarmi mancare dei buoni libri di scienze ed arte.

Nel Giugno 1498 appariva il 5 volume di Aristotele Le Etiche che concludeva la pubblicazione delle sue opere. Nella prefazione indirizzata al suo protettore, Aldo gli riferiva delle difficolt avute per riunire i testi greci di Aristotele, tradotti in latino da Leonardo Aretino, che aveva cercato a Roma, Firenze, Milano, perfino in Grecia e in Bretagna, ma alla fine era stato a Venezia che aveva attinto.

Dopo aver terminato il volume, aveva atteso ancora sei mesi per aggiungere ci che ancora mancava; Questi sforzi - concludeva - dovrebbero eliminare spero, lingratitudine, linvidia, la malevolenza e le difficolt di pubblicare correttamente le opere di Aristotele - ma aggiungeva Aldo con amarezza e tristezza - il mondo sempre stato ingrato con i suoi benefattori.

Fu solamente dopo dieci anni (1508) che Aldo riusciva a pubblicare la Poetica e Retorica di Aristotele, dopo essere riuscito a procurare i manoscritti, pubblicati allinizio dei Retori greci.

Nel Luglio successivo si giunge alledizione principe di Aristofane in-folio, un rimarcabile monumento letterario e tipografico ( sempre Firmin-Didot che scrive), che nonostante gli sforzi compiuti, raccoglieva nove commedie: Pluto, Le nuvole, Le rane, I cavalieri, Gli acarnesi, Le Vespe, Gli uccelli, La pace, LEcclesiazuse (Le donne al Parlamento); gli scolii che accompagnavano le nove commedie erano state raccolte da Marco Musuro da diversi manscritti. Allinizio del testo vi era una epistola dedicatoria di Aldo a Daniel Clary di Parma, allora professore di latino e greco nellopulenta citt di Ragusa.

Aldo dimostrava come fossero nellerrore coloro che si occupavano di filosofia, di medicina e di scienze, credendosi abili senza conoscere il greco e contentandosi di leggere Aristotele, Temistio, Simplicio, Ippocrate, Galeno nelle traduzioni latine, pur sapendo che esse fossero inesatte e aggiungeva. Spero di far brillare in tutta la sua luce ci che sia accessibile solo a poche persone. Aristotele non ha scritto su ci che concerne la dialettica, la filosofia naurale, surnaturale e morale, ma ancora sulla retorica e la poetica. Io ti invio dunque, mio caro Clary, tu che insegni a Ragusa con gran successo sia il greco che il latino, conformemente ai precetti di Quintiliano, le nove commedie di Aristofane che leggerai con piacere e questa lettura render il tuo compito pi facile e interessante per i giovani. Non ho aggiunto la decima commedia, la Lisistrata, non avendone trovato che appena la met; a queste nove commedie sono aggiunti commentari molto antichi. Niente a mio avviso pu essere pi utile, per ben conoscere la lingua greca, lo studio di Aristofane e tale lopinione di Teodoro Gaza.

Questo filologo, interrogato su cosa dovr leggere chi voglia ben conoscere il greco, ha risposto. E sufficiente Aristofane, lAttica per eccellenza. San Giovanni Crisostomo si ritene, non cessasse di leggere e rileggere le ventotto commedie di Aristofane (che si possedevano allora), da servisrsene come un guanciale, ed a questo modo che egli raggiunse una tale eloquenza e severit di stile che si ammiravano in lui. Si deve quindi, a mio parere - concludeva Aldo - leggerlo con tanto piacere come si leggeva Terenzio che Cicerone leggeva abitualmente e chiamava suo familiare, avendolo sempre con s.

Lentusiasmo che aveva suscitato lapparizione di Aristofane, uscito dalla stamperia di Aldo simultaneamente alle opere di Aristotele, era stata sottolineata da Masuro, nella prefazione indirizzata ai Filelleni che aveva scritto in greco, dopo quella di Aldo.

Anche a Luglio 1498 apparvcro le opere complete di Poliziano, uno dei libri meglio impressi di Aldo, con sua prefazione indirizzata a Marino Sanuto al quale manifestava il suo dispiacere per la scomparsa di Poliziano, tolto alla Muse da una morte prematura.

Questa edizione, era stato fatto notare, pi ampia di quella di Firenze del 1499 e meno completa di quella di Basilea del 1553, che conteneva la Congiura de Pazzi (v. in Specchio dellEpoca) che Aldo certamente conosceva, ma non laveva inserita in quanto un papa era coinvolto in un assassinio premeditato.

Siamo al 1499 in cui Aldo pubblicava Epistolarum Grcarum Collectio, in-4; in capo al libro vi erano sette versi greci con traduzione latina, il cui senso il seguente: Ecco una raccolta di lettere dei migliori scrittori che il tempo ha prodotto come aveva fatto nascere le rose; quando i fiori cadono, si avverte di pi la dolcezza del loro profumo che colpisce lodorato; ci che avviene per i buoni scrittori; la loro primavera dura poco, ma il fascino della loro parola lascia un ricordo eterno.

Quella del 1500 era stata unannata laboriosa per la preparazione delle opere che appariranno nel 1501 e in questanno Aldo riesce a pubblicare solo due opere: la prima conteneva le lettere di santa Caterina da Siena, Epistole devotissime de santa Caterina da Siena: la santa era rappresentata in una incisione su legno molto ben disegnata. Il volume conteneva per la maggior parte, lettere raccolte da fra Bartolomeo da Alzano di Bergamo, dellordine dei predicatori; era la prima opera che Aldo pubblicava in italiano.

Nella prefazione, indirizzata al cardinale Francesco Piccolomini di Siena, Aldo disegnava un quadro della situazione dellepoca; ... Bisognerebbe che, se possibile fosse, le pietre non solo delle chiese, ma anco per tutto, gridassero di continuo contro i tetri vizi e orrende scelleraggini che se commettono hoggi nel mondo; n chi (le) corregge. E gi venuto cos ogni vizio al sommo, che per tutto farebbe abbondante materia di satire e tragedie. Gi per lo pssato aveva qualche vergogna far male, ma oggi o mondo ribaldo, o tempi maledetti, le facce degli uomini non sono pi facce ma volti invetriati: perch non altrimenti si seguono gli appetiti che li fa da animali bruti. Non si stima pi n onore, n fama, come se gli uomini fossero tante pitture o statue. ... Ho stimato cosa grata mandarle il frutto uscito dallinclita pianta della vostra inclita citt di Siena. Item perch avendo detta vergine scritto molte lettere a sommi pontefici e cardinali per la reformazione della Chiesa e per dispiegare il gonfalone della Croce contra i pagani ... ora che gli infedeli sono in arme con stupendo esercito apparato per mare e per terra, con animo di distruggere la fede di Cristo, ...si pu pensare che (le lettere) sieno state scritte pi ai pontefici dei tempi nostri che a quelli di allora ....

Caterina (1347-1380) aveva scritto anche al Sultano, come riferisce Aldo, che poteva essere stato Solimano I (1362) o Murad I, (1389) per convertirlo (come avevano fatto san Francesco, ritenuto matto e Raimondo Lullo, che si erano recati personalmente, senza risultato!) ma della lettera, non vi traccia (ndr.).

Il secondo volume pubblicato, una edizione di Lucrezio, piccolo in-4, il cui testo era stato rivisto da Girolamo Avanzio. Questo filologo, aveva cos bene studiato Lucrezio, da conoscerlo col cuore, vale a dire che Avanzio aveva sue personali opinioni, tanto che Aldo nel 1515 aveva pubblicato unaltra edizione, il cui testo era stato riveduto da Navagero.

Tre edizioni di Lucrezio avevano preceduto quella di Aldo; una del 1472 senza data, stampata a Brescia; una a Verona nel 1486 e una a Venezia nel 1495, ci che indica che la filosofia di Lucrezio non avesse ancora incontrato alcuna repulsione, almeno nel Nord Italia. La dedica ad Alberto Pio ci informa che il principe aveva gi costituito una forma di piccola Accademia e Aldo gli diceva: Tu itaque debes, Alberte humanissime librum hunc benigna fronte in doctissimam academiam tuam admittere; Tu umanissimo Alberto dev perci ammettere il libro, come benigna fonte nella tua dottissima accademia (v. pi avanti la polemica del principe con Erasmo e ci che gli riferisce Aldo su Lucrezio).

Ma mentre Aldo, facndo un grande elogio di Lucrezio, come poeta e filosofo, raccomandava di respingere ci che di falso e contrario alle dottrine dellAccademia, dei peripatetici e sopratutto dei nostri teologi, rimproverava Lucrezio per aver esposto, nelle sue belle poesie, i dogmi di Epicuro, invece di imitare Empedocle, che primo fra i greci, aveva messo in versi la saggezza; e annunciava che di Empedocle avrebbe pubblicato ci che era sfuggito alle devastazioni dei barbari e ci che aveva potuto raccogliere Strobeo.

 

 

 

 

 

ISABELLA DESTE

COLLEZIONISTA

DI OGGETTI RARI

CHIEDE AD ALDO

LIBRI PERSONALIZZATI

 

 

I

lbri stampati su velina, erano richiesti personalmente ad Aldo da Isabella d'Este, che raccoglieva incomparabili oggetti rari e preziosi (Francesco I di Francia ne aveva una collezione ed erano indicati nellapposito Catalogues des livres du roi).

Della stampa di Le cose volgari (ossia Canzoniere e Trionfi) di Francesco Petrarca, il primo stampato nel 1501 da Aldo in italiano, richiesto da Isabella, si conoscevano solo diciassette copie in velina. Altra richiesta di Isabella ad Aldo, scritta dal segretario Capilupi: Ni fareti singolare piacere a mandare un volume di tutte le operette che mi scrivete haver in carta membrana cos ligate (vale a dire rilegate in pergamena), che cortesemente vi rimetteremo il pretio in caso che ne piaciano. Se no vi rimanderemo infallibilmente essi. Ne sentiremo anchora in ci notabilmente gratificati da voi, a li cui comodi e beneplaciti vi offeriamo sempre dispostissimi. Mantuae XXVII Maij MDV. E poi aggiunge: Raccomandovi che stampando altre opere di questa stampetta (si riferiva al carattere corsivo), in carta membrana, a nostro nome (Isabella chiedeva che nel libro fosse indicato il suo nome), secundo vi scrivessimo. (f.to B. Capilupus).

Aldo risponde a Isabella e le manda i libri che ha disponibili e le scrive: Ill.ma Madama, Me scrive V.S. li mande tutti quei libretti io habia in membrana de lettera cursiva, per la qual cosa mando per il portator chiamato S. Joanni da sola quelli havea, cio Martiale, Catullo, Tiberio, Propertio quali sono desligati (vale a dire senza legatura nel caso Isabella avesse voluto farne fare alcuna pi preziosa), Oratio, Juvenale et Persio legati et miniati. Altri io non ho. Piacendo quelli a V.S., poter dare pretio de epsi al portatore predicto; non piacendoli, redarli i libri. Horatio et Juvenale et Persio, miniati e ligati insiemi: ducati sei; Martiale: ducati quattro, Catullo, Tibullo Propertio ducati tre; Lucano ducati tre.

Lartista che procurava a Isabella oggetti rari, era Lorenzo di Pavia; un musico che inizialmente era stato intermediario di Beatrice dEste, sorella di Isabella, moglie di Ludovico il Moro, poi era passato a servire Isabella che aveva sposato Francesco II Gonzaga, marchese di Mantova, lei di sedici anni, lui di ventiquattro; Isabella era intellettualmente precoce, conosceva a memoria interi brani latini ed era una mecenate.

Lorenzo aveva costruito un gioco dorgano, che allepoca era stato considerato un capolavoro e si ingegnava a costruire liuti, clavicembali e altri strumenti musicali, lavorando sullebano, come sullavorio e sul corno che intarsiava.

Isabella lo apprezzava per la musica che lei amava e i loro rapporti erano divenuti pi frequenti dal 1497 quando la marchesa aveva ventitre anni, e messer Lorenzo era divenuto il suo agente a Venezia: esperto in oggetti darte, oggetti damascati, libri e quadri, pietre scolpite; tutte le curiosit che potevano piacere a Isabella, passavano dalle mani di Lorenzo che usava dire nella forma il tutto, una frase che aveva certamente colpito la bella sovrana.

Nel mese di agosto del 1503 Aldo le aveva inviato un Petrarca e un Virgilio senza legatura, stampati su bella carta pelle di velina, che dovevano essere rilegati e ornati con fermagli dargento dal miglior rilegatore di Venezia; ma Lorenzo a Venezia aveva incontrato un mercante fiammingo con il quale aveva concordato che avrebbe fatto rilegare le due copie nelle Fiandre; il lavoro sarebbe stato eseguito entro il prossimo Natale; le due copie per non pervennero alla marchesa a Natale ma a Pentecoste dellanno seguente.

Nella lettera di accompagnamento messer Lorenzo aveva scritto: Invio a Vostra Signoria i due Petrarca (ma erano Petrarca e Virgilio) rilegati in Fiandra; trovo che avrebbero potuto essere meglio apprezzate (vale a dire meglio eseguite), in quanto a me sembra che per Vostra Signoria ogni cosa non sia tanto perfetta, da averlo potuto esser ancora di pi. Con questi sentimenti nel cuore del suo incaricato daffari in materia di acquisti darte, lascio da pensare se la marchesa di Mantova sia stata ben servita a Venezia dallonesto messer Lorennzo di Pavia. Di Lorenzo di Pavia dopo il 1516, non si ebbero pi notizie.

 

LACCADEMIA

CREATA DA

ALDO E GLI

ACCADEMICI

 

L

a piccola Accademia istituita da Albero Pio era servita ad Aldo per istituire una vera Accademia composta dagli uomini pi distinti per il loro sapere, che si riunivano presso di lui in un giorno fissato per discutere di questioni letterarie, e si occupavano di opere pi utili da stampare e adottare le migliori lezioni ricavate dai manoscritti.

La costituzione di questa Accademia fu redatta in greco e per meglio assicurarne la durata, Aldo sollecitava limperatore Massmiliano I di voler concedere un diploma imperiale; ma le speranze erano andate deluse in quanto limperatore che chiamava Aldo, Aldo nostro, non gli aveva risposto e passato del tempo, Aldo moriva.

Il governo di Venezia non aveva ritenuto prenderla sotto la sua protezione, ma si era mostrato favorevole per aver concesso a Masuro, uno dei principali capi dellAccademia, lassistenza e la sorveglianza apportata alle pubblicazioni che uscivano sotto il none di Novella accademia.

I capoplavori greci davano a Venezia una nuova via letteraria e allinizio della costituzione dellaccademia, denominata lAcademia dAldo (e detta da Aldo, Academia nostra), il cui atto costitutivo, come detto, era stato redatto in greco, si era deciso che i membri dovessero parlare in greco; ma questa decisione non era stata rigorosamente osservata in quanto gli accademici preferivano parlare in latino.

Molti dei suoi componenti erano designati nel regolamento in base alle attribuzioni speciali; altri erano stati ammessi successivamente e tra i membri pi attivi troviamo Marco Masuro, suo cognato Giovanni Gregoropulos, Carteromachos (Fortiguerra), Pietro Bembo, Andrea Navagero, Bondini ecc.

Questa Accademia era stata desempio per quelle formatesi a Firenze da Lorenzo de Medici, a Napoli da Pontano, a Roma da Pomponio Leto.

Aldo con gli accademici sparsi per lEuropa, manteneva rapporti epistolari e, alcuni di essi facevano parte del Senato di Venezia; egli li aveva divisi in sezioni o trib, e ciascuna aveva il proprio presidente; cosicch Scipione Carteromachos (Fortiguerra) era listitutore e capo della trib dei lettori; mentre Aldo era il presidente e Giovanni di Creta (Gregoropulos) era il capo dei correttori. Questi tre capi o presidenti erano stati nominati allunanimit dai membri, e degli altri, Battista (Egnazio), decano, era il capo trib degli ecclesiastici; Paolo Canal, veneziano, della trib dei nobili; Girolamo di Lucca (Girolamo Menocchio) della trib dei medici; Francesco Rosetto di Verona, della trib dei professori e molti altri davano semplicemente il proprio nome e costituivano gli accademici liberi, per cui laccademia era da considerare una vera e propria Accademia di lettere e scienze.

Era con un lavoro assiduo, una energica costanza e una vita frugale che Aldo aveva potuto far fronte a questo immenso lavoro, accresciuto dalla celebrit legata al suo nome e alle numerose lettere alle quali egli era costretto a rispondere, ascoltare i lettori che si recavano a trovarlo, e i curiosi che gli ponevano problemi sulle sue imprese letterarie, sottoponendole in versi latini, con i quali gli davano suggerimenti su varie opere.

Alcuni librai, come Bologni di Treviso gli scrivevano in versi latini per chiedergli libri in prestito; e tanti erano anche i personaggi distinti che chiedevano di vedere la sua stamperia e tanti erano gli oziosi che dicevano Andiamo da Aldo. Per questo motivo aveva messo lavviso sulla porta Chiunque tu sia, se vuoi parlare con Aldo , sii breve, e ci fatto , lascialo ai suoi lavori, a meno che non voglia prestargli la spalla allesempio di Ercole, che era andato in aiuto ad Atlante spossato dalla fatica. Sappi che chiunque mette qui piede, trover lavoro.

Rinomato per i suoi inconvenienti, Erasmo gli aveva scritto che voleva che gli stampasse gli Adagia e, giunto a Venezia, recatosi da Aldo si era fatto annunziare, ma a causa del suo nome, sconosciuto dai servitori o mal pronunziato, era stato lasciato in attesa alla porta; alla fine, Aldo informato, era accorso scusandosi, ospitando Erasmo per tutto il periodo della stampa del libro (v. cit. Primi umanisti e stampatori veneziani).

 

 

 

LA POLEMICA SORTA

SUL CARATTERE ALDINO

E I LIBRI PUBBLICATI

NEGLI ANNI

1501 - 1503

 

N

el mese di Marzo 1501 (1502) Aldo stampava la Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato, ma il libro apparve nel 1504; nellaprile 1502, in-4 fu stampato il De imaginatione di Francesco Pico della Mirandola, dedicato ad Alberto Pio di Carpi, una delle pi belle stampe di Aldo, pari all tna di Pietro Bembo, con gli stessi caratteri, gli stessi numeri delle righe per pagina; la carta scelta foglio per foglio e tutte le qualit di un esemplare destinato ad amatori come la marchesa Isabella dEste-Gonzaga; Aldo aveva voluto dare a questo libretto un aspetto gradevole per i suoi due amici e protettori Pietro Bembo e Pico della Mirandola ai quali dedicato. Nella sua lettera egli ricorda i personaggi illustri della famiglia Pico e la sua felicit nelloffrire ad Alberto Pio, che ne era il degno rappresentante, lomaggio di questo libro.

Con ledizione di Virgilio, piccolo in-8, che appare nellaprile 1501, ha inizio la serie delle opere letterarie greche, latine, italiane impresse da Aldo in questo formato; in un breve comunicato Aldo avverte gli studiosi della composizione del volume con le Bucoliche, Georgiche ed Eneide composte da Publio Virginio Marone, con lannuncio che pubblicher successivamente gli altri principali autori, nello stesso formato.

E in questo Virgilio che Aldo introduce il carattere detto aldino il cui modello era stato ripreso dalla bella scrittura del Petrarca e che Aldo annunciava, sar usato per tutti gli altri autori che saranno pubblicati. Aldo molto correttamente, confermando la sua abitudine a riconoscere i meriti delle persone, riferiva che il merito della incisione del carattere era da attribuire a Francesco di Bologna (*) ... ma per questa sua correttezza era stato mal ripagato!

Sebbene Francesco di Bologna avesse eseguito come incisore alle sue dipendenze, quindi pagato per il lavoro, sotto la direzione di Aldo e con i suggerimenti dati da Aldo, anche per la particolare fusione del piombo, Aldo, per questo nuovo lavoro, aveva chiesto alla Signoria di Venezia lesclusiva, che gli era stata accordata. Ma, lincisore Francesco, nonostante il privilegio di esclusiva di Aldo, su richiesta di Girolamo Soncino, stampatore di Fano, aveva creato un altro carattere identico per la forma a quello fatto per Aldo, ma un p pi grosso e Soncino, con questo carattere aveva stampato un Virgilio e un Petrarca nello stesso formato di quelli stampati da Aldo.

E, nella edizione del Petrarca, Soncino aveva avuto la spudoratezza di dedicare la prefazione allillustre ed eccellente pincipe Cesare Borgia, con la data di pubblicazione 1503: la furfanteria ha sempre alloggiato in Italia, ieri come oggi!

Nel libro era riportata una lettera di Soncino che attribuiva a Francesco di Bologna linvenzione ha escogitato una nuova forma di littera cursiva ovvero cancelleresca, della quale non Aldo Romano, n altri che astutamente hanno tentato delle altrui penne adornarsene, ma esso Francesco stato primo inventore e disegnatore ....

Seguiva unaltra lettera di Francesco di Bologna a Thomas Sclaricinus, in cui si parla solamente di piccolo carattere corsivo, di cui non se ne pu fare uso, atteso il privilegio concesso ad Aldo dal Senato di Venezia per tutto il territorio della Repubblica, che assicurava lonore e il profitto ad Aldo e non a Francesco di Bologna che aveva eseguito lincisione. E Francesco di Bologna aveva dovuto riconoscere che era stato per merito di Aldo che questi caratteri erano stati eseguiti per la sua stamperia. Ma ci nonostante, Soncino continuer nella sua attivit truffaldina.

Il pubblico aveva accolto con favore questi nuovi libri (eseguiti col sistema della composizione di lastre stereotype che sostituivano la composizione con le singole lettere) che non solo erano pi pratici, da portare in viaggio e da leggere, ma erano anche pi economici in quanto costavano due franchi e mezzo, nel valore del 1875.

Un nuovo privilegio era stato accordato ad Aldo dal Senato di Venezia il 1502, che si trovava riportato nelle Methamorphoses, al quale si era aggiunto il privilegio del papa Alessandro VI per quindici anni, riportato in Cornucopia di Perotti nel 1513.

Ma questi privilegi non impedivano la stampa dei libri contraffatti, a Fano da Soncino, e a Firenze da Giunta; anche i lionesi contraffacevano il carattere pi pesante.

Questa ventata di contraffazioni aveva costretto Aldo a scrivere un libello (1503) con cui lamentava, con dispiacere, di queste pubblicazioni fraudolente che erano fatte passare per aldine ed erano mal eseguite e piene di errori, che danneggiavano la sua reputazione e i suoi interessi. Aldo aveva escogitato il sistema di segnalare su foglietti, gli errori tipografici che contenevano. Tutto era stato inutile! I contraffattori capovolsero lavviso a loro profitto: in base agli avvisi di Aldo, correggevano gli errori segnalati e ingannavano ugualmente lacquiente, cos provando che non vi era stata alcuna contraffazione che Aldo aveva pubblicamente denunciato. Aldo in sostituzione di Francesco di Bologna aveva assunto un altro incisore e pittore, Giulio Campagnola .

Lo stesso anno 1501 appariva Oratio, divenuto raro come Virgilio di cui erano noti dieci esemplari stampati, uno dei quali si trovava presso la Biblioteca Nazionale di Parigi.

La dedica era indirizzata a Marino Sanuto e diceva, che trattandosi di un piccolo testo avrebbe occupato poco spazio nella sua fornitissima biblioteca e Sanuto era invitato a leggerlo come sollievo ai suoi impegni negli affari pubblici e al lavoro per la sua Storia (Diarii), che stava componendo. Nel libro era riportato un estratto del nuovo privilegio concesso dal Senato di Venezia.

Dopo Le cose volgari di Petrarca, pubblicate del mese di luglio, di cui si detto, nellAgosto, appaiono Giovenale e Persio , nello stesso volume; ledizione era rara e Aldo dedicandola a Carteromachos (Scipione Fortiguerra), gli diceva di aver pubblicato questi due scrittori satirici in piccolo formato, per rendere luso pi pratico e di facile per tutti, e nello stesso tempo elegante nella forma.

Nel dicembre appariva Marziale, con una maledizione di dannazione contro il suo nemico (contraffattore) e non dica che non gli era stata predetta. Stai attento. (Quisquis es qui quoquomodo hujusce excusionis ergo adversus ieris, damnatus esto et reus. Ne dicas tibi non prdictum. Cave).

Uno dei libri pi belli di carattere tipografico pubblicato da Aldo, era stato Giorgio Valla, (da non confondere con Lorenzo Valla), in due grandi voluni in-folio intitolati De expetendis et fugiendis rebus opus; una raccolta di diversi trattati di ogni genere, aritmetica, geometria, musica, astrologia, psicologia, metafisica, grammatica, poetica, retorica, filosofia, morale, architettura, giurisprudenza, medicina, arte militare, e una folla di altre cose, che, aveva aggiunto Aldo, bene conoscere; dedicata al generale Gian Giacomo Trivulzio, questo testo dispendioso ebbe poco successo, sebbene contenesse molte informazioni utili, sopratutto per i tempi in cui era ststo pubblicato il cui autore era un filologo molto colto.

A Dicembre 1501, Aldo pubblicava una Arringa di Girolamo Donato, consumatissimus Venetorum orator, compiutissimo oratore veneziano, indirizzata allinvittissimo e chiarissimo re di Francia (Luigi XII), per felicitarsi della conquista del regno di Napoli e del progettato matrimonio, tra Claudia di Francia e larciduca Carlo di Lussemburgo (futuro Carlo V, non realizzato).

E durante questanno che si deve riportare la preparazione dellinizio del Pentateuco, in tre lingue di cui Decadio aveva annunciato con tanta gioia la sua futura apparizione, ma questa Bibbia poliglotta non ebbe seguito; il suo primo e unico foglio, risultava trovarsi a Parigi, presso la Biblioteca Nazionale; si ignorano i motivi della rinuncia alla sua realizzazione.

Nel mese di Gennaio 1501 (1502), appare il 1 volume, piccolo-in-4 dei Poemi Christiani Veteres, contenente Prudenzio, Prospero, le poesie greche di Giovanni Damasceno e altri, con le traduzioni latine; allinizio si trovava riportata la vita di Prudenzio scritta da Aldo. Il 2 volume che apparve nel 1502 comincia con Sedulius, seguito da un gran numero di poesie diverse; in questo testo che appare per la prima volta il simbolo dellancora aldina con delfino attorcigliato e il motto festina lente- affrettati lentamente.

Nel 3 volume si trovano le poesie di Gregorio di Nazianzo: lin-4, contiene il solo testo di Nonno di Panopoli: Parafrasis Evangelium secundum Johannes; questo volume non era stato completato dalla traduzione latina annunciata da Aldo, n con altre poesie che egli aveva anche detto che avrebbe aggiunto; ma il libro raro per le poesie che erano state pubblicate per la prima volta.

Nel Febbraio 1501 (1502), Aldo si decise a pubblicare la sua Rudimenta Gramatices latin lingu, preparata da tempo, per facilitare lo studio del latino ai Latini e ai Greci (era quindi una Grammatica comparata latina e greca).

Per rendere pi utile questa grammatica, Aldo aveva combinato limpressione del testo greco e la traduzione latina in modo che ciascuna parte fosse staccata dallaltra e poteva essere consultata separatamente sia per il greco, sia per il latino, cos anche per la grammatica greca e quella latina; ma il risultato era stato un testo con delle lacune; e cos questa edizione, sebbene completa, era divenuta rara. Ma era stata ristampata dai nipoti in sei edizioni.

Giunta a Firenze laveva contraffatta due volte, nel 1516 e 1519, non mancando di usare anche il simbolo dellancora aldina con delfino atttorcigliato, con cui Aldo fregiava le sue opere; inutile era stata la protesta del nipote di Aldo, Francesco Asola; essa fu stampata anche a Lione e a Parigi da Josse Brade e Poncet-Lepreux che fecero ciascuno una stampa nel 1513.

Nell Aprile 1502 appariva ledizione origiale del Vocabularium vel Onomasticon di Polloux che si trovava spesso rilegato con il trattato De Urbibus di Stephanus, al quale si collegava per la natura del soggetto.

Nelle dediche, la prima a Elias Capreolus (Capreolo o Cavriolo) di Brescia, giureconsulto e storico e laltra a Giovanni Taberio professore di lingua greca e latina nella stessa citt, diceva che per lamicizia che li accomunava, sebbene egli non li avesse mai visti, essi sarebbero stati ricordati nella loro biblioteca, per mezzo di queste due opere in cui egli aveva stampato il loro nome, per la stima che nutriva nei loro confronti.

A Taberio diceva di aver provato una gran gioia nellapprendere che nella grande citt di Brescia gli uomini pi distinti si riunivano appassionatamente negli studi greci sotto la sua direzione. Io vedo sorpassati - aggiungeva - i risultati sperati, quando avevo intrapreso la pubblicazione dei manoscritti greci; e mi meraviglio con i miei amici che, dopo tanti anni che i cristiani e gli infedeli si combattono con furore ( dal primo anno di guerra che ho iniziato, nellnteresse delle lettere, a consacrarmi alla stamperia), io mi meraviglio, ripeto, di vedere con non minor ardore accrescere lardore nello studio delle belle lettere, passione che si accresce di giorno in giorno, in modo che nel mezzo del fragore delle armi che i libri risorgono dopo tanti secoli. E, aggiungeva, non solo in Italia, ma in Germania, in Francia in Pannonia, in Inghilterra, in Spagna e dappertutto dove diffusa la lingua latina, che giovani e vecchi si dedicano con amore alle lettere greche.

Il libro era seguito da Lettere familiari di Cicerone, Aprile 1502, formato in-8, edizione talmente rara che, Michael Maittaire (filosofo e biografo inglese, 1668-1747) non ne aveva avuto conoscenza; Aldo ne aveva ristampato successivamente tredici edizioni, divenute tutte rare; la spiegazione era data dalla circostanza che esse costituivano il modello dello stile epistolario di cui si faceva uso quotidiano.

Nella lettera dedicatoria a Sigismondo Thurzo, allora ambasciatore a Venezia, poi governatore di Carlsburg o Weissemburg in Transilvania e arcivescovo di Grosswardien in Ungheria, Aldo diceva di aver utilizzato questo piccolo formato per poter renderne luso pi comodo agli studiosi che potevano portarli con s, e di essere dsposto a stampare tutte le opere di Cicerone; e sarebbero seguite le Lettere ad Attico e successivamente le altre opere. Aggiungeva che, la pubblicazione di una biblioteca portatile per gli amici delle lettere, era nei suoi pensieri che desiderava realizzare con laiuto del Signore. E Concludeva: Io non ometto mai di dire come siano profittevoli gli scritti di Cicerone; ma tu mi dirai:- Vi sono quelli a cui Cicerone non piace. A costoro, Fabio rispondeva: Ille se proficisse sciat, cui Cicero valide placebit - Ne trarr vantaggio colui al quale Cicerone piacer.

Nello stesso mese di Aprile seguiva Lucano, dedicato ad Antonio Mauorceno, chiarissimo cavaliere, parente di un senatore e amico delle lettere e protettore di Aldo, il quale gli aveva procurato un antico manoscritto corretto, Questo libro era stato seguito da Tucidide in-folio, preceduto da due vite storiche e scritti di Dionigi di Alicarnasso e Suidas, La prefazione era dedicata a Daniele Ranieri, membro dellAccademia aldina e senatore veneziano con data del 13 maggio 1502.

Seguono tre opere di Dante, Sofocle e Stazio formato in-8 che portavano la data del mese di agosto; questo piccolo formato era meno grande di quello apparso per la prima volta con le poesie di Sedulius, con lemblema dellancora e delfino. Ledizione di Sofocle era la prima delle tragedie di questo tragico. I commentari di Sofocle, redatti da Lascaris, pur annunciati, mancavano in questa edizione, riportati in quella successiva del 1518 di Roma. Ledizione di Stazio era composta da due parti, la prima, con data agosto 1502, in due colonne conteneva una tavola analitica fatta da Aldo e di cui ne parlava nella lettera a Marco Masuro, messa allinizio; la seconda parte, con data novembre, conteneva le opere di Stazio.

Questa seconda parte era preceduta da una lettera di Aldo indirizzata a Giovanni Pontano; breve ma lelogio grande e appare anche esagerato, il cui eccesso scusato dallamicizia.

Segue nel Settembre la pubblicazione di Erodoto, formato in-folio, che con Tucidide, costituiscono due capolavori della storia della Grecia e un avvenimento singolare nella storia della letteratura. Nella sua prefazione Aldo rifiuta le accuse mosse a Erodoto di mancanza di veridicit in quanto egli aveva una conoscenza diretta ed esatta dei fatti raccontati che sembravano favolosi.

Questa prefazione era indirizzata a Giovanni Calpurnio di Brescia, celebre professore di belle lettere al ginnasio di Padova. Dopo lapologia di Erodoto, Aldo si rivolgeva a Calpurnio dicendogli: Non dimentico il proverbio greco keir keira niptei: una mano lava laltra; desidero dunqne inviarti una prova che attesti a tutti gli studiosi, i miei sentimenti di riconoscenza e che faccia conoscere pubblicamente qual la tua generosit e disponibilit del tuo carattere. Quando nella biblioteca ti avevo chiesto delle Lettere di Cicerone ad Attico e di Pausania in greco, di cui avevi il merito della correzione, tu subito me li avevi messi a disposizione ed io li ho stampati per lutilit pubblica. Per questo voglio offrirti e dedicarti le Nove Muse di Erodoto che escono dalla mia stamperia, dopo essere state corrette dalla nuova accademia, di cui si avvantaggeranno tutti gli studiosi... . Aldo, dopo aver fatto lapologia di Erodoto che, come detto, era accusato di raccontare cose favolose, terminava dicendo a Calpurnio, non dubito che tu non sia del mio avviso e che la presente sia favorevolmente da te accolta, non fosse che come prova della mia riconoscenza.

Ledizione di Valerio Massimo apparsa in ottobre, offriva una singolarit che aveva fatto pensare a due edizioni pubblicate nello stesso anno. Dopo lapparizione della edizione, Aldo aveva ricevuto da un tedesco di nome Giovanni Spiesshammer (nome latino, Cuspinianus) consigliere dellimperatore Massimiliano e addetto alla sua biblioteca, la trascrizione di un antico manoscritto di Vienna, di ventiquattro exempla, inediti di Valerio Massimo. Aldo li aveva quindi aggiunti nel libro con una lettera a Cuspinianus, dando cos limpressione che fosse una seconda edizione. E nella dedica a Giovanni Ludbancius (Lubranski) giureconsulto polacco e vescovo di Posen, Aldo si felicitava di aver visto uscire dalla sua nuova accademia un testo di piccole dimensioni, prezioso per i precetti contenuti, che sarebbero stati da leggere notte e giorno. In effetti prima di Aldo vi erano state pi di venti edizioni di Valerio Massimo, tutte per di grande formato in-4, e quella di Aldo rendeva comodo luso.

Nel mese di Ottobre era apparso un piccolo scritto in latino di Battista Egnazio, Elogio di Benito Prunuli (Brugnolo), preceduto da una prefazione di Marino Sanuto. Questo Brugnolo di Verona, aveva fatto leditore per quarantanni a Venezia e aveva pubblicato Diogene Laerzio, Prisciano, e diverse opere di Cicerone. Poliziano lo aveva definito luomo del suo tempo, il pi colto nelle lettere greche e latine. Il Padre Filice, lo nominava vi nostri ornator et decus, fama et gloria Academi Venet; Egnazio aveva seguito le sue lezioni.

Una piccola opera era stata stampata in otto foglietti e divenuta di estrema rarit; una copia era in Vaticano, La Vita et Sito de Zichi, chiamati Circassi: historia notabile, la prima o almeno una delle prime storie del Caucaso; lautore era Giorgio Interiano di Genova. Conteneva una lettea di Aldo indirizzata a Giacomo Sannazzaro, che era stato a trovarlo a Venezia, incaricato da Daniel Clary, che insegnava lettere greche e latine a Parma, di salutarlo a suo nome.

Aldo gli mandava una copia dell Interiano, che in lingua volgare aveva scritto questa vita dei Sarmati, chiamati Zigi da Starbone, Plinio e Stefano di Bisanzio, i quali abitavano in Oriente al di l del fiume Tanais e delle paludi Motide. Aldo aveva scritto Ti invio questo opuscolo sia in ragione del merito di questa storia, sia per la grande amicizia che tu porti allautore ed anche per chiederti di inviarmi i tuoi scritti cos perfetti in latino antico e moderno (italiano), al fine di mettere a disposizione degli studiosi ci che Sananzzaro ha composto di perfetto (ma ci che era stato stampato di Sannazzaro era stato sfigurato dagli stampatori).

Nel Novembre 1502 appare il volume delle Metamorfosi di Ovidio, seguito da altri due volumi di poesie di Ovidio, raccolte da Aldo; questa edizione era molto stimata e Aldo laveva arricchita con la vita di Ovidio che era risultata originale in quanto egli laveva composta estraendola dalle diverse opere scritte dal poeta.

La prefazione che accompagnava le Metamorfosi, dedicata a Marino Sanuto, gli diceva: Ci rammarichiamo per non poter gioire della vostra presenza nella nostra accademia, quanto la desideriamo, a causa delle grandi responsabilit politiche che lo occupavano; ma laccademia ha deciso di porre sotto il suo patronato il vostro nome, cos caro alle lettere questa edizione di Ovidio, al fine che prenda posto fra i cinquecento volumi della vostra magnifica biblioteca.

Il secondo volume, apparve nel Dicembre 1502 e comincia con le Heroides (Eroine) seguito da Elegie (o dellAmore), dall Arte di Amare, dal Rimedio dAmore, dall Ibis dalla Consolazione a Livia sulla morte di Druso e dalla Noce e altri piccoli poemi, tra i quali Medicamine faciei elegia (il poema sui belletti femminili). La prefazione dedicata a Marino Sanuto (ordinum sapientum), col quale Aldo si congratulava per la nuova magistratura (la Questura) di cui era stato insignito.

A questo volume, Aldo aveva aggiunto la vita di Saffo, estratto da Suidas e tre epistole di Sabino, relativamente al quale Aldo si rivolge agli studiosi relativamente alla non autenticit delle lettere di Sabino.

Il terzo volume delle opere di Ovidio era diviso in due parti; la prima conteneva i Fasti del Gennaio 1502 (1503), con prefazione dedicata a Marino Sanuto in cui gli annuncia la pubblicazione dei primi sei libri di questi Fasti di cui Ovidio ne aveva scritti altri sei, che completavano lopera, come annunciato in alcuni versi che egli riferisce, Aggiungendo: So che sarai felice di apprendere che al sesto libro dei Fasti vi sono sei versi che non si trovano in nessunaltra edizione (e che aveva riportato). Essi, aggiungeva ci sono stati riportati da Francesco Roscio di Verona, conoscitore di greco e latino, che si trovano in un vecchio manoscritto che mi ha dato.

Su questi versi e sugli altri sei libri di Fasti, sorgeva una polemica che evitiamo di riportare in quanto pur essendovi stato qualcuno che li aveva visti nellabazia di Ulma, non si trovavano.

La seconda parte di questo volume conteneva il De Tristibus et de Ponto di Ovidio, annunziato come impresso il Febbraio 1503 (1504), ma apparso nel successivo mese di giugno.

Nel Gennaio 1502 (anno veneziano) erano apparsi Catullo, Tibullo, Properzio, riuniti in unico volume, con tiratura di una trenitna di esemplari, con testo rivisto e corretto da Girolano Avanzio e dedica a Marino Sanuto, questore di Verona e patrono della letteratura e delle lettere (Veron qustori litterarum litteratorumque patrono), seguito dal Monitum del seguente paragrafo.

 

 

 

*) Da un libretto pubblicato a Londra nel 1858 di A. Panizzi, Chi era Frncesco di Bologna risultava essere Francesco Raibolini, detto Francesco di Francia o Franza, celebre orafo e incisore di medaglie e monete come Ust e Dunne a Mayence, Orsini di Foligno associato a Numeister, Bernardo Centini a Firenze, Nicolas Jenson Duvet in Francia; poi con Aldo era passato alla incisione dei caratteri.

 

 

ALDO PERSEGUITATO

DAI TRUFFATORI

PUBBLICA IL

MONITUM

CONTRO I CONTRAFFATTORI

 

 

 

I

l 16 Marzo 1503 (anno veneto), Aldo pubblica il Monitum, Contro i contraffattori.

Egli aveva preso la decisione di dare ai suoi amici dei buoni libri e nella prefazione si rammarica non solo delle agitazioni dei suoi operai, ma della circostanza che i suoi libri siano stampati da contraffattori, e scriveva: Credevo di non avere altra preoccupazione (che quella) di vegliare su ci che i libri greci e latini sortissero sulla nostra Accademia, nella maniera che fosse la pi corretta possibile; ma doveva essere diversamente, tanto la fondazione della lingua latina doveva costare delle pene. Perch senza contare la guerra che era iniziata, non so per quale fatalit, nello stesso tempo della mia dolorosa e faticosa impresa, guerra che continua tuttora al punto che dopo sette anni sembra che i libri lottino contro le armi. Ho dovuto subire quattro volte nella mia stamperia le cospirazioni dei miei operai e tecnici che hanno agito sotto linfluenza della cupidigia, madre di tutti i mali. Ma, con laiuto di Dio, ho potuto vincere gli ostacoli e punire le perfidie. Non mi rimaneva che vedere nella citt di Lione i miei libri, fraudolentemente stampati e pubblicati con il mio nome. Essi non portano n il nome dello stampatore, n il luogo dove sono stati stampati, omessi questi elementi per truffare gli acquirenti con laspetto del carattere e del formato, e far loro credere che essi sono stati stampati a Venezia. E in tale stato di cose che sono a pregidizio dei miei amici delle lettere e anche a mia disgrazia e disonore che ho voluto pubblicarlo con questa lettera in cui si troveranno tutte le necessarie indicazioni.

Sono gi state stampate a Lione, che io sappia, in carratteri molto simili ai miei, Virgilio, Orazio, Catullo, Giovenale e Persio, Marziale, Lucano, Catullo, Tibullo e Properzio e Terenzio, tutti senza il nome dello stampatore e del luogo in cui sono stati stampati, n data, che sono incdicati nei miei che portano - Venetis in dibus Aldi Ro - con indicazione della data. Nei loro, nessun marchio; nei miei lAncora circondata dal delfino, come si vede alla fine di questo avvertimento. La carta dei loro libri inferiore ed ha anche un cattivo odore. Il carattere, spiacevole alla vista (intuenti sapiant) ed hanno un certo aspetto francese. Le maiuscole sono di forma difettosa (grandiuscu item sunt perquam deformes). Aggiungete che le consonanti non sono legate alle vocali; da noi sono a imitazione della scrittura; sopratutto per la loro scorrettezza che si possono facilmente distinguere. (Aldo passa ad elencare le diverse edizioni che omettiamo): E dal marchio, prosegue Aldo, che i libri della nostra stamperia si riconoscono facilmente cos per quelli di Lione.

In nessun modo Aldo aveva mai parlato della sorta di rivolta fatta dai suoi dipendenti, scrive Didot-Firmin, ed ci che spiega un passaggio che lo aveva colpito nella prefazione di Daniel Clary, in capo alledizione dei Poet Christiani; era un passo in cui Aldo lamentava lagitazione degli operai per malessere e invidia.

In proposito non riteniamo fare supposizioni sui possibili operai che si prestavano ad andarsrene dalla stamperia di Aldo e rivelare i segreti di cui fossero a conoscenza; ma limpresa era estremamente difficile perch essi dovevano recarsi lontano da Venezia. In Italia, a contraffare i libri di Aldo, vi era solo Giunta di Firenze, immune dal privilegio concesso dal papa, in quanto Firenze era fuori della giurisdizione della Chiesa (e ovviamente, di Venezia); poi vi era la Francia, dove dominava la Chiesa Gallicana, nemica di Roma e i contraffattori potevano agire a Lione e Parigi indisturbati; col risultato che Aldo per i suoi libri contraffatti doveva inghiottire solo veleno! E non era stato lasciato in pace neanche da morto, come si rileva dalla contraffazione del poema Silenziario (v. sotto).

A seguito delle pressanti richieste che gli giungono da ogni parte, per sapere quali libri Aldo avesse stampato, egli pubblica due cataloghi (il primo catalogo come sopra indicato, lo aveva pubblicato nel 1498); di questi due, il primo lo pubblica nel 1503, il secondo lo pubblicher nel 1513.

A Giugno 1503, Aldo stampa ledizione greca di Luciano, seguito da diversi scritti di Filostrato, ma senza la vita di Apollonio di Tiana e senza prefazione, da sembrare la riproduzione, senza esame critico, di un manoscritto, di qualit inferiore a quello di Firenze del 1496.

Questo libro. sebbene fosse stato stampato nel 1501, era stato pubblicato dopo il Monitum e d limpressione che Aldo fosse stato preso da scoramento, se non da depressione (che a quei tempi non era conosciuta ma si parlava di melancolia, v. in Art. Rinascimento magico alla Corte di Elisabetta ecc.), che gli aveva creato il problema delle contraffazioni. Non a caso si era sfogato, riportando nel testo una iscrizione greca (anche se andava in altra direzione), in cui diceva: ccco lopera di Luciano; si sa che la follia di tutti i tempi, e ci che per alcuni saggio, per altri ridicolo; ci che uno ammira, laltro se ne fa beffe: tale il giudizio contraddittorio degli uomini.

Due libri di Luciano erano stati distrutti ed erano De Morte Peregrini contro una certa filosofia e religione e Philopatris; secondo Renouard, erano stati eliminati per motivi di censura ecclesiastica.

I Commentari di Ammonios Ermeios et de Magentinos, sull Ermeneia di Aristotele, era stato stampato nei pi piccoli caratteri che Aldo disponesse, formato in-fol. La prefazione era indirizzata al principe Alberto Pio ed era datata 16 Novembre 1503 nella quale Aldo si dichiara colpevole del ritardo della pubblicazione, dicendo: soffro per essermi caricato di questo pesante fardello, facendo cenno allo scoramento (di cui abbiamo detto pocanzi); non rimane che resistere, conclude con laiuto di Ges nostro Dio supremo. Si pro nobis, quis contra? (Se Ges con noi, chi pu essere contro?).

E prosegue: Abbiamo dato alle stampe i commentari di Ammonio in dieci lezioni e il libro De Interpretatione di Aristotele, con laggiunta, molto utile di Magentino, arcivescovo di Mitilene, e la parafrasi di Psello (v. in Schede F.: Michele Puglia presemta Michele Psello ecc,). Dedicandoti questo libro, dice al principe, mi felicito di poter annunziare, colmo dei tuoi benefici, di portare (il tuo) nome di famiglia, di cui mi onoro.

Nel Luglio appare il trattato di Bessarione Contro il calunniatore di Platone (v. in Schede F. Polemiche umanistiche tra Aristotelici e Platonici e, La polemica umanista sulle differenze tra Platone e Aristotele continua.), preceduta da una prefazione, indirizzata da Aldo a Accursio Maniero, giureconsulto avignonese, ambascitore del re di Francia a Venezia, come dono di antico affetto. Lalto pensiero di Platone, aggiunge, riportato in questo volume, talmente profittevole in tutte le circostanze della vita, che non sarebbe troppo leggerlo e rileggerlo.

Dopo i quattro libri che compongono questa refutazione, si trovano le correzioni fatte da Bessarione al trattato delle Leggi di Platone, tradotte da Giorgio di Trebisonda e un trattato di Bessarione sulla natura e larte, scritto con tanto sapere, da aver appasionato lo stesso Giorgio di Trebisonda,

In Ottobre, appare la prima edizione dei commentari di Ulpiano su le Olynthiache e Filippiche di Demostene, seguito da Lexicon decem Rethorum di Harpocration (Carpocrate, filosofo egizio di lingua greca).

In Ottobre esce la prima edizione della Storia greca di Senofonte, accompagnata da estratti di Gemisto Pletone e Erodiano, un volume in-fol., stampato da Aldi Neoacademia, contiene tutto ci che Aldo aveva potuto scoprire sulle opere di Senofonte. Questa edizione delle Elleniche di Senofonte , come dice Aldo, il seguito immediato e in qualche modo fatto sui documenti lasciati incompiuti da Tucidide, in Paralipmena.

Una lunga prefazione scritta in greco indirizzata a Guido Feretrio (da Montefeltro) duca di Urbino (anche queste in data 14 novembre 1503, ma nella lettera indicato febbraio), sullesempio dei consigli dati da Isocrate a Demonico, egli d a Guido, che allora poteva avere ventiquattro anni, dei suggerimenti, ricordandogli che non basta aver ricevuto linsegnamento dei migliori precetti e i migliori esempi nellinfanzia. Dopo la invocazione di : Figlio di eccellente padre, Aldo, richiamando Jule Pollux che era stato precettore del principe Alberto, autore di Onomasticon (uno dei precettori di Commodo), sposta il discorso su Commodo fanciullo, vivente ancora suo padre MarcAurelio, e dopo aver esaminato la posizione di Commodo fanciullo dice a Guido: La tua eredit non consiste nel potere sovrano ma nella saggezza e virt, qualit che han visto in te bambino, ragazzzo, adolescente, e subito entrato nellet virile, atto a realizzare questi versi della tragedia: Grande e nobile carattere che imprime ai mortali una illustre nascita ancor pi ingrandita da coloro che se ne mostrano degni (Euripide, Ercole v. 319 e segg.).

Aldo dopo ulteriori suggerimenti conclude scrivendo: Per testimoniare lalta idea che ho di te, ti offro le Elleniche di Senofonte richiamando i Paralipomeni della storia di Tucidide, opera piena di interesse, di cui sto preparando la stampa. E nello stesso tempo della preparazione di questa storia di Senofonte, far stampare Limpero di MarcAurelio, di Erodiano, e altres ci che resta di Fetone e qualche scolio utile di Tucidide, senza il quale questa storia sarebbe quasi inintelligibile e nel farti ci presente, ho pensato che ti sar gradita e che la conserverai come un ricordo della mia considerazione e della mia devozione nei tuoi confronti e di quello del tuo governo. Salute. Venezia questo 14 del mese di Antesterione (febbraio) 1503.

 

 

 

 

 

 

Nel piccolo formato in-8 (mese di novembre), appare l Antologia o Florilegium diversorum Epigrammatum.

Aldo aveva seguito il testo della prima edizione di Giovani Lascaris, impressa a Firenze da Alopa nel 1494, ma vi aveva aggiunti diciannove epigrammi inediti con varianti di diversi altri manoscritti, di cui molti inediti; vi aggiungeva un piccolo poema, Silentiarius di Paul Silentiary (in francese Silaintiaire, evidentemente anonimo!), impresso su due colonne, ci che fu causa di un singolare errore commesso da Giunta nella contraffazione dellAntologia di Aldo, stampata nel 1519, nello stesso formato; ma, sebbene contraffatti, poich passavano per testi di Aldo, lerrore era attribuito ad Aldo, ormai defunto!

Nella stampa del suo testo, Aldo aveva ritenuto dividerlo in due colonne, ma in modo che il rigo della seconda colonna si leggesse dopo il primo rigo della prima colonna e cos di seguito; invece Giunta, non si era accorto di questa impostazione e nel suo testo contraffatto, aveva riunito le due colonne in una unica, ma aggiungendo la seconda colonna di ogni pagina alla prima, e cos via.

Ci che avvenne di straordinario, scrive Firmin-Didot, che gli altri contraffattori, Henri Etienne di Parigi, Froben di Basilea, nelle edizioni di Brodeus e Gwelenius e Wechel di Francoforte, copiarono dal libro stampato da Giunta. Era stato il vescovo Huel di Avranches (Svizzera), che per primo aveva segnalato lerrore.

Ci che si era verificato di spiacevole era stato che Henri Estienne, nel suo commentario sullAntologia di Aldo, non aveva consultato il testo di Aldo, ma aveva fatto ricorso alle edizioni di Giunta, Josse e Froben; e, scrive Firmin-Didot, anche se egli, nel commento dellAntologia, si era fermato alla pagina 486 che non comprendeva il Silentiarius, per un caso particolare si era verificato che seguendo questa impostazione non aveva apportato alcun cambiamento al senso dei versi. Una nuova edizione era apparsa nel 1521 e unaltra nel 1551, apud Aldi filios.

In questo periodo (settembre 1503), Aldo aveva ripreso i contatti con la marchesa Isabella alla quale aveva scritto per chiederle una grazia per un condannato, che si trovava nelle prigioni di Mantova. Aldo era stato sollecitato dalla madre di Federico Ceresara per intervenire presso il duca di Mantova, per ottenere la grazia per suo figlio, tenuto in prigione da due anni, il quale in un litigio col fratello, lo aveva ucciso. Sebbene la marchesa avesse concesso la grazia, il marchese che non era stato avvertito, aveva disposto che fosse giustziato. Aldo aveva scritto un'altra lettera (14 Giugno 1504) in cui, lamentando la circostanza, faceva presente alla marchesa di non voler esser lui la causa della sua morte. Federico Ceresara fu graziato e per riconoscenza si mise alle dipendenze di Aldo accompagnandolo nei suoi viaggi.

Ledizione di Euripide in due volumi in-8, del febbraio 1503 veneto (1504), pu essere considerata la prima del tragediografo e contiene diciotto tragedie; Lascaris ne aveva pubblicato a Firenze da Alopa solo quattro, Medea, Ippolio, Alceste e Andromaca.

Il titolo del primo volume ne annunciava diciassette; lultima, lErcole furioso, corrispondente alla diciottesima, non era nota ad Aldo che durante la stampa del secondo volume iniziava con Rhesus, discorso sulle tecnica della tragedia e sui personaggi. LElettra fu scoperta pi tardi. La dedica, scritta in latino per Demetrio Calcondila, al quale Aldo dedicava questa edizione, lamentando la scomparsa di tanti manoscritti che spariranno dallItalia, sia per le guerre, sia per lincuria, sia per le tarme alle quali sono abbandonati. E Aldo ringraziava Dio per linvenzione della stampa che permetteva di stampare, al giorno, per ciascun mese, mille volumi dei migliori autori pubblicati dalla sua Accademia.

Nel Febbraio 1503 (1504) appaiono diverse omelie di Origene, in-folio, tradotte in latino e precedute da una prefazione di Aldo indirizzata a gidius Viterbensis- Egidio Antonini, uno dei predicatori pi eloquenti della sua epoca; era stato patriarca di Costantinopoli, vescovo di Viterbo e cardinale e conosceva il greco, latino, ebraico e caldaico.

La prima edizione dei Commentari su Aristotele di Giovanni Filopono, detto il Grammatico, in greco, apparvero nel marzo 1504, in-folio; la prima volta che i fogli sono cifrati da Aldo in ambedue le parti. Questopera fu seguita dalla traduzione latina di diversi trattati di Aristotele, in-folio: De natura animalium, de partibus animalium, de generatione animalium. Teofrasto, De historia plantorum et de causis plantorum; Aristotele, Problemata, e Alessandro di Afrodisia, impresso per la prima volta.

Queste opere tradotte in latino da Teodoro Gaza, erano raccomandate da Aldo a coloro che volevano perfezionarsi nello studio della lingua greca, per la comparazione. Ermolao Barbaro, deplorando la morte di Teodoro Gaza, coglieva loccasione per rivolgere i pi grandi elogi al papa Sisto IV; il libro era dedicato da Aldo a Matheus Longius, segretario di Stato dellimperatore Massimiliano.

Lo scritto intitolato Scipione Carteromachi Pistoriensis Oratio de Laudibus litterarum graecarum, pronunciato a Venezia da Fortiguerra, conteneva lelogio di Venezia, la citt pi ricca di libri, come furono Atene e Roma al tempo del loro splendore e ci grazie a questa nuova invenzione per la quale i libri si moltiplicano in tutta la loro bellezza e nella loro correzione, sopratutto, diceva lautore, per merito del nostro Aldo, che si in diritto di proclamare, secondo lesempio di Porfirio, Omnium honorum nobis auctor Aldus.

Fu solamente nel 1504 che riprese il lavoro relativo alla vita di Apollonio di Tiana di Filostrato, iniziata nel 1501, che portava questa data; la prefazione era indirizzata a Zenobio Acciolo di Firenze (Zenobio Acciajuoli, distinto ellenista nel 1518 era stato nominato conservatore della biblioteca vaticana), era del 1504, con la quale Aldo si rammarica del ritardo, dovuto, egli dice alla circostanza che lopera era stata travolta da un tessuto di mensogne, in quanto san Gerolamo nellindicare Apollonio come mago, sembrava aggiungere fuoco alla circostanza che Filostrato, avesse consacrato alla sua vita otto libri. Cos, scriveva Aldo, ho voluto aggiungere un contro-veleno aggiungendo alla traduzione latina, il trattato di Eusebio di Cesarea contro Ierocle che dopo questa storia di Filostrato, aveva paragonato Apollonio a nostro signore Gesu-Cristo (infatti Apollonio veniva considerato il Ges laico! ndr.).

Nel giugno del 1504 Aldo stampava la prima edizione di poesie greche in formato in-4, di Gregorio di Nazianzo con traduzione latina, di cui aveva dato notizia a Isabella di Mantova, alla quale aveva scritto una lettera in latino, facendole omaggio della vita di Apollonio con il trattato di Eusebio contro Ierocle e il libro di poesie di Gregorio di Nazianzo che, diceva Aldo merita di esser letto da Vostra Eccellenza, e, concludenva, Ci che sar dalla mia parte testimone della mia venerazione per Vostra Maest.

Nel mese di agosto appare la prima edizione di cinque piccoli poemi, intitolati Encomiastica di Cimbriacus (milianus) di Vicenza, poeta poco conosciuto, morto verso la fine del quindicesimo secolo; vi sono riportati elogi in versi latini, in onore dellimperatore Massimiliano e di suo padre. Questo volume in-8, stampato a cura di Giovanni da Camerino, professore di teologia a Vienna, il quale, nella sua lettera dedicatoria allimperatore Massimiliano, annunciava la prossima stampa di altri poemi dello stesso autore (progetto rimasto incompiuto).

Ma per moltiplicare gli elogi, egli non credette di far meglio che ricorrere ad Aldo e alla sua Accademia, sapendo che niente sarebbe stato di pi gradevole che propagare dappertutto le grandi azioni e i grandi meriti dellimperatore per il quale le sue devozioni e ammirazioni erano estreme.

Alla fine dellanno Aldo pubblicava due volumi di Omero, che seguiva ledizione principe di Calcondila, stampato da Nerlius di Firenze nel 1488. Vi era una dedica di Aldo a Girolamo Aleandro al quale egli diceva che la dedica non serve ad eccitare maggiormente il tuo zelo, ma per segnalare a tutti la mia inclinazione per il tuo spirito, il tuo genio, la variet delle tue conoscenze e la tua scienza nelle lingue. In effetti, non avendo ancora ventiquattro anni, tu gi eccelli nella lingua greca e latina e nella tua abilit nellebraico; ti applichi con uguale ardore nel caldeo e arabo, che presto sar oggetto di ammirazione, per avere cinque lingue a tua disposizione. Ti esprimi in greco con tale facilit e con una tale attitudine e abilit che insegni lebraico, che sarebbe da credere che tu sia nato ai tempi antichi quando Atene e Gerusalemme esistevano ancora. Che dire della nostra lingua latina in cui eccelli a tal punto nello stile elevato, che nelle poesie hai dato alle opere liriche, bucoliche, epigrammi, giambi e nella prosa delle lettere, dei discorsi, dei dialoghi e tutto in uno stile facile, gradito al pubblico? Presto ciascuno potr giudicare dei loro grandi meriti, senza parlare della tua scienza nella musica e in matematica e in tutte le arti liberali di cui ti occupi a Padova notte e giorno.

Aldo poi coglieva loccasione di far riferimento a Mapheus Leon suo Mecene, il quale, in questi tempi di avarizia, si mostra generoso nei tuoi riguardi, al quale ti prego di raccomandarmi e assicurargli che tu mi sei caro per le tue grandi virt e santi costumi che furono di tuo padre (il padre di Aleander era un profondo filosofo ed eccellente medico).

Nel Novembre usciva Demostene, conmposto in due parti, di cui Aldo diceva che erano state tirate poche copie, senza specificarne il motivo. Si era ritenuto che avesse potuto esservi stato un problema con gli operai oppure una mancanza di carta. Sta di fatto che con la stessa data appariva un grosso volume, dello stesso formato e con lo stesso carattere, contenente non solo Demostene per intero, ma argomenti su Demostene e la sua vita scritta da Libanio e quella scritta da Plutarco.

Nella prima parte vi era la prefazione in latino, scritta da Aldo e indirizzata a Daniele Clarius di Parma e nella seconda la prefazione era di Scipione Carteromacos, scritta in greco e indrizzata ai filologi. ai quali erano richiamati i meriti di Demostene.

Nella prefazione a Clary, Aldo riassumeva la vita di Demostene cos gloriosa e importante e mostrava, con lesempio dei capi di eloquenza presso i greci e i romani, come fosse stata sventurata la sorte di questi geni superiori che si erano consacrati alla difesa della libert.

Poi, aggiungeva: La sfortuna che aveva perseguitato Demostene, si ripetuta quando avevo deciso di stamparlo, a causa dei numerosi ostacoli che erano sorti, che non si erano mai verificati nella stampa degli altri libri, come poteva testimoniare Carteromachos e Angelo Gabriel, conoscritore di greco e latino e grande ammiratore di Demostene, che mi spingeva ad affrettarmi. Tuttavia, per fortuna, questo capolavoro di eloquenza, la cui bellezza senza uguali, sta per uscire dalle mie presse con una esecuzione superiore a tutto ci che ho prodotto nella mia stamperia. E rivolto al lettore, aggiungeva: Se esso ti giunge pi tardi di quanto tu lavessi desiderato, non a me che devi attribuirlo ma alla sfortuna legata al destino di Demostene, che a lui, in tutti i tempi, aveva dato una esistenza cos difficile.

E da ritenere che nello stesso anno Aldo abbia pubblicato la prima edizione, senza data di Quintus Smyrnus; questo Quinto di Smirne era stato scoperto in Calabria, accompagnato da Della rovina di Troia di Trifiodoro e Il Ratto di Elena di Coluthus. E a Bessarione che si doveva il ritrovamento, come riferiva Aldo nel breve avviso stampato allinizio del libro. E Aldo scriveva: La scoperta di questo manoscritto, generalmente conosciuto col nome di Quintus Calaber, stato un avvenimento nel mondo letterario ed stato trovato nella Magna Grecia, dove si era mantenuto luso della lingua greca e dove si potr trovare qualche altro monumento della lingua greca.

 

DIVAGAZIONE

SU LUCREZIA BORGIA

SPOSA DI ALFONSO DESTE

E LA DEDICA DI BEMBO

DEGLI ASOLANI

 

 

 

N

el 1505, nel mese di Marzo, Aldo aveva stampato Gli Asolani, dialoghi de amore di Pietro Bembo, ma il libro apparir nel successivo mese di Agosto, data della lettera dedicatoria di Bembo a Lucrezia Borgia.

Lucrezia, figlia naturale del papa Alessandro VI, era moglie di Giovanni Sforza, quando il padre aveva deciso di farle fare un matrimonio pi importante, con un rappresentante della Casa dEste di Ferrara; il papa, in vista del matrimonio con Alfonso dEste, figlio del duca Ercole, aveva fatto ripudiare (1502) Givanni Sforza, che Lucrezia aveva sposato due anni prima.

Le trattative per il figlio Alfonso, che era rimasto vedovo da precedente matrimonio, erano state condotte dal padre Ercole, il quale nelle trattative con il papa, aveva approfittato per sistemare tutti i rapporti che il ducato aveva con la Santa Sede, alla quale versava un censo di quattromila ducati lanno. Questo censo era stato annullato, ed era stata fissata una dote per Lucrezia, di centomila ducati (cento milioni in euro), che Ercole aveva preteso fossero pagati in ducati larghi e non da camera (di valore inferiore). Ercole aveva preteso che questi ducati fossero controllati; e i suoi tesorieri giunti a Roma si misero a controllare tutti i ducati e quando finirono (impiegando cinque giorni, dal 1 al cinque gennaio) la sposa pot partire.

Alla dote erano da aggiungere gioielli per trentamila ducati, abiti (un abito valeva quindicimila ducati); argenteria, del valore di trentamila ducati; finimenti preziosi per cavalli e muli, del valore di centomila ducati ecc.. La colonna al comando del duca Ercole, aveva centocinquanta mule da trasporto, con gualdrappe di velluto nei colori pontifici, e la stupenda lettiga alla franese, dono del papa, che doveva portare Lucrezia e la duchessa di Urbino, Elisabetta Gonzaga, figlia del marchese di Mantova Federico Gonzaga, moglie di Guidobado da Montefeltro; Lucrezia era avcompagnata dalla ferdele Angela Borgia, sua cugina naturale. Lintero percorso era stato una apoteosi di accoglienze e festeggiamenti, sebbene il tempo non fosse stato clemente con freddo e continue nevicate.

Giunta a Torre Fossa il primo Febbraio, Lucrezia fece lingresso a Ferrara il giorno successivo e laspettavano sei giorni di feste (dal 3 all8), con il programma preparato da Ercole con tre tipi di distrazioni: banchetti, balli e rappresentazioni teatrali. Il 4 di Febbraio che era venerd, mentre Lucrezia quel giorno non si era fatta vedere, il duca Ercole, che era religioso, si era recato con i suoi ospiti, tra i quali lambasciatore francese, a visitare suor Angela di Viterbo, che aveva le stimmate (e allepoca il fatto era considerato miracoloso e non derivante da isteria) e sanguinavano ogni venerd e suor Angela aveva fatto dono allambasciatore delle pezzuole con il suo sangue.

Ferrara mancava di un teatro stabile, ma aveva una sala detta Tribunale che poteva ospitare tremila persone; Ercole vi aveva allestito il teatro, dove si svolsero le varie rappresentazioni.

Le feste terminarono l8 febbraio che era anche lultimo di carnevale; dopo un intermezzo musicale in cui si erano esibiti sei violinisti, i cui artisti erano molto ricercati, ed era seguita la rappresentazione teatrale della Casina, la serata fu chiusa da una moresca (che riuniva in s il doppio carattere dellopera e del ballo), ballata da sei uomini che si contendevano una bella fanciulla, finch non apparve il Dio damore, accompagnato da musici, che la liber da quelle strette. Poi si vide una grandissima palla che si divideva in due e cominciava a risuonare di accordi musicali; giunsero infine dodici svizzeri con alabarde e bandiera nazionale che eseguirono, con gran destrezza, una danza pirrica (danza di origine greca, eseguita con le armature).

Le feste di Ferrara, dove per il clima, si respirava unaria cupa e malsana, nonostante il lusso, non erano quelle di Roma dove le commedie pastorali e allegorie erano allusive a Lucrezia, a Cesare, ad Alessandro; quelle di Ferrara non avevano scene di tal genere; erano solo ingegnose o apparivano tali. Malgrado il lusso spiegato dal duca, le sue feste apparivano monotone e inducevano stanchezza, ma andarono ugualmente a genio alla maggioranza.

Isabella scriveva al marito: Queste nozze sono molto fredde; mi sembrano mille anni di essere di nuovo a Mantova per rivedere di nuovo Vostra Eccellenza e il mio figliuolino, e di allontanarmi di qua, ove non un briciolo di piacere. Vostra Eccellenza non ha da invidiarmi per la prsenza a queste nozze le quali sono riuscite cos gelate, che quasi invidio lei di essersi rimasto a Mantova.

Isabella che con Elisabetta Gonzaga erano le dame donore di Lucrezia, certamente per gelosia, avendo sei anni pi della sposa, si limitava a descrivere i suoi abiti ma non la sua persona, scrivendo: Della figura mi taccio, poich so che Vostra Eccellenza la conosce di vista. Una sua dama di compagnia, la marchesana di Cotrone, scrivendo anche lei al marchese di Mantova, gli diceva: La sposa non ha nulla di singolare quanto a bellezza, ma ha dolce ciera. E tra le molte altre dame, lillustrissima madonna di Urbino (Elisabetta) bella assai e mostra in verit di essere degna sorella di vostra Eccellenza; nondimeno, alla mia illustrissima signora Isabella ... spetta il vanto di essere la pi bella, mentre accanto alla Sua Signoria, tutte le altre non erano nulla ... .

Ercole fu contento quando le donne incominciarono a partire, essendosi lamentato con il suo ambasciatore a Roma, Costabili, che la presenza delle nominate madonne, fan cos gran numero ... che peso grande e insopportabile dispendio; perch si conta il numero di queste persone del seguito di queste donne e di altre ... si contano quattrocentocinquanta uomini e trecentocinquanta cavalli. E, per di pi, le feste gli erano costate un quarto della dote, venticinquemila ducati (F. Gregorovius).

Questa breve divagazione su Lucrezia Borgia, dovuta alla circostanza che non siamo ancora riusciti a scrivere un bel saggio sui Borgia, da anni maturato nella nostra mente, e chiss se il Destino, che decide della vita e della morte degli esseri umani, ci consentir di farlo!

Ora torniamo alla lettera-prefazione scritta da Bembo a Lucrezia, costituita da tre pagine introduttive, che abbiamo trovato nella copia de Gli Asolani pubblicata da Google, con numero di serie della Bayer Staatsbibliotek e timbro della Bibliotheca Regia Monacensis; copia che deve essere una di quelle contraffatte che avevano perseguitato Aldo, in quanto, pur con lAncora e delfino, non contiene n il nome dello stampatore n la data di stampa!

Pietro Bembo (1470-1547), giovane e aitante trentenne, si trovava (dal 1502) alla Corte di Ferrara, quando vi giunse Lucrezia (1503), fresca sposa dalla fu preso da ardente amore, ritenuto corrisposto. Nel 1505, Bembo, essendosi reso conto di essere in pericolo di vita (per la gelosia di Alfonso), pens bene di allontanarsi, recandosi alla Corte di Urbino e mantenendo con Lucrezia che gli aveva dato una ciocca dei suoi capelli, una lunga corrispondenza.

La lettera, era stato detto:- ritenuta insignificante; noi aggiungiamo noiosa e banale, che non ci si aspetta da un tal famoso letterato. Cerchiamo di farla conoscere, riassumendola nei termini pi essenziali. Bembo, dopo aver riferito della morte del fratello minore, colpito nel primo fiore della sua giovinezza nel suo affetto, che per lui era stata una penetrevolissima ferita; passa ad augurare a Lucrezia di svagarsi, in sua assenza, conversando con le perone che la circondano, tra le quali, la fedele Angela Borgia (di cui si detto), messer Ercole Strozzi (altro corteggiatore di Lucrezia, che far una brutta fine n.d.r.) e messer Antonio Tebaldeo (ambedue poeti). E, mentre altri giovani con altre donne si sollazzano ragionando di altre nozze, voi con le vostre damigelle scrivetemi (ci) che leggerete, il che sar gradito, vaga (desiderosa) di ornare lanimo di belle virt, quanto pi tempo si pu; ponete sempre o leggendo alcuna cosa o scrivendo. ... Forse acci che di quanto con le bellezze del corpo quelle delle altre donne, sorpassate, di tanto con queste dellanimo sormontate (con) le vostre; siate voi stessa di noi maggiore, amando troppo pi di piacere voi sola dentro, che tutti gli altri fuora; io assai buon guiderdone (assai buona ricompensa) mi terr havere di questa mia giovanile fatica (unico accenno allopera!), pensando per le qualit delle ragionate cose, in questa fermomi che possa essere, che di questo nostro medesimo cos alto cos lodevole disio, leggendoli, diveniate pi vaga (desiderosa). Alla cui grazia e merc inchinevolmente mi raccomando.

Questa lettera, a causa della reputazione di Lucrezia sulla quale si erano espressi molti autori, tra i quali Pontano, si era pensato di eliminarla; e si era fatto ricorso alla eliminazione delle pagine, per cui molte copie erano prive dei fogli che la contenevano; ma, ci nonostante, Bembo, nel 1515 fece ristampare il testo, con la stessa prefazione.

 

 

I LIBRI INVIATI

A ISABELLA DESTE

E IL LORO VALORE

 

 

 

N

ellAprile 1505 erano pubblicate le Poesie di Aurelio Augurellus, che in quel tempo godevano gran fama. Erano state forse le ricerche sullarte di ottenere loro, che egli aveva indicato nel suo poema Crisopa. al quale Augurellus doveva la sua reputazione? Scaligero lo aveva criticato aspramente.

Con una lettera del 16 Maggio 1505, la marchesa Isabella chiedeva ad Aldo di inviarle tutti i libri in latino stampati, precisando:- Un esemplare per ciascuno, eccetto Virgilio che gi abbiamo; quando stamperete altri volumi non dimenticate di farli stampare su bella carta; fateci conoscere il prezzo che manderemo non appena ce li avete fatti avere; rimanendo a vostra disposizione su tutto ci che vi potr essere gradito.

Poi in unaltra lettera successiva gli diceva:- Ricordate quando stamperete in piccolo formato, di fare un esemplare su velina, con il nostro nome, come labbiamo (gi) scritto. Una simile copia per un bibliofilo sarebbe stata una fortuna; una copia si trovava al British Museum.

Aldo per accontentare la sua illustre cliente, aveva fatto stampare per suo conto da Giovanni dAsola i seguenti volumi; Marziale, Catullo, Tibullo e Properzio, e Luciano, non rilegati, mentre Orazio, Giovenale e Persio erano stampati insieme, in due volumi ornati di iniziali dipinte e dorate (miniati); e si dispiace di non poter offrire altro.

E interessante conoscere i prezzi: per i primi due libri di Orazio e Giovenale e Persio rilegati insieme e miniati, sei ducati (seicento euro); Marziale quattro ducati (quattrocento euro), Catullo, Tibullo e Properzio tre ducati (trecento euro); Lucano tre ducati (trecento euro).

Un piccolo Libro dOre era apparso in Luglio, scritto in greco, ben stampato in nero e rosso e ricercato come ledizione del 1497.

Le Poesie di Pontano erano apparse nel mese di Agosto, divise in due parti; la prima dedicata a Jacob Collaurius, segretario dellimperatore, al quale Aldo sollecitava la richiesta del diploma per lAcccademia come istituzione letteraria, che Massimiliano non aveva accordato e non accorder mai, senza che se ne conoscesse il motivo, pur essendo limperatore, amico delle lettere e protetore della stamperia di cui aveva incoraggiato il progresso.

Nel mese di Settembre appare un piccolo volume, originale per i tempi, e di estrema rarit, sulla caccia Adriani cardinalis S. Chrysogoni ad Ascanium cardinalem Venatio, in-8 di otto foglietti. Aldo vi aveva scritto una lettera diretta al cardinale Adriano:- Il fascino che mi ha provocato la lettura del vostro Trattato sulla Caccia, dotto Adriano, tale, che niente mi sembra pi degno che possa uscire dalla mie presse e di essere offerto al pubblico per leleganza dello stile e per la sua utilit per i consigli contenuti, cos pietosi e cos prudenti che si trovano alla fine.

Ledizione del 1505, dalle indagini fatte da Firmin-Didot, era introvabile; il Vaticano ne aveva una copia del 1534, senza prefazione, mentre il British Museum, al quale Firmin-Didot si era rivolto, gli aveva mandato una copia della lettera scritta da Aldo in latino, innanzi riassunta; ma del libro non si conosce la catalogazione, in quanto nel catalogo risultava indicata sotto il nome di Castellensis Hadrianus. Ledizione del 1505 si trova nella Biblioteca Universale di Google (probabilmente in vendita), dove si trovano altri libri di Adriano Castellesi, ma lanteprima di questa Venatio non disponibile.

Poi appariva un volume greco, formato in-folio, di Esopo, seguito da Gabrias e altri scritti tra i quali Hierogliphica di Horus-Apollo stampato per la prima volta; Aldo aveva distinto testo e traduzione latina e greca in modo che, nel caso, si potessero fare due versioni separate, una greca, laltra latina.

Lultima stampa di questanno, del mese di dicembre, un Virgilio, completo del tredicesimo libro dell Eneide e piccole poesie del Culex, Moretum, Copa, poesie libere ecc., precedute dallavviso di Aldo agli studiosi, di aver voluto stampare questo piccolo libro in modo da poterlo avere come compagno di viaggio e aver inserito composizioni della giovinezza di Virgilio, che si ritenuto aggiungere, sebbene per la loro oscenit non convenissero allesiguit del piccolo formato portatile, a seguito delle reiterate domande che sono state fatte, alle quali ho consentito, ma in modo che ciascuna parte di questo volume potr essere separata.

Nella seconda parte del volume, si trovava altra nota di Aldo agli studiosi. Spero di darvi ltna, Ciris, Dir, Virgili lusus, pi corretti, ma non mi stato possibile aver trovato manoscritti migliori; stato mio malgrado che ho dovuto aggiungere lEneide di Marpheus Vegius alla divina Eneide, ma ho dovuto fare questa concessione.

 

 

 

LA DISAVVENTURA

DI ALDO FINITO IN

UNA FETIDA PRIGIONE

 

 

I

l 1506 si presenta ad Aldo come un anno di guerre che desolavano lEuropa, sopratutto lItalia (Lega di Blois); Aldo era stato spogliato dei suoi beni in terraferma e aveva dovuto viaggiare per recuperarli. Con laiuto di amici, tra gli altri Pier-Francesco, padre di Santo, nipote del doge Marco Barbarigo e Andrea Torregiano, Aldo riusc a stampare qualche libro.

Egli si era dedicato alla ricerca di manoscritti e tornando da un viaggio in Lombardia, dove sperava di trovare il Culex per completare le poesie leggere di Virgilio e raccogliere le migliori lezioni dai manoscritti di Milano, al suo ritorno fu arrestato (il 17 Luglio) nei confini del mantovano.

In seguito a turbolenze e disordini politici, erano stati segnalati alle guardie di frontiera del marchese di Mantova due malfattori. La sera dello stesso giorno due uomini avvolti nei loro mantelli, si presentarono alla frontiera; dopo esser stata fatta richiesta di scoprirsi, uno di loro, con una piuma rossa e verde sul cappello, spron il cavallo e si diede alla fuga; inseguito fino al confine di Asula, era caduto da cavallo e dopo aver attraversato la riviera, era scomparso, lasciando una valigia con manoscritti e vestiti; a dire di Aldo, si trattava di Federico Ceresara che lo accompagnava.

La guardia di frontiera scrisse al marchese di Mantova per sapere cosa dovevano fare di questo individuo che pretendeva di chiamarsi Aldo Romano ed essere conosciuto da Vostra Signoria. Egli diceva che il suo compagno era fuggito per timore di essere al bando nel territorio di Sua Signoria e reclamava gli effetti sequestrati che gli appartenevano. Lo stesso giorno il marchese approva ci che gli agenti avevano fatto e chiedeva di portargli il prigioniero sotto buona guardia.

Aldo scriveva al marchese lo stesso giorno esponendo che Federico Ceresara era suo familiare che temendo di essere arrestato nel suo territorio, indossava i suoi abiti, e per questo motivo si era dato alla fuga. Il giorno successivo (18) Aldo scriveva al marchese una lettera pi insistente e firmata, come la precedente, Aldus Pius Romanus; egli ricordava al marchese di essere Aldus Manutius Romanus e portava il nome di Pius, che gli era stato concesso dal principe Alberto Pio di Carpi, genero e figliolo dellillustrissimo signor marchese di Mantova di cui Alberto Pio il fedele servitore, allo stesso modo in cui il principe di Carpi suo (di Aldo) padrone; che la sua professione era quella di stampare libri a Venezia dove egli abitava. Ed esponeva la sua avventura con queste parole: Per aver voluto dare nuovo lustro alle opere di Virgilio che era nato a Mantova, io neriterei, per non soffrire alcuna violenza sul territorio mantovano, di essere piuttosto protetto. Il 20 Luglio seguiva unaltra lettera di Aldo con la quale egli pregava di non condurlo a Mantova, dove regnava la peste che lavrebbe costretto a sottoporsi alla quarantena, per poter rientrare a Venezia; egli lo pregava di mandarlo a Caneto o altrove e non sapeva a chi attribuire la sua detenzione.

Il governatore di Asula, per la repubblica veneta, raccomandava Aldo al marchese di Mantova (a volte il marchese e la marchesa erano qualificati duca e duchessa, ma il marchesato diverr ducato in periodo successivo a quello narrato, nel 1530).

Il 21 Aldo era stato condotto a Canneto (a venti miglia da Mantova), messo con il caldo di luglio in una fetida cella, e il giorno successivo fu mandato, per ordine del marchese, da Carlo Giaffredo (Charles de Jouffrey), giureconsulto, vice-cancelliere del senato di Milano e presidente del Delfinato, al servizio di Luigi XII come ambasciatore a Mantova, il quale aveva interceduto in favore di Aldo; per ricambiare questo favore Ado gli dedicher l edizione di Orazio del 1509 (v. sotto).

Aldo scriveva nuovamente al marchese (il 25) lamentandosi amaramente per la prigione che aveva subito e che riteneva vi fosse finito allinsaputa del principe:- Se fossi rimasto ancora due giorni di pi in quel luogo infetto dove ero tenuto, non avrei potuto sopravvivere; ma Dio sia benedetto, vedo la punizione dei miei peccati. Il marchese gli rispondeva immediatamente, esprimendo il dispiacere che provava nel sapere che uma persona delle sue qualit e virt avesse potuto subire tale spregio entrando nel mantovano, spiegandogli la causa dei due malfattori ricercati, per i quali aveva dato le istruzioni per larresto.

Lui e il suo compagno, erano stati i primi viaggiatori a passare da quelle parti e il suo compagno, dandosi alla fuga aveva dato adito alle guardie di ritenere fossero i due ricercati. Dopo essersi scusato, il marchese mandava ad Aldo la valigia con i manoscritti, comunicandogli che i suoi favori sarebbero stati assicurati per per lavvenire. La notizia dellarresto di Aldo si era diffusa, ma non se ne conosceva il motivo, come si vedr pi avanti (anno 1509, Orazio).

Il 1507 non era apparso che un piccolo volume in-8: era la traduzione fatta in latino da Erasmo di due tragedie di Euripide, l Ecuba e l Ifigenia in Aulide, seguite da un Ode in onore dellInghilterra, del suo re Enrico VII e dei suoi figli (v. in Art, LInghilterra dei Tudors) e un Ode in onore della vecchiaia. Ad alcune di queste tragedie, che erano lette avidamente, per odio nei confronti di Erasmo, nellUniversit e alla Sorbona, vi era chi le aveva cancellate con linchiostro e chi aveva strappato le pagine; su una copia (indicata da Renouard) si leggeva: Divieto di leggere sotto pena della dannazione eterna; nellesemplare della Biblioteca di Francia il nome di Erasmo era stato cancellato con linchiostro: Erano gli effetti del fanatismo religioso... che arriva a fare anche di peggio (assurdo che per la religione si debba uccidere!).

NellAprile 1508 appariva la seconda edizione della Grammatica Latina di Aldo, formato in-4, reimpressione di quella pubblicata nel 1501. In questanno giungeva a Venezia Erasmo (v. cit. Primi umanisti ecc.), per la stampa degli Adagia di cui era stato stampato a Parigi (1500) un primo saggio da Jean Philippi; ledizione apparve nel 1508. Nella prefazione indirizzata a Guillaume Montjoye, Erasmo ringraziava Aldo per la sua cooperazione, per avergli messo a disposizione i mezzi necessari per la stesura del testo e per laiuto avuto da Giovanni Lascaris, Battista Egnazio, Marco Masuro, il fratello Urbano e Girolamo Aleander; e mentre Erasmo completava le pagine giorno per giorno nella stamperia, Aldo lo rileggeva e lo stampava. Aldo raccontava di essersi meravigliato che Erasmo scrivesse in mezzo al frastuono che facevano gli operai mentre lavoravano; le bozze gliele correggeva un correttore di nome Serafino, ma anche Aldo le leggeva e quando Erasmo gli aveva chiesto perch si prendesse questa pena, egli rispose che lo lo faceva per istruirsi.

Nel Novembre apparve, in piccolo formato in-8, la prima edizione delle Lettere di Plinio, distinte con lindicazione Venetiis, in dibus Aldi et Andre soceri, che annunziava pubblicamente lassociazione con il suocero. Questa edizione, divenuta rarissima per vari motivi, conteneva trecentosettantacinque lettere divise in dieci libri, superando ledizione di Roma del 1490, che ne conteneva duecentotrentasei, divise in nove libri e le altre edizioni, di Venezia senza data (verso il 1471), di Napoli del 1476 e Milano 1478 che ne contenevano centoventidue.

Aldo aveva dedicato questa edizione ad Alvise Mocenigo, ambasciatore in Francia, che gli aveva portato il manoscritto da Parigi; ma due anni prima, Giocondo di Verona (fra Giocondo), in un suo viaggio in Francia, aveva trascritto lo stesso manoscritto che Aldo aveva potuto collazionare e con questo manoscritto, fra Giocondo, aveva donato ad Aldo il manoscritto di Giulio Obsequens, pubblicato da Aldo dopo le Lettere di Plinio.

Nel 1509 appare Opuscoli di Plutarco, che costituiscono una raccolta di scritti conosciuti con il nome di Moralia di Plutarco; formavano un enorme volume in-folio di centoundici pagine in piccolo carattere. Demetrio Ducas di Creta, uno dei membri dellAccademia aldina, aveva scritto la prefazione e informava i lettori che Aldo si era attenuto a degli eccellenti manoscritti appartenuti al cardinale Bessarione che allora si trovava a Venezia. Egli era stato aiutato in questo lavoro da Erasmo che si era occupato della revisione dei testi nella stamperia di Aldo e da Girolamo Aleandro che, in versi greci, come Demetrio Ducas nella sua prefazione greca, ringraziavano Aldo per aver riesumato questa raccolta cos preziosa per lumanit, facendola gioire con questa inapprezzabile presenza.

Questo testo era stato seguito dalla prima edizione di Sallustio, in-8, per il quale si era servito di due eccellenti manoscritti portatigli da Parigi da Lascaris e fra Giocondo, con dedica a Bartolomeo Liviano, Venetarum copiarum gurbernatori Romanqu militi instauratori.

Nello stesso mese di aprile, Aldo stampa una seconda edizione di Orazio pi corretta della prima, alla quale aveva aggiunto Metris Horatianis, da lui composta con tanta cura, che questo trattato di metrica era stato ripetutamente ristampato.

La dedica era indirizzata a Carlo Giaffreda (Jouffrey) che durante larresto di Aldo, come abbiamo visto, lo aveva raccomandato al marchese di Mantova, liberandolo dal carcere; tutti erano a conoscenza di questo arresto, ma nessuno ne conosceva il motivo, rimasto ignoto fino alla pubblicazione fatta nell800 da Baschet.

Gli anni 1510-1511, erano stati turbinosi per Venezia che doveva affrontare la Lega di Cambrai, durante i quali Aldo aveva dovuto sospendere i lavori della stamperia; limperatore Massimiliano aveva scritto alla marchesa Isabella, raccomandandole il suo familiare (Aldo), per i grandissimi servizi che egli ha reso giornalmente a tutte le letterature, con il suo sapere e con la sua benevolenza e abbiamo per lui un vero affetto, per fargli ottenere la restituzione dei beni che egli possedeva ad Asola e che gli erano stati sequestrati.

Il 1512, anno della nascita del figlio Paolo, la stamperia fu riaperta e fu pubblicata la seconda edizione degli Erotemata (Domande) di Crisolora, in-8; questo libro, oltre agli Erotemata, conteneva un trattato di Demetrio Calcondila Per anomalon remton, il trattato di Demetrio Calcondila, Per skematismou ton kronon, un trattato di Teodoro Gaza e dei pensieri morali, monstikoi, di diversi poeti.

Aldo aveva dedicato questo volume a Cesare dAragona, terzo figlio di Federico III dAragona, re di Napoli e alla sua seconda moglie Isabella, che era Eleonora del Balzo, figlia di Pietro del Balzo, duca dAndria (v. in Specchio dellEpoca, La congiura dei baroni ecc.). Il re Federico era stato spogliato dei suoi Stati da Luigi XII e da Ferdinando il Cattolico e aveva ottenuto dal re di Francia il titolo di duca dAngi e si era ritirato a Tours dove moriva nel 1504.

Il figlio Cesare dAragona, si era ritirato a Ferrara dove mor allet di ventiquattro anni senza lasciare altre tracce nella storia. Aldo lo aveva conosciuto a Ferrara e gli aveva dedicato il libro, dove aveva scritto, per laffetto che avevo per la famiglia dAragona, ho ritenuto dedicare particolarmente a te questo libro che sto stampando, perch ti aiuti a perfezionare lo studio del greco al quale ti sei dedicato nello stesso tempo che hai gi studiato la lingua latina e dallet di dodici anni sei riuscito a comprendere gli scritti latini in prosa e in versi. Coraggio, dunque, giovane principe, coraggio! Applicati alle buone lettere e acquisterai tutti i meriti che i figli dei re devono possedere. Sono convinto che prima di aver raggiunta let virile, tu sarai lonore della tua illustre casa. E concludeva: Io non dubito che la tua natura, la tua gena, la tua modestia e i tuoi costumi, in una et cos tenera, ti rendano somigliante a tuo padre, eccellente monarca, e tu sarai una grande eccezione, superiore se sar possibile.

Una quarta edizione della Grammatica di Lascaris, in-4, con traduzione latina, apparve nellottobre di questanno; Aldo diceva che la traduzione latina che egli aveva fatto, gli aveva dato molta pena a causa della morte di Lascaris e la dedica era in favore di Angelo Gabrieli, allievo di Lascaris, in latino. Aldo alla Grammatica aveva aggiunto la Tavola di Cebte, concepita per gli alunni che avevano completato lo studio dei primi venti capitoli dell' "Athenaze", il metodo per lo studio del greco antico; la Tavola era costituita da un dialogo filosofico morale, scritto con semplicit e chiarezza in lingua ellenistica e serviva appunto per perfezionare lo studio della lingua greca.

Era stata seguita dalle Lettere familiari di Cicerone; Aldo e suoi eredi avevano stampato diverse edizioni (1502, 1512, 1522, 1533), tutte divenute rare perch molto seguite, in quanto la loro lettura aveva assunto carattere popolare e avevano raggiunto la stessa fama dei Colloqui familiari di Erasmo, che avevano raggiunto una tiratura di ventiquattromila esemplari; come prefazione era stata ripetuta quella di Sigismondo Thurzo della edizione del 1502.

 

 

 

LA STAMPA DEGLI ANNI

1513-1515

E LA FESTA DI PLOTINO

E PORFIRIO

IN MEMORIA DI PLATONE

 

 

 

I

l 1513 Aldo stampa i Commentari di Cesare, in piccolo formato in-8, rivisto con un gran numero di manoscritti di fra Giocondo, arricchendo questa edizione con una carta delle Gallie, con il celebre ponte sul Reno e piante di diverse citt della Gallia e dei suoi boschi.

Fra Giocondo aveva scritto una lunga prefazione, indirizzata a Giuliano de Medici (fratello di Lorenzo de Medici v, Specchio dellEpoca, cit. La congiura de Pazzi), in cui egli riferisce di aver trovato per questo lavoro, un gran numero di manoscritti e averne acquistati in Francia e In Italia; dice inoltre di essersi impegnato a confrontare tutti i manoscritti e aver consultato i pi preparati filologi di Venezia. Seguivano altre due prefazioni di Aldo, una indirizzata ai lettori e laltra agli studiosi; la prima datata 1513, trattava del piano dellopera; la seconda, datata il dicembre successivo, costituiva un riassunto della geografia della Gallia, seguito da un indice dei nomi propri, in latino e in francese.

Tra i documenti si trovava il breve di papa Alessandro VI, di data 17 Dicembre 1502, col quale era accordato ad Aldo un privilegio, per il piccolo carattere corsivo; seguito da un altro (severo) privilegio, datato 27 Gennaio 1513, del papa Giulio II, che nellinteresse delle lettere e alla domanda di Alberto Pio, conte di Carpi e ambasciatore (orator) dellimperatore Massimiliano, lo rinnova per cinque anni. La protezione si estende, sotto pena di scomunica, a tutta la cristianit; la penalit per gli Stati del papa fissata nella confisca dei libri e unammenda di cinquecento scudi doro. E, perch nessuno lo ignori, lavviso dato a tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi, abati e loro vicari, infine a tutte le amministrazioni che dipendono da noi e noi chiediamo loro espressamente di assicurare a queste lettere tutta la pubblicit necessaria. Il volume terminava con un ampio indice geografico di Raimondo Marliani, indice stampato separatamente.

In questo stesso anno appare, nel formato in-folio, Rethorum Grcorum Orationes, due volumi in tre parti, vasta raccolta, pubblicata per la prima volta.

La prima parte comprende le vite e gli scritti di Eschine e Lisia; la seconda parte, i discorsi di Iseo, Dinarco, Antifone, Licurgo, Gorgia, Lesbonace, Erode; La terza parte, Isocrate, Alcidamas, lElogio di Elena di Gorgia e gli elogi di Atene e di Roma di Aristide.

Lepistola indirizzata a Francesco Fasceolo, giureconsulto e Gran Cancelliere del senato di Venezia, posta allinizio del primo volume, contiene dei dettagli interessanti su questa famiglia. Aldo dopo aver indicato gli uomini pi famosi della famiglia e richiamato il merito e la considerazione in cui era tenuto il padre di Francesco Fasceolo, come il suo trisavolo, onorato da Sabellico nella Storia di Venezia, fa lelogio del Fascolo che egli dichiara come duso, il pi grande di tutti per la sua eloquenza, la sua modestia, la sua piet e le sue virt, che lo hanno fatto nominare Gran cancelliere.

Il secondo volume dedicato a Giovan-Battista Egnazio: In mezzo alle guerre che stanno distruggendo lItalia e presto lEuropa e dopo le guerre la peste, io sono sbalordito che le Lettere possano fiorire in Venezia e brillare per tuo merito, Egnazio, al quale ho voluto offrire la prova della mia amicizia ....

La pubblicazione fu seguita da Ciceronum Epistolarum ad Atticum, ad Brutum, ad Quintum fratrem, libri XX. A questa edizione Aldo aveva aggiunto linterpretazione in latino di passaggi greci e porta linterdizione dei papi Alessandro VI e Giulio II del testo stampato.

Il libro dedicato a Philippe Mor de Coula-Mor (Flp Mor Coulai), ungherese, segretario di Ladislao VII, morto nella triste battaglia di Mohaks, del 1526, dove da Solimano erano stati uccisi il giovane Luigi II, due arcivescovi, cinque vescovi, cinquecento magnati e ventiquattromila ungheresi, nello spazio di unora; poi era stata devastata la citt di Buda, con la biblioteca che conteneva 55mila volumi, creata da Mattia Corvino; la maggior parte erano manoscritti e libri miniati, ma una piccola parte fu salvata.

Nel Luglio dello stesso anno 1513, appare ledizione assai rara e preziosa delle Opere di Platone, con limpegno riunito di Aldo e Marco Masuro; per questa edizione Aldo aveva avuto a disposizione antichi ed eccellenti manoscritti. Vi si trovano molti discorsi scoperti sul Monte Athos da Giovanni Lascaris, mandato in missione da Lorenzo de Medici per raccogliere manoscritti.

Lapparizione delle opere di Platone era stato un avvenimento letterario cone quello avvenuto con la pubblicazione delle opere di Aristotele. Nel medioevo Aristotele era pi conosciuto di Platone, sia per le traduzioni in latino, sia per i commentari; ma non esistevano altrettante opere di Platone e nel dodicesimo secolo Bernardo di Chartres, aveva detto Siamo dei nani seduti sulle spalle dei giganti.

Lentusiasmo per Platone era dovuto sopratutto alla famiglia de Medici, che si era manifestato in tutta Italia dove si erano formate, sullesempio di quella di Firenze, creata da Cosimo, tante Accademie platoniche.

Cosimo, appassionato di Platone, aveva seguito Gemisto Pletone che ne spiegava i testi; mentre il giovane Marsilio Ficino, con la sua grande predisposizione, dirigeva gli studi di Cosimo per farne uno dei principali sostenitori dellAccademia e gli suggeriva di fare una traduzione completa in latino di Patone. Ma Marsilio lo lasciava allet di trentacinque anni, e Cosimo moriva quattro anni dopo.

Suo figlio Pietro, dedito alla filosofia platonica e, non meno di suo padre, legato a Marsilio, aveva disposto la pubblicazione degli scritti di Platone, ma moriva senza aver visto realizzare i suoi desideri. Lorenzo, suo figlio, imbevuto nella sua giovinezza, come il padre e il nonno, dei principi della filosofia platonica, aveva composto un poema su questo soggetto. Egli aveva voluto rinnovare con i suoi amici, con un richiamo solenne, la festa annuale che era stata celebrata, dopo la morte di Platone, per onorare la sua memoria, era stata perpetuata dai suoi discepoli Plotino e Porfirio (*).

Questa festa, dopo duecento anni di interruzione era stata fissata al 7 Novembre, data che si riteneva essere stata quella della morte di Platone, morto durante un simposio con i suoi amici, allet di ottantanni. Una di queste feste era stata presideduta da Lorenzo.

Questa istituzione che era durata per molti anni, aveva mantenuto la filosofia platonica in una posizione cos elevata, che coloro che la professavano erano considerati gli uomini pi rispettabili e pi illuminati del loro secolo. Era stato sufficiente che Lorenzo ne fosse stato il capo, per lammirazione che nutrivano per lui a Firenze e si estendeva a tutto ci che egli amasse e proteggesse.

Altro potente sostenitore della filosofia platonica era stato Pico della Mirandola; per merito dei suoi amici erano state raccolte le sue opere e riunite da Aldo nella sua edizione principe, sotto la protezione del papa Leone X, della Casa de Medici, al quale Aldo dedica la prefazione, aggiungendo un inno lirico di Marco Masuro che costituisce un appello al papa a riunire il popolo cristiano, per respingere linvasione musulmana, cogliendo nello stesso tempo loccasione per elogiare Platone e le sue opere ed elogiare anche Lorenzo de Medici e Pietro Bembo.

Lopera di Aldo prosegue con la stampa di uno dei commentari di Aristotele, Topica, Aristotelis Commentari, Alexandri Afrodisiei, ma questopera apparve in febbraio 1513 (1514 veneziano), mentre a Novembre usciva Cornucopi o Commentario sulla lingua Latina di Nicola Perotti di Siponto, seguito da una raccolta di grammatici e commentari latini, Terentius, Varro, Sextus, Pompeius Festus e Nonius Marcellus, un terzo dei quali erano inediti. Aldo in questo lavoro, era stato aiutato da fra Giocondo di Verona, che aveva collazionato Nonius, sui manoscritti di Parigi; vi erano stati aggiunti i privilegi accordati da papa Alessandro VI e Giulio II, e il nuovo, del papa Leone X, del Novembre 1513, contrassegnato da Bembo.

 

 

 

*) Porfirio e Plotino erano considerati discepoli di Platone, ma non direttidiscepoli ma suoi profondi seguaci, in quanto li dividevano da Platone circa duecento anni ciascuno; Platone infatti era vissuto dal 428/7 al 348/7 ; Plotino era vissuto duecento anni dopo Platone, tra il 203/5 e 270. Plotino, il pi grande filosofo dell'epoca, con le "Enneadi" (risitemata dal suo allievo Porfirio, vissuto tra il 233-305), aveva proseguito, con la filosofia platonica, dove si era fermato Platone, e sebbene con Platone fossero fondamentalmente pagani (il loro Dio era il Demiurgo), erano stati assorbiti dal cristianesimo.

Per di pi Porfirio aveva scritto un libro "Contro i cristiani", definito la pi importante opera scientfica scritta nellantichit contro il cristianesimo e in difesa della scuola di Plotino, dove Porfirio era stato il Renan della sua epoca, e pur rispettando la figura di Ges, accusava gli evangelisti di ingenuit, false predizioni e contraddizioni, che erano state loro attribuite dai Vangeli: N Logos di Dio n creatore del Mondo, Ges era stato incapace in vita, di provare la sua missione e impedire il martirio di tanti suoi seguaci. Il vero taumaturgo era stato Apollonio di Tiana.

Il libro era andato perduto per la soppressione fatta da Costantino, dei libri empi, ma si era potuto ricostruire sulla base delle citazioni di altri scrittori (Giovanni Polvani in D.B.B.).

Sia Platone, sia Plotino erano stati comunque,come Cicerone e tanti altri pagani, assorbiti dalla Teologia cristiana le cui basi si era andate formando in quel tempo fino a Tommaso dAquino.

 

 

LA RICERCA DI ALDO

DELLE STORIE DI

POMPEO TROGO E

LA SUA MORTE

 

 

A

ldo rinnovava la speranza di trovare il manoscritto dello storico Gneo Pompeo Trogo (I sec a.C.- I sec. d.C.), autore di Storie (in origine, Filippiche), scritte in greco e tradotte in latino da Giustino (in XLIV capitoli, questultimo dedicato alla Spagna; capitoli di quattro-cinque pagine, in tutto, centotrentacinque pagine); una storia di ampio respiro, seppur concentrata, che inizia dagli Assiri (conderati antenati dei Siriani), con il loro primo re Nino, seguito dalla moglie Semiramide, che aveva assunto il regno dopo la sua morte, uccisa dal figlio, anchegli di nome Nino, e degli altri re che seguirono, da Sardanapalo a Ciro.

La storia, dalla Grecia, con Filippo di Macedonia e Alessandro Magno, e lnvasione dei Galli con Brenno, si estendeva allAsia minore, allEgitto dei Tolomei e alla Magna Grecia (con i re di Sicilia) e Roma (interessante la fondazione della citt di Marsiglia), senza propendere dalla parte di Roma (inframmezzata negli altri capitoli, alla quale dedicato il Cap. XLIII).

E stato davvero strano che questa Storia, sebbene ricca di tanti particolari che non si leggono in altre storie (ad es., Trogo fa discendere i giudei dai siriani - come e stato attestato dal codice genetico e restringe la durata dellesodo a una settimana, attesa la distanza che doveva essere percorsa, come pi concretamente pu essere avvenuto e non nei quarantanni biblici, termine irreale!), sia rimasta del tutto sconosciuta ai non strettamente addetti. Il libro, pur essendo stato in qualche modo criticato (lo stile, riguardo ai tempi colto ed elegante, ma in poco pregio ne la storica fedelt, osserva Tiraboschi; ma Giustino aveva inserito qualcosa di proprio, come la fondazione di Bisanzio e lerrore era suo e non di Trogo); con somma sorpresa la storia di scorrevole lettura e si legge come un romanzo.

Sebbene il testo fosse gi stato stampato da Jenson di Venezia nel 1470, ad Aldo era stato rubata lidea della sua stampa, in quanto il libro era stato contraffatto a Lione nel 1510; Aldo che cercava il manoscritto e sapeva lo avesse un suo amico, temeva che potesse essere abbreviato o mutilato, come era stato fatto, egli aveva detto, allEpitome di Tito Livio, di Lucio Floro, ma questo libro Aldo non riusciva a stamparlo (N.d.R.).

Lo stesso anno Aldo ristampava ledizione in-8 delle Poesie di Pontano, riveduta, corretta e aumentata.

Nel Gennaio 1513 (1514) appariva ledizione delle Poesie dei due Strozzi, Tito-Vespasiano e suo figlio Ercole, che gli era stata sollecitata quando si trovava a Ferrara, dai fratelli di Ercole; il volume era in-8 ed era diviso in due parti, nella prima vi erano le poesie di Ercole, nella seconda quelle del padre.

Alla fine si trovava la dedica scritta da Celio Calcagnini, per la tragica morte di Ercole che aveva sposato Barbara Torelli, donna dai meriti distinti, assassinato da un rivale potente che si credette fosse il duca Alfonso. Inutile dire che Ercole era cortigiano di Lucrezia Borgia (e non si sa fino a che punto fossero giunti i corteggiamenti) e lassassinio non poteva che essere stato eseguito che per motivi di gelosia.

Non si spiegherebbe come mai Aldo, avesse scritto allinizio della dedica del libro a Lucrezia, parole che tendevano a proteggerla, facendo riferimento:- alla severit dei costumi, fortificati dallo studio della filosofia che allontanano ogni bassa adulazione e senza timore, le indiririzzava questa dedica, permettendogli di vantare le virt che la distinguevano e che la mettevano al riparo da ogni rimprovero.

Per il 1514 Aldo annunciava che la pubbliucazione di Stabome, Ateneo, Pausania e Senofonte che gli vengono richiesti e che saranno seguiti da altri autori, se le circostanze glielo avrebbero potuto consentire. E cos nel mese di Marzo 1514 (1515) egli stampa una nuova edizione della Retorica di Cicerone, in-4, seguito da Oratori celebri o Bruto e altri scritti di Cicerone, con una lunga prefazione di Andrea Navagero; ripetuto lavviso, per coloro che si recavano da Aldo a fargli visita sii breve e lascialo lavorare che abbiamo gi visto in precedenza.

La collezione degli agronomi Catone, Varrone, Colummella, Palladio (Pausania fu stampato dopo la morte di Aldo), formava un piccolo volume in-4 ben stampato con scrittura a carattere corsivo, con il privilegio accordato dal papa Leone X di cui si gi detto. La prefazione era scritta da fra Giocondo di Verona, e dedicata al papa Leone X, che aveva concesso il privilegio, del quale godevano ora i libri riguardanti la materia agricola.

Nel mese di Agosto Aldo pubblicava il Dizionario di Esichio formato in-folio su un manoscritto che gli era stato dato dal nobile mantovano Giacomo Bardellone.

La lettura del manoscritto si presentava difficile e Masuro era stato incaricato di curare la pubblicazione; alcune correzioni che egli introdusse, erano troppo azzardate ed erano state segnalate da Villoison, dopo la revisione che egli aveva eseguito; il manoscritto si trovava presso la Biblioteca di san Marco.

Aldo con avviso ai lettori scritto in greco, annunziava che contrariamente alluso dellordine alfabetico dei dizionari, le consonanti erano disposte in ordine diverso: Cos AT: atukesai intercalato da aoid, od, aoidimos, poi riprendono lordine alfabetico, AY: aud; il dittongo EI messo tra Z e H.

La prefazione era indirizzata a Giacomo Bardellone. Il manoscritto di Esichio che era servito ad Aldo per la stampa, difficile da decifrare, era lunico esistente e Aldo era grato a Masuro per essere riuscito a pubblicarlo; senza questo manoscritto un gran numero di termini e locuzioni, ancora conservati nella lingua moderna, sarebbero rimasti sconociuti.

Fu cos che Aldo aveva donato a Masuro la prima edizione di Ateneo che aveva stampato nello stesso mese, pubblicato da un manoscritto incompleto, lodato dal filologo Schwighuser, corretto da Masuro, avuto dallungherese Janus Vyrthesis, al quale era dedicata la prefazione.

Nello stesso tempo comparve Quintiliano, il cui testo era stato rivisto da Andrea Navagero, lillustre patrizio dedito alle lettere, che aveva messo a disposizione di Aldo il suo sapere e dopo la morte di Aldo, lo metteva a disposizione dei suoi successori. Aldo, nella prefazione dedicata a Giovan-Battista Ramusio, lo indicava col termine di compater termine affettuoso di collaboratore, che egli nel suo testamento rivolgeva ai pi intimi come Masuro e a tutti coloro che gli avevano prestato aiuto nel lavoro.

E sempre nello stesso mese di agosto, apparce in-8, la seconda edizione de Il Petrarca, contenente i sonetti contro la Corte di Roma, con una lunga prefazione di elogio per Petrarca, scritta in latino e dedicata a Desiderio Curzio, segretario di Battista Spinelli conte di Cariati e duca di Castrovillari, ambasciatore di Carlo V a Venezia, ammiratore di Petrarca, il quale aveva suscitato ammirazione per la conoscenza della lingua toscana. Questa edizione era considerata superiore alle quattro dedicate da Aldo al Petrarca.

Nel successivo mese di Settembre, apparve Arcadia di Jacopo Sannazzaro, poema pastorale accolto con un tal grande favore, che nel corso sedicesimo secolo si contavano sessanta edizioni. La prefazione dedicata ad Accius Syncerus Sannazarus, che lo stesso Jacopo Sannazzaro che nellAccademia di Pontano aveva assunto questo nome.

Due edizioni di Virgilio, portano la data di ottobre 1514, ambedue divenute molto rare. Ledizione di Valerio Massimo stampata nello stesso tempo era una riedizione del 1502.

Il 16 Gennaio 1514 (1515) dopo aver dettato il suo testamento, Aldo muore il 6 febbraio veneziano 1514, corrispondente al 1515.

Con la sua morte si estingue lAccademia che sar successivamente ricostituita come Accademia della Fama. Dopo pochi giorni dalla morte apparve il libro di Suidas che pu essere il nome dellautore o il nome del lessico-vocabolario di voci greche di diverse discipline, storia, geografia, letteratura, scienze, filosofia, disposte in ordine alfabetico; era stato ripreso da un manoscritto che era servito per ledizione di Milano del 1499, ma quella di Aldo era stata purgata da molte lacune e il testo in molte parti, migliorato.

Sono ristampati Catullo, Tibullo, Properzio e ultima stampa nel mese di aprile, appariva Divin Institutiones di Lattanzio, formato in-8, con prefazione dedicata ad Antono Trivulzio, ambasciatore del re di Francia a Venezia: J-B. Egnazio esprime tutto il suo dolore e il suo vivo rimpianto per la morte d Aldo, di questuomo eminente che aveva fatto onore alla citt di Venezia, dove le persone pi distinte si recavano da lui per incoraggiarlo nel suo lavoro, alcune volte portandgli magnifici doni. E si sottolinea la costante amenit del suo carattere, la benevolenza dei suoi rapporti con tutti i letterati e la sua disponibilit a sollevare gli sforzi di ciascuno di essi; infine le grandi qualit che avevano reso il nome di Aldo celebre in tutta lEuropa. Assorbito dai suoi lavori incessanti e dalle sue meditazioni, alle quali egli consacrava le sue notti, cos che Aldo era stato vittima del suo zelo e del suo amore per le lettere ed egli morto lasciando incompiuto limmenso lavoro che avrebbe ulteriormente accresciuto la sua fama.

Nel mese di Maggio, apparve una scelta delle poesie di Ovidio, in cui, dopo una lettera con cui Andrea dAsola dedicava il libro al cardinale Bernard Divizio, diacono di Santa Maria in Portici, in cui esprime il suo dolore per la morte del genero, che lascia la moglie con quattro figli ancora bambini. Il mio malessere, egli aggiungeva, per la grande perdita per le lettere latine e greche di questuomo del quale tutti i pensieri e tutte le forze non avevano altro scopo, che rendere i testi corrotti, adatti ai tempi moderni riportandoli alla loro primitiva purezza e rimettendoli in onore; e cos avrebbe continuato se il destino contrario non si fosse opposto.

Era stata inoltre riportata la Vita di Ovidio composta da Aldo (questa vita era gi apparsa nelledizione del 1502), alla quale erano aggiunti i privilegi, scritti per esteso, dei tre papi.

Nello stesso mese, apparve una nuova edizione in-8, degli Asolani di Bembo in cui era riportata la dedica a Lucrezia Borgia, soppressa nella precedente edizione del 1505. E, nel mese di Luglio, presentata la ristampa di Lucano pubblicato nel 1502. Seguito in Agosto, da LElogio della Pazzia (Mori encomium) di Erasmo; la rarit di questa edizione, secondo Renouard, non si pu che attribuire alla distruzione degli esemplari, fatta su istigazione dei monaci (come abbiamo gi accennato), direttori delle coscienze e per lodio che essi portavano nei confronti di Erasmo (*); ma era suggerita unaltra ipotesi, di una questione sorta tra Erasmo e il principe di Carpi, in quanto il principe aveva dichiarato furiosamente che nel libro vi erano tante empiet che sembrava scritto da Porfirio o da Giuliano; ma un tal risentimento non ci sembra conciliabile con una distruzione delle copie del libro, fatte al di fuori della Repubblica veneta.

Nello stesso mese appariva una edizione di Dante che contenva delle varianti al testo pubblicato nel 1502; preceduta da una lettera di Andrea dAsola alla celebre Vittoria Colonna, marchesa di Pescara.

In Settembre una edizione di Aulo Gellio fu donata da Battista Egnazio con una lettera ad Antonio Marsilio. Fu a Novembre che apparve per la prima volta la Grammatica greca di Aldo, scritta interamente in greco e pubblicata da Marco Masuro conformemente alle intenzioni dellautore che ne aveva suggerito lo scopo. Nella lettera che Masuro indirizzava a Jean Grolier, celebre amico delle lettere e dei bei libri, egli testimoniava il profondo dolore che gli aveva causato la morte di Aldo e rendeva un giusto omaggio alla sua memoria, a questo amico caro ad ambedue. Questa Grammatica, non sufficientemente apprezzata, era divenuta rara e mai pi ristampata.

In Gennaio 1515 (1516) ristampato in-8, il testo corretto di Lucrezio, della edizione del 1500; la lettera scritta da Aldo ci fa sapere che Andrea Navagero aveva revisionato il testo e apportato le correzioni e si rammaricava di non averlo potuto aiutare a causa del carico di lavoro che doveva seguire.

Vi poi una lettera di Aldo indirizzata al suo allievo principe di Carpi; come abbiamo visto dalla reazione che aveva avuto per il libro di Erasmo, era di fede strettamente religiosa, e certamente non avrebbe apprezzato la stampa del pagano e licenzioso Lucrezio. Aldo, per rassicurarlo, gli scriveva:- Ti offro, egli dice il poeta Lucrezio, il pi grande dei filosofi a dire dellantichit, ma riempito di menzogne; perch la sua opinione su Dio e sulla creazione del mondo differisce da quella di Platone e della scuola di Ariosto; egli ritenuto allievo di Epicuro. Questo motivo ha fatto ritenere che un cristiano, adoratore del vero Dio, non debba leggerlo; ma la verit brilla quanto pi sottoposta a pi stringenti esami e tale la fede cattolica annunciata sulla terra da Ges Cristo, nostro Dio dal quale la bont eguaglia la potenza; allo stesso modo Lucrezio e tutti quelli che gli somigliano, meritano di esser letti, malgrado le loro incontestabili menzogne. Se noi tocchiamo questo argomento al fine di istruire quelli che ignorano i falsi ragionamenti (deliri) di Lucrezio. Questo il destino di queste lettere che, scritte a uno solo, esse si indirizzano come professione di fede, a tutti quelli entro le cui mani pervengono. Non si conosce la reazione del principe!

In questa dedica, da cui emerge lo zelo del principe Alberto per lo studio e per la filosofia, sembra che Aldo, colto da un presentimento, abbia voluto dare addio ai suoi amati allievi, ricordando il pericolo di vita che il principe aveva corso quando era stato a Roma, al quale esprime il suo dolore aggiungendo i suoi voti per i suoi vicini e per tutte le persone colpite da sconforto.

Dopo la morte di Aldo, il principe Alberto Pio, spogliato dei suoi beni, and a cercare rifugio in Francia dove mor di peste nel 1530.

 

 

 

 

*) Erasmo era fondamentalmente cattolico e sosteneva una riforma della Chiesa cos come era in quel tempo, fondata sulla ricchezza; e inoltre, cercava una conciliazione tra le religioni, ma era odiato sia dai cattolici e sia dai protestanti ... e ancora pi dai frati, che considerava nemici della cultura e della vera piet e voleva la abolizione degli ordini monastici. Erasmo si era pronunciato sulla diffusione della Bibbia e particolarmente dei Vangeli, ancor prima di Lutero; egli sosteneva che il messaggio di Cristo non era difficile, n era un segreto che i principi dovessero tener nascosto e doveva essere diffuso: Vorrei che le donne leggessero il Vangelo e le Epistole di san Paolo; vorrei che il contadino e lartigiano, li cantassero mentre lavorano, vorrei che il viaggiatore li recitasse per alleviare la stanchezza del viaggio (cit. di Trevor-Ropper: Protestantesimo e trasformazione sociale, BUR. Laterza, 1977).

 

FINE

 

Parte Seconda